domenica 28 aprile 2019

Cinquant’anni di previsioni apocalittiche sul riscaldamento globale e perché la gente ci crede




Due dei problemi più importanti che il cosiddetto Green New Deal tenterà di risolvere, spendendo somme incalcolabili, sono il riscaldamento globale e le sue conseguenze, tra cui siccità, carestie, inondazioni e il problema della fame nel mondo. Ricorderete che Obama, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 2015, aveva dichiarato che la più grande minaccia che ci sta di fronte non è il terrorismo e nemmeno l’ISIS. Non erano neanche le armi nucleari a disposizione degli stati canaglia. “Nessuna sfida rappresenta una minaccia maggiore per le generazioni future del cambiamento climatico,” aveva affermato Obama.
 

La sua amministrazione al completo, tra cui il vicepresidente Joe Biden e il Segretario di Stato John Kerry, ripeteva spesso l’affermazione che il cambiamento climatico era la più grande minaccia che il mondo avrebbe dovuto affrontare. Questo era il concetto che Obama aveva nuovamente ribadito durante il viaggio per la Giornata della Terra nelle Everglades della Florida, dove aveva detto: “Questo non è un problema per un’altra generazione. Ha serie implicazioni per il nostro modo di vita, adesso.”


Più di recente, aspiranti alla presidenza come Beto O’Rourke, insieme alla maggior parte dei candidati democratici, hanno ribadito il loro zelante sostegno al Green New Deal, prevedendo che, se non si farà nulla, il mondo finirà tra 12 anni. “Questa è l’ultima possibilità, gli scienziati sono assolutamente unanimi sul fatto che non ci rimangono più di 12 anni per un provvedimento incredibilmente audace nei confronti di questa crisi. Non per essere melodrammatico, ma il futuro del mondo dipende da noi, proprio qui dove ci troviamo.”


Questo porta alla domanda che pongo in questo breve articolo, basato su dati: in base a quale tipo di esperienza i politici e i loro esperti formulano le loro previsioni sul clima? Dopo tutto, alcune di queste previsioni erano già state fatte 10, 20 e persino 50 anni fa. Non potremmo ora riconsiderare queste loro [vecchie] previsioni e iniziare a chiamarli a risponderne?
Come già fatto da altri, ho scelto di iniziare con la prima “Celebrazione” della Giornata della Terra, nel 1970. Ora, chi può essere contro il Giorno della Terra? È un’idea affascinante e ne sono stato un sostenitore entusiasta fin dai tempi dell’università, ad Ann Arbor, quando avevamo festeggiato l’evento nel campus dell’Università del Michigan.


Ecco cosa dicevano gli esperti, quasi mezzo secolo, fa durante la Giornata della Terra del 1970:

