venerdì 10 febbraio 2017

Chemical Weapons Convention






“..quando ai soldati di Ypres si
parò dinanzi, per la prima volta, la gialla nube
mortale di cloro e fosgene, si apre un capitolo nuovo
nella storia della guerra...”
Conferenza tenuta nella R. Università di Genova a cura del Comando
della Corte Universitaria S. Giorgio il 3 febbraio 1932
dal Dr. Alberto Soldi e pubblicata in La Chimica nell’industria
nell’agricoltura nella biologia,
Anno VIII, n.3 (1932), pag. 114.




Il 2 Marzo 2003 il giornale “The Independent” (Londra, in appendice), con l’articolo dal titolo “US prepares to use toxic gases in Iraq” a firma di Geoffrey Lean e Severin Carrell 1 , ha riportato all’attenzione pubblica che il U.S. Departemente of Defence non esclude l’utilizzo di agenti per il controllo dell’ordine pubblico (Riot Control Agents) nella guerra contro il regime del dittatore Saddam Hussein 2 .
Il giornale ha denunciato, inoltre, che presso l’U.S. Special Forces si studia la possibilità di usare armi incapacitanti. Quest’ultima operazione è chiaramente in violazione del protocollo della Chemical Weapons Convention (CWC) o “Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione”.
Questo fondato allarme ha dato origine ad una ricca discussione in tutte le istituzioni internazionali (alcuni articoli in appendice) coinvolgente la comunità scientifica, civile e politica.
La CWC del 13 gennaio 1993, entrata in vigore il 29 aprile 1997, ha unito 174 paesi (vedere elenco, in appendice), determinati ad agire, da come si legge nel preambolo, al fine di:

“raggiungere un effettivo progresso verso il disarmo generale e completo sotto uno stretto ed effettivo controllo internazionale, inclusa la proibizione e l’eliminazione di tutti i tipi di armi di distruzione di massa; 
desiderando contribuire alla realizzazione degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite; ribadendo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ripetutamente condannato tutte le azioni contrarie ai principi ed obiettivi del Protocollo per la proibizione dell’uso in guerra di gas asfissianti velenosi o di altri gas e dei metodi batteriologici di guerra, firmato a Ginevra il 17 giugno 19253 (Protocollo di Ginevra del 1925); 
riconoscendo che la presente Convenzione ribadisce i principi e gli obiettivi assunti in base al Protocollo di Ginevra del 1925, nonché alla Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione ed immagazzinaggio delle armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e loro distruzione, firmata a Londra, Mosca e Washington il 10 aprile 19724, nonché gli obblighi contratti in virtù di tali strumenti; tenendo presente l’obiettivo contenuto nell’articolo IX della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione ed immagazzinaggio di armi batteriologiche/biologiche e tossiche e loro distruzione; determinati, per il bene di tutta l’umanità, ad escludere completamente la possibilità dell’uso di armi chimiche attraverso l’attuazione delle disposizioni della presente Convenzione, integrando in tal modo gli obblighi assunti in base al Protocollo di Ginevra del 1925; riconoscendo la proibizione, incorporata negli accordi pertinenti e nei principi rilevanti del diritto internazionale dell’uso degli erbicidi come metodo di guerra; considerando che i risultati conseguiti nel campo della chimica dovranno essere usati esclusivamente a beneficio dell’umanità;
desiderando promuovere il libero scambio dei composti chimici nonché la cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni scientifiche e tecniche nel campo delle attività chimiche per scopi non proibiti dalla presente Convenzione, al fine di potenziare lo sviluppo economico e tecnologico di tutti gli altri Stati Parti; convinti che la completa ed effettiva proibizione dello sviluppo, produzione, acquisizione, immagazzinaggio, detenzione, trasferimento ed uso di armi chimiche e loro distruzione, rappresenta un passo necessario verso il conseguimento di tali obiettivi comuni”
 Già dal primo articolo della Convenzione (Art.1 della CWC, in appendice) vengono definiti gli obblighi generali riguardo di Riot Control Agents specificando che (quinto capoverso):
“ciascuno Stato Parte s’impegna a non usare agenti chimici di ordine pubblico quale metodo di guerra”.
Quindi i Riot Control Agents, come richiamato dalla presente Convenzione, sono consentiti per azioni di law enforcement ma non in guerra contro eserciti nemici.
Il divieto di usare gli agenti chimici per il controllo dell’ordine pubblico “quale metodo di guerra” ha lo scopo di creare un deterrente al rischio dell’escalation di una guerra chimica su grande scala. Vale quindi quello che fu detto già alla Conferenza di Ginevra del 1925: se non è possibile abolire tecnicamente la possibilità di guerra chimica, bisogna abolire l’idea di guerra chimica, occorre che l’uomo, e soprattutto chi ha la responsabilità del comando, si persuada che non ha mai senso ricorrere alle armi chimiche e batteriologiche.
Sarebbe il suicidio morale, altre che fisico dell’umanità.

