mercoledì 15 maggio 2019

Un Global Warming è per sempre






di Massimo Lupicino
 
L’interminabile lista di titoli tragicomici di Repubblica in fatto di climacatastrofismo si è arricchita di una nuova perla: “Meteo estremo, maledetta primavera: allagamenti a Roma, grandine in Lombardia”. L’articolo non l’ho letto, perché il bello di certi giornali è che sai già cosa leggerai prima ancora di farlo, e quindi tanto vale risparmiarsi la fatica, ed evitare di regalare click.

Qualche riflessione, tuttavia, è comunque il caso di farla.

Che il Climate Change sia diventato argomento ormai esclusivo di polemica politica, è del tutto evidente dal modo in cui testate di diverso orientamento trattano il problema. Ed è altrettanto interessante notare come la drammatizzazione lessicale dei fatti politici abbia inevitabilmente contagiato anche le disquisizioni sul clima. Se un tempo la primavera era “pazzerella”, oggi è “maledetta”.  Il tutto per una grandinata a Milano e un acquazzone a Roma. Forse dalle parti di Repubblica si maledice semplicemente il freddo di questo periodo che disturba la narrativa scaldista, perché se davvero si vuole parlare di “eventi estremi”, uno sguardo veloce al passato ci informerà del fatto che la primavera meteorologica ha regalato all’Italia una serie piuttosto lunga di eventi realmente calamitosi. Tanto per citarne qualcuno:
  • Marzo 1924: nubifragio in Costiera Amalfitana, 61 morti
  • Marzo 1995: alluvione in Sicilia: mareggiate, bufere di vento, esondazioni, affondamento di una nave, almeno 11 morti.
  • Marzo 2003: alluvione nelle Marche e in Romagna, 5 morti
  • Maggio 1998: frana a Sarno: 157 morti
Che a furia di iperboli e aggettivazioni superlative il lettore si possa assuefare alla narrativa, è un’eventualità che evidentemente non viene contemplata. Pare prevalere su tutto il riflesso condizionato che si attiva ogni qual volta il tempo atmosterico contraddice le storielle senza senso sull’arrostimento collettivo imminente. Ne abbiamo già parlato: è il solito Rescue Team chiamato ad intervenire usando per altro sempre le stesse tecniche (in questo caso la Strategia #2: È Climate Change! – variante “Clima Impazzito”).

Il punto è che su tanti giornaloni è ormai esercizio quotidiano, quello di utilizzare il tempo atmosferico per supportare narrative clima-catastrofiste: solo per rimanere agli ultimi mesi, ci siamo dovuti sciroppare una ridda infinita di articoli catastrofistici a causa di una siccità descritta come evento biblico, ma che non aveva nulla di eccezionale rispetto ad eventi simili del passato. E che infatti è stata risolta in tempi meteorologicamente brevi con una serie di perturbazioni foriere di piogge in pianura e nevicate abbondantissime sulle Alpi.
Poi è stato il momento della “neve ai minimi”, scemenza assoluta contraddetta in maniera comica dalle nevicate abbondantissime che hanno interessato le Alpi, prima sui versanti esteri, e in chiusura di stagione invernale su quelli italiani. Infine, di fronte a condizioni insolitamente fredde e piovose, e’ stato il turno di tirar fuori dal cassetto il Climate Change e i “fenomeni estremi”.

La sostanza è semplice: il tempo atmosferico si candida come argomento perfetto per creare uno stato permanente di allarme e di paura nella popolazione. Permanente, per il semplice fatto che il tempo atmosferico è mutevole per definizione. L’esercizio, assolutamente demenziale da un punto di vista scientifico, consiste nell’utilizzare scostamenti dalla media su una base temporale giornaliera come prova di cambiamenti climatici su scala secolare. Tanto per fare un esempio, nel giorno dell’ultima kermesse gretese in Piazza del Popolo, uno dei più importanti TG italiani ha sentenziato: “Greta ha parlato in una giornata insolitamente calda, probabilmente a causa del Global Warming”. Dati alla mano, la temperatura su Roma era stata superiore alla media di circa 1.5 gradi.

