Stop 5G, Angelo Gino Levis sugli studi rassicuranti: “Troppi finanziati dall’industria!”
Prosegue l’inchiesta sui lati oscuri del
wireless di quinta generazione. Nell’audizione del 26 Febbraio 2019, la
Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni ha sentito i pareri di
alcuni enti, associazioni di medici e istituti di ricerca. Preoccupati
dell’invasione elettromagnetica del 5G si sono detti i medici di ISDE
Italia e gli scienziati dell’Istituto Ramazzini, entrambi indipendenti e
non riconducibili ad alcun tipo di legame con l’industria. Per la più
classica riproposizione del bi-pensiero orwelliano, hanno invece virato
sul lato opposto i pareri, dichiaratamente negazionisti, della
Commissione Internazionale per la protezione dalle onde non ionizzanti
(ICNIRP) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Se nell’ultimo, dopo
le polemiche, s’è recentemente dimesso il presidente per contiguità non
propriamente trasparenti con il mondo aziendale, del primo (un istituto
privato con sede in Germania) è risaputa la vicenda dei legami di
alcuni propri aderenti con la lobby del wireless. Ma allora, chi
controlla il controllore?
Per chiarire cosa dobbiamo
intendere per conflitti d’interessi e quanto questi, alla fine, possano incidere
sui risultati finali degli studi e la politica sanitaria mondiale, si fa largo l’autorevolezza
del Prof. Angelo Gino Levis, già cattedratico di Mutagenesi Ambientale all’Università
di Padova, invitato
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a far parte dei gruppi di lavoro dell’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro nelle monografie sulla tossicologia
genetica dei metalli tossici (era nella Commissione Oncologica Nazionale del
Ministero della Sanità, sua pure la perizia epidemiologica con cui – per la
prima volta al mondo – dopo la sentenza del Tribunale di Brescia nel 2012 la
Corte Suprema di Cassazione ha riconosciuto ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ il nesso
telefonino=cancro). In esclusiva per OASI SANA, ecco cosa ha detto Levis nella
seconda puntata dell’inchiesta ‘5G, il grande inganno’.
Prof- Angelo Gino Levis |
“Nel Maggio 2011, con un ritardo di più di 6 anni sul previsto, l’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha convocato il gruppo di lavoro sulla
valutazione dei rischi oncogeni provocati dalle emissioni elettromagnetica a radiofrequenza,
comprese quelle dei telefoni mobili. Il rapporto conclusivo, pubblicato in
attesa della monografia che è poi uscita nel Maggio 2013 dedica una parte
rilevante all’analisi dei lavori sul rischio di tumori alla testa provocato
dall’uso di telefoni mobili. Il Gruppo di Lavoro della IARC ritiene che i
risultati ottenuti non possano essere trascurati e che una relazione causale
tra l’esposizione alle radiofrequenze emesse dai telefoni mobili e l’aumentato
rischio di tumori alla testa sia possibile. Nonostante quanto sopra riportato,
il gruppo di lavoro della IARC ha concluso classificando le emissioni nel gruppo 2B, cioè come “possibili agenti
cancerogeni per l’uomo”. Tuttavia una diversa opinione – propendente per
una classificazione di rischio oncogeno più elevato, cioè nel gruppo 2A dei “probabili
agenti cancerogeni per l’uomo” è stata espressa da un gruppo minoritario di
esperti della IARC. Alla luce delle conclusioni sopra citate della IARC, anche
il Gruppo di Lavoro dell’Associazione
Italiana di Radioprotezione Medica (AIRM), nelle nuove “Linee guida per la sorveglianza sanitaria
dei lavoratori esposti a radiazioni non ionizzanti”, auspica la
realizzazione di ulteriori studi per meglio definire il quadro dei rischi
sanitari e raccomanda l’adozione di misure di tipo precauzionale per ridurre
l’esposizione, quali i dispositivi viva voce e gli sms nell’uso di telefoni
cellulari e cordless per motivi occupazionali.
Il contrasto tra i dati positivi e quelli negativi,
o comunque presentati come rassicuranti, circa l’azione oncogena dovuta alle radiofrequenze
emesse dai telefoni mobili, è stato analizzato dagli Autori delle metaanalisi
di 24 studi caso-controllo e i principali elementi utilizzati da questi Autori
per la valutazione della “qualità dei lavori” è che “si debbono citare le
fonti di finanziamento di questi studi perché è possibile che queste abbiano
influenzato i rispettivi protocolli metodologici ed i risultati”.
L’intervento degli
operatori di telefonia mobile nelle ricerche su un tema di tale rilevanza
sanitaria e sociale, nonostante le assicurazioni fornite dai ricercatori circa
la loro indipendenza, non può non destare preoccupazione, visti i limiti
metodologici – con effetto fortemente riduttivo sulla valutazione del rischio –
di questi lavori, i risultati ottenuti e
l’interpretazione sostanzialmente rassicurante di tali risultati fornita, oltre
che dagli stessi Autori, da svariate Agenzie internazionali preposte alla
tutela della salute.
Tomatis e Huff hanno denunciato l’inquietante incremento della percentuale (da
meno del 10% negli anni ’70 ad oltre il 30% negli anni ’90) degli
esperti “orientati” verso gli interessi industriali, che vengono
invitati dalla IARC a partecipare ai gruppi di lavoro per valutare la
cancerogenicità di agenti e sostanze chimiche. In sostanza,
secondo Tomatis e Huff, le monografie della IARC hanno perso le
caratteristiche originarie di autorevolezza, soprattutto per quanto
riguarda la prevenzione primaria e quindi la ricerca orientata verso la
tutela della salute pubblica, e di indipendenza (integrità e trasparenza
dei giudizi formulati). Con questi presupposti, secondo questi Autori,
già nel 2002 si poteva prevedere che sarebbe stato praticamente
impossibile, per il futuro, definire la sicura cancerogenicità per
l’uomo di qualsiasi agente o sostanza chimica. Inoltre, con buona
probabilità, se i nuovi criteri fossero stati applicati anche in
passato, sarebbero state assolte quasi tutte le sostanze fino ad allora
riconosciute sicuramente cancerogene per l’uomo (classe A).
Va dunque
sottolineato il fatto che, secondo i dati di Tomatis e Huff, la percentuale
degli esperti IARC “orientati verso gli interessi industriali” è triplicata –
da meno del 10% a più del 30% – nell’arco di una ventina d’anni e che, in base
ai nostri dati, tale percentuale sarebbe ulteriormente raddoppiata – da più
del 30% a più del 60% – nel ventennio successivo”.
2 – CONTINUA
Fonte: Oasi Sana
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