martedì 9 febbraio 2016

IL PRETESTO CLIMATICO


Il pretesto climatico 1/3 

L’ecologia di guerra (1970-1982)
 
di Thierry Meyssan





Il Presidente Gerald Ford, il Segretario di Stato Henry Kissinger ed il Consigliere per gli Affari di Sicurezza Nazionale Brent Scowcroft. Dopo aver studiato le conseguenze del riscaldamento climatico, tutti e tre hanno deciso, alla fine del 1974, che la riduzione della popolazione mondiale sarebbe stato un’obiettivo strategico degli Stati Uniti.

La conferenza di Copenaghen sul clima fu un esempio parossistico dell’abisso che vi è tra un avvenimento e la rappresentazione che i media ne danno.



Prima della conferenza, numerose personalità davano per imminente l’apocalisse se non si fosse agito e qualificavano il vertice «l’ultima occasione per l’umanità». Ma una volta terminato, senza essere giunto ad un accordo cogente, le stesse personalità assicuravano che ciò non era poi così grave: l’accordo sarebbe stato finalizzato in occasione di futuri incontri e che l’apocalisse avrebbe atteso. I principali media non fornirono alcuna spiegazione di tale repentino cambiamento e passarono ad altre cose.

Per comprendere quel che è veramente successo a Copenaghen e che è in gioco a proposito della « minaccia climatica », dobbiamo fare un passo indietro e ricordarci l’insieme del processo che ha prodotto questa nuova ideologia e condotto allo show di Copenaghen. Non si tratta qui di affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici che, nel corso dei secoli, hanno spinto gli uomini da una regione all’altra, né di anticipare i prossimi e le migrazioni che essi provocheranno. Concentreremo la nostra attenzione su un altro aspetto della cosa: come gli slogan degli uni possono divenire delle menzogne condivise da tutti? Come può la furbizia politica nascondersi dietro l’apparenza della scienza? E, in definitiva, come possono dei falsi consensi crollare improvvisamente?

In 40 anni, le questioni ambientali sono state strumentalizzate per i più disparati fini politici da Richard Nixon, Henry Kissinger, Margaret Thatcher, Jacques Chirac e Barack Obama. Nessuno di questi leader ha creduto che le variazioni climatiche siano imputabili all’uomo e che minaccino la sua sopravvivenza. Tuttavia, la maggior parte l’ha detto ed ha trovato un interesse differente nel dirlo. Ecco la storia dell’ecologia politica come terreno di scontro delle grandi potenze. 




 IL GIORNO DELLA TERRA

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, U-Thant, proclama il "Giorno della Terra" per protestare contro la guerra in Vietnam (qui davanti alla campana giapponese della pace nel momento della prima celebrazione).

Tutto comincia nel 1969. Il militante pacifista statunitense John McConnell propone all’UNESCO di creare un « Giorno della Terra ». Esso dovrebbe essere celebrato all’equinozio di primavera, sotto forma di una giornata feriale nel mondo intero, e permetterebbe di rafforzare il sentimento di unità dell’umanità che abita lo stesso pianeta.

Questo sogno incontra il sostegno del segretario generale delle Nazioni Unite, U-Thant. Egli vede un’occasione in più per manifestare la sua opposizione alla guerra in Vietnam. Per il diplomatico birmano, così come per molti asiatici, il rispetto dell’ambiente non è dissociabile dal rispetto della vita umana, è partecipe di una ricerca dell’armonia che esclude la guerra. U-Thant istituisce questo « giorno », ma nessuno Stato segue la sua raccomandazione. Comunque sia, egli immagina una piccola cerimonia nel corso della quale egli fa suonare la campana giapponese della pace nel palazzo di vetro e esclama: « Possano arrivare giorni pacifici e gioiosi, per la nostra bella navicella spaziale Terra, che continua a correre e a girare per lo spazio freddo col suo caloroso e fragile carico di vita. » [1].

Washington non reagì direttamente.

Senza apparente legame con questo precedente, il senatore del Wisconsin, Gaylord Nelson, propone di applicare alle questioni ambientali americane le tecniche di mobilitazione della sinistra statunitense contro la guerra del Vietnam. Proclama il mercoledì 22 aprile 1970…« Giorno della Terra » [2]. 

Il "Giorno della Terra", versione USA, è un modo per la classe dirigente di deviare dal loro obiettivo i militanti contro la guerra del Vietnam (qui la prima pagina del Daily News di New York). 


