Trenta pagine davvero illuminanti che completano “Atti di aggressione e controllo”. Un
libro di non facile lettura, ma in grado di parlare al cervello dei
lettori per permettere loro di vedere la realtà sotto un’ottica
differente, per approfondire le tematiche che, di solito, vengono
affrontate dai nostri mezzi di comunicazione soltanto superficialmente e
– perché no - per comprendere cosa realmente si nasconde dietro la
facciata serena e rassicurante della più grande superpotenza mondiale. Un
libro scritto e curato con la passione e l’impegno dello studioso che,
nell’osservare la realtà, si accorge che la “parte malata” che opprime
il nostro mondo diventa, giorno dopo giorno, più grande, e che
l’uomo dovrà trovarvi, al più presto, un rimedio: analizzando
criticamente gli avvenimenti che possono apparire normali e scontati,
capendo cos’è giusto e cos’è sbagliato, e mettendosi in moto per
modificare lo stato delle cose attuale.
Il ruolo dei mezzi di comunicazione nella politica contemporanea ci costringe a chiederci in che tipo di mondo e in che genere di società vogliamo vivere e in particolare cosa intendiamo per società democratica. Comincerò con il contrapporre due diverse concezioni di democrazia. Una definisce democratica la società in cui il popolo ha i mezzi per partecipare in modo significativo alla gestione dei propri interessi e in cui i media sono accessibili e liberi. Una definizione di questo tipo si trova anche sul dizionario.
La concezione alternativa è quella che prevede una società in cui al popolo è proibito gestire i propri interessi e i mezzi di comunicazione sono strettamente e rigidamente controllati. Questa può apparire una forma di democrazia improbabile, ma è importante comprendere che si tratta della concezione prevalente. E lo è da lungo tempo, non solo nella prassi, ma anche nella teoria. Una lunga storia, risalente alle prime rivoluzioni democratiche moderne nell'Inghilterra del XVII secolo, riflette questa ideologia.
Nelle pagine che seguono mi occuperò del periodo contemporaneo, soffermandomi in particolare sullo sviluppo della seconda concezione di democrazia, e su come e perché il problema dei media e della disinformazione si inserisce in questo contesto.
È comune convinzione che il primario compito di autorità, politici,
apparati dello Stato e organi da esso costituiti, sia di venire incontro
alle reali necessità della cittadinanza e pertanto, che il Sistema si
affanni per armonizzare le esigenze della comunità, al fine di farla
stare idealmente bene. La funzione di tale complesso invece, è esattamente opposta.
L'attività dell'intero meccanismo che dirige la società è in pugno a
una casta di potere, che ha come fondamentale scopo quello di SOFFOCARE,
quindi rendere INVIVIBILE l'esistenza alla grande maggioranza degli
esseri umani, e di conseguenza è impegnata ad architettare astuzie, per
rendere inavvertibile il malevolo e pianificato disegno.
È però probabile che molti lettori, siano propensi a giudicare una simile osservazione comeconseguenza di concezioni alterate e pessimistiche, sorte sull'onda di
ideologie complottiste di recente diffusione. Ma davvero una concetto di
questo genere è frutto di visuali distorte, o siamo indotti a crederlo?
E se il "GIOCHINO" fosse invece condotto con tale magistrale abilità,
così che da pochi possa essere avvertibile?
Disse Sir William Pitt (alto politico inglese del 1700): "C'è qualcosa
dietro il trono, più grande del Re stesso". Ma anche Nicolò Machiavelli
volle sensibilizzarci verso il funzionamento delle cose ad alto livello:
"Governare è far credere".
Forse, se fossimo più attenti alle parole dettate dalla saggezza,
potremmo accorgerci che certe "assurdità" sono tutt'altro che assurde.
Giordano Bruno: “Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall'oblio e
finalmente comprenderà chi è veramente, e a chi ha ceduto le redini
della sua esistenza: a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo
tiene schiavo … l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà
conto, sarà libero anche qui in questo mondo”. Una esposizione
tutt'altro che enigmatica direi, soprattutto se letta con mente libera
da preconcetti ma che l'uomo medio sembra non voler cogliere; tergiversa
sul significato profondo di quelle parole, perdendosi infine in
considerazioni irreali. Eppure, ci parlò di OBLIO, di una MENTE che CI
TIENE SCHIAVI … A cosa ci mise di fronte, insomma, se non a un grande
inganno ai danni del genere umano e quindi, a una COSPIRAZIONE?
