mercoledì 1 maggio 2019

Sono uno scettico climatico. Sì, ma perché?

Nothing in life is to be feared, it is
only to be understood.
Now is the time to understand more,
so that we fear less.

Niente nella vita deve far paura,
deve solo essere compreso.
Adesso è il tempo di capire di più,
per avere meno paura.
• Marie Sklodowska-Curie

The problem is not human intervention
in the climate; it’s improper political
intervention in climate science. It has
corrupted scientific findings from the
very beginning.
• Paul Driessen & Ron Arnold
(2016)
Il problema non è l'azione
umana sul clima; è
l'intervento politico
improprio nella scienza
climatica che ha corrotto i
risultati scientifici fin
dall'inizio.

• Paul Driessen e Ron Arnold
(2016)


Premessa
Una premessa è necessaria per rispondere alla domanda base: chi è uno scettico climatico? Uno scettico climatico (d'ora in poi userò solo scettico, sottintendendo climatico) è una persona che non crede (o almeno non senza prove che allo stato attuale non sono sufficienti) al fatto che l'uomo e le sue attività possano modificare il clima terrestre e meno che mai al fatto che un sistema complesso come il clima possa essere regolato (condizionato) da un'unica grandezza, in questo caso la concentrazione in volume (parti per milione in volume o ppmv) dell'anidride carbonica, gas che è presente in tracce (0.0410% o 410 ppmv) nell'atmosfera.

Evoluzione dei nomi con cui si è rappresentata la presunta capacità umana di modificare
il clima. Da: https://wattsupwiththat.com/2019/01/16/hump-day-hilarity-the-progression-of-climate-narrative-names/, modificata.
 L'attuale parola chiave che riguarda il clima, che fino a poco tempo fa era "riscaldamento globale", è ora "cambiamento climatico" in cui è implicito il seguito: "causato dalle attività umane" o "causato dall'uomo".
Questo seguito non solo è implicito ma non viene mai esplicitato, cosicchè la definizione di scettico implica "scettico sui cambiamenti climatici" cioè, nell'immaginario di un ascoltatore o lettore meno attento, scettico sul fatto che il clima possa cambiare.



Questa è una falsità voluta e alimentata da chi si oppone allo scetticismo e lo vuole rappresentare come antiscientifico. Nessuno crede che il clima sia stabile: sappiamo tutti che il clima (definito dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale come la media su 30 anni del tempo meteorologico) è sempre cambiato e continuerà a cambiare, anche in modo drastico come nelle successioni periodo glaciale - periodo interglaciale che possiamo osservare nella figura 1 che segue.
Figura 1: Successione di periodi glaciali e interglaciali negli ultimi 800 mila anni. La sigla "ka"
significa migliaia di anni. Il numero "1" indica il periodo interglaciale attuale, detto Olocene; il
numero "5e" indica l'interglaciale precedente avvenuto circa 125 mila anni fa. Grafico dell'autore
su dati del Consorzio PAGES: http://www.pastglobalchanges.org/
 Nel seguito di questo lavoro voglio elencare, spero in modo sufficientemente chiaro, tutte le situazioni di cui sono a conoscenza, per le quali il modello matematico basato sull'influenza primaria della CO2 (l'anidride carbonica) e le sue conseguenze non funziona e non è in grado di fornire previsioni attendibili.
Mostrerò anche come alcuni dei "cavalli di battaglia" di chi si oppone allo scetticismo (nel seguito li chiamerò "credenti") non siano veri quando si misurano i dati reali e si elaborano correttamente. Elenco alcuni esempi di concetti ripetuti ossessivamente dai "credenti": il livello del mare cresce in modo esponenziale; gli eventi estremi aumentano; il numero dei cosiddetti "migranti climatici" aumenta; 10 anni fa si predisse che dopo 5 anni -nel 2013- i ghiacci artici sarebbero scomparsi; gli orsi bianchi stanno scomparendo e soffrono la fame; gli stati insulari del Pacifico stanno per essere sommersi dalla crescita del livello del mare; l'aumento di temperatura media globale è un male; come abbiamo sentito in occasione della COP24 di Katowice (Polonia) "abbiamo solo 20 anni per salvare il pianeta dalla distruzione" (vedere qui, qui o qui per una piccola raccolta di esempi. Una citazione a parte merita James Hansen uno dei più noti climatologi e "capo" sacerdote della religione catastrofista, che qui (leggere al minuto 11:39 della trascrizione) ripete, nel 2012, i soliti mantra; ma le stesse frasi (o addirittura la previsione di una prossima era glaciale fatta negli anni '70) vengono ripetute da circa 30 anni senza che sia visibile alcun effetto "sul pianeta" ma con tragici effetti sulla qualità della vita nei paesi occidentali, vessati da rozzi tentativi di trasferire ricchezza verso i paesi in via di sviluppo, vita che è peggiorata notevolmente, come testimoniano le manifestazioni di piazza dei "gilet jaunes" in Francia.

Che cos'è l'IPCC. Testo dal sito CMCC
"L'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. L'IPCC è stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP) allo scopo di fornire al mondo una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Nello stesso anno, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avallato l'azione di WMO e UNEP, istituendo l'IPCC.
L'IPCC esamina e valuta le più recenti informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche prodotte in tutto il mondo, e importanti per la comprensione dei cambiamenti climatici. Non fa ricerca nè realizza il monitoraggio di dati e parametri correlati al clima."

Vorrei far notare la dizione "cambiamenti climatici" nella seconda riga che, come sottolineato sopra, sottintende "... causati dall'attività umana". Come dire che l'IPCC ha il mandato (assunto come dato di fatto che i cambiamenti in atto sono esclusivamente causati dall'uomo) di raccogliere le informazioni SOLO sulle attività umane che possono influenzare il clima, trascurando completamente la variabilità naturale. Questo è il motivo per cui nei modelli matematici che descrivono il clima, il peso preponderante è quello antropico e la variabilità naturale conta davvero poco.


Il Rapporto IPCC SR1.5 (Summary for Policymakers)
Un commento, scritto nell'ottobre 2018, insieme a Luigi Mariani, sul rapporto che la COP22 (Parigi, 2016) ha commissionato all'IPCC per la pubblicazione in occasione della COP24 (Katowice, Polonia, 2018), viene riportato integralmente di seguito, con modifiche minori e tradotto in italiano.

IPCC SR1.5

Riassunto per i politici
Franco Zavatti, Luigi Mariani

Il Rapporto IPCC, stilato facendo seguito ad una richiesta della Conferenza delle Parti di Parigi (COP22), è uscito prima della prossima conferenza, COP24, che aprirà i battenti a dicembre 2018 a Katowice (Polonia).
Lo scopo dichiarato del Rapporto è quello di fare il punto sulla situazione climatica globale, sottolineando le possibili conseguenze della non applicazione degli accordi di Parigi e della loro applicazione parziale a vari livelli. Non sono quindi presenti nuove scoperte: solo nuove discussioni e rinnovati appelli per una applicazione, la più completa possibile, delle risoluzioni precedenti. Il rapporto (disponibile nel sito dell'IPCC) si basa su un corposo insieme di considerazioni scientifiche che quasi nessuno leggerà, riassunto in un Sommario per i decisori politici che traccia le principali risultanze scientifiche, corredate da grafici e da livelli di confidenza che esprimono la "veridicità" delle affermazioni secondo l'usuale schema dell'IPCC.
Qui discuteremo la parte del rapporto dedicata ai decisori politici, alla quale faremo riferimento anche come SPM (Summary for Policymakers). Abbiamo detto che l'SPM è basato sui risultati scientifici allo stato dell'arte ma in realtà poggia su un più ampio spettro di risultati/considerazioni: infatti è "basato su quanto fissato dalla letteratura disponibile, scientifica, tecnica e socio economica, importante per il riscaldamento globale di 1.5°C e per il confronto tra il riscaldamento globale di 1.5°C e 2°C sopra i livelli pre-industriali.
Le prime basi del rapporto sono le due affermazioni (A1 e A2).

A1. Si stima che le attività umane abbiano causato circa 1.0°C di riscaldamento globale sopra i livelli pre-industriali con un intervallo probabile tra 0.8 e 1.2 °C. Il riscaldamento globale raggiungerà probabilmente il valore di 1.5°C tra il 2030 e il 2052 se continuerà a crescere al tasso corrente. (con alta confidenza).
Da notare che il riscaldamento di circa 1°C citato è tutto il riscaldamento avvenuto dal 1850, cioè l'IPCC assume che le attività umane abbiano causato il 100% del riscaldamento e, implicitamente, che la variabilità naturale non abbia un ruolo.

A2. Il riscaldamento da emissioni antropogeniche, dal periodo pre-industriale ad oggi, continuerà per un periodo che andrà da secoli a millenni e continuerà a causare ulteriori cambiamenti di lungo termine nel sistema climatico, come ad esempio crescita del livello del mare con i relativi impatti (alta confidenza), ma è improbabile che queste emissioni da sole possano causare un riscaldamento globale di 1.5°C (media confidenza).

Entrambe le affermazioni sono supportate dalla seguente figura SPM.1

che a nostro parere soffre di alcuni difetti:
  1.  Attribuisce il riscaldamento dal 1860 ad oggi (e quello dei prossimi decenni) alla sola attività umana, come si vede dalla linea continua rossa della figura, relativa alla parte osservata).
  2.  Assume implicitamente che il clima sia qualcosa di immutabile e che le modifiche osservate siano causate esclusivamente da attività extra-naturali. Tutti sappiamo che il clima è sempre cambiato e continuerà a farlo, anche su tempi-scala brevi, e quindi ci aspetteremmo una valutazione della proporzione (naturale/umano) in questi cambiamenti.
  3.  I modelli non sono in grado di descrivere il clima del passato, se non per i brevi periodi sui quali i parametri dei modelli sono stati aggiustati, e quindi non è chiaro perchè si dovrebbero accettare le loro conclusioni riguardo al futuro. Apparentemente esiste un solo modello climatico (realizzato da ricercatori russi) in grado di ricostruire il passato e quindi con qualche grado di affidabilità per il futuro, ma le sue previsioni si discostano da quelle utilizzate dall'IPCC. Una descrizione del modello russo si può trovare nel sito di Ron Clutz.
  4.  Nei modelli vengono prese in considerazione le reazioni del sistema (feedback) di segno solo positivo (quelle negative sono considerate trascurabili o, al massimo, molto piccole). Questo significa che quando si innesca un processo (ad esempio il riscaldamento che nella fattispecie è esclusivamente dovuto all'uomo), questo viene continuamente alimentato (accelerato) fino a condurre ad un tipo di catastrofe non meglio identificato. La storia della Terra, lunga 4 miliardi di anni e testimone di trasformazioni ben più significative di quella in corso, ci insegna che esistono retroazioni di segno negativo in grado di riportare il sistema ad un suo stato stabile.
  5.  I modelli climatici "viaggiano" a CO2: in essi è contenuta, come unica “manopola” per cambiare il clima (tipo la manopola della sintonia di una radio), la quantità (concentrazione) di CO2 (in parti per milione in volume o ppmv). È questo che giustifica la lotta senza quartiere all'anidride carbonica in tutte le raccomandazioni dell'IPCC e il fatto che la maggioranza delle persone la consideri un veleno quando in realtà è l'elemento fondamentale per la fotosintesi, da cui deriva, anche per l'aumentata concentrazione, un beneficio per la biosfera (in pratica è cibo per le piante).
  6.  La preponderante importanza della CO2 dipende dal fatto che inserendone i livelli nei modelli, questi approssimano meglio le osservazioni (sempre senza ricostruire le oscillazioni climatiche osservate e con parametri costruiti ad hoc) di quando la CO2 non c'è. Ma non è così che funziona: le grandezze fisiche e chimiche che possono essere inserite al posto della CO2 sono praticamente infinite ed è impossibile verificarle tutte. Quindi è scorretto usarne una (tra l'altro presente in tracce nell'atmosfera, circa lo 0.0410% del totale o 410 ppmv) e definirla in qualche modo "vera" e responsabile di tutto il male possibile.
  7.  In ogni caso, una teoria scientifica poggia su solide basi teoriche e non su "le abbiamo provate tutte"; in più, come ha dimostrato Popper, un teoria scientifica deve poter essere falsificata (deve cioè prevedere un esperimento o una situazione critica in grado di renderla non più valida), cosa che non succede per il riscaldamento globale antropogenico (o AGW).
A3. I rischi legati al clima per i sistemi naturali e umani sono più alti per un riscaldamento globale di 1.5°C che ora, ma sono inferiori a quanto sarebbero con 2°C (alta confidenza). Questi rischi dipendono dalla grandezza e dal tasso di riscaldamento, dalla posizione geografica, dai livelli di sviluppo e di vulnerabilità e dalle scelte e dalla applicazione di politiche di adattamento e mitigazione (alta confidenza) (Figura SPM.2).