1. “La civiltà terminerà entro 15 o 30 anni, a meno che non vengano intraprese azioni immediate per risolvere i problemi che l’umanità deve affrontare.”
– George Wald, biologo ad Harvard
2. “È già troppo tardi per evitare la fame nel mondo.”
– Denis Hayes, capo organizzatore per la Giornata della Terra
3. “Siamo in una crisi ambientale che minaccia la sopravvivenza di questa nazione e del mondo come luogo adatto per la vita dell’uomo.”
– Barry Commoner, biologo alla Washington University
4. “La popolazione supererà, inevitabilmente e completamente, ogni piccolo incremento delle risorse alimentari che saremo in grado di ottenere. Il tasso di mortalità aumenterà fino a quando almeno 100-200 milioni di persone all’anno moriranno di fame nei prossimi dieci anni. … La maggior parte delle persone che stanno per morire nel più grande cataclisma nella storia dell’uomo è già nata. … alcuni esperti ritengono che [nel 1975] la carenza di cibo avrà aggravato l’attuale livello mondiale di fame e di inedia, causando carestie di proporzioni incredibili. Altri esperti, più ottimisti, pensano che il punto di rottura definivo tra [aumento di] popolazione e [scarsità di] cibo non si verificherà prima degli anni ’80.”
– Paul Ehrlich, biologo alla Stanford University
5. “I demografi concordano, quasi all’unanimità, sul seguente, triste calendario: entro il 1975 inizieranno in India carestie dilaganti; queste si estenderanno, nel 1990, fino a comprendere tutta l’India, il Pakistan, la Cina e il Vicino Oriente, l’Africa. Entro il 2000, o forse prima, l’America del Sud e quella Centrale vivranno in condizioni di carestia …. Entro il 2000, tra trent’anni, il mondo intero, con l’eccezione dell’Europa occidentale, del Nord America e dell’Australia, sarà in piena carestia.”
– Peter Gunter, professore alla North Texas State University
6. “Tra un decennio, gli abitanti delle città dovranno indossare maschere antigas per sopravvivere all’inquinamento atmosferico … entro il 1985 l’inquinamento atmosferico avrà ridotto della metà la quantità di luce solare che arriva sulla Terra.”
– Life magazine
7. “Al tasso attuale di accumulo di azoto, è solo una questione di tempo prima che la luce venga trattenuta dall’atmosfera e nessuna delle nostre terre sia più utilizzabile. … Entro il 2000, se le tendenze attuali continueranno, utilizzeremo il petrolio greggio ad una tale velocità … che non ci sarà più petrolio greggio. Andrete al distributore e direte: “Il pieno, ragazzo”, e lui risponderà: “Mi dispiace molto, non ce n’è più … Il mondo è stato decisamente freddo per circa vent’anni. Se le tendenze attuali continuano, il mondo sarà, nel 1990, circa quattro gradi più freddo della temperatura media globale, ma di undici gradi ancora più freddo nel 2000. Questo è più o meno il doppio di quello che occorrerebbe per farci sprofondare in un’era glaciale. “
– Kenneth Watt


Riscaldamento globale e fame nel mondo


Concentrerò ora la mia attenzione sulle due previsioni più importanti: il riscaldamento globale e la fame nel mondo. Se ritorniamo alla previsione fallita sul raffreddamento globale di cui sopra, possiamo considerare i dati relativi alla temperatura in una prospettiva più ampia. I dati della NASA mostrano che un periodo di riscaldamento negli anni ’20 e ’30 era stato seguito da due o tre decenni di temperature più basse, dagli anni ’40 al ’70. A quell’epoca, molti esperti, incluso Carl Sagan, ci avevano avvertito di una possibile glaciazione, solo per poter parlare di cambiamento climatico. Dagli anni ’70 fino alla fine degli anni ’90, gli scienziati avevano iniziato a registrare temperature leggermente in rialzo. La cosa strana, dato che parliamo di questo periodo, è che la NASA aveva lanciato l’allarme per il riscaldamento globale, mentre, poco tempo dopo, il New York Times aveva riportato i dati della NOAA [National Oceanic and Atmospheric Administration], che non mostravano alcun riscaldamento negli ultimi 100 anni negli Stati Uniti.




Da allora, il pensiero di gruppo e la correttezza politica, oltre a riconoscimenti in sovvenzioni governative e promozioni universitarie, hanno creato incentivi per indurre quasi tutti a saltare sull’attuale carrozzone della tendenza al riscaldamento in continuo aumento. Ancora una volta, siamo ritornati allo scenario da giorno del giudizio che aveva caratterizzato gli anni ’70.


Poi, all’improvviso, il maledetto clima è cambiato di nuovo. I dati relativi alla temperatura globale sono rimasti approssimativamente invariati più o meno dal 1998, con un raffreddamenro di 0,056 °C da febbraio 2016 a febbraio 2018, secondo i dati ufficiali sulla temperatura globale della NASA. Certo, questa è solo la tendenza di due anni.


Potreste aver notato che quasi tutte le teorie catastrofiste sembrano iniziare con la frase “se le tendenze attuali dovessero continuare.” Ma, come ho appena verificato, le tendenze attuali non continuano. Le temperature globali scendono, poi risalgono, poi rimangono invariate. La crescita della popolazione diminuisce, si scoprono nuove riserve petrolifere, i rendimenti agricoli aumentano a tassi ancora più alti. I pronostici da giorno del giudizio sovrastimano sempre le tendenze negative e sottovalutano l’inventiva umana nel risolvere i problemi.