Lo scopo di questo libro, è in parte dimostrare che quanto da molti
potrebbe essere considerato inverosimile, ha invece profondi fondamenti
di verità; che una cospirazione si estende a tutta la superficie del
globo, e ogni male e ingiustizia della Terra, l'impoverimento delle
masse, le abissali differenze sociali, l'esistenza di mafie e guerre,
l'imperversare di una violenza senza fine, come dell'odio e delle
malattie, sono il frutto di UNA REGIA e dunque, del PROGRAMMA di un
POTERE OCCULTO che si confonde dietro ai poteri visibili. Vuole altresì
provare, che il genere umano è inconsapevolmente educato a osservare il
mondo come conviene a chi lo manovra, e giace, per tale ragione, in un
profondo stato di stordimento. Infine, dimostrare che l'uomo se lo
vuole, da questo stato di cose può uscirne; dimostrare che l'uomo, ha
tutti i mezzi per fare quel passo che potrà renderlo LIBERO.
Ma ancora, qualcuno forse penserà che stia facendo discorsi insensati.
Ebbene, quel pensiero è il primo riflesso di uno stato confusionale
indotto, così profondamente radicato, che troppi uomini non capiscono la
reale situazione, nemmeno quando personaggi autorevoli gliela
strofinano sul naso.
Preferiscono la totale cecità;
preferiscono sguazzare in un delirio collettivo indotto e in
quell'assurda NORMALITÀ che ne deriva. Reagiscono di conseguenza, come
ci raccontò Winston Churchill: "Per puro caso l'uomo inciamperà nella
verità ma il più delle volte s'alzerà e continuerà per la sua strada".
La frase ci informa che l'uomo medio rifiuta d'essere risvegliato, e ha
pure inibito l'attitudine a tirare i fili di causa ed effetto.
Conclusione spicciola? Ma pure Bertrand Russell ci avvisò di ciò che
caratterizza le masse: “Il fatto che un'opinione sia ampiamente
condivisa, non è per nulla una prova che non sia completamente assurda.
Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più
probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata”. Russell
citò la stupidità come causa di opinioni errate; si presti attenzione a
quell'osservazione, perché quella "specialità", che a ognuno sembra
"dote" di altri, ci rappresenta praticamente tutti e in modo vistoso,
tant'è che su questa nostra inclinazione spese parole degne di nota
anche Albert Einstein: “Conosco due cose infinite: l’universo e la
stupidità umana, ma della prima non sono certo”.
Eh già, è grazie a quel difettuccio così vivacemente espresso, che la
maggioranza delle persone ha accettato le più becere assurdità
credendole "verità e ragione". L'uomo medio difatti, vive percependo la
REALTÀ CAPOVOLTA, al punto da credere amica quella struttura di Potere
che esiste grazie ai suoi mali, e infliggendoglieli; al punto da
incedere come raccontato da Morpheus nel film The Matrix: "[…]
tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal
Sistema, che combatteranno per difenderlo". Proprio così: l'uomo medio,
incastrato nella Matrice della Mente Fallace e Menzognera, crede con
tanto fervore alle favole che a metterlo in guardia, ben che vada ti
ride in faccia, o persino s'inferocisce.
Rifiuta il risveglio dal letargo e se inciampa nella verità, anziché
iniziare a ragionare, s'aggiusta la benda sugli occhi che il Sistema gli
ha fatto credere necessaria, per essere CITTADINO INTEGRATO E DEGNO DI
STIMA. Riferendosi a tanta "ordinaria irragionevolezza" i matti, quelli
che una volta stavano rinchiusi, dicevano che la scritta “manicomio”
fosse posta all'esterno, per sottolineare dove realmente è manifestata
la vera grande infermità mentale. Osservatori acuti i pazzi; avevano
perfettamente ragione: quel Meccanismo occulto che silenziosamente ci
incatena e tutto governa, ha pure tappezzato la nostra vita con miriadi
di messaggi di schiavitù che nemmeno cogliamo come tali e nemmeno
vediamo.
Purtroppo, solo chi ha gettato lo sguardo oltre alle apparenze, può
rendersi conto della portata dell'inganno; comprendere che se le masse
non avranno un moto di risveglio, saranno destinate ad assaporarsi tutte
le più sottili sensazioni offerte da un MATTATOIO CHE ESSE STESSE,
CONFORMANDOSI AL SISTEMA, CONTRIBUISCONO A COSTRUIRE E ATTREZZARE. Che
infine, il risultato di tanta stoltezza, cecità, sprezzanti azioni e
soprattutto inazioni, sarà la ricaduta di un salatissimo conto sulle
teste dei propri figli.
Ho inizialmente osservato con sconforto questo scenario, del quale è
primaria protagonista la moltitudine di gente addormentata, per
incosciente scelta o perché morta nell'anima. Se però è vero che il
mondo è solcato in maggioranza da queste persone, lo è altrettanto che
esistano esseri umani sensibili, ai quali risulta intollerabile il velo
della Maya. Se dunque quanto segue vorrei fosse per tutti,
indistintamente, inevitabilmente si rivolge a quelle anime ancora VIVE
DENTRO, che ancora hanno cuore, orecchie per ascoltare e mente per
capire.