 L'affermazione A3, qui espressa in termini molto vaghi, viene circostanziata dalla figura SPM.2 e in particolare dal suo pannello inferiore. Facendo riferimento solo ai casi in cui il pericolo viene evidenziato come alto (high e very high confidence) si può dire che:
  1.  Lo sbiancamento dei coralli in acque calde (indicato come warm water corals) è possibile ma fa parte della vita: le oscillazioni di temperatura ci sono e gli esseri viventi reagiscono cambiando le abitudini o spostandosi, senza che questo faccia gridare allo scandalo. In ogni caso, la maggiore minaccia ai coralli deriva dalla pesca eccessiva che svuota l'ambiente della barriera corallina e non dal clima o dall'anidride carbonica.
  2.  Lo stesso per la pesca alle basse latitudini (low latitude fishery): le situazioni cambiano e le comunità cambiano abitudini seguendo queste situazioni.
  3.  Il riscaldamento delle regioni artiche: la teoria dice che la situazione dovrebbe essere simmetrica a nord e a sud (tenendo conto della presenza di grandi masse terrestri a sud e di oceano quasi ovunque a nord), ma a sud non c'è riscaldamento, nemmeno un accenno (la Penisola Antartica di cui si parla spesso si trova sopra il sistema di faglie dell'Antartide occidentale - il West Antarctic Rift System- e il riscaldamento geotermico deve assolutamente essere preso in considerazione; inoltre la Penisola Antartica è una piccola frazione del continente antartico). Una catena di vulcani sottomarini, scoperti nel 2011 al largo dell'Antartide, verso la Tasmania, potrebbe scaldare una parte della zona occupata dalle basi della British Antarctic Survey (BAS), ma non è detto. Questi allora potrebbero essere fenomeni locali o emisferici e il termine "globale" sarebbe fuori luogo.
  4.  Ecosistemi terrestri. Non è chiaro il significato: alcuni ecosistemi peggiorano, altri migliorano (in entrambi i casi anche a causa delle attività umane). Alcune specie animali e vegetali scompaiono, altre vengono scoperte quasi giornalmente. Tutto come sempre e come ci si attende. Da notare che in molti casi le sofferenze di alcune specie animali e vegetali dipendono dall'eccessiva presenza dell'uomo e dalla massiccia urbanizzazione ma in questi casi non si dovrebbe parlare di clima. Mescolare (ad arte) clima e ambiente è assolutamente sbagliato, a meno che non si usi come giustificazione la figura SPM.1 (tutte le modifiche al clima sono causate dall'attività umana) che si basa su assunzioni sbagliate e, in ogni caso, non dimostrate.
  5.  Allagamenti delle coste: con questo si intende una crescita accelerata del livello dei mari. I dati mostrano un andamento lineare, quindi senza accelerazione. La figura successiva mostra per i dati dal 1994 al 2018 la relazione lineare (linea blu) e quella quadratica (che identifica l'accelerazione). Da notare, in quest'ultima figura, che il valore dell'accelerazione (0.097 mm/anno 2) significa che il livello marino globale cresce di circa un decimo di millimetro all'anno, per ogni anno.
Fig.2: Livello del mare dal 1994 al 2018 calcolato rispetto all'anno 2004 e interpolazioni lineare
(linea blu) e parabolica (linea rossa) con i rispettivi parametri numerici. Grafico e interpolazioni
dell'autore su dati da http://sealevel.colorado.edu/
 Questi ultimi risultati non sono molto diversi da quelli di un articolo di Nerem et al., 2018 (su cui si basa la considerazione dell'IPCC) il quale trova, per gli ultimi 25 anni (dal 1993 al 2017), un'accelerazione di 0.084 mm/anno 2 con una incertezza di quasi il 30% (il livello del mare cresce, per ogni anno, di 8 centesimi di mm/anno). L'estrapolazione di questo valore al 2100 porta ad un innalzamento di 65 cm. Ma un calcolo effettuato su 25 anni, estrapolato per 80 anni, è quantomeno una procedura discutibile.
La figura dell'articolo è mostrata di seguito. I dati originali (blu) sono stati corretti per l'effetto di una eruzione vulcanica (Pinatubo, 1992, rosso) e per l'effetto di El Niño (il grande fenomeno di interazione oceano-atmosfera del Pacifico equatoriale, verde), mentre la riga nera è l'interpolazione dei dati corretti.
Fig.3: Equivalente della figura 2: da Nerem et al., 2018. Livello del mare dal 1993 al 2017 e
interpolazione parabolica (linea nera) dei dati corretti per i fenomeni mostrati nel riquadro in
alto a sinistra (vulcano Pinatubo e El Niño).
 Abbiamo visto che, mediamente, il livello del mare cresce senza accelerazioni, cioè linearmente. Ma supponiamo, seguendo gli amici credenti, che il livello acceleri.
La figura seguente mostra la risalita del livello del mare negli ultimi 9000 anni, praticamente dall'inizio dell'Olocene, quando ci fu lo scioglimento dei ghiacci dell'era glaciale. La preoccupazione per un'eventuale accelerazione riguarda, alla scala della figura, un po' meno dell'ultimo trattino in alto a destra. A fronte delle grandi variazioni avvenute, una qualsiasi differenza di livello su un periodo di tempo tanto breve dovrebbe lasciare quasi indifferenti. La figura in basso ci mostra una continua diminuzione della temperatura e suggerisce un cammino verso una nuova era glaciale (l'Olocene, il periodo caldo in cui viviamo, è durato circa 11-12 mila anni, più o meno quanto gli altri periodi caldi, o forse un po' di più, e questo fa pensare ad una sua prossima fine). Se questo fosse vero le preoccupazioni di chi vivrà allora non riguarderanno certo una (eventuale) crescita accelerata del livello marino.
Fig.4: Livello del mare da 9000 anni fa (B.P.=before present) ad oggi. A causa dello
scioglimento dei ghiacci depositati sulle terre emerse, il livello è salito di circa 40 metri,
raggiungendo 6000 anni fa un valore un po' superiore a quello odierno.
Il grafico in basso mostra le temperature nello stesso periodo di tempo: da notare il
cambiamento di pendenza da circa 5000 anni (5 ka) fa e, da allora, la continua diminuzione
della temperatura. Figura tratta da: Battaglia et al., 2018: "Clima, basta catastrofismi", Ed.
21°secolo, pag.40.
 È interessante confrontare il grafico delle temperature con una frase tratta da Liu et al., 2014, dove si sottolinea la distanza tra i modelli e quanto di più vicino ai dati osservati è a disposizione (qui chiamata ricostruzione): "Moreover, the models simulate an almost linear cooling trend starting from the Early Holocene (∼10 ka), whereas the reconstruction exhibits the HTM (∼10–6 ka), with the cooling appearing only after the Mid-Holocene (∼5 ka)." che, tradotta suona come "Inoltre i modelli simulano un tasso di raffreddamento quasi lineare che inizia nel primo Olocene (~10 ka), mentre la ricostruzione mostra il Massimo di Temperatura Olocenica (~10-6 ka), con il raffreddamento che appare solo dopo il Medio Olocene (~5 ka)." (Liu et al., 2014: Capitolo Uncertainty in Climate Models, secondo paragrafo)

Il prof. Nir Shaviv, direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università Ebraica di Gerusalemme, durante un'audizione (fine novembre 2018) al Bundestag (Parlamento federale) tedesco ha presentato un suo grafico del 2008 in cui si mostra la relazione tra l'attività solare e il ritmo di cambiamento del livello del mare.

Fig.5: Un grafico che l'IPCC semplicemente ignora. Si può vedere un netta correlazione tra
l'attività solare (la costante solare) e la rapidità di cambiamento del livello marino. Da
http://www.sciencebits.com/bundestag
 Data la quasi perfetta somiglianza tra i due grafici, è difficile non immaginare o addirittura escludere l'influenza solare sul livello del mare.

B. Cambiamento Climatico Previsto, Impatti Potenziali e Rischi Associati.
 

B1. I modelli climatici prevedono forti differenze nelle caratteristiche dei climi regionali tra il riscaldamento globale odierno e quello di 1.5°C, e tra 1.5°C e 2°C. Queste differenze includono aumenti: nella temperatura media nella maggioranza delle regioni terrestri e oceaniche (alta confidenza), estremi di caldo nelle regioni più abitate (alta confidenza), pesanti precipitazioni in molte regioni (media confidenza) e la probabilità di siccità e mancanza di precipitazioni in alcune regioni (media confidenza)

Qui si assume che i modelli climatici globali forniscano previsioni certe (addirittura tali da permettere la promulgazione di leggi che regolano la vita di tutti i giorni). Si forniscono di conseguenza le previsioni (calcolate dai modelli) sull'aumento di temperatura, valori estremi di caldo, siccità e alluvioni.
I modelli però non funzionano e forniscono temperature più alte di quelle osservate (vedere ad esempio qui, una testimonianza di John Christy, professore di Climatologia all'Università dell'Alabama a Huntsville e climatologo ufficiale dello stato, al Congresso Americano. La testimonianza contiene il grafico successivo). In questo grafico appare in tutta evidenza che i modelli climatici si allontanano sempre più dai dati sperimentali, come mostra la linea rossa (media dei modelli), e che un solo modello (sembra essere indicato dalla freccia nera), il russo INM-CM4, approssima bene i dati osservati ma è lontano dall'insieme dei modelli generalmente usati dall'IPCC.
Fig.6: Media globale delle variazioni (media su 5 anni) della temperatura della media troposfera
(6 km di altezza circa) per 32 modelli (linee) che rappresentano 102 simulazioni individuali. I
cerchi (palloni stratosferici) e i quadrati (satelliti) rappresentano le osservazioni. Il modello russo
(INM-CM4) è l'unico vicino alle osservazioni.

Un altro esempio della distanza tra modelli e osservazioni è quello rappresentato dal grafico che segue, dove la temperatura negli stati della cosiddetta "corn belt" (fascia del granoturco) americana, prevista dai modelli climatici, viene confrontata con le temperature osservate.

Fig.6bis: Confronto tra la temperatura prevista dai modelli (media di 42 modelli) nei 12 stati
americani della Corn Belt e le osservazioni. Ancora una volta i modelli forniscono previsioni che
appaiono "troppo calde" rispetto ai dati reali: infatti il forte riscaldamento previsto dai modelli
non trova riscontro nella realtà che non mostra alcun aumento della temperatura o, al massimo,
un aumento minimo. Fonte: https://www.texaspolicy.com/library/doclib/FFP-Global-Temperature-booklet-July-2016-PDF.pdf (di John Cristy).
Comunque si dice nel rapporto SR1.5 che i modelli producono forti differenze nel clima regionale tra la situazione (temperatura) attuale e quella con un aumento di 1.5°C, e tra 1.5 e 2°C. Le differenze consistono in aumenti delle temperature nella maggior parte delle terre e degli oceani. Ma davvero?
Cos'altro dovremmo aspettarci da un aumento di temperatura tra 1.5 e 2 °C? E hanno anche il coraggio di dire che queste previsioni hanno un alto grado di attendibilità! Con uguale attendibilità, poi, si prevedono estremi caldi nella maggior parte delle regioni della Terra e con un grado più basso di sicurezza (medium confidence) sia precipitazioni pesanti che siccità e deficit di precipitazioni in alcune regioni. Come dire che potremmo fare le previsioni a fine secolo lanciando un paio di dadi e ottenere lo stesso risultato dei modelli. Il riscaldamento, che dal 1860 è stato di circa 0.8°C, si è senza dubbio verificato ma si è interrotto (o è fortemente diminuito) dal 2000-2001 (alcuni dicono dal 1998), come si può vedere dalla pendenza della linea blu della figura successiva (che considera le temperature globali tra gennaio 2002 e dicembre 2013, così da escludere il forte aumento dovuto a El Niño 2016).


