venerdì 1 aprile 2016

La Fabian Society

Sono figlio della cultura antifascista e nei miei primi pensieri c'è sempre stata la consapevolezza che troppo potere concentrato nelle mani di poche persone non avrebbe mai dato la "libertà" all'uomo. La lotta di classe, quella operaia contro la cultura borghese dei padroni, il sostegno a popoli sfruttati dall'imperialismo americano, l'eguaglianza del popolo di fronte allo stato ed i diritti inalienabili dei cittadini, eccetera..
Fin da subito questa ideologia era sostenuta dal Partito Comunista Italiano al quale aderii con gioia nel 1979 ancora minorenne.
Tutto questo funzionò abbastanza bene fino allo scandalo di "Mani Pulite":



« Tutto era cominciato un mattino d'inverno, il 17 febbraio 1992, quando, con un mandato d'arresto, una vettura dal lampeggiante azzurro si era fermata al Pio Albergo Trivulzio e prelevava il presidente, l'ingegner Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista Italiano con l'ambizione di diventare sindaco di Milano. Lo pescano mentre ha appena intascato una bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve versare il suo obolo, il 10 per cento dell'appalto che in quel caso ammontava a 14 milioni. » Enzo Biagi, Era ieri. Milano, Rizzoli, 2005.


  La mia percezione delle cose stava cambiando... Sopratutto mi incuriosiva come mai nessun esponente del vecchio PCI fu coinvolto nei vari processi della Procura di Milano contro «tangentopoli», quando era palese che a "mangiare" fossero tutte le forze politiche, compresi i comunisti con le loro giunte e cooperative rosse. Ciò nonostante il partito si disgregò fino a scomparire quasi del tutto.

Mi diede molto fastidio il lancio di monetine a Craxi, c'era un qualcosa che non quadrava nelle immagini che fecero vedere nei telegiornali ma l'eco dello scandalo era così grande da non lasciare spazio ad altro che non fosse indignazione... salvo poi scoprire a distanza di 20 anni che quella manifestazione fu organizzata dal Movimento Sociale per conto terzi...
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1233862/Facci--vi-racconto-il-giorno-delle-monetine-a-Craxi--quando-nacque-l-antipolitica.html


E giù andare fino ai nostri giorni dove l'antipolitica oramai la fa da padrona con il partito quello più numeroso: l'astensionismo.
Il mio astensionismo nacque quando l'unica forma di politica in Italia era il berlusconismo e l'antiberlusconismo ed a quel punto mi fu chiaro che nessun partito italiano (ma nemmeno estero) fa davvero gli interessi del popolo.
All'inizio del nuovo millennio cominciai ad informarmi più assiduamente sulla realtà delle cose, come succedono e perchè... e cominciai a capire; ad iniziare dai miei comportamenti passati.


E quando si comprende che le ideologie sono solo al servizio di pochi la disillusione diventa tanta e quasi insostenibile dalla ragione. Tanti miei coetanei si sono lanciati verso nuove ideologie e/o si sono cristallizzati nell'eterno "divide et impera" che il sistema ci propone. Per queste persone non è possibile la non appartenenza ad una qualche «egregora» e spesso mi sento accusato di dietrologia; oggi gioiosamente e stupidamente sono accusato di complottismo, termine coniato dalla CIA nel 1967.
 
Nel mese di aprile del 1967, la CIA ha scritto un comunicato sul nuovo termine coniato contenente dei metodi e dei “consigli” su come screditare tutti coloro che erano considerati complottisti.


 Buona lettura.







  La Fabian Society

...o il bolscevismo a piccoli passi.


Autore: Sébastien Vaas



«I fabiani devono diventare i gesuiti del socialismo» - Eduard Bernstein



Negli ambienti cospirazionisti si fa un gran parlare degli Illuminati, della Trilaterale, del CFR, ma nessuno sembra in grado di fare il nesso tra queste organizzazioni dal nome oscuro, né tanto meno di rivelarne gli scopi. Eppure le cose sono relativamente semplici: gli Illuminati furono fondati nel 1776 da Adam Weishaupt allo scopo, peraltro dichiarato, di eliminare la proprietà privata e di consegnare la Terra nelle mani di un’élite «illuminata». Dopo aver organizzato la Rivoluzione del 1789, essi concepirono, nel 1848, la dottrina che avrebbe consentito loro di raggiungere lo scopo, ammantato di idealismo, che si erano prefissi: il comunismo.