Il viaggio nel quale condurrò chi vorrà concedermi il tempo di seguirmi,
se da un lato rivelerà un mondo più simile a un inferno dantesco, per
contro costituisce quella porta che ritengo necessario oltrepassare, per
compiere un CONCRETO RISVEGLIO INTERIORE. Necessario, perché nessun
male è guaribile finché rimane sconosciuto; e conoscerlo, oltre a
mettere nelle condizioni di praticare le cure adatte, serve anche per
evitare di aggravarlo con rimedi improvvisati e ancor più dannosi del
male stesso. Come disse Gesù Cristo (Giovanni 8, 32): "… LA VERITÀ VI
RENDERÀ LIBERI".
Mi auguro con questo mio umile sforzo, di poter contribuire a
riavvicinare i lettori volenterosi, a quella natura SENZA LIMITI
annunciata da Giordano Bruno. Quella natura che in una proiezione
tutt'altro che illusoria e lontana, potrà mettere ogni essere umano
sensibile, nella condizione di trasformare la propria esistenza in una
LUMINOSA E GIOIOSA ESPERIENZA.
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anni dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi, l’Italia.
A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
E’ la drammatica ricostruzione di Nino Galloni, già docente universitario, manager pubblico e alto dirigente di Stato. All’epoca, nel fatidico 1989, Galloni era consulente del governo su invito dell’eterno Giulio Andreotti, il primo statista europeo che ebbe la prontezza di affermare di temere la riunificazione tedesca. Non era “provincialismo storico”: Andreotti era al corrente del piano contro l’Italia e tentò di opporvisi, finche potè. Poi a Roma arrivò una telefonata del cancelliere Helmut Kohl, che si lamentò col ministro Guido Carli: qualcuno “remava contro” al piano franco-tedesco. Galloni si era appena scontrato con Mario Monti alla Bocconi e il suo gruppo aveva ricevuto pressioni da Bankitalia, dalla Fondazione Agnelli (facenti anche loro parte del gruppo Bilderberg) e da Confindustria. La telefonata di Kohl fu decisiva per indurre il governo a metterlo fuori gioco. «Ottenni dal ministro la verità», racconta l’ex super-consulente, ridottosi a comunicare con l’aiuto di pezzi di carta perché il ministro «temeva ci fossero dei microfoni». Sul “pizzino”, scrisse la domanda decisiva: “Ci sono state pressioni anche dalla Germania sul ministro Carli perché io smetta di fare quello che stiamo facendo?”. Eccome: «Lui mi fece di sì con la testa».
Questa, riassume Galloni, è l’origine della “inspiegabile” tragedia nazionale nella quale stiamo sprofondando. I super-poteri egemonici, prima atlantici e poi europei, hanno sempre temuto l’Italia. Lo dimostrano due episodi chiave. Il primo è l’omicidio di Enrico Mattei, stratega del boom industriale italiano grazie alla leva energetica propiziata dalla sua politica filo-araba, in competizione con le “Sette Sorelle”. E il secondo è l’eliminazione di Aldo Moro, l’uomo del compromesso storico col Pci di Berlinguer assassinato dalle “seconde Br”: non più l’organizzazione eversiva fondata da Renato Curcio ma le Br di Mario Moretti, «fortemente collegate con i servizi, con deviazioni dei servizi, con i servizi americani e israeliani». Il leader della Dc era nel mirino di killer molto più potenti dei neo-brigatisti: «Kissinger gliel’aveva giurata, aveva minacciato Moro di morte poco tempo prima» (Kissinger è anche l’assassino di Salvador Allende).
Tragico preambolo, la strana uccisione di Pier Paolo Pasolini, che nel romanzo “Petrolio” aveva denunciato i mandanti dell’omicidio Mattei, a lungo presentato come incidente aereo. Recenti inchieste collegano alla morte del fondatore dell’Eni quella del giornalista siciliano Mauro De Mauro. Probabilmente, De Mauro aveva scoperto una pista “francese”: agenti dell’ex Oas inquadrati dalla Cia nell’organizzazione terroristica “Stay Behind” (in Italia, “Gladio”) avrebbero sabotato l’aereo di Mattei con l’aiuto di manovalanza mafiosa. Poi, su tutto, a congelare la democrazia italiana avrebbe provveduto la strategia della tensione, quella delle stragi nelle piazze.
Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d’Europa. Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese è in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico. Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipita: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esploderà fino a superare il Pil. Non è un “problema”, ma esattamente l’obiettivo voluto: mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione. Degli investimenti pubblici da colpire, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».