Fig.7:Temperatura media globale terra+oceano tra il 2002 e il 2013 (serie di gennaio 2019).
Osservare come l'aumento della temperatura dipenda esclusivamente da El Nino 2016 e come,
escludendolo, si evidenzi la pausa. Grafico dell'autore su dati NOAA-NCDC.

La stessa cosa succede con i dati da satellite le cui misure sono iniziate del 1978: la pausa è anche più evidente che nei dati da terra, come si vede in figura 8.



Fig.8: Temperatura globale della bassa troposfera misurata da satellite e gestita dall'Università
dell'Alabama a Huntsville (UAH). Grafico dell'autore con dati da:
https://www.nsstc.uah.edu/data/msu/v6.0/tlt/.


Fig.9: Lo stesso grafico di figura 8 alla scala del grafico di figura 7 così da permettere un
confronto diretto tra le due figure. Grafico dell'autore con dati da:
https://www.nsstc.uah.edu/data/msu/v6.0/tlt/.

La pausa nell'aumento delle temperature (in inglese hiatus) non era prevista dai modelli e questo ha mandato in crisi i fautori del riscaldamento globale antropogenico (AWG) (o, come viene chiamato adesso, cambiamento climatico) che hanno proposto, come spiegazione di questo rallentamento, circa 50 cause diverse, dimostrando un affanno che una scienza che si definisce acquisita non dovrebbe avere.

B2. Si prevede che il livello medio dell'oceano globale al 2100, sarà circa 10 cm più basso con un riscaldamento globale di 1.5°C che con 2°C (media confidenza). Il livello del mare continuerà a crescere ben oltre il 2100 (alta confidenza) e il valore e il ritmo di questa crescita dipendono dalle emissioni future. Un tasso più basso di crescita del livello marino permetterà maggiori possibilità di adattamento per i sistemi umani ed ecologici delle piccole isole, per le aree costiere basse e i delta dei fiumi (media confidenza).

Un tipico esempio di questa affermazione sono le Isole Figi che vengono date in via di sommersione sulla base dei dati di due mareografi che funzionano male e che sono soggetti alla subsidenza (abbassamento del terreno sul quale sono fissati, vedere http://www.climatemonitor.it/?p=46474). Gli abitanti delle Figi sono portati come esempio di prossimi migranti climatici (cioè costretti a migrare dai cambiamenti climatici), ma i dati dicono tutt'altro: la figura successiva mostra l'andamento demografico delle Figi (la linea rossa ci dice che in media la popolazione è cresciuta dal 1950 di circa 9500 persone all'anno) che appare mediamente in crescita con qualche pausa, probabilmente dovuta a cause economiche locali, ma nessuna diminuzione che possa essere attribuita al clima. Quello che emerge è la volontà dei figiani di restare nelle loro isole dove si trovano bene, visto che crescono di numero. È forte il sospetto che tutti i “gridi di dolore” degli stati insulari siano un modo per ottenere denaro e infrastrutture dai paesi sviluppati.


Fig.10: Andamento demografico delle isole Figi. La popolazione, almeno dal 1950, è in crescita
quasi continua. La riga nera rappresenta i dati reali; la riga rossa è un valore che mostra la
crescita media della popolazione. Grafico dell'autore su dati da http://countrymeters.info/en/Fiji/

Sintomatico il fatto che l'isola di Vanuatu (Pacifico meridionale), con i fondi della Banca Mondiale, che probabilmente dovevano servire a contrastare l'imminente sommersione, ha costruito una nuova pista di atterraggio (http://www.devpolicy.org/update-vanuatus-runway-20160427/, v. anche questo contratto).
Anche in questo caso la popolazione è in continua crescita https://it.wikipedia.org/wiki/Vanuatu.
Anche le Isole Maldive rischiano la sommersione https://www.independent.co.uk/environment/islands-sea-level-rise-flooding-uninhabitable-climate-change-maldives-seychelles-hawaii-a8321876.html a causa dei cambiamenti climatici (o almeno così si dice), ma questo non ha impedito la costruzione di una nuova pista di atterraggio https://maldivesindependent.com/business/new-runway-construction-begins-at-maldives-international-airport-136515, adatta anche all' A380, il più grande aereo passeggeri del mondo.

B3. Si prevede che, sulla terra, gli impatti sulla biodiversità e gli ecosistemi, compresi perdita di specie e estinzione, saranno inferiori a 1.5°C di riscaldamento globale rispetto a 2°C. Si pensa che limitare il riscaldamento globale a 1.5°C rispetto a 2°C abbia un impatto inferiore sulle acque dolci e sugli ecosistemi costieri e che venga mantenuta la maggior parte dei loro servizi agli umani (alta confidenza). (Figura SPM.2)

Se davvero l'aumento di temperatura è deleterio, allora gli impatti di 1.5°C sono inferiori a quelli di 2°C, ma tutta la natura (e anche l'uomo) preferisce un clima più mite e con maggiore CO2. Però la pericolosità delle temperature più alte è tutta da dimostrare in modo oggettivo (non con i modelli, che qualcuno chiama farlocchi). Oltre ai due presentati da Christy, mostrati in precedenza, un altro esempio di come i modelli ricostruiscono le osservazioni è presente in Eisenman et al., 2011 ed è relativo all'estensione del ghiaccio artico dal 2000 al 2100. La loro figura 3 è riprodotta di seguito.


Fig.11: Il grafico di sinistra fa vedere come 21 modelli prevedono (fino al 2100) l'estensione del
ghiaccio di settembre nell'emisfero nord, confrontata con le osservazioni (riga rossa spessa); il
grafico di destra evidenzia la differenza tra osservazioni e modelli nel caso della sensibilità (area
per grado) dell'estensione del ghiaccio artico. Fonte: Eisenman et al., 2011,
doi:10.1175/2011JCLI4051.1 di cui è disponibile il testo completo. Si suggerisce di osservare
anche la loro figura 2.
Tzedakis et al., 2018 mostra la figura successiva (loro figura 7) in cui si confronta l'ultimo periodo interglaciale (chiamato Eemiano, 116-129 mila anni fa, rosso) con l'attuale (Olocene, nero): in quasi tutti i grafici appare una maggiore variabilità dell'ultimo interglaciale rispetto all'attuale, eppure la Terra è ancora qui e non è precipitata in una strada senza ritorno anche se le condizioni sono state più estreme rispetto alle attuali.
La glaciazione successiva al precedente interglaciale (la "nostra" Era Glaciale) è terminata e siamo da circa 12 mila anni nell'Olocene. Le forze in gioco nell'interglaciale e nella glaciazione precedenti sono state molto superiori a quelle disponibili all'attività umana in questa microscopica parte dell'Olocene (circa 160 anni) e se la Terra non ha raggiunto alcun punto di non ritorno (tipping point) in quel periodo, non pensiamo che debba raggiungerlo adesso.


Fig.12: Confronto tra l'Olocene (linea nera) e il precedente interglaciale (linea rossa): notare la
maggiore variabilità di quest'ultimo in quasi tutti i grafici. Da Tzedakis et al., 2018.
http://dx.doi.org/10.1038/s41467-018-06683-3.

Un filmato della NASA mostra come la calotta di ghiaccio della Groenlandia era stata erosa durante l'Eemiano, fino a lasciarne pochi residui nel centro dell'isola. Questo, che secondo l'IPCC sarebbe un evento tragico, non ha evitato che la Groenlandia sia ancora al suo posto e che la calotta di ghiaccio si sia riformata: il "salvataggio del pianeta" non è quindi, e non dovrebbe essere, tra le nostre maggiori preoccupazioni, qualunque cosa significhi quella espressione.

Da: https://wattsupwiththat.com/2018/10/15/inconvenient-data-no-trend-in-florida-hurricane-strikes/: la velocità dei venti dei maggiori cicloni che hanno raggiunto gli Stati Uniti -la Florida- non è cambiata, in media, dal 1900 ad oggi, per cui non si può parlare di aumento di intensità di questi eventi estremi, come recita un altro dei “mantra” della narrativa AWG.


Fig.13: Velocità del vento (in nodi) degli uragani più forti, al momento di toccare la terraferma
(la Florida). Come si vede facilmente non c'è nessuna tendenza a crescere (o a diminure) nel
tempo e quindi si può dire che l'aumento delle distruzioni (che dipendono dalla velocità del
vento) a causa dell'AGW in realtà è una favola (adesso si chiama fake news).

La figura successiva è una elaborazione, da parte dell'autore, dei dati (link) del National Hurricane Center (NHC) dal 1851 al 2017. L'istogramma mostra il numero di cicloni di categoria 3-5 per ognuna delle 16 decadi dal 1851-60 al 2001-10. L'interpolazione lineare evidenzia una pendenza positiva di (6±11)10-2 eventi/decade, che però significa (0.96±2) eventi per 16 decadi (meno di un evento in 160 anni), cioè in pratica nessun aumento di cicloni tropicali che hanno toccato il suolo statunitense nell'ultimo secolo e mezzo.


Fig.14: Numero di cicloni tropicali di categoria (forza) compresa tra 3 e 5 (il massimo della
scala) registrati nelle singole 16 decadi dal 1851-60 al 2001-10. La pendenza positiva della linea
rossa significa aumento del numero dei cicloni nel tempo, ma se osserviamo il valore della
pendenza possiamo dire che su 16 decadi (160 anni) il numero di eventi è aumentato di 0.96,
cioè meno di un evento: questo equivale a dire che non si verificato nessun aumento nel
numero di cicloni negli ultimi 160 anni. Grafico dell'autore su dati da
http://www.aomi.noaa.gov/hrd/tcfaq/E23.html.



B4. Si pensa che limitare il riscaldamento globale a 1.5°C rispetto a 2°C possa ridurre aumenti nella temperatura oceanica e negli aumenti corrispondenti di acidità e diminuzione dei livelli di ossigeno oceanici (alta confidenza). Di conseguenza si prevede che limitare il riscaldamento globale a 1.5°C ridurrà i rischi per la biodiversità marina, per la pesca e gli ecosistemi e per le loro funzioni e servizi agli umani, come illustrato dai recenti cambiamenti nel ghiaccio marino artico e nella barriera corallina dovuti ad acqua calda (alta confidenza).

Tutte queste informazioni derivano dai modelli che, come abbiamo visto, non sono in grado di riprodurre il dato osservato e si proiettano nel futuro con temperature troppo alte; sono quindi inattendibili e da considerare con molta cautela.

Se i risultati modellistici fossero veri, limitare la crescita di temperatura a 1.5°C ridurrebbe i rischi per la biodiversità marina, per la pesca, per gli ecosistemi.

Dal punto di vista della comunicazione, gli allarmi prodotti dall'IPCC negli ultimi decenni non hanno portato a risolvere i problemi paventati e la popolazione ha potuto constatare che non è successo quasi nulla di tragico e che la disfatta totale del pianeta non è avvenuta. C'è stato solo un aumento molto elevato del costo dell'energia causato dalla volontà politica di incentivare lo sviluppo e l'uso dell' energia cosidetta rinnovabile e un peggioramento delle condizioni di vita nel mondo occidentale per il trasferimento di attività produttive verso i paesi in via di sviluppo, giustificato dalla necessità di abbassre il livello di inquinamento. Ma questo significa ancora impoverimento e tensioni sociali.