Mentre tali armi spesso sono definite non-lethal in realtà possono diventare mortali e spesso, nell’uso militare, sono usate per uccidere il nemico. Ad esempio, gli stessi Stati Uniti nel Vietnam hanno usato Gas Lacrimogeni 3 e Agenti Defolianti 4 per snidare ed uccidere gli avversari (vietcong, nord vietnamiti) in spazi chiusi (costruzioni, trafori, tunnel, ecc.) o nelle foreste. Hanoi ha protestato molte volte per l’impiego di lacrimogeni affermando che in taluni casi questi agenti potessero essere mortali (per la ristrettezza dei locali e per le alte concentrazioni raggiunte).
Nello stesso modo, come vedremo più avanti, nell’ottobre del 2002 dentro il teatro di Mosca le Russian Special Forces hanno usato prodotti chimici (forse incapacitanti) i cui tragici risultati sono tristemente impressi nelle nostre menti.
E’ di estremo interesse il significato che gli Stati Uniti danno al termine "Riot Control Agents”. Una dichiarazione fatta dal Pentagono al giornale The Independent ha ripetuto l’errato significato già usata dal Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld un mese prima al Congresso degli Stati Uniti. La dichiarazione fatta dal segretario chiarisce che queste sostanze chimiche sono armi o agenti chimici esplicitamente destinati, ed impiegati, per rendere inoffensive le persone. Simile confusione nella terminologia è creata anche dal Joint Non-Lethal Weapons Program. 5

All’interno della convenzione internazionale CWC, sottoscritta anche dagli Stati Uniti (risoluzione esecutiva del senato degli Stati Uniti, 105 th Congresso,1st Session, S. EXEC. RES. 75, in appendice), si distingue la natura delle diverse armi chimiche. La suddivisione comprende le seguenti categorie: le armi chimiche, i composti chimici tossici, i precursori, i sistemi chimici binari e agenti per il controllo dell’ordine pubblico.

Ai fini della Convenzione, quindi, le armi chimiche sono definite come:
  • (a) “composti chimici e loro precursori, salvo se intesi per scopi non proibiti dalla presente Convenzione, sempre che i tipi ed i quantitativi siano compatibili con tali scopi; 
  • (b) munizioni e dispositivi, specificamente designati per causare la morte o in altro modo nefasti a causa delle proprietà tossiche dei composti chimici specificati nel capoverso (a), per via della fuoruscita di questi ultimi come risultato dell’impiego di tali munizioni e dispositivi;
  • (c) qualunque equipaggiamento specificamente previsto per essere usato direttamente in connessione con l’impiego di munizioni e di dispositivi di cui al capoverso (b).”

Per composti chimici tossici s’intendono:

“ogni composto chimico il quale attraverso la sua azione chimica sui processi vitali può causare la morte, l’incapacità temporanea o un pregiudizio permanente ad essere umani o animali. Sono compresi tutti i composti chimici, a prescindere dalla loro origine o metodo di produzione, ed a prescindere se essi sono prodotti in impianti, in munizioni o altrove.”

