giovedì 5 settembre 2019

Perché i mezzi d’informazione di massa travisano le conclusioni degli articoli scientifici?


By on Set 4, 2019



 Nella nota ANSA è scritto a chiare lettere che estati più secche e calde e maggiori eventi estremi in autunno potrebbero essere la  tendenza futura del clima nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale che emerge dallo studio dei sedimenti del lago di Ohrid.”

 La cosa mi ha fatto drizzare le orecchie: come può una serie di dati di prossimità fornire informazioni sul clima futuro determinato dal riscaldamento globale? L’assurdità della nuova richiedeva un immediato approfondimento.
Ho cercato lo studio cui faceva riferimento la breve dell’ANSA e quasi subito mi sono imbattuto nell’articolo  incriminato

The environmental and evolutionary history of Lake Ohrid (FYROM/Albania): interim results from the SCOPSCO deep drilling project

 Si tratta di uno studio condotto da una ventina di studiosi europei, tra cui figura un nutrito gruppo di ricercatori italiani, capitanato da Bernd Wagner (da ora Wagner et al., 2019) che, come recita il titolo, ricostruisce la storia evolutiva ed ambientale di questo importante lago europeo. I dati oggetto di studio riguardano una carota di sedimenti che consente di ricostruire gli ultimi 637.000 anni di vita del lago, avvalendosi dei risultati di studi precedenti sullo stesso campione e di studi relativi a campioni provenienti da altri siti europei. I partecipanti allo studio hanno interessi di ricerca molto diversi: mineralogia, geofisica, geografia, geochimica, scienze ambientali, palinologia, biochimica, zoologia, geopaleontologia e via cantando, per cui lo studio giunge a conclusioni estremamente complesse.

Posso anticipare sin da questo momento che gli aspetti climatologici non rappresentano il nucleo dell’articolo. Wagner et al., 2019, ricostruisce l’evoluzione geologica del lago di Ocrida attraverso lo studio delle tipologie di sedimenti. Notevoli sono i contributi alla ricostruzione della cronologia delle eruzioni vulcaniche che hanno interessato la penisola italiana a partire dal Pleistocene e fino ad arrivare ai tempi più recenti. Lo studio dei pollini, della paleo-flora e della paleo-fauna, hanno consentito di ricostruire anche gli ambienti che caratterizzavano il lago ed il suo bacino idrografico. Wagner e colleghi ci restituisce, in altre parole, un quadro evolutivo del lago e dei suoi dintorni estremamente suggestivo ed interessante che copre centinaia di migliaia di anni.

Senza entrare troppo nei dettagli che esulano dai temi che usualmente trattiamo su CM, possiamo concludere che l’ambiente lacustre si è dimostrato estremamente resiliente ai drastici cambiamenti ambientali che hanno caratterizzato la sua storia, contrariamente a quanto accaduto, invece, per tutto l’areale circostante. Bisogna registrare, però, un’accelerazione del degrado ambientale dell’ambiente lacustre e di quello circostante, a causa della pressione antropica. La cosa non meraviglia, ma preoccupa sia i ricercatori che il semplice lettore come il sottoscritto.

Non è bello, infatti, pensare che un ambiente naturale che è riuscito a conservarsi quasi integro nel corso dei centinaia di migliaia d’anni, possa correre dei rischi a causa delle azioni sconsiderate dell’uomo.

Altro aspetto che mi ha impressionato, è l’onestà intellettuale di Wagner et al., 2019 di fronte alla straordinaria resilienza dimostrata dall’ambiente lacustre: non abbiamo la più pallida idea del perché il lago è riuscito a conservare quasi intatta la sua biodiversità nel corso dei millenni (oserei dire delle ere geologiche).

A questo punto il lettore che si è imbattuto in questo post, si starà chiedendo cosa l’articolo che lo ispira abbia a che fare con il clima. Poco, lo ammetto, ma quel poco è sufficiente a spiegare questo post ed il suo titolo piuttosto polemico. Chi ha la pazienza di andare a guardarsi la Fig. 3 di Wagner et al., 2019, può rendersi conto del lavoro enorme che gli autori hanno compiuto. Essi hanno messo in relazione le variazioni ambientali con le variazioni orbitali terrestri, individuando una relazione piuttosto forte tra i parametri orbitali e quelli ambientali. Detto in altri termini i cambiamenti ambientali sembrano dovuti a variazioni dei parametri orbitali e su questo non c’è nulla da dire. La variabilità astronomica si sovrappone ad altre variabilità di lungo periodo (sub-orbitali) e, tutte insieme, generano un altro ciclo plurimillenario che può essere individuato in un’alternanza di fasi umide, secche e neutre (secondo pannello a partire dall’alto). Il primo pannello mostra, invece, le oscillazioni della profondità del lago Ocrida nel corso del tempo: sono chiaramente legate alle fasi secche ed umide.