Ecco, se lo scostamento di un grado dalla media in una singola giornata è Global Warming / Climate Change, allora siamo al liberi tutti. Cadono 10 mm più della media mensile? È Climate Change. Grandina? È Climate Change. Non piove da una settimana? È Global Warming. Non nevica da due settimane? Neve ai minimi. Nevica? Climate Change. Ogni giorno e’ Global Warming o Climate Change per il solo fatto che il tempo atmosferico di oggi e’ diverso da quello di ieri, e comunque si discosta almeno di qualche decimale dalla media del periodo.

Questo grottesco stato di allarme permanente sottende al messaggio che solo una parte politica può salvare il mondo: quella globalista ovviamente, ché siccome si parla di “Global Warming”, solo un approccio global(ista) al problema potrà salvarci dall’autocombustione. Approccio concordato magari tra un buffet di ostriche al Bildenberg, un intermezzo con tartine al caviale a Davos e un apericena su un attico di New York. E condito da un tour europeo di Greta sotto elezioni.

Non resta quindi che rimanere in attesa della prima giornata di caldo estivo, allorché i cani di Pavlov torneranno a ringhiare sbavanti al Global Warming dopo aver messo frettolosamente nel cassetto il Climate Change di Aprile e di Maggio. E mentre i giornaloni perdono il loro tempo (e specularmente le loro copie) blaterando di emergenze inesistenti e di problemi virtuali, la gente comune resta alle prese con i problemi veri, di cui invece nessuno parla. Sembrano parlare solo a se stessi e ai loro editori, tanti giornaloni. Come un vecchio giradischi che va avanti da solo in una casa vuota, buia, abbandonata, che cade a pezzi, dove si ha paura anche solo a guardarci dentro attraverso le finestre. Come in un film dell’orrore, nemmeno troppo originale, e di cui si intuisce già il finale.




Anche i commenti all'articolo sono assolutamente degni di nota, qui di seguito Rocco da il meglio di se:

Il clima, questo sconosciuto.
Accade un alluvione… ed è colpa del clima che cambia
accade un diluvio…. ed è colpa del clima che cambia
accade una siccità… ed è colpa del clima che cambia
accade una nevicata… ed è colpa del clima che cambia
mio nonno è stitico… ed è colpa del clima che cambia
il clima cambia ed è colpa della CO2, anzi no, della CO₂, così facciamo contenti anche i perfezionisti del codice ASCII.
Togliendo la CO₂ il clima non cambia
non accadrà più un alluvione
non accadrà più un diluvio
non accadrà più una siccità
non accadrà più una nevicata
e finalmente mio nonno potra defecare regolarmente.
Questo è cosa ci si aspetta dalla lotta ai cambiamenti climatici dovuti all’aumento della CO₂: il clima stabile.
E nel delirio di onnipotenza umana pensiamo che la scienza sia in grado di termoregolamentare il clima a nostro piacimento grazie alle mirabolanti invenzioni tecnologiche dell’uso del litio o del silicio.
Quando farà un po’ più freddo, rilasceremo un po’ di anidride carbonica, quando farà caldo la riassorbiremo con la geoingegneria, in modo da avere un clima stabile e gradevole tutto l’anno: termostato regolato sui 20° (va bene o sono troppi?).
I ghiacci ai poli saranno tenuti sottocontrollo e stabilizzati mediante enormi congelatori alimentati a pannelli fotovoltaici, installati sempre ai poli con gli orsi polari ed i pinguini che cacceranno e nidificheranno alla loro ombra.
“Dio non gioca a dadi” disse Einstein in un momento di delirio religioso e così anche oggi, in un delirio religioso, crediamo che il clima sia un gioco dalle regole precise e ben definite, senza la scocciatura della casualità dei dadi, ma tutto deterministico come funzione della concentrazione del diossido di carbonio.
Perchè, sotto sotto, è la molecola incriminata a produrre calore per uno strano effetto quantistico non ancora compreso e non si tiene conto, nei modelli climalterati, che chi fornisce il calore è una stella, una centrale a fusione nucleare che dista 8 minuti luce dal pianeta.
“Ma si”, dicono i modelli climalterati, “quello irradia sempre la stessa energia, perchè preoccuparsi”
Ed inceve no, non irradia sempre la stessa energia e quella centrale a fusione nucleare proietta nello spazio così tanta radioattività che se lo sapesse l’ambientalismo indirebbe un referendum per farlo chiudere.
E queste particelle, munite anche di campo magnetico, producono degli effetti che i modelli climalterati (leggasi AGW) non contemplano, così come non contemplano lo zio che si mette davanti al camino e mi impedisce di prendere il calore del fuoco (leggasi le nuvole).
La superficie degli oceani è 3,61 x 10¹¹ m² e la TSI (total solar irradiance) era di 1360,73 W/m² il 6 aprile scorso; ammettiamo per un attimo di essere terrapiattisti e calcoliamo l’energia ricevuta dagli oceani =491.223.530.000.000 W/m²; il 13 aprile, il sole ha irradiato 1360,33 W/m². “E che vuoi che sia, non è neanche lo 0.01% di variazione” direbbe un tecnico del climacarbonalterato, possiamo tranquillamente ignorarlo”.
Solo che quel giorno gli oceani hanno assorbito 491.079.130.000.000 W/m², ossia una differenza di -144.400.000.000 W/m²…. tutta colpa della CO², del global warming e dell’ antropico.
(fonte dati TSI = LASP/CU)
Per chi volesse comprendere alcuni effetti del Sole sul clima può leggere questo lavoro https://www.thegwpf.org/content/uploads/2019/03/SvensmarkSolar2019-1.pdf chi no, rimanesse dell’idea che la sola causa è la CO² e che riducendola il clima diventerà magicamente stabile, come vogliono i gretini.
Questa paranoia climatica sfrutta il senso di colpa per costringere i governi ad agevolare settori economici a loro congeniali, aumentando le tasse ed impoverendo i cittadini.