Si definiscono i precursori delle armi chimiche come
“ogni reagente chimico presente in ogni fase della produzione, con qualunque metodo, di un composto chimico tossico. È compreso qualunque componente chiave di un sistema chimico binario o di un sistema chimico a componenti multiple.”

Mentre per componente chiave di un sistema chimico binario o a componenti multiple s’intende:
“il precursore che svolge il ruolo più importante nel determinare le proprietà tossiche del prodotto finale e che reagisce rapidamente con altri composti chimici nel sistema binario o a componenti multiple.”
Infine si definisce agente per il controllo dell’ordine pubblico come:
“ogni composto chimico non elencato in una Tabella che può produrre rapidamente negli esseri umani irritazione sensoria o effetti fisici inabilitanti che scompaiono dopo un breve periodo di tempo a seguito della cessazione dell’esposizione.”


 Quindi, ai fini della presente Convenzione, le armi incapacitanti non sono considerate Riot Control Agents. Infatti queste ultime sono definite come sostanze capaci di causare effetti transitori fisici e, comunque, devono sparire rapidamente quando il soggetto viene allontanato dal principio attivo.

La Convenzione stessa specifica che non è proibito l’uso di una sostanza chimica per il controllo dell’ordine pubblico allo scopo di preservare o ristabilire l’ordine pubblico comprendendo in questa definizione la lotta antisommossa (Art.2, pto. 9-d).

L’uso di armi chimiche incapacitanti (anche ad effetto temporaneo) è assolutamente proibita in quanto la loro classe chimica non rientra nelle definizioni viste e, comunque, non producono negli essere umani una semplice “irritazione sensoria” o “effetti fisici inabilitanti”.
Tuttavia, i funzionari militari statunitensi continuano a creare confusione nei termini inserendo di fatto gli agenti incapacitanti sotto la voce dei Riot Control Agents.

Volutamente le loro argomentazioni sono basate sul fatto che gli agenti incapacitanti sono destinati “per definizione” a rendere incapace una persona. Di contro, se vengono usate in un conflitto militare devono essere considerate come vere e proprie armi chimiche (una recente analisi della Federation of American Scientists ha concluso che tali armi possiedono una mortalità superiore al 9% 6) in quanto non è tollerato il loro uso come metodo di guerra.

Quindi visto che i Riot Control Agents sono assolutamente e chiaramente proibiti in caso di guerra, gli Stati Uniti, applicando alla lettera il termine "agenti di controllo delle masse", stanno cercando retoricamente di spianare la strada all’uso di una nuova categoria di armi più potenti dei lacrimogeni e dagli effetti non ancora completamente studiati o controllabili.

Pertanto il primo obiettivo dovrà essere quello di rafforzare i vincoli politici esistenti per contrastare l’uso delle incapacitating chemical weapons con la semplice applicazione delle Convenzioni internazionali; la chiave di volta e il punto di non ritorno si compenetrano in una sfida serissima sull’efficacia della Chemical Weapons Convention e sull’applicabilità delle convenzioni internazionali.
Come è stato ricordato giustamente nel documento dell’anniversario della CWC da centinaia di scienziati, la CWC:
“...riflette il desiderio del mondo che gli sviluppi delle scienze chimiche e biochimiche vengano  usate esclusivamente per il bene dell' umanità.” 7

 Per chiarire la confusione che esiste nell’argomento si riporta di seguito, in modo fedele, la classificazione fatta dal United States Department of Defense per le armi chimiche, fornita dal Virtual Naval Hospital appartenente all’U.S. Navy, Military Sealift Command, U.S. Coast Guard per un servizio dell’U.S. Navy Bureau of Medicine and Surgery, la Tabella 3 riepilogativa di “Emergency War Surgery NATO Handbook: Part I: Types of Wounds and Injuries: Chapter VI: Chemical Injury”. 8

In tale tabella si nota immediatamente l’assenza dei Riot Control Agents (non considerate armi chimiche dagli autori) e la presenza della categoria dei Incapacitation Agents; inserendo, di fatto, queste ultime sostanze tra le armi chimiche.