 Poiché Nelson è democratico, nessuno denuncia la manipolazione. Al contrario, la stampa dominante riprende il suo appello e lo sostiene. Il New York Times esulta: « La crescente preoccupazione di fronte alla crisi ambientale scorre nelle università del paese con un’intensità che, se perdura, potrebbe offuscare il malcontento degli studenti contro la guerra del Vietnam » [3]. In definitiva, più di 20 milioni di statunitensi partecipano all’evento che consiste prima di tutto nel ripulire città e campagne dai rifiuti che le ricoprono. Per il presidente Richard Nixon ed il suo onnipresente consigliere Henry Kissinger, tale successo è insperato.

È possibile distrarre il movimento antiguerra e di dirigere l’energia dei manifestanti verso altre lotte. L’ecologia deve sostituirsi al pacifismo ed al terzomondismo. Questo « giorno della Terra » versione americana rimpiazzerà vantaggiosamente quello delle Nazioni Unite. Il senatore Nelson chiama i manifestanti a dichiarare « la guerra per l’ambiente » (sic) [4]. Sotto la sua influenza, le associazioni studentesche chiedono di cambiare le priorità del momento e di trasferire una parte dei budget stanziati per la Difesa verso la protezione dell’ambiente. Ciò facendo, esse rinunciano a condannare la guerra del Vietnam in particolare e l’imperialismo in generale [5].

Rapidamente, i repubblicani fanno votare delle leggi sulla qualità dell’aria e dell’acqua ed altre per sviluppare dei parchi naturali e proteggere il patrimonio naturale. Il presidente Richard Nixon crea un’Agenzia Federale di Protezione dell’Ambiente (US EPA), mentre 42 Stati federati istituzionalizzano questa manifestazione annuale. 

In occasione del primo "Giorno della Terra" (Denver, 22 aprile 1970), il senatore Gaylord Nelson fa appello a dichiarare "la guerra per l’ambiente". Dietro di lui, la bandiera del movimento, concepita da Ron Cobb sul modello della bandiera USA. Al posto delle stelle, una E ed una O stilizzate fanno riferimento ad una Organizzazione per l’Ambiente. La gioventù è scongiurata di difendere questa bandiera piuttosto che bruciare quella stellata. 




 L’ecologia è ormai una « preoccupazione » di Washington e richiede tanto più un particolare trattamento sul piano internazionale che bisogna neutralizzare il movimento antiguerra nel resto del mondo. 


1972: Stoccolma, il primo « vertice della Terra » ed il Club di Roma




L’ONU organizza a Stoccolma, nel 1972, la sua prima conferenza sull’ambiente umano, anche conosciuta come il « primo vertice della Terra » [6]. La segreteria generale della conferenza, responsabile dei lavori preparatori, è affidata al canadese Maurice Strong. Questo alto funzionario dirigeva l’Agenzia Canadese dello Sviluppo Internazionalevii, amministrazione sorella della USAID e come essa fungente da paravento alla CIA [7]. Essendo, per altro, Strong amministratore della Rockfeller Foundation, le ordina il documento preparatorio della conferenza Only One Earth. The care and maintenance of a small planet (Una sola Terra. La cura e la preservazione di un piccolo pianeta), redatto dall’economista britannica Barbara Ward e il biologo franco-statunitense René Dubos. È chiaro che le risorse del pianeta sono insufficienti affinché l’umanità intera possa beneficiare dello stesso sviluppo economico. Occorre prendere delle misure preventive.

Benché il tema non vada ancora di moda, 113 Stati partecipano al vertice. Solo due capi di governo fanno la trasferta: Olof Palme (primo ministro del paese ospite) e Indira Ghandi (India), entrambi feroci avversari della politica imperiale degli Stati Uniti e della Guerra del Vietnam. Invece di seguire la direzione prevista, essi, dalla constatazione della Rockfeller Foundation, tirano delle conclusioni opposte a quelle dei relatori. Affermano che se le risorse naturali non permettono di estendere il livello di sviluppo occidentale in tutto il mondo, non è che lo sviluppo per tutti sia impossibile, ma che il modello occidentale è inadatto e deve essere condannato [8].

La testimonianza degli abitanti dell’isola giapponese di Minamata – contaminata dagli scarichi industriali di mercurio che colpirono i pesci di cui gli abitanti si nutrono [9] – è l’occasione di una scoperta planetaria dei pericoli di un capitalismo senza coscienza. La conferenza afferma che i problemi ambientali superano gli ambiti nazionali e i blocchi. Necessitano di una cooperazione internazionale.

