di Massimo Lupicino
Proprio mentre Greta profonde il massimo sforzo per salvare il mondo
dalla CO2 con una ennesima ondata di bigiate scolastiche trans-nazionali
(del tutto casualmente in pieno svolgimento di elezioni europee),
trapela su qualche sparuto giornale una notizia: ovvero che in Svezia
una studentessa è stata bullizzata da compagni e insegnante per essersi
rifiutata di scioperare “per il clima”.
Ci informa di questo episodio il Daily Mail
che racconta come una sventurata studentessa svedese di nome Sanna
abbia osato, unica nella sua classe, opporsi allo sciopero climatico
pre-elettorale di Greta. Di fronte al suo rifiuto di scendere in piazza
contro il celebre solleone scandinavo, Sanna è stata aggredita
verbalmente prima dalla sua stessa insegnante, poi dai compagni di classe che l’hanno tacciata di “negazionismo climatico”.
La madre della studentessa, costernata, ha chiesto quindi un colloquio
con la preside della scuola, salvo ritrovarsi a sua volta messa sul
banco degli imputati: “La ragazza si è messa contro la sua stessa classe, e per giunta si è rifiutata di partecipare a qualcosa di positivo”, la affonta la preside, aggiungendo che anche lei mostra un’attitudine sbagliata giacché non le interessa che la figlia venga coinvolta su temi sociali così importanti.
La madre della ragazza, commentando l’episodio, ha attribuito ad una forma di isteria collettiva
il comportamento disgustoso nei confronti della figlia, che a sua volta
adesso si rifiuta di andare a scuola per paura di subire altri
trattamenti simili: “le scuole dovrebbero assumere almeno un
atteggiamento neutrale e rispettare gli studenti che non vogliono
scioperare. Ci sono altri modi di relazionarsi ad argomenti politici (come questo)”. Sottolineando che la pressione dei media e dei politici è la causa principale di quello che succede nelle scuole, la donna conclude: “vogliono
che andiamo nel panico per le minacce climatiche. Qualsiasi altro
atteggiamento (diverso dal panico) è considerato sbagliato. Non ci vuole
molto a passare per negazionisti. È una pura e semplice caccia alle streghe.”
Fa una certa impressione, il fatto che le parole più sensate
ascoltate in questi mesi di delirium tremens climatista vengano da una
madre infuriata per il trattamento subito a scuola dalla figlia. Così
come fa impressione, ma non sorprende affatto, il silenzio tombale
dei media su una vicenda piccola, eppure significativa come questa.
Sono gli stessi media, del resto, che hanno bollato senza esitazione le
poche critiche a Greta come atti beceri di bullismo, cyberbullismo,
maschilismo e chi più ne ha più ne metta.
Certo è un mondo a dir poco capovolto, quello in cui
una quindicenne chiama masse oceaniche di coetanei a bigiare la scuola
con argomentazioni degne di una setta millenarista, mentre un’altra
ragazzina vorrebbe andare a scuola ma non può farlo perché bullizzata da
compagni, professori e preside, tutti impegnati nella lotta senza
quartiere alla fotosintesi clorofilliana. E mentre Greta, forte di risorse milionarie, viene coccolata da un fronte sterminato quanto eterogeneo che spazia dagli Extinction Rebels all’elite dei trilionari illuminati di Davos, con tanto di colonna sonora intonata dai media globalisti di tutto il mondo, Sanna è difesa solo dalla mamma, nel silenzio più totale.
La lotta tra le èlites globaliste e la plebe senza volto sembra
declinarsi tutta qui, nel confronto tra Greta e Sanna. E in questa
lotta spietata che deciderà i destini dell’umanità nel prossimo futuro,
il Climate Change pare solo uno specchietto per le allodole: uno dei
tanti strumenti di propaganda ad usum populi che sottendono ad interessi precisi quanto inconfessabili. Eppure ogni giorno più visibili attraverso gli squarci che continuano, insolenti, ad aprirsi nella cortina solo in apparenza impenetrabile del Politically Correct.
Fonte: Climatemonitor
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