Chemical Warfare Agent Classification (United States Department of Defense)


Dai tempi in cui il Presidente degli Stati Uniti Nixon diceva che
“la razza umana possiede già fin troppi mezzi per autodistrugersi”
sembra di capire che la politica degli Stati Uniti nei confronti dei accordi internazionali diretti a contrastare la proliferazione di armi non convenzionali negli ultimi anni ha subito un inasprimento ed una netta opposizione.

L’8 aprile del 1997 un comitato del senato si è incontrato a Washington per discutere la ratifica da parte USA del CWC (risoluzione esecutiva del senato degli Stati Uniti, 105 th Congresso,1st Session, S. EXEC. RES. 75, in appendice). In tale occasione le parole di apertura del senatore Jessie Helms, dopo aver elogiato la presenza di tanti senatori, ha dato lezione di retorica: 9
"Credo che oggi sia la prima volta che tre ex segretari della difesa siano apparsi insieme in Senato per opporsi alla ratifica di un trattato di controllo sugli armamenti.
E se mai c'è stato un trattato che si è meritato tanta opposizione, questo è il pericoloso CWC".

 I tre senatori “presenzialisti”, a dire di Helms, ex Segretari di Stato erano James Schlesinger, Caspar Weinberger e Donald Rumsfeld.
L’opposizione alla ratifica della CWC da parte dei falchi americani non poteva certo trovare isolati i tre senatori. Infatti lo stesso Helms conferma la piena adesione a tale pensiero:
"Questi importanti americani non sono soli. Più di 50 generali e impiegati nelle precedenti amministrazioni si sono uniti a loro per opporsi alla convenzione sulle armi chimiche, e se questo non è un segnale di quanto questo trattato sia pericoloso, non so quale possa esserlo."

 Questa fortissima opposizione sfiora quasi l’ingiuria quando, cercando di minimizzare la volontà internazionale di mettere al bando la sofferenze di tanti uomini uccisi dalle armi chimiche nelle passate guerre, lo stesso Helms sostiene che
“..abbiamo sentito tanta vuota retorica da parte di chi propone il trattato nelle frasi come “'cancellare dalla faccia della terra le armi chimiche.”
 In supporto a questa tesi lo stesso Rumsfeld sostiene che la Convenzione 

“danneggerà i diritti costituzionali dei cittadini americani chiedendo al governo USA di permettere ispezioni anche senza preavviso o motivo plausibile".
 Il risultato politico di queste operazioni ha portato ad introdurre nella discussione alcune disposizioni che riducono considerevolmente il campo di applicazione della Convenzione a vantaggio di un solo paese nel mondo. Tra i limiti imposti si può ricordare che il solo Presidente degli Stati Uniti potrà opporsi alle ispezioni dell'Organizzazione per l'interdizione delle armi chimiche (Oiac) nei laboratori di ricerca militare statunitensi e che i campioni sospetti di potenziali armi proibite e raccolti negli Stati Uniti non potranno mai lasciare il territorio nazionale per delle analisi chimiche. Inoltre l'elenco dei siti industriali che deve essere dichiarato all'Oiac, incaricata della verifica, è stato considerevolmente ridotto rispetto allo spirito del trattato.
 
 Gli Stati Uniti, forti di questi vincoli/privilegi, hanno impedito molte volte il corretto svolgimento delle ispezioni multilaterali; il più delle volte le richieste degli ispettori dell’Oiac sono state bloccate da formalità amministrative. 10

 Mentre Kurt Waldheim, durante il suo mandato come Segretario generale dell’ONU, mantenne un atteggiamento diplomaticamente neutro nei confronti del conflitti in Medio Oriente e rifiutò di cedere alla pressione degli Stati Uniti per l’occupazione israeliana, il successore Boutros-Gali, pur essendo inizialmente appoggiato da Washington, non fu ricandidato perche reo, agli occhi americani, di aver espresso riserve all’occupazione israeliana e si pronunciò, dopo la sua elezione, a favore di una conferenza multilaterale efficace con la partecipazione dell’Europa.