 È per questo che i partecipanti decidono di creare il Programma  delle Nazioni Unite per l’Ambiente (PNUA). Alla chiusura della Conferenza di Stoccolma, il 16 giugno 1972, il Segretario generale Maurice Stron (a sinistra) saluta il presidente della seduta Ingemund Bengtsson.

Essendo tutto ben organizzato, gli anglosassoni riprendono dolcemente il tema. Propongono che la direzione del PNUA torni al fedele Maurice Strong e che la sede dell’organizzazione sia collocata a Nairobi (Kenya), dove Strong aveva cominciato la sua carriera come rappresentante della compagnia petrolifera CalTex. Tutto torna in ordine. I partecipanti di questo primo vertice si danno appuntamento entro dieci anni per fare il punto della situazione.

Il miliardario David Rockfeller milita per l’arresto della crescita mondiale. Sponsorizza un think thank, il Club di Roma [10]. Esso fa realizzare uno studio dall’équipe di Dennis Meadows (Massachusetts Institute of Technology), che viene pubblicato col titolo The Limits to Growth e che diventa un best-seller. Rilancia la questione posta da Thomas Malthus (1766-1834): quella della crescita della popolazione e dei suoi consumi molto più rapida rispetto alle ricchezze prodotte. Mentre Malthus esaminava il problema su scala delle isole britanniche, il Club di Roma lo ampliava a scala planetaria. Cosa accadrà all’umanità se la popolazione continua a crescere in maniera quasi esponenziale e se consumiamo le risorse naturali non rinnovabili della Terra? Ad un dato momento, dobbiamo affrontare questa scarsità ed il nostro sistema crollerà. 


 Il rilancio del malthusianesimo ha di che sorprendere negli anni ’70 poiché, in quell’epoca, gli storici della demografia hanno già largamente stabilito che la crescita della popolazione varia secondo i gruppi umani e che il tasso di fecondità delle femmine diminuisce considerabilmente quando esse hanno accesso all’educazione. Poco importa, il Club di Roma s’impadronisce della discussione del PNUA e cristallizza l’attenzione sulla questione delle risorse non rinnovabili in un mondo finito.

Al di là delle critiche metodologiche che sono state formulate contro dei modelli matematici non differenziati del Club di Roma, e nonostante la speranza che lo si possa porre nel progresso delle scienze e delle tecniche per risolvere il problema, l’opinione pubblica occidentale s’interroga sulla fattibilità del suo sistema di sviluppo economico; tanto più che essa deve affrontare allo stesso tempo una temporanea scarsità di petrolio in occasione della guerra arabo-israeliana dell’ottobre ’73.

A Washington, il consigliere di sicurezza nazionale Henry Kissinger ordina un rapporto sulla questione [11]. Senza sorpresa, egli conferma ciò che pensa la Casa Bianca: non sono gli Stati ricchi ad avere un problema, bensì i paesi poveri. Si può leggere: « Non sappiamo se gli sviluppi tecnici permetteranno di nutrire 8 miliardi di persone, a maggior ragione 12 miliardi nel 21mo secolo. Non possiamo essere completamente certi che dei cambiamenti climatici nella prossima decade non creino delle considerevoli difficoltà per nutrire una popolazione crescente, specialmente nei paesi in via di sviluppo che vivono in condizioni sempre marginali e vulnerabili. Esiste in definitiva una possibilità che lo sviluppo di oggi punti verso delle condizioni malthusiane in molte regioni del mondo » [12]. Sulla base di ciò, Washington decide di condizionare l’aiuto allo sviluppo economico del terzo mondo a dei programmi di controllo delle nascite, di orientare l’azione del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione nello stesso verso, e di appoggiare certi movimenti femministi nel mondo. 

Il banchiere David Rockefeller, co-fondatore del Gruppo Bilderberg, fondatore della Commissione trilaterale, ex-direttore del Council on Foreign Relations e sponsor del Club di Roma.





 Si designa la corrente ideologica di Rockfeller non come « malthusiana », ma come « neo-malthusiana » poiché preconizza la diffusione della pillola contraccettiva ed il ricorso all’aborto quando tali soluzioni avrebbero inorridito il pastore Malthus, forte sostenitore dell’astinenza obbligatoria. Tuttavia, si comprende meglio questa dottrina se la si situa nel suo contesto storico. Alla fine del XVIII secolo la carestia imperversa in Inghilterra. La legge obbliga le parrocchie a sfamare i poveri, cosa che provoca l’impoverimento della parrocchia del pastore Malthus. Ora, egli osserva che i poveri hanno una fertilità ben superiore a quella dei ricchi. Così essi diventano sempre più numerosi ed è prevedibile che il carico che essi rappresentano per la comunità continuerà a crescere esponenzialmente, mentre i redditi della parrocchia non aumentano che aritmicamente. Arriverà inesorabilmente il momento in cui non sarà più possibile dare da mangiare agli assistiti e in cui essi faranno la rivoluzione come in Francia.