Questo induce a chiedersi: come potrebbe un cittadino informato dare un senso alla nostra attuale situazione?
Senza dubbio c’è stato un aumento di anidride carbonica e di altri gas serra rilasciati dalla combustione dei combustibili fossili e da altre attività umane. La maggioranza degli scienziati ritiene che questa sia la fonte principale del riscaldamento globale che si è verificato.


Di che entità è questo riscaldamento?
Il consenso scientifico è che la temperatura media della Terra sia aumentata di circa 0,4 °C negli ultimi 100 anni. Questo è molto meno di quanto avessero previsto gli esperti. E qui sta il problema: gli scienziati sono più bravi ad osservare che a prevedere.




Un esempio calzante: gli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate [Gruppo Intergovernativo sul Clima], che svolgono ricerche sul riscaldamento globale hanno ora previsto che le temperature medie globali potrebbero aumentare tra 1,4 e 5,8 °C entro il 2100. Notate la differenza di quasi 5 volte tra il minimo e il massimo (la tentazione è quella di definirle stime “progressive”). Questo è come se un meteorologo per domani prevedesse una temperatura tra i 40 e gli 80 °F [4 – 26 °C]. Non un granchè di  previsione se state cercando di decidere se andare in spiaggia o no. L’intervallo di confidenza sembra abbastanza sicuro, ma la precisione lascia molto a desiderare. Quanta credibilità si dovrebbe dare a simili proiezioni, visti i modelli difettosi e la cronistoria di pronostici errati?


Per quanto riguarda le altre impressionanti previsioni della Giornata della Terra di fame nel mondo per centinaia di milioni di persone, i recenti dati satellitari della NASA e della NOAA offrono una spiegazione convincente per lo spettacolare fallimento di questi pronostici.


Quasi la metà delle zone terrestri ricoperte da vegetazione  ha mostrato un significativo rinverdimento negli ultimi 35 anni, in gran parte dovuto all’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. Un gruppo internazionale, composto da 32 autori provenienti da 24 istituzioni di otto paesi, ha completato questo lavoro, che ha comportato l’utilizzo dei dati satellitari del Moderate Resolution Imaging Spectrometer [spettrometro a bassa risoluzione] della NASA e dell’Advanced Very High Resolution Radiometer [radiometro ad altissima risoluzione] della NOAA, per determinare l’indice di area fogliare (l’estensione della copertura fogliare) nelle zone del pianeta ricoperte da vegetazione.







Questo rinverdimento è dovuto ad un aumento delle foglie su piante ed alberi in un’area equivalente al doppio degli Stati Uniti continentali, più di due milioni di miglia quadrate di superficie fogliare verde in più all’anno rispetto ai primi anni 2000. Questo aumento rappresenta un’enorme quantità di cibo in più per soddisfare le esigenze alimentari del pianeta, ed è una delle ragioni per cui le previsioni della Giornata della Terra sulla fame nel mondo non si sono mai materializzate.

Dal momento che i media tradizionali si rifiutano di riportare dati così importanti come quelli della NASA e della NOAA che non supportano la loro narrativa apocalittica, in pratica non ho mai incontrato nessuno che conoscesse l’argomento, ogni volta che lo affrontavo. Io stesso ne sono stato informato solo pochi anni fa, grazie a Matt Ridley, il cui eccellente blog consiglio senza riserve:


Potreste ricordare dalla biologia del liceo che l’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica aumenta la fotosintesi, stimolando la crescita delle piante. Le foglie verdi utilizzano l’energia della luce solare attraverso la fotosintesi per combinare chimicamente l’anidride carbonica e l’azoto assorbiti dall’aria con l’acqua e le sostanze nutritive prelevate dal terreno, per produrre zuccheri, che sono la principale fonte di cibo, fibre e carburante per la vita sulla Terra. La buona notizia è che l’impatto che questo rinverdimento ha avuto nel ridurre la fame e l’inedia in tutto il mondo non è diminuito, nonostante non se ne sia mai parlato. Quand’è stata l’ultima volta che avevta avuto notizie di carestie per centinaia di milioni di persone, o anche per decine di milioni. Che ne dite di un milione … ho sentito centomila, qualcuno offre di meno? C’è qualcuno?