Anche Kofi Annan è stato candidato da Washington come "il rappresentante dell’Africa", e portato all’elezione grazie ad un forte intervento degli Stati Uniti. Annan pur non avendo una vera e propria base politica indipendente di appoggio era (ri)conosciuto da Washington come candidato amico e malleabile. In questa fase, sotto il segretariato di Annan (con il suo appellativo di “messaggero” negli ambienti dell’ONU “per le sue capacità di trasmettere gli ordini di Washington alla comunità internazionale”), diversi funzionari dell’ONU sono stati “invitati” ad dimettersi dalle proprie cariche perché colpevoli di essere critici nei confronti della politica statunitense.

Tra i funzionari delle Nazioni Unite che hanno osato “contrastare” la politica degli Stati Uniti c’è l’ex-direttore generale dell'Organizzazione per l'Interdizione delle armi chimiche (Oiac), il brasiliano José Mauricio Bustani.

Il governo degli Stati Uniti ha convocato una riunione straordinaria sulla CWC il 29 aprile 2002 per presentare la loro mozione di destituzione del diplomatico (per “mancanza di trasparenza, di responsabilità e di buonsenso”) vincendo con soli 48 voti a favore (7 contrari e 43 astensioni).

Una delle colpe di Bustani è stata quella di aver cercato nel suo mandato di persuadere l’Iraq (oltre a Libia, Siria e Corea del Nord) a firmare la Convenzione per la proibizione delle armi chimiche perche convinto che il regime iracheno, in quanto paese membro, avrebbe dovuto sottomettersi alle ispezioni già effettuate regolarmente negli stabilimenti chimici di oltre cinquanta paesi. Inoltre, il diplomatico aveva insistito per ottenere la possibilità di ispezionare liberamente anche delle installazioni di smaltimento delle sostanze chimiche americane.

Il protocollo della CWC ha imposto agli Stati Uniti la scadenza per lo smaltimento/distruzione totale delle materie prime necessarie alla costruzione di armi chimiche nel 2007 con un solo ritardo di 5 anni (in modo da spostare la data dell’accordo nel 2012). Sfortunatamente alcuni studi, dossier redatti dal General Accounting Office e documenti interni relativi al programma di demilitarizzazione delle armi chimiche, indicano che persino la proroga del 2012 potrà essere difficilmente rispettata dagli Stati Uniti. Inoltre un documento riservato dell'Esercito del 1998 sostiene che,
"anche all'interno del Dipartimento della Difesa e dell'Esercito il programma non è ritenuto credibile; nessuno sembra volerlo supervisionare perchè è visto come un disastro senza soluzione" 11
Lo stesso Bustani, in una lettera indirizzata agli stati membri, dichiarò:
"La Convenzione non stabilisce nessun trattamento speciale per quei paesi che dispongono di un'industria chimica in grande scala.
Io insisto affinché il raggio di azione dei nostri ispettori debba essere lo stesso in tutti i paesi"

Bustani quindi fu destituito dalla sua carica poco prima di ottenere la firma dell’Iraq per la CWC. Lo scopo di questa mossa di “diplomazia preventiva” da parte degli USA era di evitare l’impegno iracheno di distruggere le proprie armi chimiche entro il 2012 (eliminando così l’unico pretesto della guerra angloamericana) e non mettere in difficoltà gli Stati Uniti alla scadenza comune per lo smaltimento degli agenti chimici. 