Non vorremmo essere fraintesi: l’attività umana incide pesantemente sull’ambiente, sia in senso negativo che positivo, ad esempio provocando disastri ecologici (rifiuti tossici, immissione in atmosfera di sostanze dannose) ma anche un migliore sfruttamento delle aree pianeggianti a vocazione agricola, permettendo con questo un più ampio sviluppo delle foreste in aree collinari e montane non più sfruttate da un’agricoltura di sussistenza che non è in grado di reggere la sfida dei tempi. A livello mondiale, le tecniche di manipolazione genetica in agricoltura e zootecnia hanno portato grandi vantaggi al nutrimento sempre più sano e diffuso delle popolazioni, anche le più povere.

Un altro effetto positivo dell’attività umana è la ricerca scientifica e lo sviluppo di idee e di applicazioni che da questa derivano: accessori che semplificano il lavoro e alleviano la fatica, anche nelle attività domestiche; un maggiore livello complessivo di salute; l’allungamento della vita media a livelli inimmaginabili solo un secolo fa; la possibilità di curare malattie importanti e invalidanti (cardiopatie di vario genere; molti tipi di tumori; fratture importanti, ecc), ma anche -a livello sociale complessivo- la capacità di azzerare gli effetti epidemici di malattie ora in gran parte scomparse come il vaiolo, il morbillo, la lebbra (i periodici ritorni dipendono da cattiva applicazione e non dalla possibilità scientifica di contrastarle).

La cementificazione è un aspetto deleterio: ricopre la superficie con uno strato impermeabile di asfalto/cemento che non permette il corretto deflusso delle acque piovane e la "respirazione", la vita, degli strati inferiori del terreno che in questo modo si impoverisce sempre più.

Tutto questo è vero, ma il voler pervicacemente mescolare clima e ambiente è una distorsione della situazione reale e genera poca chiarezza e confusione in coloro che dovrebbero essere convinti dai fautori dell'AGW (Anthropogenic Global Warming) a cambiare modo di vivere. Forse il fine è una cosiddetta decrescita felice, anche se non capiamo come lo stare peggio in ambiente urbano possa rendere felici. Chi non è addentro ai problemi climatici e ai problemi ecologici si trova in uno stato in cui tutto si mescola e si confonde, e dal quale può uscire solo erigendo una barriera di indifferenza oppure (è forse questa la ragione vera del mescolamento?) affidandosi ai precetti dei “sacerdoti” di questa nuova religione eco-climatica del tutto falsa e che si basa (come ogni religione) su atti di fede (v. ad esempio questo articolo di S. Burnett)

B5. Si prevede che i rischi per la salute, la qualità della vita, la sicurezza alimentare, la disponibilità di acqua, la sicurezza umana e la crescita economica, legati al clima, aumenteranno con un riscaldamento globale di 1.5°C e aumenteranno ulteriormente con 2°C. (Figure SPM.2). (non c'è livello di confidenza).

A nostro parere la salute e la vivibilità saranno migliori con temperature più alte; la sicurezza alimentare e quella umana dipendono in gran parte dalla tecnologia e non dal clima (anche per i paesi in via di sviluppo); la crescita economica dipende quasi del tutto dalle scelte politiche. L’attuale globalizzazione lo mostra chiaramente, provocando terremoti industriali nei paesi sviluppati per aumentare la capacità produttiva di quelli in via di sviluppo. Allo scopo si usa il falso problema della CO2-inquinante per trasferire tecnologia da un luogo all’altro. La disponibilità di acqua sarà funzione di semplici dispositivi tecnologici nel paesi in via di sviluppo e, ancora, di politiche opportune nei paesi sviluppati. Crediamo che il clima sarà presente marginalmente nel condizionare tutte le scelte necessarie.

Il rapporto IPCC AR5, nel 2014 aveva previsto che il riscaldamento globale rispetto al periodo pre-industriale (~1860) avrebbe raggiunto 1.5°C nel 2020. Il rapporto attuale rivede quella previsione e porta il raggiungimento di 1.5°C al 2030 o al 2040 come illustrato nella figura successiva (per gentile concessione di Gianluca Alimonti).


La didascalia in inglese della figura dice: è probabile che il riscaldamento globale raggiungerà
1.5°C tra il 2030 e il 2052 se continua a crescere al ritmo attuale (alta confidenza).
Per inciso, rivedere in avanti il periodo in cui si raggiungerà una certa temperatura significa che il riscaldamento ha mostrato un ritmo inferiore al previsto e che 1) La previsione al 2020 era soltanto allarmismo. 2) I modelli, le cui previsioni sono considerate "verità vera", non sono attendibili.

In complesso, quindi, questo nuovo rapporto IPCC, l’SR1.5, non dice nulla di nuovo e si limita a ribadire concetti vecchi che già gli stati (nei fatti, non a parole) hanno disatteso in larga parte e le popolazioni sentono distanti, forse a causa dei continui allarmismi che nessuno ha potuto verificare nella vita normale.
L’idea che questi allarmismi esistano solo nei modelli matematici e non nella realtà si sta radicando sempre più (non negli attivisti) e porta, nel voto delle popolazioni, a scelte politiche diverse da quelle sperate dall’IPCC. Per questo il panel delle Nazioni Unite sembra intenzionato a tenere alto il livello di attenzione su clima-ambiente, anche con rapporti inutili come questo; la presenza di "terremoti" politici come l’elezione di un Presidente USA che non crede in questa eco-religione spinge ad usare toni sempre più alti.






L'effetto serra

Sappiamo (v. ad esempio Wikipedia) che la temperatura media della Terra, per la quantità di energia che riceve dal Sole, dovrebbe essere di circa -18°C. In realtà la sua temperatura media è di circa 15°C a causa della presenza in minime quantità nell'atmosfera di gas [anidride carbonica (CO2), metano (CH4), vapore acqueo (H2O), protossido di azoto (N2O), ozono (O3), ...] in grado di assorbire la radiazione solare che, dopo aver raggiunto la superfice del pianeta, viene riemessa sotto forma di radiazione a lunghezza d'onda maggiore (ad esempio viene ricevuta radiazione visibile e riemessa radiazione infrarossa). L'assorbimento impedisce alla radiazione di disperdersi nello spazio e quindi riscalda il sistema Terra. Questo meccanismo viene chiamato "effetto serra" e si dice che il comportamento dei cosiddetti gas serra è simile a quello delle pareti di una serra che impediscono al calore di uscire, in questo modo riscaldando l'ambiente di coltivazione.


Da qui deriva il concetto che immettere gas serra in atmosfera aggiunge effetto serra ad effetto serra, in un crescendo che porterà aumenti di temperatura sempre crescenti che condurranno a situazioni tragiche nel futuro (la "distruzione" del pianeta che saremmo obbligati a "salvare" fin da subito con azioni che limitino l'immissione in atmosfera di gas serra, in primis l'anidride carbonica). È necessario anche notare che la relazione tra anidride carbonica e riscaldamente è logaritmica, il che significa che le prime (le più vecchie) molecole di CO2 contribuiscono moltissimo al riscaldamento, mentre le successive (cioè quelle aggiunte successivamente) contribuiscono sempre meno. Non è vero che raddoppiare la CO2 significhi raddoppiare la temperatura. L'effetto della CO2 converge in maniera asintodica a zero al crescere della sua quantità. Quest'ultimo fatto viene ben descritto nelle conclusioni di un semplice esperimento in laboratorio (Solheim, slide #19 e #22, London Conference, 2016).
La teoria dell'AGW e le politiche conseguenti si basano sul fatto che esiste una stretta relazione di causa- effetto tra concentrazione di CO2 e temperatura. Le stime di temperatura e di CO2 calcolate per gli ultimi 600 milioni di anni, però, non mostrano questa correlazione, come si vede dalla figura seguente (e trascuro il fatto che correlazione non implica necessariamente una relazione di causa-effetto):


Fig.15: Andamento della temperatura e della concentrazione di CO2 negli ultimi 600 milioni di
anni. In nessun periodo CO2 e temperatura sono correlate. Da notare la scala a sinistra: il livello
di CO2 è stato basso come lo è oggi solo tra 315 e 270 milioni di anni fa. Piers Corbyn,
slide#57, London Conference, 2016.
L'effetto serra si presta ad una considerazione: la teoria dell'AGW (Anthropogenic Global Warming o riscaldamento globale causato dall'uomo) prevede in modo preponderante retroazioni (feedback) positive che si sommano sempre, senza che esista un meccanismo di retroazione negativa che possa riportare il sistema al suo stato originario o, almeno, indietro di qualche passo. I feedback positivi, come è facile immaginare, conducono a crescite accelerate di un qualsiasi parametro climatico e in definitiva a situazioni estreme ("distruzione" del pianeta). Le retroazioni negative usate sono poche: le eruzioni
vulcaniche che lanciano in atmosfera grandi quantità di gas e polveri che oscurano parzialmente il sole e abbassano la temperatura; l'aumento della copertura nuvolosa che oltre a coprire il sole, con le piogge più frequenti abbassa la temperatura (ma il meccanismo che regola la formazione nuvolosa non è ancora ben noto ed entra nei modelli con difficoltà); la copertura nevosa o di ghiaccio che riflette verso lo spazio (albedo) una maggiore quantità di radiazione solare, evitando che possa essere usata per riscaldare la superficie.
Io non so e non posso dire se i modelli climatici trascurano (volutamente o meno) le retroazioni negative: so per certo, però, che la Terra esiste da 4.5 miliardi di anni ed ha ospitato la vita nelle sue varie forme da quasi altrettanto tempo (una qualche forma di vita può essere datata tra 4.4 e 2.7 miliardi di anni fa, vedere ad esempio https://it.wikipedia.org/wiki/Origine_della_vita) e nessuna situazione (climatica) -anche molto più estrema di quella attuale- ha provocato la "distruzione" del pianeta, visto che siamo ancora qui. Uso sempre le virgolette per il termine "distruzione" perchè non ho mai capito a cosa si riferisca: posto che il pianeta Terra continuerà le sue rivoluzioni attorno al Sole ancora per qualche miliardo di anni, incurante di quanto può accadere sulla sua superficie, la "distruzione" si riferisce alla fauna, alla flora, al genere umano, all'organizzazione attuale della società mondiale, al sistema di vita occidentale o a cos'altro? Oppure è questo un termine volutamente confuso, che contribuisce ad alimentare il senso di disagio che dovrebbe far crescere la paura diffusa?

È istruttivo e divertente seguire Franco Battaglia in Battaglia et al., 2018. Clima, basta catastrofismi.
21.mo secolo editore, pagg. 13 e 14.: calcola a cosa corrisponde l'aumento della CO2 osservato dall'epoca pre-industriale (da 300 a 400 ppmv) e trova che l'aumento è equivalente a consumare una candelina di compleanno nel salotto di casa! L'aumento della temperatura di 0.8°C, invece, corrisponde ad un aumento
dello 0.3%!

In occasione delle cosiddette riunioni internazionali sul clima (dove si parla notoriamente solo di problemi economici e industriali e molto raramente di clima) il battage giornalistico annuncia con grande enfasi cose del tipo: "Abbiamo solo 20 anni di tempo per agire prima che il pianeta venga distrutto!" (v. ad es. qui o qui). Questo è il numero usato per la COP 2018 in Polonia; le altre COP dichiaravano altri numeri con la stessa enfasi.
A questo punto mi chiedo: visto che nessun accordo precedente ha prodotto qualche cambiamento nella situazione climatica e presumibilmente neanche gli accordi successivi produrrano benefici, perchè un giovane di oggi dovrebbe preoccuparsi del clima, visto che la sua vita tra vent'anni finirà inesorabilmente? Domanda retorica, è ovvio, per mettere in evidenza il mediocre livello di un certo tipo di comunicazione che sembra (?) non credere ad una parola di quello che scrive e ama sopra ogni cosa il copia-e-incolla inconsapevole.