Questo è chiaramente l’opposto di ciò che si sente dire dai media mainstream, che amano dare la maggior copertura possibile ad un disastro dopo l’altro. Un’analisi più razionale esaminerebbe il numero medio di decessi per decennio, a partire dal 1917-1920. Ma questo mostrerebbe un “enooorme” declino delle morti causate dai cambiamenti climatici, e una cosa del genere ora non possiamo permettercela, vero? I dati riportati sotto provengono dal database globale più rispettato, The International Disaster Database.




Contrariamente alle terribili previsioni della Giornata della Terra del 1970, le morti legate al clima sono in netto declino da 70 anni. Si noti che questo calo del numero assoluto dei decessi si è verificato mentre la popolazione mondiale aumentava di quattro volte. Ne consegue che il rischio individuale di morire per disastri legati al clima è diminuito di quasi il 99% dagli anni ’20 al giorno d’oggi. Il nostro maggior benessere e la capacità tecnologica di rispondere ai disastri naturali ha notevolmente ridotto la vulnerabilità climatica collettiva del genere umano, una buona notizia per gli esseri razionali, una cattiva notizia per i candidati democratici.


Gli scienziati sapevano da tempo che i loro modelli predittivi sul riscaldamento globale erano sempre più in disaccordo con i dati raccolti. Più di recente, hanno iniziato ad individuare alcune delle supposizioni errate dei modelli usati per fare proiezioni (non osservazioni) sul riscaldamento globale. Un esempio di questo tipo di correzioni è in un articolo del 2018 pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.


La disponibilità di azoto è il meccanismo regolatore alla base della crescita delle piante terrestri e, di conseguenza, del ciclo del carbonio e dei cambiamenti climatici globali. È stato ampiamente ipotizzato che l’atmosfera sia la principale fonte dell’azoto terrestre. Sorprendentemente, Houlton et al. hanno ora dimostrato che il substrato roccioso è una fonte altrettanto grande di azoto nei principali comparti dell’ambiente terrestre globale.


Gli scienziati del clima sanno da tempo che le piante compensano alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici assorbendo ed immagazzinando CO2. Ma presumevano che la capacità delle piante di svolgere questa funzione fosse limitata perché era limitata la disponibilità di azoto nell’atmosfera. Come si affermava in uno studio pubblicato nel 2003 su Science, “non ci sarà abbastanza azoto disponibile per sostenere gli scenari che prevedono un forte assorbimento del carbonio.”


Ma l’idea che l’unica fonte di azoto per la vita vegetale provenga dall’atmosfera è stata confutata in un articolo più recente, anch’esso su Science. Ora sappiamo che ci sono vasti depositi di azoto nel substrato roccioso del pianeta di cui anche le piante possono nutrirsi. Alla luce di questi risultati, Ronald Amundson, un biogeochimico del suolo dell’Università della California a Berkeley, ha dichiarato a Chemical and Engineering News che “se c’è più azoto del previsto, i vincoli alla crescita delle piante in un mondo ad alto contenuto di CO2 potrebbero non essere grandi come pensiamo.


Con più azoto a disposizione, l’attività biologica delle piante potrebbe essere in grado di assorbire più CO2 di quanto precedentemente stimato dai climatologi. Una cosa del genere “ha il potenziale per cambiare tutte le proiezioni relative ai cambiamenti climatici,” perché potrebbero esserci più depositi di carbonio nel terreno e meno nell’atmosfera di quanto previsto dai modelli.


Per i lettori interessati, moltri altri articoli su questo argomento rivelano altri punti deboli nei modelli climatici usati per prevedere il riscaldamento futuro. Questi modelli non sono riusciti a prevedere una pausa decennale nelle temperature globali. Neppure si sono materializzate le varie calamità che avrebbero dovuto verificarsi. E un recente articolo pubblicato su un’altra prestigiosa rivista scientifica, Nature, ha anch’esso concluso che il pianeta è meno sensibile agli aumenti di CO2 rispetto a quanto previsto dalle simulazioni computerizzate.


