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Il motivo per il quale ho condiviso questo articolo di Wired è perché mi ha colpito questa frase all'inizio.
«Una particella teorizzata dal fisico catanese, mai osservata sperimentalmente e che – qualora esistesse per davvero – dovrebbe coincidere con la propria antiparticella.»
Ma tenete presente che è una mia associazione di idee e che non necessariamente deve esere associata all'articolo di cui sopra.
Corrado Malanga, qualche anno addietro ha teorizzato la stessa cosa e l'ha chiamato EVIDEON. È una corposa ricerca che spazia dalla fisica classica alla fisica quantistica ma che include anche concetti filosofici, sulla nostra mente e l'anima; sulla consapevolezza del sé e dello spazio circostante, che comprende l'intero universo, alieni inclusi.
L’idea dello specchio.
Se noi siamo i creatori di questo universo virtuale e mutevole a seconda delle nostre stesse esigenze, noi stessi, avevamo creato le situazioni in cui gli alieni venivano ed interferivano con noi. La scelta di accettare questa interferenza era dunque la nostra, anche se noi eravamo apparentemente inconsapevoli di aver creato questa evidenza.
In parole povere noi avevamo creato l’opportunità di essere interferiti dall’alieno perché questa opportunità dava la possibilità alla nostra coscienza di fare una esperienza e di acquisire consapevolezza di sé.
Infatti l’alieno serve a noi come specchio di noi stessi e del nostro problema.
L’alieno serve a farci prendere coscienza della nostra realtà di anima, mente e spirito: serve a farci comprendere che noi siamo la creazione e farci ricordare chi siamo e perché siamo qui. Analogamente noi serviamo all’alieno come specchio di sé stesso. Noi ricordiamo ogni giorno all’alieno che egli sbaglia percorso di evoluzione, volendo prendere la nostra esperienza e non volendo affrontare la sua. L’alieno vuole crescere e divenire completo usando l’esperienza di altri, per paura di soffrire nel proporsi egli stesso in prima persona, di fronte alla esperienza stessa, che appare insopportabile e dolorosa.
L’alieno non comprende e lotta da migliaia di anni, contro la nostra resistenza a farci usare da lui, che, alla fine,, si vede costretto ad ammettere la sconfitta.
Nell’istante in cui noi comprendiamo a cosa ci è servito l’alieno, ecco che egli comprende che ha sbagliato percorso. I due eventi accadono in un unico momento poiché, nella virtualità di Bohm, l’universo non locale, prevede che il tempo non esista.
In un universo in cui il tempo non esiste, non esiste separazione tra causa ed effetto, che divengono la stessa cosa poiché sovrapposti.
Il fenomeno fisico non è più misurato dalle macchine ma dall’operatore, che sta dietro le macchine e soprattutto misurato dalla propria coscienza, che prende consapevolezza del fenomeno che lei stessa sta creando. Esperimenti di termodinamica quantistica, mostrano come i risultati delle apparecchiature di misura, si modificano sostanzialmente se l’esperimento viene fatto in presenza od in assenza di un osservatore. La dualità tra onda e particella viene distrutta nell’istante in cui si dimostra che una particella subatomica, come un fotone, può apparirmi onda o particella semplicemente perché nel primo caso non manifesto consapevolezza del suo essere, sebbene sappia che essa esiste. Nel secondo caso invece la particella è per l’osservatore perfettamente identificata, cioè se ne ha completa consapevolezza.
Gli esperimenti di fisica, i cui risultati sono difficilmente criticabili, vengono così reinterpretati sulla base dell’osservatore che usa, come strumento più o meno raffinato, la sua stessa consapevolezza.
Così, se io non ho consapevolezza del fenomeno, qualunque esso sia, esso si presenterà come un fenomeno ondulatorio la cui forma sarà messa in relazione alla probabilità che io possa comprendere come è fatto. Quando l’onda sferica, che ne rappresenta la probabilità di identificazione, diventa sempre più piccola, fino a divenire un punto, la probabilità di identificare il fenomeno con chiarezza, aumenterà. In parole povere, io posso credere che un fotone sia misurabile nello spazio, nel tempo e nell’energia, solo se esso mi colpirà, cioè se interferirà con la mia coscienza. Altrimenti la mia coscienza, sarà consapevole dell’esistenza del fotone ma non saprà localizzarlo nella virtualità ed esso mi apparirà come un’onda spalmata in tutto lo spazio-tempo.
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