Estensione del ghiaccio artico

Il 14 dicembre 2008 -10 anni fa- Al Gore, ex vice presidente ed ex candidato alla presidenza USA dichiarò che la calotta artica sarebbe completamente scomparsa entro 5 anni. Gore ha fatto questa dichiarazione ad una TV tedesca. (fonte: https://wattsupwiththat.com/2018/12/16/ten-years-ago-algore-predicted-the-north-polar-ice-cap-would-be-gone-inconveniently-its-still-there/ (anche filmati).
Ovviamente il ghiaccio artico esiste ancora se http://nsidc.org/arcticseaicenews/ può scrivere:

"Autumn freeze-up amps up
December 4, 2018
The Arctic freeze-up season is well underway, with ice extent increasing faster than average for most regions in November. Exceptions were in the Chukchi and Barents Seas, where the ice has been slow to form.
November snow cover over North America was the most extensive since 1966.", cioè, in italiano:"La stagione di congelamento dell'Artico sta andando avanti bene, con l'estensione del ghiaccio che aumenta più velocemente della media della maggior parte delle regioni in novembre.
Eccezioni ci sono state nel Mare dei Chukchi e nel Mare di Barents, dove il ghiaccio è lento a formarsi.
La copertura nevosa di novembre sul Nord America è stata la più estesa dal 1966."

Il sito è corredato con grafici come il seguente che mostra l'estensione del ghiaccio artico tra agosto e dicembre 2018


Fig.16: Il grafico mostra l'estensione del ghiaccio artico fino al 3 dicembre 2018. Viene anche
riportata l'estensione giornaliera del ghiaccio per i quattro anni precedenti e per l'anno record
della diminuzione (il 2012). La legenda sotto il grafico permette di identificare i singoli anni e le
quantità rappresentate. Dati da Sea Ice Index.

   e sul sito riportato in fondo alla didascalia della figura successiva viene pubblicato il seguente grafico con l'indicazione: "sia MASIE che SII mostrano una pendenza piatta dal 2007 per la copertura estiva di ghiaccio".


Fig.17: copertura estiva dl ghiaccio artico dal 2007. Il MASIE citato nel testo è il National Snowand Ice Data Center, mentre il SII è il Sea Ice Index. Grafico da:
http://www.usmessageboard.com/threads/the-arctic-is-in-even-worse-shape-than-you-realize.726316/page-4#post-21369578
Legata in qualche modo al ghiaccio artico, si ricorda la notizia della prossima scomparsa della neve, che i nostri bambini avrebbero visto solo attraverso filmati o foto. Questa è un'affermazione che è stata ripetuta per decenni anche se la natura mostrava un andamento nettamente diverso, con quantità di neve che non si erano mai viste, anche nelle grandi città costiere americane.
Ad un certo punto i "credenti" hanno evoluto la loro teoria e affermato che il riscaldamento globale avrebbe prodotto maggiori quantità di neve (della serie "fa freddo perché fa caldo"). In questo modo si ha un ridicolo "qualunque cosa succeda, la colpa è del riscaldamento globale" che non sembra affatto turbare le menti dei "credenti", presi evidentemente dal fine che giustifica i mezzi.

La maggior parte di queste ultime righe è stata presa dal testo anonimo https://thsresearch.files.wordpress.com/2018/12/ac-rebuttal-snow-012419-.pdf (dicembre 2018) che invito a leggere nella sua interezza.


Il "principio" di precauzione

Quello che viene normalmente chiamato il principio di precauzione in realtà non è un principio, cosa ben più seria (ad esempio in fisica il principio di conservazione dell'energia o quello di conservazione della quantità di moto). È semplicemente una norma di buon senso (spesso detta del buon padre di famiglia) volta a prevenire un possibile guaio, in genere verso i figli minori o i familiari, con un'azione, prima che questo guaio avvenga.
Non è valido sempre e comunque: per fare un esempio estremo, non posso uccidere due persone per evitare che mio figlio possa (forse) ferirsi leggermente ad un dito.
Il principio di precauzione deve quindi sottostare ad un criterio economico: l'azione per evitare un (possibile) piccolo svantaggio non deve essere troppo onerosa. Questo concetto può essere espresso in termini matematici come: il rapporto tra il costo dell'azione e il possibile vantaggio deve essere minore o uguale a 1 o uguale a poco più di 1. L'azione deve costare poco (il meno possibile) rispetto al vantaggio che si potrà ottenere dall'azione stessa.
Nelle questioni climatiche (forse a questo punto si potrebbe dire eco-climatiche) invece conta solo il raggiungimento di certi obbiettivi, senza preoccuparsi della gravità degli (improbabili) guai e, meno che mai, dei costi per prevenirli. Un esempio potrebbe essere quello della quantità di CO2 prodotta dalle quasi trentamila persone che ogni anno affollano le COP sparse per mondo; per queste persone, evidentemente, il nobilissimo fine giustifica i mezzi e l'inquinamento (secondo loro) che producono.

Per essere più espliciti: sulla base di un'ipotesi (assunta come teoria indiscutibile), mai provata e quasi sicuramente falsa, quella della CO2 che produce aumento di temperatura a ritmi sempre più elevati (cioè senza retroazioni negative), si sono avviate politiche di trasferimento di ricchezza dai paesi del primo mondo ai paesi in via di sviluppo, politiche che hanno prodotto e stanno producendo costi elevatissimi per le popolazioni dei paesi industrializzati (in termini di sicurezza sociale, lavoro e dignità del lavoro, guadagni, qualità della vita) che non corrispondono minimamente alla piccolezza dei problemi che si vorrebbero risolvere (1.5-2°C di aumento di temperatura media; un aumento che quasi sicuramente si avrà in modo naturale, senza alcuna azione). Questo rapporto costi/benefici molto (o moltissimo) superiore ad 1 e che quindi non dovrebbe dar luogo a nessuna azione, produce, almeno ufficialmente, azioni di portata planetaria: io credo che in realtà quello che si vuole ottenere sul piano politico e con la scusa del clima (costi inferiori alla produzione, governo mondiale, cioè di pochi, controllo delle società più evolute per portarle a livelli di vita molto più bassi e quindi con minore potere decisionale e forse altro a cui non riesco nemmeno a pensare) sia un poderoso progetto globale di cui i politici hanno paura a parlare apertamente ma che vogliono realizzare a tutti i costi. Le ultime due righe soffrono certamente di complottismo da parte mia, ma se un simile progetto politico non c'è, c'è la tendenza del sistema a mantenere se stesso, usando gli stessi mezzi.

L'uso molto frequente che si fa del principio di precauzione mi fa pensare che le cose non siano chiare e quindi mi porta ad essere contrario a quanto viene espresso dalla teoria (ribadisco che in realtà si tratta di un'ipotesi non dimostrata) del riscaldamento globale antropogenico.


Gli orsi bianchi soffrono e stanno scomparendo

Fig.18: Orso bianco che sta morendo: foto assunta a simbolo del "cattivo" cambiamento
climatico che uccide gli orsi. In realtà l'orso sta morendo per malattia o vecchiaia. Non credo
possa destare meraviglia o scandalo la notizia che anche gli orsi invecchiano e muoiono per
cause naturali.
L'orso bianco ha da lungo tempo assunto l'immagine di figura simbolo delle terre incontaminate e una foto (in realtà un filmato, da cui è tratta la foto) che si può vedere cercando in rete "polar bear starving", ha fatto gridare allo scandalo e alla pietà per il povero orso che muore di fame perchè il cambiamento climatico ha fatto sciogliere il ghiaccio marino e lui non ha più basi di appoggio da cui cacciare. La verità è che l'orso (come tutti gli orsi) è un animale molto intelligente che può cacciare sia in mare che sulla terraferma ed è omnivoro. Quando caccia in mare, è in grado di nuotare per molti chilometri e di mangiare quando trova una lastra di ghiaccio. Le notizie di spedizioni partite con lo scopo di dimostrare che i passaggi artici erano liberi dal ghiaccio e rimaste bloccate dal ghiaccio (v.ad esempio https://www.attivitasolare.com/gli-scienziati-accusano-il-cambiamento-climatico-per-il-troppo-ghiaccio-che-ha-arrestato-la-spedizione-artica/ fanno immaginare che il ghiaccio ci sia ancora e che, anche se ci si accodasse alle notizie fasulle che sappiamo e dovesse scomparire, ci sarebbero abbastanza lastre per accogliere gli orsi (e anche le foche!).

Susan Crockford è una ricercatrice che da molti anni (circa 35) si occupa della popolazione di orsi polari in generale e in particolare di quelli della Baia di Hudson (Canada): ha dimostrato che gli orsi stanno quasi dappertutto crescendo di numero e in questo periodo sono particolarmente in salute. Dal suo sito possiamo estrarre una frase indicativa dell'allarmismo imperante: “I think there’s a reasonable chance that the last polar bear in Canada will be shot by an Inuk hunter.” [Andrew Derocher, University of Alberta]. cioè: "Penso che ci sia una ragionevole possibilità che l'ultimo orso polare in Canada sia ucciso da un cacciatore Inuk".
Vista la successiva tabella 1 (Crockford, 2017, pag.18) con la popolazione degli orsi polari nelle diverse sotto regioni dell'Artico che mostra una crescita complessiva del 15.3%, le preoccupazioni espresse sembrano fuori luogo.


Tabella 1: Dimensione della popolazione di orsi polari e stima dei suoi cambiamenti tra il 2005
e il 2015 per gli ecosistemi Stagionale e Divergente (v.Crockford, 2017, fig.4 per la definizione
degli ecosistemi). La crescita complessiva del numero di orsi è stata del 15.3%.
Sempre dal sito di Susan Crockford, un giornale del Nunavut (quelli che una volta erano chiamati i Territori del Nord-Ovest canadese, che sono i territori artici di cui si sta parlando) sembra rispondere a Derocher: “Nirlungayuk said the predictions made by Western science for the polar bear populations in western Hudson Bay and Baffin Bay were, in a word, wrong." la cui traduzione è "Nirlungayuk dice che le predizioni fatte dalla scienza occidentale per le popolazioni di orsi polari nella Baia di Hudson Occidentale e nella Baia di Baffin erano, in una parola, sbagliate." Questa era la prima frase ma chi parla prosegue a lungo sullo stesso tono.
Un'altra delle favole messe in circolazione ad arte era che il cambiamento climatico ha provocato la scomparsa dei parti tri-gemellari tra gli orsi dal 1996: Susan Crockford mostra la foto che segue, del 2017, che smentisce quella che con un termine di moda possiamo chiamare fake-news.




In un post del 4 dicembre 2018 la dott.ssa Crockford illustra una trasmissione della CBC dal titolo: Orsi polari in pericolo: lo squallido futuro degli orsi polari della zona di Churchill (in pratica la capitale della Baia di Hudson, ndt): "Nella trasmissione il biologo di orsi polari Nick Lunn di Environment Canada ha avuto mano libera per spargere notizie non dimostrate e falsità sullo stato di salute degli orsi bianchi della Baia di Hudson occidentale e sul ghiaccio marino. A quanto pare sia lui che la CBC non hanno imparato niente dal "fiasco" del National Geographic lo scorso anno sull'orso polare che stava morendo e che si è rivelata un bufala. Pensano ancora che il pubblico sia portato ad agire rispetto all'AGW se un esperto gli dice che gli orsi sono in via di estinzione."