Bustani all’Aja, parlando del problema del suo allontanamento, ha avuto modo di dire:
“Ho incontrato difficoltà fin dall'inizio. Gli americani non accettavano che i funzionari dell'Oiac indagassero su di loro. Spesso non li facevano neppure entrare negli stabilimenti chimici. In queste condizioni non era possibile verificare se producevano prodotti chimici a fini pacifici.
La principale difficoltà consisteva nell'esame dei campioni. Era praticamente impossibile fare le analisi altrove, bisognava eseguirle nei laboratori americani e quindi non avevamo alcuna garanzia che i risultati non fossero falsati. Neppure l'ingiunzione nel corso di un'ispezione era ammessa dagli americani. Ad ogni ispezione, volevano cambiare le regole del gioco». 12

 Recentemente gli Stati Uniti sono passati dall’opposizione incondizionata di ogni convenzione, recepita come un potenziale “pericolo” alla libertà americana e all’interesse nazionale, ad un lavoro meno sfacciato focalizzato a creare, come abbiamo visto, una giustificazione all’uso delle armi chimiche.

 Stravolgere il concetto di armi non convenzionali chimiche, bene espresso nella CWC, non solo, come è ovvio, comporta una trasformazione o azzeramento dei valori morali ed etici ma riesce a minare anche gli aspetti giuridici legati alla stessa Convenzione internazionale.

 La pietà per le atroci morti e sofferenze causate dall’uso delle armi chimiche nel passato dovrebbe essere l’unica e incondizionata ragione fondamentale per appoggiare, o non contrastare, la Convenzione.

 La CWC proibisce lo sviluppo ed il possesso di agenti chimici che possono causare la morte, incapacità provvisoria o danno permanente negli esseri umani o negli animali, tranne dove possono essere destinate a scopi non proibiti dalla convenzione stessa. Tra gli scopi non proibiti dalla presente convenzione esiste l’utilizzo delle sostanze per “law enforcement including domestic riot control”. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di approfondire, gli agenti per il controllo dei tumulti, definiti come prodotti chimici che velocemente producono effetti fisici sul bersaglio e che spariscono in poco tempo dopo la fine dell’esposizione, non possono essere usati come arma da guerra.

 Gli Stati Uniti stanno forzando l’interpretazione della Convenzione per cancellare la proibizione dell’uso di “agenti non letali” nei conflitti tra stati e, conseguentemente, stanno perseguendo il loro sviluppo e i sistemi missilistici a lunga gittata per colpire l’esercito nemico.

 Queste considerazioni politiche sollevano altre urgenti questioni morali, etiche e militari: ci sarà un nuovo tentativo per giustificare l'uso di agenti “non letali” nell'attacco militare dell'Iraq? La nuova strategia militare dell’esercito iracheno basato sulla guerriglia giustificherà l’uso di riot control agent da parte degli USA contro l’esercito nemico? Anche ipotizzando il solo uso “civile” di queste armi per ristabilire l’ordine, l’esercito americano riuscirà a distinguere, e quindi non colpire, i militari dai civili? E questa dinamica offensiva può rientrare in una operazione di antiterrorismo anche se l’operazione non viene mai citata all’interno della Convenzione? Il gas lacrimogeno sarà localizzato nello spazio e il bersaglio colpito sarà un bambino (bersaglio tollerato dalla Convenzione) o un militare nemico (non tollerato dalla stessa Convenzione)?

 I quesiti posti spostano l’interesse all’ambiguità stessa delle armi letali/non-letali. Questa dualità scientifica può essere illustrata dal recente potenziale uso di fentanyl per liberare gli ostaggi imprigionati dalla milizia Cecena nel teatro moscovita.

 Il risultato di questa operazione di guerra, del 23 ottobre 2002, basata sull’uso strategico di armi “non letali” ha portato al tragico risultato di 115 persone morte, altrettanti agonizzanti portate vie dal “campo di battaglia” con autobus di linea e corpi straziati dal dolore appoggiati sul marciapiede e coperti spartanamente con asciugamani. 13

 Confermando ancora una volta la letalità delle armi cosiddette “non letali”.