Infatti il comunismo non è altro che la dottrina intesa a giustificare il dominio dello Stato sulla proprietà privata, in nome della «lotta contro la borghesia». Il comunismo e gli Illuminati hanno in comune il 1° maggio – data di fondazione degli Illuminati di Baviera e importante festa del comunismo internazionale – e Spartakus, soprannome di Adam Weishaupt, nonché omonimo del movimento comunista tedesco, detto appunto «spartachista».

Il comunismo non è caduto dal cielo dopo la pubblicazione del manifesto di Marx e Engels. In realtà, il manifesto fu commissionato dall’ala inglese degli Illuminati che aveva bisogno di una base dottrinale per scatenare, nelle principali città europee, una rivoluzione simile a quella del 1789. A sole poche settimane dalla pubblicazione del manifesto, focolai di «rivoluzione» scoppiarono ovunque in Europa, una cosa del tutto improbabile se tutto ciò non fosse stato preparato in anticipo.

Sennonché questo tentativo di prendere il potere fallì. Sembra che il successo riscontrato in Francia nel 1789 non era così facilmente esportabile, come se le altre nazioni europee avessero compreso il sotterfugio del «risveglio delle masse», manipolate come marionette dalle logge segrete. Il manifesto comunista, inizialmente anonimo, venne quindi attribuito a Karl Marx ed ebbe così inizio un intenso lavoro «di educazione».

Va precisato che, fin dall’inizio, Marx aveva affermato che il comunismo avrebbe potuto imporsi o con le buone o con le cattive. Benché Lenin facesse parte di coloro che avevano scelto la via dell’estrema violenza, la maggior parte delle organizzazioni marxiste/illuminati non credevano in questo metodo a lungo termine e optarono quindi per la progressiva infiltrazione delle istituzioni e la modifica delle leggi affinché gli Stati diventassero a poco a poco criptocomunisti.

Questo metodo, dapprima applicato in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, è stato denominato «socialismo amministrativo», in opposizione al «socialismo rivoluzionario». Il primo a parlarne apertamente fu H. G. Wells, mentore di George Orwell e Aldous Huxley, tutt’e tre membri della Fabian Society, il ramo marxista dell’Inghilterra.


I PROGETTI DELLA FABIAN SOCIETY

La Fabian Society fu fondata a Londra nel gennaio 1884. Sidney Webb e lo scrittore Bernard Shaw furono fin dall’inizio le principali guide dei Fabiani. Subito dopo la sua fondazione, la Società intraprese la propaganda del socialismo e lo studio delle opere di Karl Marx, di Lassalle, di Proudhon ecc.

Deve il suo nome al famoso generale romano Quinto Fabio, detto Cunctator (il «Temporeggiatore») affermandosi così a favore di una politica progressiva, attendista, circospetta e lenta. Di fronte ad Annibale durante la seconda guerra punica (218-202 a. C.), il generale romano aveva esercitato una politica di guerriglia, senza mai affrettare gli eventi, in modo da sconfiggere il nemico per sfinimento.

Questo metodo di avanzata lenta ma implacabile è il marchio di fabbrica della Fabian Society, la quale difende il principio di una società senza classi, una sorta di sintesi tra socialismo (Stato provvidenza) e capitalismo (leggi di mercato), il tutto finalizzato a istituire un’economia basata sul monopolio in una cornice statale mondiale. Per rispondere alle ambizioni di tale società, i suoi dirigenti ritengono che si debba avanzare un passo dopo l’altro o, per dirla con loro, «per gradi» L’influenza della società fabiana è enorme, e ciò è dimostrato dal fatto che molti uomini politici inglesi ne sono stati membri. Tuttavia l’importanza di un tale influsso risiede anche nel fatto che la Fabian Society è all’origine della fondazione della London School of Economics nel 1895, dietro l’impulso di Sydney Webb.

Questa prestigiosa scuola di scienze economiche ha formato, con spirito fabiano, generazioni di dirigenti inglesi, ma anche numerosi studenti provenienti da ogni parte del mondo, spesso diventati importanti attori della vita politica ed economica dei loro paesi.

Per esempio, vi hanno studiato l’ex presidente della Commissione europea e del Consiglio italiano Romano Prodi, il presidente John Kennedy, la regina Margherita II di Danimarca, l’ex primo ministro canadese Pierre Trudeau, il lobbista Richard Perle (soprannominato «il principe delle tenebre»), il finanziere George Soros (fondatore dell’istituto Open Society), l’ex consigliere di François Mitterrand, Erik Orsenna, e perfino il cantante dei Rolling Stones, Mike Jagger (vi resterà solo per un anno!).