Al piano anti-italiano partecipa anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smette di investire nella produzione e preferisce comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquista più, i tassi sono saliti e la finanza pubblica si trasforma in un ghiottissimo business privato. L’industria passa in secondo piano e – da lì in poi – dovrà costare il meno possibile. «In quegli anni la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione» (il piano lo stà ultimando Renzi con il suo Job Acts). Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo e quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione».
Alla caduta del Muro, il potenziale italiano è già duramente compromesso dal sabotaggio della finanza pubblica, ma non tutto è perduto: il nostro paese – “promosso” nel club del G7 – era ancora in una posizione di dominio nel panorama manifatturiero internazionale. Eravamo ancora «qualcosa di grosso dal punto di vista industriale e manifatturiero», ricorda Galloni: «Bastavano alcuni interventi, bisognava riprendere degli investimenti pubblici». E invece, si corre nella direzione opposta: con le grandi privatizzazioni strategiche, negli anni ’90 «quasi scompare la nostra industria a partecipazione statale», il “motore” di sviluppo tanto temuto da tedeschi e francesi. Deindustrializzazione: «Significa che non si fanno più politiche industriali». Galloni cita Pierluigi Bersani: quando era ministro dell’industria «teorizzò che le strategie industriali non servivano». Si avvicinava la fine dell’Iri, gestita da Prodi in collaborazione col solito Andreatta e Giuliano Amato. Lo smembramento di un colosso mondiale: Finsider-Ilva, Finmeccanica, Fincantieri, Italstat, Stet e Telecom, Alfa Romeo, Alitalia, Sme (alimentare), nonché la Banca Commerciale Italiana, il Banco di Roma, il Credito Italiano.
Le banche, altro passaggio decisivo: con la fine del “Glass-Steagall Act” nasce la “banca universale”, cioè si consente alle banche di occuparsi di meno del credito all’economia reale, e le si autorizza a concentrarsi sulle attività finanziarie speculative. Denaro ricavato da denaro, con scommesse a rischio sulla perdita. E’ il preludio al disastro planetario di oggi. In confronto, dice Galloni, i debiti pubblici sono bruscolini: nel caso delle perdite delle banche stiamo parlando di tre-quattromila trilioni. Un trilione sono mille miliardi: «Grandezze stratosferiche», pari a 6 volte il Pil mondiale. «Sono cose spaventose». La frana è cominciata nel 2001, con il crollo della new-economy digitale e la fuga della finanza che l’aveva sostenuta, puntando sul boom dell’e-commerce. Per sostenere gli investitori, le banche allora si tuffano nel mercato-truffa dei derivati: raccolgono denaro per garantire i rendimenti, ma senza copertura per gli ultimi sottoscrittori della “catena di Sant’Antonio”, tenuti buoni con la storiella della “fiducia” nell’imminente “ripresa”, sempre data per certa, ogni tre mesi, da «centri studi, economisti, osservatori, studiosi e ricercatori, tutti sui loro libri paga».
Quindi, aggiunge Galloni, siamo andati avanti per anni con queste operazioni di derivazione e con l’emissione di altri titoli tossici. Finché nel 2007 si è scoperto che il sistema bancario era saltato: nessuna banca prestava liquidità all’altra, sapendo che l’altra faceva le stesse cose, cioè speculazioni in perdita. Per la prima volta, spiega Galloni, la massa dei valori persi dalle banche sui mercati finanziari superava la somma che l’economia reale – famiglie e imprese, più la stessa mafia – riusciva ad immettere nel sistema bancario. «Di qui la crisi di liquidità, che deriva da questo: le perdite superavano i depositi e i conti correnti». Come sappiamo, la falla è stata provvisoriamente tamponata dalla Fed, che dal 2008 al 2011 ha trasferito nelle banche – americane ed europee – qualcosa come 17.000 miliardi di dollari, cioè «più del Pil americano e più di tutto il debito pubblico americano».
Va nella stessa direzione – liquidità per le sole banche, non per gli Stati – il “quantitative easing” della Bce di Draghi, che ovviamente non risolve la crisi economica perché «chi è ai vertici delle banche, e lo abbiamo visto anche al Monte dei Paschi, guadagna sulle perdite». Il profitto non deriva dalle performance economiche, come sarebbe logico, ma dal numero delle operazioni finanziarie speculative: «Questa gente si porta a casa tra i 50 e i 60 milioni di dollari e di euro, scompare nei paradisi fiscali e poi le banche possono andare a ramengo». Non falliscono solo perché poi le banche centrali, controllate dalle stesse banche-canaglia, le riforniscono di nuova liquidità. A monte: a soffrire è l’intero sistema-Italia, da quando – nel lontano 1981 – la finanzia pubblica è stata “disabilitata” col divorzio tra Tesoro e Bankitalia. Un percorso suicida, completato in modo disastroso dalla tragedia finale dell’ingresso nell’Eurozona, che toglie allo Stato la moneta ma anche il potere sovrano della spesa pubblica, attraverso dispositivi come il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio.