Lo sbiancamento (bleaching) dei coralli

Da Wikipedia: "Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno distruttivo che colpisce le barriere coralline e i loro ecosistemi, in particolare la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe unicellulari fotosintetizzanti della famiglia delle Zooxanthellae".
Lo sbiancamento ha luogo quando la temperatura del mare aumenta, così il riscaldamento globale (che dipenda principalmente dall'uomo lo dicono solo i modelli climatici) ha cambiato in modo marcato gli ecosistemi di diverse barriere coralline tramite un aumento della frequenza degli eventi di sbiancamento dei coralli. Quanto le condizioni locali influiscano sulle regioni colpite dipende da numerosi fattori inclusa la forma a macchia di leopardo delle regioni colpite ed effetti metabolici delle temperature più elevate sulle popolazioni che abitano la barriera.
Nel 2016 c'è stato un fenomeno di sbiancamento di massa e un anno dopo la riduzione dei coralli vivi era fino al 51%. Tuttavia la mortalità dei coralli era stata a macchie.
Il fenomeno è reale ma credo del tutto naturale: che la temperatura del mare stia aumentando non è in discussione, come si vede dalla figura successiva. Si discute solo della causa dell'aumento.


Fig.19: Temperatura (anomalia) dell'oceano globale dal 1860 a novembre 2018. Grafico
dell'autore su dati NOAA-NCDC. Il grafico inferiore mostra le differenze tra i dati originali e la
linea rossa che li interpola (sono detti "residui"). La linea rossa oscillante è solo indicativa e non
interessa qui.
Nel 1998 e nel 2006 uno sbiancamento importante si è diffuso intorno al mondo, con l'aumento di temperatura dell'acqua legato agli eventi El Niño.
Il bleaching dei coralli, in particolare nelle barriere sottocosta, può avvenire anche in occasione di grandi piogge (ad esempio in presenza di cicloni): la brusca diminuzione della salinità causa uno stress alle alghe che vivono in simbiosi con i polipi dei coralli. Anche altri animali come anemoni, vongole, meduse o nudibranchi, anch'essi in simbiosi con le Zooxanthellae e i polipi, subiscono lo sbiancamento. (fonte: http://www.reefteach.com.au/coral-bleaching/)
Questo è un fenomeno che appare in buona parte naturale e la moria dei polipi viene recuperata più velocemente di quanto si pensasse. Sembra anche che che i coralli , dopo il bleaching, diventino più resistenti all'aumento di temperatura (ad es. vedere questo articolo). C'è anche da sottolineare che esistono coralli nel Golfo Persico, nel Mar Rosso, nel Golfo del Messico, dove le temperature sono nettamente superiori a quelle della Grande Barriera australiana e i polipi non sembrano soffrire; anzi si sviluppano tranquillamente.


I GCM: General Circulation Models

I modelli circolatori generali (GCM, che nel seguito chiamerò anche modelli climatici globali) sono quanto di meglio e di più complesso la climatologia sia riuscita a produrre in fatto di previsione del clima e di variazione nel tempo dei parametri climatici. Usano per questo le leggi della fisica e la loro evoluzione temporale, e richiedono diversi supercomputer accoppiati per ottenere una previsione in molte ore o giorni di calcolo.
Nessuno nega lo sforzo scientifico e tecnico che la società sta producendo per avere un'idea di come e quale sarà il clima dei decenni prossimi venturi, ma non si può non osservare che i modelli soffrono di alcune gravi carenze che ne inficiano i risultati:

  • Il primo punto che balza all'attenzione è che, per definizione, i modelli esplorano il clima assumendo come dato di fatto che l'uomo e la sua attività sia il principale (l'unico dopo il 1970) attore della modifica del clima.
  • Un altro punto importante è che molti dei meccanismi climatici non sono noti nei dettagli (i processi fisici, le leggi che li regolano) e che sono abitualmente sostituiti da ipotesi ad hoc o da valori medi osservati o assunti sulla base di una qualche ipotesi.
  • Ancora, a causa delle molte carenze conoscitive e della complessità del sistema, per innescare i processi di calcolo sono necessari molti parametri (valori numerici) che, oltre ad essere poco noti e documentati, danno origine ad un numero molto grande di combinazioni possibili senza che vi sia un criterio oggettivo per sceglierne una o l'altra. A queste complicazioni si aggiungono i cosiddetti RCP (Representative Concentration Pathway) indicati dopo la sigla con i numeri 2.6, 4.5, 6, 8.5 in ordine crescente di gas serra (anidride carbonica, metano, ozono, vapore acqueo) presenti in atmosfera al 2100. RPC8.5 rappresenta la situazione (gli inglesi dicono "business as usual") in cui non vengono realizzate azioni concrete per abbassare il livello dei gas serra; gli altri sono la descrizione di azioni sempre più efficaci, fino a RCP2.6 che descrive una situazione "virtuosa". Date le tendenze catastrofiste già messe in evidenza, lo scenario RCP8.5 è quello più usato e il più irrealistico perchè non tiene conto dell'evoluzione tecnologica e politica che nel corso dei decenni ha drasticamente ridotto le emissioni. Se ci si trova di fronte a notizie tragiche sul clima è bene verificare se le notizie derivano dai modelli e, se sì, quale scenario è stato usato, in modo da dare il giusto credito all'informazione. Come vedremo in una figura successiva lo scenario RCP2.6 è quello che più si avvicina ai dati misurati direttamente.

Come dicevo all'inizio di questo paragrafo, le varie incertezze che affliggono i modelli climatici portano al fatto che i risultati che si ottengono si discostano dai dati climatici osservati, come si vede nella figura successiva in cui è rappresentata la distanza tra modelli (Predicted) e osservazioni (Real)


Fig.20: Il misuratore di velocità del global warming per i 15 anni e 4 mesi da gennaio 2001 ad
aprile 2016 mostra l'intervallo [1.1, 4.2] °C/secolo dei tassi di crescita del riscaldamento globale
(rosso/arancio) che i rapporti 1990, 1995 e 2001 dell'IPCC prevedevano per la data di oggi
(2016, ndt), rispetto al riscaldamento del mondo reale (verde) equivalente a meno di 0.5
°C/secolo sullo stesso periodo. Fonte: https://cornwallalliance.org/2016/07/introducing-the-global-warming-speedometer/

Fig.21: Modello armonico di Scafetta (2013) aggiornato al novembre 2018. Questa grafico è
reso disponibile dal prof.Scafetta. Notare come il modello armonico è in grado di ricostruire il
dato osservato anche in presenza di un El Niño molto forte mentre i modelli IPCC si discostano
completamente dai dati.

Il modello di Nicola Scafetta, detto modello armonico perché per ricostruire le temperature medie globali usa una combinazione di periodi derivati dalle interazioni tra Sole e pianeti, approssima nettamente meglio dei modelli climatici le temperature osservate ed anche le oscillazioni del clima, compresa la
"pausa" nella crescita della temperatura tra il 2000 e il 2013. Questa "pausa" (una diminuzione nel ritmo di crescita delle temperature) non è spiegabile dai modelli CO2-dipendenti che prevedono che la temperatura cresca al crescere della CO2. Con l'anidride carbonica in crescita continua (malgrado i grandi proclami dei "salvatori del pianeta") anche il semplice rallentamento dell'aumento della temperatura è in grado di inficiare la validità dei modelli ufficiali.

Una prospettiva interessante nei modelli alternativi a quelli basati sulla CO2 è offerta da un lavoro (de Larminat, 2016) che usa la teoria dei sistemi (analisi complesse, non adatte ad uno scritto divulgativo come questo) per dimostrare che " ... despite the dispersion of the identified parameters and of the induced simulations, one can draw robust conclusions which turn out to be incompatible with those of the IPCC: the natural contributions (solar activity and internal variability) could in fact be predominant in the recent warming.", cioè:" ... malgrado la dispersione dei parametri identificati e delle simulazioni indotte, si possono derivare robuste conclusioni che risultano essere incompatibili con quelle dell'IPCC: i contributi naturali (attività solare e variabilità interna) potrebbe in effetti essere predominanti nel riscaldamento recente".


I modelli, o meglio coloro che li interpretano, hanno la strana caratteristica di prevedere tutto e il contrario di tutto: sul sito di Pierre Gosselin il lettore Jimbo ha costruito una lista di eventi e del loro contrario che potrebbero verificarsi se non si abbassano i livelli di CO2 e scrive:


Ciao Pierre Gosselin,
L'ultima volta che hai postato la lista che segue su Notrickzone un Credente [Hunneycut?] l'ha attaccata come se fosse formata da nuove bugie. Adesso io ho cambiato tutti i link per puntare a materiale PEER REVIEW (articoli scientifici controllati ma difficili da leggere, ndt) e ho reso la lista anche più lunga.
Quello che vorrei sapere dai "Credenti" è: cosa potrebbe falsificare la teoria del riscaldamento globale antropogenico (AGW)?
Jimbo

LIST

Amazon dry season greener
Amazon dry season browner
Avalanches may increase
North Atlantic cod to decline
North Atlantic cod to thrive
North Atlantic cyclone frequency to increase
Avalanches may decrease – wet snow morethough [?]
Bird migrations longer
Bird migrations shorter
Bird migrations out of fashion
Boreal forest fires may increase
Boreal forest fires may continue decreasing
Chinese locusts swarm when warmer
Chinese locusts swarm when cooler
Columbia spotted frogs decline
Columbia spotted frogs thrive in warming world
Coral island atolls to sink [?]
Coral island atolls to rise [? – ?]
Earth’s rotation to slow down
Earth’s rotation to speed up
East Africa to get less rain
East Africa to get more rain - pdf
Great Lakes less snow
Great Lakes more snow
Gulf stream slows down
Gulf stream speeds up a little
Indian monsoons to be drier
Indian rice yields to decrease – full paper
Indian rice yields to increase
Latin American forests may decline
Latin American forests have thrived in warmer world with more CO2!
Leaf area index reduced [1990s]
Leaf area index increased [1981-2006]
Malaria may increase
Malaria may continue decreasing
Malaria in Burundi to increase
Malaria in Burundi to decrease [?]
North Atlantic cyclone frequency to decrease – full pdf
North Atlantic Ocean less salty
North Atlantic Ocean more salty
Northern Hemisphere ice sheets to decline [? – ? – ?]
Northern Hemisphere ice sheets to grow [?]
Plant methane emissions significant
Plant methane emissions insignificant
Plants move uphill
Plants move downhill [?]
Sahel to get less rain
Sahel to get more rain
Sahel may get more or less rain
San Francisco less foggy
San Francisco more foggy
Sea level rise accelerated
Sea level rise decelerated – full pdf
Soil moisture less
Soil moisture more
Squids get smaller
Squids get larger
Stone age hunters may have triggered past warming [?]
Stone age hunters may have triggered past cooling
Swiss mountain debris flow may increase
Swiss mountain debris flow may decrease
Swiss mountain debris flow may decrease then increase in volume
UK may get more droughts
UK may get more rain
Wind speed to go up [?]
Wind speed slows down [?]
Wind speed to speed up then slow down
Winters maybe warmer [? – ?]
Winters maybe colder


La zona calda nella troposfera tropicale

Ogni evento che causa il riscaldamento globale riscalda l'atmosfera in modo caratteristico, cioè con quella che potremo chiamare "la sua firma".
Seguendo la teoria climatica dell'IPCC, la firma dell'emissione di anidride carbonica e la firma del riscaldamento dovuto a tutte le cause includono entrambe un importante "hotspot" (un "punto caldo" o un'"area calda") a circa 10-12 chilometri di altezza, sopra i tropici. Però le osservazioni delle radiosonde (palloni stratosferici) non contengono alcuna figura caratteristica del riscaldamento come si può vedere dal confronto tra la previsione dei modelli e l'osservazione nella figura successiva.


Fig.22: Hotspot tropicale: a sinistra la previsione dei modelli IPCC, a destra le osservazioni delle
radiosonde che non mostrano nessuna zona calda. Questa era considerata una vera e propria
firma della bontà della teoria AGW. La non esistenza dell'hotspot costringe a derivare delle
conseguenze che nessuno ha finora espresso chiaramente. Si preferisce, in modo antiscientifico,
discutere sulla bontà dei dati osservati, dato che per i "credenti" la teoria dell'AGW è sacra e
inviolabile.