Ovviamente il cielo sta cadendo, ma forse non così velocemente come previsto dai media di sinistra. Attenti alle proiezioni socialiste strumentali che si basano su modelli computerizzati obsoleti o, a volte, assolutamente sul nulla. La famigerata AOC [Alexandria Ocasio-Cortez] e il suo clan possono farla franca con i loro livelli di ignoranza senza precedenti, visto lo stato attuale del giornalismo americano e fintanto che gli errori provengono da sinistra. Ma ogni cittadino curioso può guardare indietro e vedere ciò che i precedenti “esperti” dicevano sarebbe dovuto accadere nell’ultimo mezzo secolo e trovare conferma di quanto errate ed esagerate fossero state sin dall’inizio le loro affermazioni.


Più di tredici anni fa, Al Gore aveva dichiarato che la Terra si trovava in una “vera e propria emergenza planetaria,” con solo un decennio rimasto per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. L’ex vice presidente aveva affermato che “a meno che non vengano adottate misure drastiche per ridurre i gas serra entro i prossimi 10 anni, il mondo raggiungerà un punto di non ritorno.”


Un giudice inglese aveva scoperto che il film di Gore, Inconvenient Truth [Verità sconveniente], conteneva nove errori. Il giudice aveva stabilito che non potesse essere mostrato agli studenti a meno che non includesse un avviso che puntualizzasse gli errori. Ecco le nove previsioni di Al Gore che avrebbero dovuto farci venire i sensi di colpa e che non si sono mai materializzate.


1. Innalzamento del livello del mare che minaccia città costiere ed isole
2. Aumento dei tornadi
3. Nuova era glaciale in Europa
4. Inaridimento del Sahara meridionale
5. Inondazioni massicce in Cina e in India
6. Drastica riduzione del ghiaccio artico
7. Estinzione dell’orso polare
8. Aumento drammatico della temperatura globale dovuto alla CO2
9. Katrina come prefigurazione del futuro aumento degli uragani


Il punto di non ritorno di Gore è stato nel 2016. Naturalmente, il suo film aveva vinto un Oscar, e l’eroe di Hollywood era rapidamente diventato il primo “miliardario del carbonio.” In soli 7 anni, tra il 2000 e il 2007, il patrimonio di Gore era aumentato di 50 volte da circa 780.000-1,9 milioni a “ben oltre” 100 milioni di dollari. Oltre al suo film di successo, Gore aveva sfruttato il panico sul cambiamento climatico per indurre il governo ad investire nei settori economici da cui era pronto a trarre profitti. Nel 2008, Gore aveva investito 300 milioni di dollari in una campagna promozionale sulla paura per il cambio climatico, offrendo allo stesso tempo soluzioni per la riduzione dell’anidride carbonica che avvantaggiavano le imprese in cui aveva investito. Quando la simpatizzante amministrazione Obama aveva introdotto il progetto delle “energie rinnovabili” per l’economia, le quattordici aziende tecnologiche di cui Gore era azionista avevano ricevuto o beneficiato di oltre 2,5 miliardi di dollari in prestiti, sovvenzioni e agevolazioni fiscali.


I Democratici contano sul fatto che pubblico si dimentichi di tutti i loro terribili avvertimenti sulla fine del mondo di dieci anni fa per poi, dieci anni dopo, poter rifare le stesse previsioni. E la cosa scioccante è che, in qualche modo, il pubblico se ne dimentica, o almeno lo fanno i Democratici. Mentre tutte le nuove generazioni di scolari americani vengono indottrinate a credere a queste previsioni catastrofiche, [i Democratici] marciano per protestare contro “l’inazione nei confronti del clima” e si danno da fare per salvare il pianeta.
La scomoda verità per Gore, Obama e l’attuale congrega di aspiranti democratici è che non esiste un’emergenza planetaria. Nessuna delle loro terribili previsioni si è avverata. Perché loro e i loro innumerevoli seguaci continuano a credere alle profezie da giorno del giudizio dopo 50 anni di smentite? Sono gli psicologi a fornire una spiegazione convincente.