Per l’Europa “lacrime e sangue”, il risanamento dei conti pubblici viene prima dello sviluppo. «Questa strada si sa che è impossibile, perché tu non puoi fare il pareggio di bilancio o perseguire obiettivi ancora più ambiziosi se non c’è la ripresa». E in piena recessione, ridurre la spesa pubblica significa solo arrivare alla depressione irreversibile. Vie d’uscita? Archiviare subito gli specialisti del disastro – da Angela Merkel a Mario Monti – ribaltando la politica europea: bisogna tornare alla sovranità monetaria, dice Galloni, e cancellare il debito pubblico come problema. Basta puntare sulla ricchezza nazionale, che vale 10 volte il PIL. Non è vero che non riusciremmo a ripagarlo, il debito. Il problema è che il debito, semplicemente, non va ripagato: «L’importante è ridurre i tassi di interesse», che devono essere «più bassi dei tassi di crescita». A quel punto, il debito non è più un problema: «Questo è il modo sano di affrontare il tema del debito pubblico». A meno che, ovviamente, non si proceda come in Grecia, dove «per 300 miseri miliardi di euro» se ne sono persi 3.000 nelle Borse europee, gettando sul lastrico il popolo greco.
Domanda: «Questa gente si rende conto che agisce non solo contro la Grecia ma anche contro gli altri popoli e paesi europei? Chi comanda effettivamente in questa Europa se ne rende conto?». Oppure, conclude Galloni, vogliono davvero «raggiungere una sorta di asservimento dei popoli, di perdita ulteriore di sovranità degli Stati» per obiettivi inconfessabili, come avvenuto in Italia: privatizzazioni a prezzi stracciati, depredazione del patrimonio nazionale, conquista di guadagni senza lavoro. Un piano criminale: il grande complotto dell’élite mondiale. «Bilderberg, Britannia, il Gruppo dei 30, dei 10, gli “Illuminati di Baviera”: sono tutte cose vere», ammette l’ex consulente di Andreotti. «Gente che si riunisce, come certi club massonici, e decide delle cose». Ma il problema vero è che «non trovano resistenza da parte degli Stati». L’obiettivo è sempre lo stesso: «Togliere di mezzo gli Stati nazionali allo scopo di poter aumentare il potere di tutto ciò che è sovranazionale, multinazionale e internazionale». Gli Stati sono stati indeboliti e poi addirittura infiltrati, con la penetrazione nei governi da parte dei super-lobbysti, dal Bilderberg agli “Illuminati”. «Negli Usa c’era la “Confraternita dei Teschi”, di cui facevano parte i Bush, padre e figlio, che sono diventati presidenti degli Stati Uniti: è chiaro che, dopo, questa gente risponde a questi gruppi che li hanno agevolati nella loro ascesa».
Non abbiamo amici. L’America avrebbe inutilmente cercato nell’Italia una sponda forte dopo la caduta del Muro, prima di dare via libera (con Clinton) allo strapotere di Wall Street. Dall’omicidio di Kennedy, secondo Galloni, gli Usa «sono sempre più risultati preda dei britannici», che hanno interesse «ad aumentare i conflitti, il disordine», mentre la componente “ambientalista”, più vicina alla Corona, punta «a una riduzione drastica della popolazione del pianeta» e quindi ostacola lo sviluppo, di cui l’Italia è stata una straordinaria protagonista. L’odiata Germania? Non diventerà mai leader, aggiunge Galloni, se non accetterà di importare più di quanto esporta. Unico futuro possibile: la Cina, ora che Pechino ha ribaltato il suo orizzonte, preferendo il mercato interno a quello dell’export. L’Italia potrebbe cedere ai cinesi interi settori della propria manifattura, puntando ad affermare il made in Italy d’eccellenza in quel mercato, 60 volte più grande. Armi strategiche potenziali: il settore della green economy e quello della trasformazione dei rifiuti, grazie a brevetti di peso mondiale come quelli detenuti da Ansaldo e Italgas.
Una esaustiva raccolta di aforismi, frasi, citazioni sul potere
finanziario mondiale e sui guasti della plutocrazia : un viaggio
attraverso i secoli, con la voce dei protagonisti della storia, della
cultura, della religione, della politica e della economia. Una certosina
ricerca opera di Anonimo Pontino, studioso di dinamiche finanziarie,
che rivela il volto tirannico della utopia del Nuovo Ordine Mondiale e
della onnipotenza del potere economico nella società umana. Un testo che
fa riflettere.