In piena Guerra Fredda, i neo-malthusiani seguono lo stesso ragionamento, ma questa volta col timore che la gente affamata si butti tra le braccia del comunismo sovietico. Essi si danno ad una critica del liberalismo e reclamano che il capitalismo sia protetto allo stesso tempo sia da un controllo statale dell’accesso alle risorse naturali mondiali, sia da un’autoritaria diminuzione della demografia del terzo mondo.

Torniamo alla crisi petrolifera del 1973. Negli Stati Uniti ed in Israele, ci si preoccupa dei mezzi di pressione di cui dispongono i paesi arabi produttori di petrolio. Henry Kissinger, Edward Luttwak e Lee Hamilton s’impegnano per proteggere militarmente l’accesso degli Stati Uniti al petrolio del Golfo. Nel 1979, gli Stati Uniti continuano a soffrire di difficoltà economiche. Alla Casa Bianca, il consigliere per gli Affari Interni, Stuart Eizenstat, raccomanda di fare dell’OPEC un capro espiatorio. Alla fine, il presidente Jimmy Carter (membro della Commissione Trilaterale, altro think thank sponsorizzato da David Rockfeller e guidato da Zbignew Brzezinski) pronuncia il suo celebre discorso sulla crisi di fiducia [13]. In esso sottolinea la necessità per gli Stati Uniti di accedere all’indipendenza energetica per ritrovare fede nel loro avvenire economico. Sei mesi dopo, annuncia che l’accesso degli Stati Uniti alle risorse energetiche necessarie alla sua economia assurge al rango di priorità strategica [14]. Questa decisione porterà ulteriormente alla creazione del Centcom e ai tentativi di rimodellamento del Grande Medio Oriente. 

Durante la guerra del Vietnam, delle squadre del US Air Force basate in Tailandia hanno condotto una guerra climatica nel Laos per 5 anni. Ogni squadra era costituita da 2 C-130 scortati da 2 F-4 (foto presa il 31 luglio 1968 in occasione della 500esima uscita aerea). 





 Nel 1975, la caduta di Saigon segna la fine della guerra in Vietnam e nel sud-est asiatico. Il bilancio che ne viene fatto permette di mettere in luce la guerra ambientale e climatica che gli Stati Uniti hanno attuato in questa regione. Il Pentagono aveva ordinato a Dow Chemical e a Monsanto di fabbricare gli « erbicidi dell’arcobaleno », tra cui il più famoso, l’ « agente arancio », era a base di diossina. Questi prodotti chimici furono utilizzati in maniera massiccia e su lunghi periodi, prima per distruggere le risaie e affamare le popolazioni, poi per radere al suolo le foreste dove si nascondevano i resistenti (operazione Ranch Hand). In totale, 2.5 milioni di ettari vengono avvelenati e cinque milioni di persone vengono contaminate a livelli diversi [15]. Il Pentagono aveva anche ordinato di gettare sulla nubi del Laos lo ioduro d’argento per provocare delle piogge torrenziali, allungare la stagione del monsone e rendere impraticabile la pista Ho Chi-Minh che consentiva gli approvvigionamenti per la resistenza al sud Vietnam (operazione Popeye) [16].

Tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica è stato deciso che prima di ogni discussione sulle tematiche ecologiche, è indispensabile escludere la guerre ambientali e climatiche. Washington e Mosca stendono allora senza concertazione internazionale la Convenzione sul divieto di utilizzare tecniche di modificazione dell’ambiente a fini militari o per ogni altro fine ostile. Viene adottata controvoglia dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a fine 1976. Il documento è scritto in maniera tale che le due superpotenze si riservano svariati mezzi di aggirare il divieto che esse stesse prescrivono alle altre nazioni. Ormai le guerre ambientali e climatiche non esistono più – in teoria. È dunque inutile parlarne.

