Oggi l’ho sentita davvero grossa, perdonatemi se non vi dico
precisamente dove, lo faccio per carità di Patria, ma trattasi di un
palcoscenico – perché ormai siamo alla farsa – affacciato su una delle
platee più affollate che ci sia.
In breve, ne abbiamo parlato anche recentemente, che il buco
dell’ozono si sta stringendo o, meglio, quest’anno l’estensione
dell’area con il massimo depauperamento dello strato di ozono al termine
dell’estate australe è la più piccola da quando esiste il monitoraggio,
ossia da quando è stato siglato e poi implementato il Protocollo di
Montreal per la messa al bando dei CFC. Questa notizia, di per se’
buona, è stata interpretata, chi l’avrebbe mai detto, in chiave clima
che cambia, trasformandola quindi in non proprio buona, perché, secondo
l’esperto di turno, il restringimento dell’area soggetta a
depauperamento potrebbe essere una conseguenza del riscaldamento globale
e, quindi, dei cambiamenti climatici.
Un breve riassunto
L’ozono, molecola formata da tre atomi di ossigeno, interagisce in
stratosfera con la radiazione ultravioletta in arrivo dal sole rompendo
il legame di uno degli atomi e formando così molecole di ossigeno con
due atomi, quello che respiriamo. In questo modo lo strato di ozono
protegge la superficie del pianeta dai raggi UV. Dal momento che anche i
gas CFC, di origine ovviamente antropica, provocano la stessa
scissione, la rottura di molecole di ozono da essi causata impoverisce
lo strato e ne limita l’efficacia, semplicemente perché c’è meno ozono
disponibile per schermare i raggi UV. L’assottigliamento più importante
avviene tutti gli anni nella stratosfera polare dell’emisfero sud a fine
inverno, non appena il sole si “riaffaccia” a quelle latitudini al
termine della notte polare. Questo perché nel processo di interazione
tra raggi UV e ozono è molto importante la temperatura dello strato, che
a fine inverno è molto bassa. Infatti, più è bassa la temperatura più è
efficace l’interazione. Diversamente, se la temperatura dello strato è
un po’ più alta, il processo è meno efficiente.
E questo è proprio quello che è accaduto quest’anno. Poche settimane
prima che riapparisse il Sole infatti, la stratosfera polare australe è
stata interessata da un SSW (Stratospheric Sudden Warming), una dinamica
della circolazione dell’alta atmosfera che comporta un improvviso e
forte riscaldamento dello strato, piuttosto rara per l’emisfero australe
e molto più frequente, accade circa una volta l’anno, per quello
boreale. Questo riscaldamento ha posto le condizioni per una scarsa
efficacia del processo di depauperamento e, quindi, per un’estensione
dell’area interessata dal processo molto più piccola rispetto al
passato. Il tutto in un trend di lungo periodo che, pur con molte
oscillazioni, sta vedendo comunque un progressivo restringimento di
quell’area, anche per l’efficacia del bando dei CFC.
Ora, al di là dell’ignoranza mostrata rispetto alla cronaca recente e
alla complessità delle dinamiche coinvolte (basta il global warming che
ce vo’), è bene sottolineare che l’aumento della temperatura media
superficiale del pianeta (quale sia la causa) riguarda appunto la
superficie e, in misura minore gli strati superiori del primo strato
della nostra atmosfera, la troposfera. In stratosfera, invece, si
registra una reazione contraria, cioè di raffreddamento. Questo perché
aumentando il calore in basso aumenta anche la radiazione uscente, con
conseguente raffreddamento dello strato superiore. Infatti, le serie
storiche della temperatura stratosferica mostrano trend negativi, con un
raffreddamento marcato fino ai primi anni 2000, poi plafonatosi di lì a
seguire, guarda un po’ in concomitanza con il rallentamento del GW (la
famosa pausa dell’AGW mai spiegata…).
Revisiting the Mystery of Recent Stratospheric Temperature Trends – Maycock et al. 2018, Fig.1 |
Una stratosfera mediamente più fredda, come detto, rende il processo
di depauperamento stagionale dell’ozono più efficace, e questa
probabilmente è la ragione per cui il recupero del “buco” è lento e
soggetto a forti oscillazioni da un anno all’altro. Ergo, se proprio
dovessimo mettere il buco dell’ozono in relazione al riscaldamento
globale, ne dovremmo registrare un incremento e non una diminuzione.
Per raccogliere le idee e scrivere queste poche righe, c’è voluto più
o meno lo stesso tempo impiegato dall’esposizione in chiave non-proprio-una-buona-notizia
di cui sopra, tempo che a ben vedere avrebbe potuto essere impiegato a
sforzarsi di capire come stanno le cose piuttosto che mettere in scena
il solito peana dell’AGW, la cui prima vittima, come sempre, non è chi
ascolta, ma la conoscenza di questo mondo così complesso e meraviglioso.
Comincio ad essere stanco.
Enjoy.
Guido Guidi (Marino, 19 agosto 1968) è un meteorologo e militare italiano, nel grado di tenente colonnello dell'Aeronautica Militare assegnato al Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.
Dal 15/07/2011 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Roma come pubblicista
Guido Guidi (Marino, 19 agosto 1968) è un meteorologo e militare italiano, nel grado di tenente colonnello dell'Aeronautica Militare assegnato al Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.
Dal 15/07/2011 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Roma come pubblicista
Beh... una buona occasione per tacere se l'è persa anche il Ten. Colonnello Guido Guidi, A.M., ma essendo un militare non può dirci che il bando ai gas CFC venne messo, oltre che per eliminare i gas ricombinanti utilizzati nelle bombolette spray ma sopratutto negli impianti di raffrescamento, condizionamento e frigorigeri, per "coprire" gli effetti dei nanoparticolati a base di ossidi di alluminio, bario e stronzio usati nella geoingegneria militare.
Queste sostanze rendono l'aria più elettroconduttiva e serve per fare funzionare al meglio le sofisticate e sensibili tecnologie satellitari per il controllo del campo di battaglia e del nemico; per potenziare le proprie reti in un cloud super-veloce e danneggiare quelle del nemico.
Queste sostanze irrorate sotto forma di nanoparticolati con le "scie degli aerei", si ricombinano facilmente con l'ozono stratosferico accelerando il processo di assottigliamento dello strato di ozono.
L'articolo è tecnicamente giusto ma non parlare delle "altre attività" riduce di molto la comprensione del problema e in pratica non permette la soluzione dello stesso. Oltre che a far gridare allo scandalo per il cover-up (ma questo non da eccessivi fastidi, visto che ad indignarsi sono quattro complottari sciammannati) è un disastro per l'ecosistema e la biosfera terrestre in quanto non viene presa in considerazione una causa primaria del famoso global-warming, addossando tutta la responsabilità alla CO2 che è invece un gas vitale per la vita sulla Terra. [n.d.r.]
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.