Come l’Eurozona distrugge l’Italia,
le famiglie e le aziende - Paolo Barnard
Il titolo della serata era “Un manicomio criminale a piede libero. Come
l’Eurozona distrugge l’Italia, le famiglie, e le aziende, e per il
profitto di chi”. L’idea era di trasmettere al pubblico il grado di
pazzia predatrice di cui è pregno il progetto dell’euro. Un titolo
forte, sicuramente per alcuni sopra le righe. Posso immaginare un Sergio
Romano scuotere il capo con austera disapprovazione e liquidarmi in
meno di un secondo come un esagitato del web. Ora ve lo dico: no, sono
stato troppo pacato, leggete qui sotto.
Ciò che sta accadendo in
Europa è oltre la psicopatologia finanziaria, molto oltre. Siamo
arrivati a uno stato di grottesca follia allucinatoria. Il Re non è
nudo, è morto e decomposto, pullula di vermi, perde liquami per strada,
ma la folla grida: Vita al Re!
E’ quello che ho sentito dentro di
me, quando ho letto le parole di Craig Beaumont, il capo della missione
del Fondo Monetario Internazionale in Irlanda. Il FMI ha detto a
Dublino che non ce la farà a tornare alla vita, che se l’Eurozona non
farà qualcosa di drastico, l’Irlanda è condannata al default. Ok, fermi.
Stop. STOP!!
L’Irlanda chi? Quella che ha accettato il
salvataggio dell'UE e del FMI, che ha applicato le Austerità da
flagellazione a sangue e che le ha applicate con il 10 e lode del FMI
stesso. Quella che adesso, dopo essersi scarnificata di sacrifici
sociali orrendi, ha tutti i parametri deficit-debito-inflazione
esattamente, ESATTAMENTE, come voleva la UE e il FMI, i parametri
virtuosi che secondo la UE e il FMI sono la via del risanamento, del
RISANAMENTO. Quella che ha impegnato le pensioni pubbliche per garantire
il salvataggio delle banche, come dettato dalla UE e dal FMI. Quella
che oggi Beaumont ha definito “un nostro studente modello”. Quella
Irlanda lì, sì, è lei. Bene, ora le dicono che sorry my dear Ireland,
muori lo stesso. No, ma peggio, peggio…
…le hanno detto oggi che
la sua unica salvezza dipende, ascoltate bene, “dall’eventuale ritorno
di fiducia degli investitori nell’intero progetto dell’Eurozona”. Ma
come? COMEEEE????? Dopo aver predicato con perentoria e sprezzante
certezza che è il rigore dei conti pubblici la via della salvezza per le
cicale dell’Eurozona; dopo averci, averli, fatti sentire dei balordi
MAIALI-PIIGS; dopo averci inflitto i volti ributtanti dei probi Draghi,
Lagarde, Monti, Von Rompuy, e dei loro buffoni di corte alla Giavazzi,
Giannino e Bini Smaghi; dopo averci costretti a respirare il fiato
fetido del rigore dei conti e dei necessari sacrifici che sono torture
sociali in queste ore per milioni di irlandesi e italiani e greci e
spagnoli e portoghesi… dopo tutto questo il FMI gli va a dire che no,
era tutto sbagliato. Se gli investitori non si convinceranno che l’euro è
un affare, in effetti, dice Beaumont, siamo punto e da capo. Le
Austerità sono una pagliacciata di nessuna utilità, un nulla di fatto,
l’Irlanda è al collasso come prima, peggio di prima, i tassi sui suoi
titoli sono più alti oggi di quando si arrese al FMI e alla UE due anni
fa. Firmato Fondo Monetario Internazionale.
Ma per noi è chiaro,
chiarissimo: gli investitori non si convinceranno mai che l’euro è un
affare, perché lo capiscono, lo conoscono, sanno chi l’ha creato e
perché. Non se ne esce. Offriamo una preghiera per l’Irlanda che non ha
scampo. Mi si stringe lo stomaco dalla furia. In coda ci siamo noi.
La
Modern Money Theory (M.M.T.) è fra le più autorevoli scuole di economia
del mondo, eredità di giganti del calibro di Keynes, Lerner, Kalecki,
Godley, e propone la strada per fermare il disastro dell'Eurozona e per
ricostruire il nostro Paese.
Nella Rivoluzione francese milioni di persone sacrificarono la loro vita
in nome della libertà. Si erano illuse che il nemico fosse il Padrone,
e che uccidendolo avrebbero assunto il controllo delle loro esistenze.
Che fregatura! Al giorno d'oggi il francese è sottomesso più che mai
alle leggi dei Padroni.
La Francia neanche esiste più sotto forma di paese sovrano,
essendo diventata parte dell'Unione europea. Sorprendentemente, la
Francia è ancora considerata un paese libero e democratico. Che
stranezza.