 Come ha conferma Matthew S. Meselson, un biologo molecolare dell'università di Harvard ed esperto in armi chimiche, già durante gli anni ‘70 il Pentagono aveva studiato il fentanyl come arma per il controllo delle persone. A conferma di ciò il direttore del Sunshine Project, Edward Hammond, sostiene che
"Gli Stati Uniti stanno studiando agenti narcotici da usare come armi chimiche incapacitanti almeno dal 1994”.

 Meselson considera che l'uso da parte della Russia di un agente chimico tossico per risolvere situazioni come quelle avvenute nel teatro di Mosca non si tratta in realtà di una violazione della CWC ma nello stesso tempo aggiunge anche che l’applicazione di alcuni paragrafi
“del trattato, in particolare l’articolo II.9(d), deve essere chiarito”.

 Benchè il trattato internazionale non definisca in modo preciso l'applicazione di tali indicazioni, Meselson sostiene che tali azioni dovrebbero essere affincate da una nuova normativa nazionale. Questo sottolinea ancora una volta un vuoto giuridico nell’uso delle armi non letali.

In realtà rimane ancora poco chiaro se la tragica crisi di Mosca ha disatteso la Convenzione e in particolare gli articoli che citano l’uso delle armi per il controllo dell’ordine pubblico. Però come abbiamo visto l'Articolo II.7 definisce i Riot Control Agents come dei prodotti chimici non elencati nel trattato che provocano effetti “reversibili” (sfortunatamente questo non rientra nel caso moscovita).

La revisione della CWC che si svolgerà questo anno probabilmente dovrà chiarire sia i concetti base, per quanto riguarda l’applicazione dell’articolo che interessa gli Riot Control Agents, che la definizione e i limiti dell’attività di antiterrorismo.

 Il fentanyl, o sostanze chimicamente simili ma identiche dal punto di vista applicativo e nei fini tattici utilizzate nel teatro moscovita in via Dubrovska, possono essere ammesse per operazioni di “law enforcement”? Le armi cosiddette “non letali” se portano a effetti “non reversibili”, cioè che non scompaiono poco tempo dopo che il soggetto non è più a contatto con il principio attivo della sostanza, devono essere chiamate più chiaramente armi a “bassa letalità” o “semi mortali” 14 e quindi proibite?

 Se dai lacrimogeni a base di CS (orto-clorobenzilidenenmalononitrile, N.Registro CAS 2698411) si forma per idrolisi il malononitrile, e successivamente questo viene ancora convertito, nei tessuti animali, in cianuro 15 o se dallo stesso CS, per decomposizione termica, si forma HCN? 16

 Sapendo che l’HCN (acido cianidrico, N.Registro CAS 74-90-8) è espressamente proibito come arma chimica (Tabella 3., Parte A., Composti chimici tossici della CWC 27 ) il CS configura come precursore di un arma chimica proibita?

 Perche l’uso di lacrimogeni (proibiti in quanto “precursori”) è ancora tollerato contro la popolazione civile?

 Gli sviluppi nelle scienze chimiche e nella strategia militare per la gestione di conflitti non militari negli ultimi anni evidenziano i limiti intrinseci della CWC in quanto è oramai dimostrato che esiste uno sviluppo disordinato e non monitorato, o contrastato, delle armi “parzialmente mortali”.
 Siamo in un limbo giuridico e, nello stesso tempo, queste sostanze sono confinate volutamente nell’interfaccia esistente tra il tollerato/permesso dalla convenzione CWC per l’ordine pubblico e il proibito/escluso, della stessa convenzione, per atti di guerra.