Uso dell'energia rinnovabile e di quella fossile

Sappiamo tutti benissimo che gli ambientalisti spingono fortemente verso l'uso massiccio delle energie rinnovabili (pannelli solari, turbine a vento, idrogeologico, ecc) ma sappiamo anche che, a parte l'idrogeologico (le dighe), le altre forme di energia rinnovabile soffrono di importanti problemi, soprattutto legati alla continuità (se non c'è vento non c'è energia, ad esempio) e all'efficienza (il solare, per produrre energia sufficiente, ha bisogno di grandi superfici); anche la possibilità di immagazzinare l'energia prodotta in situazione favorevole (ad esempio quando c'è vento o nelle ore centrali in cui il Sole è più alto) per poi erogarla quando ce n'è più bisogno (la notte, per l'uso industriale o nel pomeriggio quando le persone rientrano dal lavoro, o nelle ore di punta) è un aspetto problematico delle rinnovabili.
Si lavora alacremente sull'immagazzinamento dell'energia e, prima o poi, il problema sarà risolto: ma intanto ... In più le energie rinnovabili hanno problemi di produzione di CO2, sia in fase di costruzione che di smaltimento, e problemi di maneggiamento di materiale potenzialmente pericoloso (terre rare, di cui la Cina è il maggiore produttore mondiale). Un commento di Luca Rocca su http://www.climatemonitor.it/?p=50081 mi informa che in realtà sono molto più pericolosi (delle terre rare) ed utilizzati in quantità molto maggiori, arsenico (AsGa -arsenuro di Gallio- nelle celle solari), nichel, cobalto, piombo (batterie, magneti, saldature) che hanno la pessima proprietà di contaminare terreno e falde per periodi estremamente lunghi e di entrare nella catena alimentare. La normativa europea RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), molto restrittiva sull'uso dei metalli pesanti, lascia ampie deroghe al loro uso per le energie alternative.
Malgrado i grandi e ben orchestrati proclami sull'uso di queste fonti "ecologiche", questi sistemi non sono affatto ecologici (solo il nucleare produce energia senza emissione di CO2, anche se lo smaltimento delle scorie radioattive è un problema solo parzialmente risolto). La prova si osserva nei grafici seguenti (tratti da https://wattsupwiththat.com/2018/12/21/another-look-at-the-fuel-mix/), di uso dell'energia in alcune regioni della Terra (stati e confederazioni di stati).
L'energia fotovoltaica prodotta dai pannelli solari è certamente utile in situazioni complicate, e con numero limitato di utenze, dove l'energia elettrica può non essere erogata: zone desertiche, vallate quasi disabitate, alta montagna; è certamente un ausilio utilissimo che può cambiare la vita e personalmente credo che ne andrebbe incrementato l'uso. Questa è una attività di nicchia, da sviluppare.
La fornitura generale di energia elettrica che possa sostituire i combustibili fossili non è per ora proponibile, a mio parere.


Una forte indicazione dell'utilità che gli stati attribuiscono alle energie rinnovabili viene dai grafici che seguono, in cui si dimostra che le rinnovabili non reggono il confronto con il fossile.


Fig.23: Uso dell'energia in Cina: le scritte ci dicono che, globalmente, la Cina usa l'86% di
energia fossile e il 3% di rinnovabile.

Fig.24: Uso dell'energia negli Stati Uniti: dalle scritte, gli Stati Uniti usano l'83% di energia
fossile e il 6% di rinnovabile.

Fig.25: Uso dell'energia in Europa: le scritte ci dicono che, globalmente, l'Europa usa il 75% di
energia fossile e il 9% di rinnovabile. L'Europa è molto diligente ma, come vedremo in un
grafico successivo, paga il costo maggiore per l'energia. Anche la "verde" Olanda usa il 92% del
fossile e il 6% di rinnovabile.

Fig.26: Uso dell'energia nella Confederazione di Stati Indipendenti (CSI, gran parte dell'ex
URSS): le scritte ci dicono che, globalmente, la CSI usa l'87% di energia fossile e lo 0% di
rinnovabile. Essenzialmente l'economia si basa sul gas russo.
C'è poi il problema dei costi dell'energia: per finanziare la ricerca sulle energie alternative e gli incentivi economici erogati a chi acquista e fa montare pannelli solari, sono state create imposte sulla bolletta dell'elettricità che pesano molto sul conto elettrico delle famiglie e delle industrie (alcune delle quali hanno preferito lasciare l'Italia per diminuire i costi). Per costo dell'elettricità, l'Italia è superata in Europa solo da Danimarca e Germania, come si vede nella figura successiva.


Fig.27: Costo dell'energia in Europa in funzione della capacità istallata di rinnovabili. Gli Stati
Uniti sono inseriti per confronto. Questo grafico ci dice che maggiore è il parco di rinnovabili,
maggiore è il costo dell'energia. La Francia ha un costo relativamente basso perché possiede
molte centrali nucleari.

Con le energie rinnovabili si parla spesso di capacità istallata ma in realtà questo valore ha poco senso (se non in grafici come la figura 27): la cosa che conta è l'energia erogata, non una teorica capacità di erogare.

A metà marzo 2019 si è svolta in tutto il mondo una marcia degli studenti "per il clima" (ma si parlava quasi solo di ambiente...) e in trasmissioni televisive a commento della marcia si è parlato del fatto che la Norvegia si è resa quasi indipendente dai combustibili fossili con il fotovoltaico. A questo proposito propongo il commento del lettore robertok06 ad un post su http://www.climatemonitor.it/?p=50559:


@gferrari
“Avete letto questa lettera aperta di questi quattro gatti che vorrebbero rappresentare LA VERITÀ DELLA SCIENZA?”


Interessante, grazie!... non l’avevo vista...


Per puro caso vedo che uno dei firmatari della lettera e’ lo stesso che pochi giorni fa, giusto quando c’e’ stata la manifestazione degli studenti salvapianeta, durante una trasmissione su La7, che si puo’ rivedere qui...
http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/otto-e-mezzo-16-03-2019-266165

... parlando di come produrre energia pulita, dice, in contrapposizione alla Tommasi che aveva affermato che “le energie rinnovabili non sono sufficienti e mantenere il fabbisogno... ” (per esempio le luci dello studio di La7 in quel momento, di sera), la cosa seguente: (riporto le parole ESATTE)

“Ma non e’ vero!... ma pensiamo che la Norvegia sta diventando sostanzialmente indipendente dai fossili dal punto di vista energetico, ed usa il fotovoltaico... in Norvegia... dove in inverno l’alba e’ alle 10 e il tramonto alle 3 del pomeriggio... allora cosa possiamo fare noi in Italia che siamo il paese del sole?...”


... il tutto accompagnato da un espressione del viso come se la Tommasi avesse
detto una sciocchezza e lui, il climatologo professionista, stesse raccontando una verita’ rivelata... la Norvegia col fotovoltaico!


E aggiunge... “e’ veramente un ragionamento banale, insomma!...’


Mmmmh... fotovoltaico in Norvegia... che contribuisce all’abbandono dei fossili in Norvegia, per la produzione d’energia???


Vediamo un po’ “la mano”, in gergo pokeristico, di questo climatologo esperto???


Potenzialita’ del FV in Europa (kWh/m2) per pannelli orientati in maniera ottimale (che non e’ necessariamente il caso se sono montati sui tetti delle case, giusto per dire...):
http://www.eborx.com/download/en/data/European-Solar-Irradiation-kWh-m2.pdf


Dalla mappa a colori si vede subito che la Norvegia (in blu) ha una producibilita’ minore di quella della Svezia e della Finlandia. Nel riquadro in basso a destra si vede la produzione media dei 25 paesi EU-25 piu’ 5 peasi candidati all’EU (la mappa e’ del 2006, ma e’ valida ancora oggi). La Norvegia non c’e’, ma Svezia e Finlandia si.


Come e’ logico che sia, Svezia e Finlandia sono IN CODA come produzione da FV...


con poco piu’ di 1000 kWh/m2/anno rispetto ai nostri 1650 kWh/m2/anno.


Ma quanto FV hanno installato in Norvegia? Il dato piu’ recente che ho trovato parla di 49 MWp a fine 2017 (16 mesi fa), con piani per arrivare a 2 GWp nel 2025.


Allora... vediamo quanto producono 50 MWp (arrotondo) di FV in Norvegia?
50E+6*8760*0.1=44 GWh/anno scarsi, dov 0.1 e’ il fattore di capacita’ del FV (in realta’ e’ inferiore, dato che 0.1 e’ il valore per l’UK).


Allora... 44 GWh/anno. Quanta elettricita’ consuma la Norvegia, un paese di soli 5,3 milioni di abitanti su una superficie di 385 mila km2 (Italia, per confronto, 63 milioni e 300 mila km2)?


I dati ufficiali qui:
https://www.ssb.no/en/energi-og-industri/statistikker/elektrisitet/aar


95,8% prodotto da idroelettrico, per un totale nel 2017 di 149 402 GWh (per confronto, consumo Italia nel 2017, 320437 GWh.


Quindi, si vde che i Norvegesi, consumano, pro-capite, molta piu’ corrente elettrica di noi italiani... come e’ normale che sia dato che usano l’elettricita’ per riscaldare le loro case, con temperature invernali ben piu’ basse, in media, delle nostre.


Riassumendo: la Norvegia nel 2017 ha generato 44/149 402=0.0295% della sua elettricita’ col FV... e il nostro climatologo firmatario della lettera aperta agli studenti che dice che ...


“... non è moralmente accettabile che si neghi pubblicamente il dato scientifico, come ci è capitato di leggere in questi giorni.”


Parla di “dato scientifico” LUI????? Che spaccia per fonte d’energia maggiore IN NORVEGIA (!!) il fotovoltaico??????


Notare che anche se dovessero installare i previsti 2 GWp entro il 2025, questi produrrebbero poco piu’ dell’1% del consumo elettrico norvegese nel 2017!... quindi neanche nel futuro prossimo il FV in Norvegia potra’ dare una mano... e’ fisicamente impossibile... ed e’ strano che uno che ha una laurea in fisica teorica possa anche solo pensare una cosa del genere!...


Veramente l’ideologia puo’ portare a travisare le realta’ anche nella mente razionale di uno scienziato??? Io lo trovo sconvolgente e preoccupante... molto!
E i nostri giovani devono credere ciecamente a scienziati come questo... ” la Norvegia sta diventando sostanzialmente indipendente dai fossili dal punto di vista energetico, ed usa il fotovoltaico.” ????
Ma per favore...


La cosa grave, per’altro, e’ che questa PANZANA colossale, questa INVENZIONE assoluta, del fottovoltaico che permette la dismissione dei combustibili fossili in Norvegia, e’ stata ripresa (esagerandola!) da Laura Boldrini durante l’intervista di Fabio Fazio nella puntata di “Che Tempo Che Fa’” del giorno dopo la manifestazione.


La stessa PANZANA e’ stata ripresa anche da (almeno) un blog del Fatto Quotidiano (pardon!... l’Opinione Quotidiana, i “fatti” sono altra cosa...)... dove i soliti pasdaran filo-rinnovabili che hanno partecipato alla discussione hanno inveito contro la Tommasi e appoggiato le affermazioni del climatologo.


Siamo arrivati veramente a situazioni Orwelliane, rendiamocene conto.


La “verita’” (scientifica, in aggiunta) viene decisa da pochi “scienziati” climatologi invitati a destra e a manca a tutte le trasmissioni (come il meteorologo senza collo con farfallina) ... e guai anche solo a pensare di andare a verificare i dati, come ho fatto io... che ci vogliono 3-minuti-3 con google per scoprire che spesso e volentieri sono esagerazioni, e a volte delle invenzioni vere e proprie, come questa del fottovoltaico in Norvegia...


Pena infinita... mi auto-invio al confino all’estero a vita... giuro!