In merito alla libertà circolano costantemente due falsità. In primo luogo, si
dice che la mia libertà debba fermarsi laddove inizi la libertà del mio
prossimo. Tutto ciò è falso, dal momento che quando il mio prossimo
decide di prendersi una libertà più grande della mia, non resta più
spazio per la mia libertà. In secondo luogo, si presume che essere
liberi significhi fare ciò che si vuole. Anche questo è falso, perché
chi 'vuole' è il corpo emotivo del desiderio governato dall'ego. In entrambi i casi stiamo parlando di falsa libertà.
Muammar Gheddafi e Bahshar Al-Assad ci avevano avvertito!
E merdanyahu che profetizzo che il terrorismo
arriverà in Francia se non sarete solidali con israele, ancor prima
degli attacchi al Bataclan?? Ne vogliamo parlare?
Il
capo dei servizi segreti francesi dichiara: la Francia è sull’orlo di
una guerra civile potenzialmente pericolosissima ed “eruttiva” per tutta
l’Europa.
Quale miglior occasione per organizzare un attentato???
I criminali sionisti, che guarda caso non hanno mai subito alcunché
dall’ISIS, hanno avuto il coraggio di dire che l’Iran è il nemico e non
l’ISIS. E che preferirebbe vedere l’ISIS governare la Siria. Cosa dicono
i governanti europei e mondiali oggi dopo tutti questi attentati?
Il
primo ministro francese Manuel Valls, aveva dichiarato l’estensione
dello stato di emergenza, che dopo una prima proroga a febbraio doveva
terminare il 26 maggio, “consentirà una migliore risposta contro la
minaccia terroristica” durante tutto il periodo di Euro 2016.
La
Francia, attualmente, è in uno stato di protesta sociale. Il copione è
sempre lo stesso, ovvero un classico del sistema di dominio per
legittimare lo stato di guerra e distrarre le masse, alimentando l’odio
contro lo straniero.Per sedare
la rivolta popolare niente di meglio che fomentare il caos e la paura
nella popolazione: allora torna utile un attentato fabbricato dai
servizi di sicurezza transalpini, utile a restringere ulteriormente le
libertà civili, in un grande Paese capace di ribellarsi al potere, e che
a differenza dell’Italia, almeno una rivoluzione l’ha
compiuta.Attenzione: il peggio è in arrivo anche nel belpaese.
Arriviamo a ieri sera. Nizza Promenade des Alglais.
Mentre
l’attentato era ancora in corso, qualcuno girava tranquillamente in
mezzo ai feriti e ai cadaveri. Inoltre, tra tutta quella gente
sparpagliata quasi ordinatamente, non si vedono manco i soccorritori… E
chi ha girato il video non si è minimamente degnato di dare soccorso
Anche in questo attentato ci sono tanti aspetti che non quadrano.
Per
il quale motivo la strada era aperta al traffico il 14 luglio, serata
di festa nazionale che si concludeva con i fuochi d’artificio ? La
Promenade des Anglais è stata sempre chiusa in queste occasioni!!
Com’è possibile che il parabrezza del tir è crivellato di colpi esclusa la zona del conducente?
Per
quale motivo non c’è alcuna traccia di sangue sull’anteriore del tir?
Eppure ha abbattuto come birilli decine e decine di persone!
La polizia era appostata molto vicino…
Com’è
possibile che ci sono corpi all’interno della pista ciclo-pedonale che è
molto larga e distante dalla carreggiata degli autoveicoli?
Ecco il punto esatto preso da google. Com’è possibile che quei corpi si trovavano così distanti dalla strada?
Anche in questo caso, il terrorista aveva con sé non solo i documenti, ma anche il bancomat e il cellulare.
Nel seguente video si vede il momento dell’uccisione del terrorista.
Nel
video, colpisce il passaggio di un personaggio con il cappello in testa
durante il conflitto a fuoco. Quando si sentono spari la prima cosa che
si fa è scappare, nascondersi, buttarsi a terra. Sicuramente non si sta
in traiettoria….
Questo personaggio si vede pure nel seguente video al minuto 1:13
Di seguito immagini di come sia strutturata la PROMENADE DES ANGLAIS
Per precisione descriviamo la Promenade Des Anglais.
Ci
sono ben 3 carreggiate. Due per i veicoli a motore ed una
ciclo-pedonale molto molto ampia. Quest’ultima è la più vicina al mare.