Negli anni ’50, lo psicologo Leon Festinger era rimasto colpito da una notizia riguardante un culto apocalittico guidato da Dorothy Martin, una casalinga di periferia, che sosteneva di aver ricevuto messaggi sull’imminente inondazione della Terra. Festinger stava già sviluppando la sua teoria della dissonanza cognitiva e si era reso conto che quella situazione era un irripetibile laboratorio per studiare che cosa sarebbe successo dopo la smentita di una convinzione profondamente radicata. Lo aveva considerato un caso che avrebbe portato ad un aumento della dissonanza nel momento stesso in cui la profezia sarebbe inevitabilmente fallita. Pensava che alterare o negare la credenza originale sarebbe stato molto difficile, dato che la Martin e il suo gruppo ne erano assolutamente convinti. Per un’eccellente applicazione della teoria della dissonanza cognitiva alla mentalità liberale, leggete qui.


Era così iniziato un irripetibile studio osservativo su questo piccolo culto apocalittico, che aveva posto le basi per una delle teorie psicologiche più influenti in questo campo di studi. La Martin affermava di aver ricevuto messaggi dai “Guardiani,” un gruppo di esseri superiori provenienti da un altro pianeta, che le avevano preannunciato che un’alluvione avrebbe distrutto il mondo il 21 dicembre 1954. Tre psicologi e molti altri assistenti si erano uniti al culto e avevano osservato per mesi in prima persona lo svolgimento degli eventi, prima e dopo la prevista apocalisse. Molti membri del gruppo avevano abbandonato il lavoro e si erano liberati dei loro averi in previsione della catastrofe. Quando il giorno del giudizio era arrivato ed era passato, la Martin aveva sostenuto che il pianeta era stato risparmiato a causa della “forza del bene e della luce” che i membri del gruppo avevano diffuso in tutto il mondo. Piuttosto che abbandonare le loro convinzioni, ormai screditate, i membri del gruppo le avevano abbracciate ancora più intensamente e avevano iniziato con grande fervore a fare proseliti.


Festinger aveva previsto esattamente questa reazione. Aveva intuito che il proselitismo forniva loro un modo per ottenere maggiore sostegno sociale e ridurre in questo modo la dissonanza dovuta alla disconferma. Come aveva scritto Festinger, “Se sempre più persone possono essere persuase che il sistema di credenze è giusto, allora è chiaro che, dopo tutto, deve essere quello giusto.” Come è riportato nel suo testo classico sul caso, When Prophecy Fails [Quando la profezia non si avvera], il sistema di credenze del gruppo non solo era rimasto intatto, si era anche rafforzato.


Tutto questo è strettamente correlato agli allarmisti odierni del clima che prevedono la fine del mondo, così come lo conosciamo, entro dieci anni e che, dal 1970 e con sempre più fervore, ogni dieci anni continuano a rinnovare la stessa identica profezia. Il potere pervasivo culturale e istituzionale detenuto dai media democratici (i film, l’universo del talk show -di mattina, a mezzogiorno e nel cuore della notte- le trasmissioni televisive, i principali giornali e riviste, ecc.) rappresentano una forma particolarmente potente di supporto sociale.


Dopotutto, se si detiene una posizione di enorme potere istituzionale o politico, allora non solo si è rafforzati nelle proprie convinzioni dai colleghi che le condividono, ma, metterle in discussione, minaccerebbe tutto ciò che è importante: lavoro, reputazione, carriera futura e posizione sociale. Festinger aveva prestato particolare attenzione al ruolo svolto dalla società nel tenere a bada la dissonanza: “Più persone hanno un credo in comune con voi, maggiore è la quantità di consonanza che si costruisce e minore è la dissonanza a cui si va incontro quando c’è disaccordo.”


Il paradigma del giorno del giudizio, iniziato da veri credenti nel Giorno della Terra nel 1970 e rieccheggiato da più generazioni di leader democratici, da Gore ad Obama, fino all’attuale “Green New Deal,” continua a mostrare sempre più contraddizioni, mentre aumenta lo scollamento con la realtà. La dissonanza cognitiva, causata dall’essere su un terreno così intellettualmente instabile, farà sì che questo sistema di credenze apocalittiche rimanga intatto nel prossimo futuro, promuovendo un modo di pensare ancora più denigratorio e disfunzionale, appelli e campagne sempre più isteriche per l’esclusione morale dei “negazionisti del clima” e misure disperate contro di essi.


Peter Baggins

21.04.2019

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