Pregno dell’ideale fabiano, H. G. Wells ha saputo sviluppare le sue idee in molti libri. Autore di successo di romanzi quali L’Uomo invisibile, La Macchina del tempo o La Guerra dei mondi, lo scrittore ha difeso i suoi convincimenti in un’opera apparsa nel 1928, Open Conspiracy («la cospirazione aperta»), promuovendo uno Stato mondiale senza classe che abbia un controllo totale, e favorendo una drastica riduzione della popolazione mondiale grazie alla pratica dell’eugenismo («una nuova comunità umana», per usare una sua espressione).

Infatti, fin dall’inizio H. G. Wells ha presentato le sue teorie in un libro poco conosciuto il cui titolo corrisponde esattamente alla massima massonica «Ordo ab chao»: La Distruzione liberatrice.

Pubblicata nel 1914, quest’opera racconta la storia di una guerra generalizzata che culmina con la creazione di uno Stato mondiale costituito in dieci blocchi («10 circoscrizioni» secondo la formula dell’autore). È in questo libro – sottolineiamo che venne pubblicato nel 1914 – che troviamo forse per la prima volta l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale». In seguito H. G. Wells ha persistito pubblicando, nel 1940, un libro dal titolo inequivocabile: Il Nuovo Ordine Mondiale.


LA SCHIAVITÙ INVISIBILE

Ci chiediamo cosa sia realmente uno Stato comunista, così com’è idealizzato e voluto dalle élite mondialiste. Ne abbiamo visto un esempio nella Russia bolscevica, ma bisognerebbe ancora disfarsi dalle immagini di violenza e dei gulag smascherate dopo la caduta del Muro di Berlino e che, benché reali, nascondono il problema più fondamentale di uno stato comunista: quello della messa in schiavitù di tutta la popolazione in nome del bene comune.

Se la dottrina marxista è stata scelta dalle élite mondiali non è certo per «generosità» ma perché questo sistema garantisce un controllo totale delle masse. Benché il capitalismo (liberalismo) abbia permesso di impossessarsi di quasi tutta la Terra – attraverso gli imbrogli finanziari che ben conosciamo – questo sistema rimaneva imperfetto perché dava troppa libertà agli individui e quindi troppe possibilità di creare qualcosa che potesse sfuggire al controllo dello Stato.

Nella società comunista «ideale», tutto è assolutamente sotto controllo, «per la maggiore felicità di tutti». Non c’è più nessuno che agisce o prenda qualche iniziativa al di fuori della piramide illuminatesca dello Stato che, pertanto, continua a estendere i suoi limiti. Conosciamo tutti la rigidità leggendaria dell’apparato sovietico, ma non va nemmeno dimenticato il formicaio che rappresenta l’amministrazione francese o americana.

Normalmente è difficile vedere e capire come, in Occidente, lo Stato abbia progressivamente preso il contro dei cittadini, non solo dei loro corpi (vaccini, medicina inquisitrice) ma anche del loro spirito (educazione, media, psichiatria). La difficoltà sta nel fatto che le leggi liberticide sono introdotte molto progressivamente, solo dopo che la popolazione è stata intellettualmente
condizionata ad accettarle, e perfino a chiederle.

Le persone più lucide che si resero conto della bolscevizzazione dell’Occidente furono senz’altro gli intellettuali dell'Est che, in fuga dall’URSS, ritrovarono qui esattamente quello che avevano tanto detestato, con la differenza che qui la popolazione lo accettavano più facilmente.

Oggi sempre più persone si rendono conto dell’inganno che rappresenta l’ideologia socialista. Tuttavia sono subito pronte ad abbracciare altre ideologie ancora più perverse (come l’ecologia, il riscaldamento climatico, la penuria energetica) grazie alle quali le élite giustificheranno presto una totale schiavitù energetica. Ogni nostro piccolo gesto sarà contabilizzato con il pretesto della protezione della «Madre Terra».

Benché in Occidente alcuni si ribellino, non sanno tuttavia perché e non sono in grado di individuare il nemico: pertanto non possono agire, se non per partecipare a manifestazioni perfettamente controllate dall’apparato statale e promosse come «sfogo di tensioni». L’immobilismo del sistema statale e la propaganda dei media finiscono per sfinire i più temerari, rendendoli di nuovo perfettamente conformi.

Allora che cosa possiamo fare di fronte a un nemico – il «Temporeggiatore» – che finisce sempre per avere il tempo dalla sua parte?

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