Consenso del 97%

Può sembrare strano, ma finora non ho nominato il famoso "consenso del 97%" degli scienziati sull'AGW. Ovviamente avrei qualcosa da dire sull'argomento, ma preferisco lasciare la parola

ad un lettore di Climatemonitor, noto solo con il nome, Gianluca, i cui commenti su www.climatemonitor.it/?p=43923 condivido completamente e  alle considerazioni di Michael Crichton, nella conferenza Michelin al Caltech (Istituto di Tecnologia della California) il 17 gennaio 2003, disponibile in rete a http://www.drroyspencer.com/2019/01/aliens-cause-global-warming/, di cui riporto un estratto relativo al consenso, invitando gli interessati a leggere il testo completo:
"Let’s be clear: the work of science has nothing whatever to do with consensus. Consensus is the business of politics. Science, on the contrary, requires only one investigator who happens to be right, which means that he or she has results that are verifiable by reference to the real world. In science consensus is irrelevant. What is relevant is reproducible results. The greatest scientists in history are great precisely because they broke with the consensus.
There is no such thing as consensus science. If it’s consensus, it isn’t science. If it’s science, it isn’t consensus. Period.
In addition, let me remind you that the track record of the consensus is nothing to be proud of.
Let’s review a few cases.
In past centuries, the greatest killer of women was fever following childbirth. One woman in six died of this fever. In 1795, Alexander Gordon of Aberdeen suggested that the fevers were infectious processes, and he was able to cure them. The consensus said no. In 1843, Oliver Wendell Holmes claimed puerperal fever was contagious, and presented compelling evidence. The consensus said no. In 1849, Semmelweiss demonstrated that sanitary techniques virtually eliminated puerperal fever in hospitals under his management. The consensus said he was a Jew, ignored him, and dismissed him from his post. There was in fact no agreement on puerperal fever until the start of the twentieth century. Thus the consensus took one hundred and twenty five years to arrive at the right conclusion despite the efforts of the prominent “skeptics” around the world, skeptics who were demeaned and ignored. And despite the constant ongoing deaths of women."
e il testo prosegue con altri esempi, tra cui quello della cura della pellagra e della teoria di Alfred Wegener sulla deriva dei continenti; vengono ricordati Pasteur e la teoria dei germi, la saccarina, la margarina, la memoria repressa, la fibrosi e il cancro al colon, ecc.





Bibliografia
F. Battaglia, U. Crescenti, M.Giaccio, L. Mariani, E. Miccadei, N. Scafetta: Clima, basta catastrofismi. Riflessioni scientifiche su passato e futuro. 21.mo secolo Editore srl, Milano, 2018.
Crockford Susan J.: Testing the hypothesis that routine sea ice coverage of 3-5 mkm2 results in a greater than 30% decline in population size of polar bears (Ursus maritimus), PeerJ Preprints 5 :e2737v3, 2017. https://doi.org/10.7287/peerj.preprints.2737v3
Ian Eisenman, Tapio Schneider, David S. Battisti & Cecilia M. Bitz: Consistent Changes in the Sea Ice Seasonal Cycle in Response to Global Warming , Journal of Climate, 24, 5325-5335, 2011. doi:10.1175/2011JCLI4051.1
de Larminat P.: Earth climate identification vs. anthropic global warming attribution , Annual Review in Control, 42, 114-125, 2016. (open access: testo completo disponibile qui)
Zhengyu Liu, Jiang Zhu, Yair Rosenthal, Xu Zhang, Bette L. Otto-Bliesner, Axel Timmermann, Robin S. Smith, Gerrit Lohmann, Weipeng Zheng and Oliver Elison Timm: The Holocene temperature conundrum, PNAS, Published online August 11, 2014 .
doi:10.1073/pnas.1407229111.
R. S. Nerem, B. D. Beckley, J. T. Fasullo, B. D. Hamlington, D. Masters, and G. T. Mitchum.
Climate-change–driven accelerated sea-level rise detected in the altimeter era. PNAS published ahead of print, February 12, 2018. https://doi.org/10.1073/pnas.1717312115
Benjamin D. Santer, Céline J. W. Bonfls, Qiang Fu, John C. Fyfe, Gabriele C. Hegerl, Carl Mears, Jefrey F. Painter, Stephen Po-Chedley, Frank J. Wentz, Mark D. Zelinka and Cheng-Zhi Zou:
Celebrating the anniversary of three key events in climate change science , Nature Climate Change , 9, 180-182, 2019. doi:10.1038/s41558-019-0424-x.
See also: http://www.drroyspencer.com/2019/02/new-santer-study-97-consensus-is-now-99-99997/
Scafetta, N.: Discussion on climate oscillations: CMIP5 general circulation models versus a semi-empirical harmonic model based on astronomical cycles , Earth-Science Review , 126, 2013d.
Scafetta, N.: The complex planetary synchronization structure of the solar system. , Pattern Recogn. Phys. , 1, 1-19, 2014. doi:10.5194/prp-2-1-2014. Full Text
Nicola Scafetta, Alberto Mirandola, Antonio Bianchini, Sergio Ortolani: Natural climate variability, part 1: Observations versus the modeled predictions , IJHT , 35, Special Issue 1, s9-s17, 2017. doi:10.18280/ijht.35Sp0102.
Tapio Schneider, Colleen M. Kaul and Kyle G. Pressel: Possible climate transitions from breakup of stratocumulus decks under greenhouse warming , Nature Geoscience, 12, 163-167, 2019.
https://doi.org/10.1038/s41561-019-0310-1.
Rick D. Stuart-Smith, Christopher J. Brown, Daniela M. Ceccarelli & Graham J. Edgar: Ecosystem restructuring along the Great Barrier Reef following mass coral bleaching, Nature, 560, 7716, 92-96, 2018. doi:10.1038/s41586-018-0359-9
P.C. Tzedakis, R.N. Drysdale, V. Margari, L.C. Skinner, L. Menviel, R.H. Rhodes, A.S. Taschetto, D.A. Hodell, S J. Crowhurst, J.C. Hellstrom, A.E. Fallick, J.O. Grimalt, J.F. McManus, B. Martrat, Z. Mokeddem, F. Parrenin, E. Regattieri, K. Roe & G. Zanchetta: Enhanced climate instability in the North Atlantic and southern Europe during the Last Interglacial. Nature communication,
Published: 12 October 2018. http://dx.doi.org/10.1038/s41467-018-06683-3


Link a pagine web in rete
https://wattsupwiththat.com/2018/09/26/another-dis-alarming-analysis-of-arctic-sea-ice/ (Arctic ice stationary; Antarctic ice grows)
https://pbs.twimg.com/media/DpKn3L2UcAADyZ3.jpg (large U.S.Hurricane Landfall sequence)
http://ferrari.mit.edu/wp-content/uploads/publications/FerrariFerrari06.pdf (Il mutamento climatico: fatti e miti)
Christy: relazione al congresso USA
Wikipedia, effetto serra
Wiki, composizione atmosfera terra
https://it.wikipedia.org/wiki/Origine_della_vita
http://notrickszone.com/2018/01/01/150-non-global-warming-graphs-from-2017-pummel-claims-of-unusual-modern-warmth/ (Nessun riscaldamento globale)
https://geoethic.com/london-conference-2016/ (New Dawn of Truth);
http://notrickszone.com/2011/03/30/robust-science-more-than-30-contradictory-pairs-of-peer-reviewed-papers/ (affermazioni e loro contrario nella narrativa AGW)
https://wattsupwiththat.com/2018/12/19/hump-day-hilarity-climate-science-in-denial-wishes-the-pause-away/ (La pausa (iato) non è mai accaduta !!!!)
http://sciencespeak.com/MissingSignature.pdf (missing tropical hot-spot in high troposphere). also figures.
https://it.blastingnews.com/ambiente/2018/12/walter-ricciardi-abbiamo-solo-20-anni-per-salvare-il-pianeta-002790397.html (abbiamo solo 20 anni per salvare il pianeta)
https://secolo-trentino.com/ambiente/greenpeace-abbiamo-solo-dodici-anni-per-salvare-il-clima-del-pianeta/ (abbiamo solo 12 anni per salvare il clima).
https://cornwallalliance.org/2016/07/introducing-the-global-warming-speedometer/ (Speedometer)
https://wattsupwiththat.com/2018/12/21/another-look-at-the-fuel-mix/ (uso rinnovabili e fossili)
https://wattsupwiththat.com/2018/12/28/coral-reefs-can-take-the-heat-unlike-experts-crying-wolf/ (i coralli recuperano dallo sbiancamento)
Relazione di Nir Shaviv al Bundestag (24 novembre 2018)
Commento di Nir Shaviv (sulla relazione al Bundestag).
A Guide to Understanding Global Temperature Data (Roy Spencer, 2016).
https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/details.cgi?aid=4249 (Groenlandia: scioglimento della calotta nell'Eemiano).
www.iflscience.com/plants-and-animals/scientists-have-discovered-over-200-new-species-in-2018-and-here-are-some-of-our-favorites/ (nuove specie -piante e animali-scoperte nel 2018)
https://thsresearch.files.wordpress.com/2018/12/ac-rebuttal-snow-012419-.pdf (senza autore, dicembre 2018. V. anche a https://thsresearch.wordpress.com/ una lettera aperta a Pruitt)
http://www.drroyspencer.com/2019/01/aliens-cause-global-warming/ (Conferenza di Michael Chrichton del 17 gennaio 2003)
http://climatechangepredictions.org/categories/last_chance (previsioni sul cambiamento climatico)
https://wattsupwiththat.com/2019/02/08/refutation-of-the-the-belgian-climate-manifesto-by-the-climate-inteligence-foundation/ (Climate Intelligence Foundation rifiuta un manifesto di 3400 scienziati belgi)
 https://iwrconsultancy.co.uk/science/co2maths (calcoli sulla CO2 e i suoi effetti)
https://realclimatescience.com/2019/02/fifty-years-of-failed-apocalyptic-forecasts/apocalittiche)
(Previsioni https://www.wikiberal.org/wiki/Liste_de_scientifiques_sceptiques_sur_le_r%C3%A9chauffement_climatique (lista di scettici aggiornata al, credo, 2017. Viene citato l'accordo di Parigi del 2017)
https://wattsupwiththat.com/2019/03/04/weekly-climate-and-energy-news-roundup-350/ (critica ai lavori di Santer et al., 2019 e di Schneider et al., 2019 e ampia documentazione)
https://tambonthongchai.com/2019/02/22/old-climate-fears-revisited/ (sito di Chaam Jamal: lista di effetti dell'AGW dal 1980, mai avvenuti o verificati)
http://www.climatemonitor.it/?p=50385 (di Massimo Lupicino, commento all'intervista di Patrick Moore, co-fondatore di Greenpeace, 8 marzo 2019)
The Crisis of Europe’s Green Energy Agenda
 http://www.climatemonitor.it/?p=50385 (commento di Gianni su effetto serra. 12.3.2019)
https://wattsupwiththat.com/2019/03/15/an-open-letter-to-climatestrike-participants/ (invito di B. Dingwall agli scioperanti per il clima)
https://wattsupwiththat.com/2019/03/27/the-conversation-extreme-weather-news-may-not-change-climate-change-skeptics-minds/
Il commento di Clyde Spencer, March 27, 2019 at 8:43 pm: A long time ago I made the correlation between how hard a new Hollywood movie was being pushed and the quality of the movie. So, now, when I see a new movie being promoted relentlessly, I automatically assume it is going to be a real stinker. Molto tempo fa ho costruito una correlazione tra quanto pesantemente un nuovo film di Hollywood veniva spinto e la qualità del film. Così adesso, quando vedo un nuovo film che viene promosso senza tregua, assumo automaticamente che sia una schifezza (una porcheria).
 In http://www.climatemonitor.it/?p=50559#comment-440805, un commento di robertok06

_____________________________________

Finito di scrivere: 23 dicembre 2018.  Ultimo aggiornamento: 29 marzo 2019.

Fonte: ClimateMonitor


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.