Ed ancora...
Nell’attuale periodo di crisi psicologica derivante dal panico creato da questi famosi cambiamenti climatici (sempre esistiti) dovuti al riscaldamento globale di origine antropica (e quindi la causa è l’uomo, non la CO₂), vengo con questa mia a dirvi che….
la CO₂ fa bene!!!
Si, ha questa poco gradevole reputazione di essere un gas serra, ma senza questo gas serra la temperatura terrestre media sarebbe di ben -18°, ora la media è di 15°, il che non è una cosa tanto cattiva, tutto sommato.
Prima di tutto la CO₂ è fondamentale per la nostra vita animale; la sintesi clorofilliana dei vegetali trasforma questo infernale gas in combinazione con l’acqua in ossigeno e glucosio (uno zucchero); possiamo vivere senza ossigeno e glucosio? Dobbiamo ringraziare la CO₂, l’acqua e le piante (che poi per pensare di ridurre la CO₂, i gretini, le bruciano al posto del petrolio come biomasse alternative, rinnovabili e quindi verdi, follia!).
Ma veniamo a cosa ha contribuito l’aumento della CO₂ dall’epoca preindustriale https://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/full.html :
– ha contribuito alla diminuzione della popolazione che vive in assoluta povertà https://ourworldindata.org/uploads/2013/05/World-Poverty-Since-1820.png
– aumento dell’aspettativa di vita https://ourworldindata.org/grapher/life-expectancy-globally-since-1770?time=1770..2015
– aumento del PIL https://ourworldindata.org/grapher/average-real-gdp-per-capita-across-countries-and-regions
– aumento della popolazione https://ourworldindata.org/uploads/2018/11/Annual-World-Population-since-10-thousand-BCE-for-OWID.png
– diminuzione della denutrizione https://ourworldindata.org/grapher/prevalence-of-undernourishment-in-developing-countries-since-1970?time=1970..2015
ed altro ancora.
La cosa curiosa della lotta ai cambiamenti climatici consiste nel fatto che le stesse persone che vorrebbero raffreddare il pianeta riducendo la CO₂ sono le stesse che nelle intenzioni vorrebbero aumentare l’aspettativa di vita, diminuire la denutrizione, salvare più vite umane; una ovvia contraddizione! ed in effetti si pensa alla salvezza dell’orso polare, mica degli uomini.
Di fatti, è proprio nell’Europa ecologica dove la riduzione della CO2 è maggiore, che vi è poca crescita, disoccupazione in aumento, crisi sociali e impoverimento generale.
+ CO₂ = + ossigeno + glucosio (e carboidrati in genere) + alimentazione + salute + longevità… ed un po’ più caldo non guasta!
Però, si vorrebbe tornare alla Piccola Era Glaciale, terminata nel 1850, dove il freddo ci costringerà a consumare più energia per riscaldare le case; ma non sarà mica questo il motivo reale del riscaldamento dell’emisfero nord?


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