sabato 2 novembre 2019

Ozono e AGW, persa l’ennesima occasione di tacere.




Oggi l’ho sentita davvero grossa, perdonatemi se non vi dico precisamente dove, lo faccio per carità di Patria, ma trattasi di un palcoscenico – perché ormai siamo alla farsa – affacciato su una delle platee più affollate che ci sia.
In breve, ne abbiamo parlato anche recentemente, che il buco dell’ozono si sta stringendo o, meglio, quest’anno l’estensione dell’area con il massimo depauperamento dello strato di ozono al termine dell’estate australe è la più piccola da quando esiste il monitoraggio, ossia da quando è stato siglato e poi implementato il Protocollo di Montreal per la messa al bando dei CFC. Questa notizia, di per se’ buona, è stata interpretata, chi l’avrebbe mai detto, in chiave clima che cambia, trasformandola quindi in non proprio buona, perché, secondo l’esperto di turno, il restringimento dell’area soggetta a depauperamento potrebbe essere una conseguenza del riscaldamento globale e, quindi, dei cambiamenti climatici.






 
Un breve riassunto

L’ozono, molecola formata da tre atomi di ossigeno, interagisce in stratosfera con la radiazione ultravioletta in arrivo dal sole rompendo il legame di uno degli atomi e formando così molecole di ossigeno con due atomi, quello che respiriamo. In questo modo lo strato di ozono protegge la superficie del pianeta dai raggi UV. Dal momento che anche i gas CFC, di origine ovviamente antropica, provocano la stessa scissione, la rottura di molecole di ozono da essi causata impoverisce lo strato e ne limita l’efficacia, semplicemente perché c’è meno ozono disponibile per schermare i raggi UV. L’assottigliamento più importante avviene tutti gli anni nella stratosfera polare dell’emisfero sud a fine inverno, non appena il sole si “riaffaccia” a quelle latitudini al termine della notte polare. Questo perché nel processo di interazione tra raggi UV e ozono è molto importante la temperatura dello strato, che a fine inverno è molto bassa. Infatti, più è bassa la temperatura più è efficace l’interazione. Diversamente, se la temperatura dello strato è un po’ più alta, il processo è meno efficiente.

E questo è proprio quello che è accaduto quest’anno. Poche settimane prima che riapparisse il Sole infatti, la stratosfera polare australe è stata interessata da un SSW (Stratospheric Sudden Warming), una dinamica della circolazione dell’alta atmosfera che comporta un improvviso e forte riscaldamento dello strato, piuttosto rara per l’emisfero australe e molto più frequente, accade circa una volta l’anno, per quello boreale. Questo riscaldamento ha posto le condizioni per una scarsa efficacia del processo di depauperamento e, quindi, per un’estensione dell’area interessata dal processo molto più piccola rispetto al passato. Il tutto in un trend di lungo periodo che, pur con molte oscillazioni, sta vedendo comunque un progressivo restringimento di quell’area, anche per l’efficacia del bando dei CFC.

Ora, al di là dell’ignoranza mostrata rispetto alla cronaca recente e alla complessità delle dinamiche coinvolte (basta il global warming che ce vo’), è bene sottolineare che l’aumento della temperatura media superficiale del pianeta (quale sia la causa) riguarda appunto la superficie e, in misura minore gli strati superiori del primo strato della nostra atmosfera, la troposfera. In stratosfera, invece, si registra una reazione contraria, cioè di raffreddamento. Questo perché aumentando il calore in basso aumenta anche la radiazione uscente, con conseguente raffreddamento dello strato superiore. Infatti, le serie storiche della temperatura stratosferica mostrano trend negativi, con un raffreddamento marcato fino ai primi anni 2000, poi plafonatosi di lì a seguire, guarda un po’ in concomitanza con il rallentamento del GW (la famosa pausa dell’AGW mai spiegata…).


Revisiting the Mystery of Recent Stratospheric Temperature Trends – Maycock et al. 2018, Fig.1


Una stratosfera mediamente più fredda, come detto, rende il processo di depauperamento stagionale dell’ozono più efficace, e questa probabilmente è la ragione per cui il recupero del “buco” è lento e soggetto a forti oscillazioni da un anno all’altro. Ergo, se proprio dovessimo mettere il buco dell’ozono in relazione al riscaldamento globale, ne dovremmo registrare un incremento e non una diminuzione.

Per raccogliere le idee e scrivere queste poche righe, c’è voluto più o meno lo stesso tempo impiegato dall’esposizione in chiave non-proprio-una-buona-notizia di cui sopra, tempo che a ben vedere avrebbe potuto essere impiegato a sforzarsi di capire come stanno le cose piuttosto che mettere in scena il solito peana dell’AGW, la cui prima vittima, come sempre, non è chi ascolta, ma la conoscenza di questo mondo così complesso e meraviglioso.

Comincio ad essere stanco.

Enjoy.



 Guido Guidi (Marino, 19 agosto 1968) è un meteorologo e militare italiano, nel grado di tenente colonnello dell'Aeronautica Militare assegnato al Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.

Dal 15/07/2011 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Roma come pubblicista







 Beh... una buona occasione per tacere se l'è persa anche il Ten. Colonnello Guido Guidi, A.M., ma essendo un militare non può dirci che il bando ai gas CFC venne messo, oltre che per eliminare i gas ricombinanti utilizzati nelle bombolette spray ma sopratutto negli impianti di raffrescamento, condizionamento e frigorigeri, per "coprire" gli effetti dei nanoparticolati a base di ossidi di alluminio, bario e stronzio usati nella geoingegneria militare.
Queste sostanze rendono l'aria più elettroconduttiva e serve per fare funzionare al meglio le sofisticate e sensibili tecnologie satellitari per il controllo del campo di battaglia e del nemico; per potenziare le proprie reti in un cloud super-veloce e danneggiare quelle del nemico.
Queste sostanze irrorate sotto forma di nanoparticolati con le "scie degli aerei", si ricombinano facilmente con l'ozono stratosferico accelerando il processo di assottigliamento dello strato di ozono.
 L'articolo è tecnicamente giusto ma non parlare delle "altre attività" riduce di molto la comprensione del problema e in pratica non permette la soluzione dello stesso. Oltre che a far gridare allo scandalo per il cover-up (ma questo non da eccessivi fastidi, visto che ad indignarsi sono quattro complottari sciammannati) è un disastro per l'ecosistema e la biosfera terrestre in quanto non viene presa in considerazione una causa primaria del famoso global-warming, addossando tutta la responsabilità alla CO2 che è invece un gas vitale per la vita sulla Terra. [n.d.r.]


Qualcuno distrugge lo strato dell’ozono. 
Ma gli scienziati non capiscono chi sia


LE EMISSIONI DEGLI AEREI INFLUISCONO 
SU MONSONI E OZONOSFERA


Geoengineering Is Causing Lethal UV Radiation Exposure 

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