 Infatti, una distinzione precisa e scientifica tra armi letali, non letali, parzialmente letali, a bassa letalità o semi mortali, non è obiettivamente possibile. Inoltre bisogna considerare la tolleranza personale ad alcune di queste sostanze sostanze e, nello stesso tempo, non sottovalutare il sinergismo delle sostanze non letali (possono sommare i propri effetti sino alla morte del soggetto). Un’arma definita “non letale” può essere effettivamente poco letale, o portare ad effetti reversibili, ma due armi “non letali” possono diventare irreversibilmente letali. In questo ultimo caso, quindi, la combinazione di due agenti chimicamente differenti non letali (tollerate singolarmente dalla Convenzione) può portare ad una palese violazione della CWC in quanto rientra nella proibizione dei composti binari o “a componenti multiple”.

Senza prendere in considerazione il potenziale sinergismo di due sostanze chimiche, un qualunque immagazzinamento di Riot Control Agents per uso civile/militare sarebbero, in questa ottica, una sconfitta degli obbiettivi fondamentale della Convenzione internazionale contro l’uso delle armi chimiche; cioè quello di escludere completamente la possibilità dell'uso, magari sotto pressione della necessità militare, delle armi chimiche.

All’orizzonte delle armi “non letali” esiste già una nuova varietà di agenti in fortissima crescita: i neurofarmaci. Questi saranno approfonditi in un prossimo articolo.



 Note:

1 Geoffrey Lean e Severin Carrell “US prepares to use toxic gases in Iraq” The Independent (UK), 02 Marzo 2003.
2 Mark Bowden “Il grande dittatore”, Internazionale 478, 7 marzo 2003
3 Furono utilizzati circa 6 milioni di Kg di gas CS.
4 Le fonti militari americane stimano che un quinto della superficie forestale del Vietnam del Sud è stata sottoposta ad uno o più trattamenti a base di defoliente. Di contro dalle dichiarazioni di Nguyen Thi Binh, delegata del governo transitorio alla Convenzione di Parigi, si calcola che la superficie trattata si avvicina al 45% del totale.
6 The Sunshine Project News Alert - 3 March 2003.
10 Smithson Army, “Us Implementation of the CWC” in Chemical Weapons Convention, Solutions, Miis (2001).
11 Vedi 9
13 Lois Ember, “Chemical Weapons opiate ends hostage crisis - Fentanyl used to incapacitate Chechens likely doesn't violate chemical arms ban” Chemical & Engineering News, American Chemical Society, November 4 (2002) Volume 80, Number 44, CENEAR 80 44 p. 6,
http://pubs.acs.org/cen/topstory/8044/8044notw1.html
14 In nota 13 dell’articolo “A primer on the employment of non-lethal weapons”, di J.C.Duncan in Naval Law Review XLV, si legge a riguardo che le armi non letali possono essere chiamate con i seguenti nomi: non-injurious, disabling measures, system disabling, immobilizers, discriminate force, less-lethal, less-than-lethal, minimum force, strategic immobilizers, mission kill, new age weapons, soft kill, stabilizing technology, denial of services concepts, limited effects technology, neutralizing technology, reduced lethality weapon, low collateral damage, weapons which do not cross the death barrier, and pre-lethality.
15 Eugene J. Olajos, Harry Salem, “Riot control agents: Pharmacology, toxicology, biochemitry and chemistry” Journal of Applied Toxicology 21 (2001) 355-391.
16 Timothy A. Kluchinsky Jr., Paul B. Savage, Robert Fitz, Philip A. Smith, “Liberation of Hudrogen Cyanide and Hydrogen Chloride during High-Temperature dispersion of CS Riot Control Agent” AIHA Journal 63 (2002) 493-496.
17 In particolare nelle Direttive per la Tabella 3 (Parte A, per i “Composti chimici tossici”), presente all’interno della Convenzione, si richiama espressamente “al composto chimico o precursore è stato prodotto, immagazzinato o utilizzato come arma chimica” ed esso “costituisce in ogni caso un forte rischio per l’oggetto e lo scopo della presente Convenzione in quanto presenta una tossicità letale o incapacitante nonché altre proprietà per le quali potrebbe essere utilizzata come arma chimica”

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