Poi seguendo verso lato edifici/monte abbiamo una carreggiata per
veicoli a motore molto larga e a senso unico in direzione Nizza Centro. E
la terza, sempre per veicoli a motore, la più vicina agli edifici,
anch’essa molto larga a senso unico in direzione opposta al centro,
ossia verso l’aeroporto. Come si vede dalle immagini le carreggiate per i
veicoli a motore sono separate da un largo marciapiede destinato al
verde, dove sono piantate palme di oltre 10 metri di altezza e altra
vegetazioni. Mentre la pista ciclo-pedonale è separata da scalini, pali
della luce, semafori, panettoni per terra, piante ecc…
Adesso si fanno dichiarazioni contro l’ISIS. Come il ministro Alfano.
Cari ministri, governanti e politici tutti, chi ha
finanziato e armato l’ISIS? E’ risaputo che Stati Uniti, Francia,
Italia, Germania, Israele, Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Israele chi
direttamente, chi indirettamente, hanno finanziato e continuano a
finanziare e armare i terroristi dell’ISIS.
Quindi di cosa stiamo parlando? L’attentato
sicuramente è stato organizzato dai servizi di intelligence come da
prassi oramai consolidata. I vertici delle istituzioni odiano il popolo e
cercano in tutti i modi di togliergli libertà e diritti. Negli ultimi
anni abbiamo visto come sia diventata sempre più pressante la strategia
della tensione. Tutti che prevedono attentati e guada caso avvengono
sistematicamente. Fintanto che i popoli non si svegliano da questo
incubo l’inferno sarà la nostra casa. Il loro obiettivo è il caos e non
possiamo certo dire che i loro piani non si stiano realizzando. Siamo
invasi di immigrati con l’obiettivo, già ripetuto più e più volte, di
destabilizzare l’Europa che presto diventerà una polveriera. Tutti
contro tutti. Il buonismo e la solidarietà non c’entra una mazza con
tutto ciò. guardate l’Europa degli ultimi tempi come ha cambiato faccia,
com’è insicura. Guardate le città europee come sono peggiorate. E i
nostri politici non solo continuano a fare dichiarazioni a favore degli
immigrati.
Decretare lo stato di assedio, sospendere i diritti
civili e le libertà non può certamente sconfiggere il terrorismo come
abbiamo ben visto. In Francia a breve dovevano togliere lo stato di
emergenza, ed invece, con quest’altra azione l’hanno prontamente
rinnovato.
Hollande ha dichiarato che siamo in guerra. Quindi andrà a bombardare la Tunisia come da prassi occidentale/nato/americana?????
Un amico su facebook:
“Passano gli anni,Cambiano gli attori (in questo
caso i terroristi)….quello che non cambia è la regia occulta (usurai
massoni)e la strategia (sacrificare vittime innocenti)”
Sveglia gente riprendiamo il mondo nelle nostre mani!!
Iside, in lingua egizia Aset, è anche chiamata, Is, Isis, Iset. Il
caso vuole che i nomi usati dai terroristi islamici IS, ISIS, finanziati
e armati fino a pochi mesi fa da un illuminato, siano uguali ai nomi
della dea dell’antico Egitto. Iside era la dea della maternità, della
magia e della fertilità. Non solo ma ISIS è anche il nome di Diana. –
Divinità femminile italica. Diana era venerata dalle donne come dea dei
parti e della fecondità, parificata in
ciò a un’altra dea molto onorata dai Romani, Giunone Lucina, così detta
sia perché dea della luce, sia perché preposta a dare la luce ai nuovi
nati, quindi Diana, veniva chiamata anche Diana Lucifera. La statua
della libertà rappresenta Semiramide, ISIS, Astarte, Astaroth, Diana
Lucifera, tanti nomi diversi…lo stesso culto.
E’ importante ricordare che Parigi é una citta fortemente massonica,
dove viveva il culto alla dèa pagana ISIS, PARIS – PAR ISIS : si giurava
infatti PER ISIDE: PAR ISIS. ISIS era il nome della Magna Mater
Lucifera, la “Grande Madre” velata. L’iscrizione sulla presunta tomba di
ISIS dice: “IO SONO tutto ciò che è, che è stato e che sarà, e nessun
mortale m’ha ancora TOLTO IL VELO, che mi copre“.
Frédéric-Auguste Bartholdi, conosciuto anche con lo pseudonimo Amilcar
Hasenfratz (Colmar, 2 agosto 1834 – Parigi, 4 ottobre 1904) sculture
francese autore della statua della libertà fu iniziato alla massoneria
nel 1875, presso la loggia parigina “Alsace-Lorraine” e divenne maestro
massone nel 1880. Ricordo a tutti che l’angelo della luce, ossia
Lucifero è Satana. I terroristi islamici che si stanno macchiando di
delitti atroci, decapitazioni, stragi di massa, quindi portano un nome
che li lega sia agli illuminati che a Satana, una coincidenza? In ogni
caso vi propongo la visione del video: “Katy Perry e gli illuminati – Dark Horse“, un analisi al dettaglio del video di Katy Perry nei panni
della Dea Iside.