Figura 3. Litostratigrafia degli orizzonti superiori 247,8 mcd e tephra e cryptotephra nella sequenza di sedimenti DEEP. Per nomenclatura e dettagli vedere Leicher et al. (2016). Tephra in grassetto è stato utilizzato come punto di congiunzione per il modello di profondità per i 247,8 mcd superiori che coprono gli ultimi 637 kyr (Francke et al., 2016; Leicher et al., 2016). Sono in corso lavori tetrostratigrafici su tephra da 247,8 mcd al di sotto.

 
Gli altri pannelli rappresentano parametri diversi come la velocità di sedimentazione, l’estensione del lago e via cantando, ma sono poco significative ai fini del mio ragionamento anche se piuttosto interessanti dal punto di vista ambientale.

I dati sperimentali dimostrano che la profondità del lago si è mantenuta costante per circa 300.000 anni a partire dalla data a cui risalgono i primi sedimenti (637.000 anni a partire dal presente). Tale lunghissimo periodo, fu caratterizzato da piogge cospicue e temperature piuttosto fredde. Successivamente le temperature hanno cominciato a salire e le piogge sono diventate meno abbondanti e più variabili, determinando una diminuzione del livello del lago. Oggi la profondità del lago Ocrida non è molto diversa da quella di circa 400.000 anni fa, ma è maggiore di quella di 100.000  anni addietro.

In questi due macro-periodi che abbiamo caratterizzato come freddo-umido e caldo-secco, si sono verificate ovviamente, grosse oscillazioni climatiche di maggiore frequenza. Durante la fase caldo-secca, in particolare, abbiamo avuto gli eventi di Dansgaard–Oeschger ed Heinrich le cui tracce sono visibili nei sedimenti lacustri, studiati da Wagner et al., 2019, attraverso una variazione del tasso di sedimentazione o delle tipologie di polline rinvenute nei sedimenti stessi.

Questo in buona sostanza il senso dell’articolo di Wagner e colleghi. Di riscaldamento globale non si parla proprio. Cosa c’entra, quindi, il commento ANSA con i risultati dello studio?
Niente, ovviamente.

La nota dell’ANSA ha, a mio modesto avviso, uno scopo diverso da quello di commentare l’articolo scientifico in questione. I risultati dello studio illustrati in Wagner et al., 2019, portano alla conclusione che il periodo caldo è stato caratterizzato da una maggiore aridità e da una maggiore variabilità delle precipitazioni. ANSA ne deduce che poiché il clima futuro è previsto (dai modelli, ovviamente) più caldo di quello attuale, dobbiamo aspettarci maggiore aridità ed eventi meteorici più intensi, come dimostrerebbe il clima del passato.

Non è vero niente, in quanto la risoluzione dei dati di prossimità dedotti dai sedimenti del lago Ocrida, è dell’ordine delle migliaia di anni e,  quindi, tale da non consentire paragoni a livello secolare, figuriamoci a livello decadale o annuale. Diciamo che Wagner e colleghi hanno disegnato un quadro che, osservato da lontano, ci dà un’idea abbastanza completa del succedersi degli eventi, ma che nei dettagli è molto approssimativo. Utilizzarlo per spiegare ciò che accadrà tra dieci o cento anni (a livello microscopico), è, francamente, ridicolo.

Eppure è ciò che fa ANSA. Perché? Francamente lo ignoro, ma, a pensar male,  probabilmente il lancio dell’Agenzia è destinato a suscitare interesse intorno ad un articolo estremamente specialistico. Perfettamente comprensibile, ma il danno prodotto a livello di comunicazione e divulgazione scientifica diretta al grande pubblico, è immenso. Possibile che chi scrive certe cose, non se ne renda conto?

«Eh... se ne rendono conto eccome mio caro Donato Barone. Lo fanno apposta ben sapendo che la gente se non in piccolissima parte leggerà l'articolo; ed in quantità ancora minore si prenderà la briga di aprire la ricerca e verificare con i propri occhi.
Quelli a cui passerà sotto gli occhi l'articolo avrà semmai una ulteriore conferma che i cambiamenti climatici... bla, bla, bla...»

Si chiama indottrinamento.



Megachirottera


1 commento:

  1. Seconda parte del post, questa volta entrando nel merito dello studio della carota di sedimenti:

    Tanto Wagner et al, 2017 che Francke et al., 2019 si basano sullo studio della stessa carota di sedimenti estratta dal lago di Ocrida o Ohrid, ubicato tra Macedonia del Nord ed Albania.

    «...L’unica differenza tra i due studi deve essere ricercata nella metodologia di datazione dei sedimenti e nel periodo geologico indagato. In Wagner et al., 2017 si studiavano gli ultimi 637.000 anni di storia, in Francke et al., 2019 si studia il periodo relativo agli ultimi 16.000 anni (praticamente l’Olocene)...»

    http://www.climatemonitor.it/?p=51523

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