(Segue…)
Thierry Meyssan


Traduzione Matteo Sardini
[1] « May there be only peaceful and cheerful Earth Days to come for our beautiful Spaceship Earth as it continues to spin and circle in frigid space with its warm and fragile cargo of animate life ».
[2] Vedere il sito internet Nelson Earth Day.
[3] « Rising concern about the “environmental crisis” is sweeping the nation’s
campuses with an intensity that may be on its way to eclipsing student discontent over the war in Vietnam.. », in « “Environmental Crisis” May Eclipse Vietnam as College Issue », di Gladwin Hill, The New York Times, 30 novembre 1969.
[4] Nel contesto, questa espressione richiama sia la guerra del Vietnam, sia la legge di guerra contro la povertà (1964) voluta dal presidente Lyndon Johnson.
[5] La stessa strategia sarà utilizzata in Germania col finanziamento dei Grünen.
Si trattava allora per Washington di bloccare l’opposizione tedesca alla NATO e
dopo, in occasione della riunificazione, di neutralizzare i giovani comunisti dell’ex DDR.
[6] Documenti della conferenza disponibili in inglese sul sito del PNUA.
[7] Vedere: « L’USAID et les réseaux terroristes de Bush », di Edgar Gonzàlez
Ruiz, Réseau Voltaire, 17 agosto 2004.
[8] La posizione di Olof Palme deve essere vista nel contesto del crescente
conflitto tra la Svezia e gli Stati Uniti, che si manifesta sei mesi più tardi con la
crisi delle loro relazioni diplomatiche.
[9] Dieci cose da sapere sulla malattia di Minamata, del Minamata Disease
Municipal Museum. Documento scaricabile.
[10] Il Club di Roma è stato creato su iniziativa dell’industriale italiano Aurelio
Peccei (all’epoca molto attivo in America latina) e del direttore scientifico
dell’OCSE Alexander King, grazie al sostegno finanziario della famiglia Agnelli
(per la quale Peccei aveva lavorato). L’idea di partenza era di creare un forum
mondiale che legasse le questioni economiche e l’ambiente. Questo obiettivo fu
più o meno raggiunto con la creazione del PNUA. Il Club di Roma, ormai
largamente finanziato dai Rockfeller, abbandonò allora il suo discorso
metodologico per diventare il portavoce del malthusianesimo. Alcuni partecipanti alla riunione fondatrice del Club (aprile 1968) se ne erano già allontanati in occasione della pubblicazione del rapporto Meadows (marzo 1972).
[11] National Security Study Memorandum 200. Implications of Worldwide
Population Growth For U.S. Security and Overseas Interests, noto come «Rapport Kissinger », 10 dicembre 1974. Questo documento è rimasto segreto fino alla sua declassificazione, nel 1989, momento in cui è stato oggetto di vive
polemiche.
[12] «We do not know whether technological developments will make it possible to feed over 8 much less 12 billion people in the 21st century. We cannot be entirely certain that climatic changes in the coming decade will not create great difficulties in feeding a growing population, especially people in the LDCs who live under increasingly marginal and more vulnerable conditions. There exists at least the possibility that present developments point toward Malthusian conditions for many regions of the world».
[13] Discorso televisivo noto come « The crisis of confidence speech », di Jimmy Carter, 15 luglio 1979.
[14] Discorso sullo stato dell’Unione, di Jimmy Carter, 23 gennaio 1980.
[15] L’agente arancio era già stato utilizzato dagli Stati Uniti in Corea, ma in minor misura. Anche il governo brasiliano e la multinazionale Alcoa hanno utilizzato questo agente, alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, per distruggere una zona della foresta e cacciare gli autoctoni al fine di consentire lo sfruttamento minerario e la costruzione della diga di Tucuruì.
[16] Operation PopEye, detta anche Operation Intermediary o Operation
Compatriot (2 602 decolli di C-130 tra il 20 marzo 1967 e il 5 luglio 1972). Vedere: «Rainmaking Is Used As Weapon by U.S.; Cloud-Seeding in Indochina Is Said to Be Aimed at Hindering Troop Movements and Suppressing Antiaircraft Fire Rainmaking Used for Military Purposes by the U.S. in Indochina Since ’63», di Seymour Hersh, The New York Times, 3 luglio 1972. Spacecast 2020 : Into the Future. The U. S. Air Force Vision of Their Future, Possibilities, Capabilities, Technologies in the Pursuit of National Security objectives, US Department of Defense, Air University, 1994. In realtà, il Pentagono disponeva di un’unità di ricerca in guerra ambientale, sotto il nome di Defense Environmental Services (creato nel 1966 da Cyrus Vance).







 Thierry Meyssan
Intellettuale francese, presidente-fondatore di Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba,
latino-americana e russa.


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