GLI USI MILITARI DELLA GEOINGEGNERIA
ESTRATTO DELL’ ARTICOLO DI PAOLO DE SANTIS
Nel
suo ultimo rapporto, l’IPCC, anche se in modo ambiguo, sdogana i
progetti che utilizzano la geoingegneria e su di essi disquisisce con
dovizia e ridondanza di particolari, senza mai arrivare a darne un
parere netto: segno evidente che nel gruppo di consulenti c’è più di un
obiettore, anche se molto tiepido. È relativamente facile comprendere
come nell’IPCC, si sia riusciti, con meccanismi di cooptazione, a creare
un gruppo scientifico di 5 lavoro, in qualche misura controllabile.
Quello che tuttavia è difficile comprendere e accettare è come i registi
di tale operazione planetaria siano riusciti a creare tanto consenso:
da parte dei governi, delle forze armate coinvolte, della comunità
scientifica direttamente coinvolta e in quella che rimane a guardare
muta. E per finire, ma qui ormai non ci sorprendiamo più di tanto, da
parte dell’intero sistema di comunicazione e informazione. È difficile
credere che una macchina di tale perfezione, che è riuscita a
coinvolgere milioni di persone, sia quelle che sono direttamente a libro
paga, che altre che per qualche motivo pensano di dover procedere sui
comodi binari che qualcuno gli offre, e che per questo motivo si
ostinano a negare le evidenze, sia stata progettata per il bene
dell’umanità. La quale umanità, per il fatto di non essere in grado di
comprendere la gravità della situazione, deve esserne tenuta all’oscuro.
È
invece molto più convincente che il fine di un tale mostruoso apparato
sia quello, non già della salvezza della biosfera, ma del dominio del
pianeta da parte di una ristretta élite, che ha in mano il controllo
delle tecnologie militari più spinte. Tale orrenda congettura è
purtroppo avvalorata da un’esauriente documentazione, sorprendentemente
non classificata e totalmente disponibile per chi non ha ancora perduto
la sovranità della propria vista e della propria mente. Per illustrare
questa affermazione, citiamo, tra i tanti, un articolo particolarmente
significativo “Il tempo atmosferico come moltiplicatore di forza:
possedere il controllo del tempo atmosferico entro il 2025” [14]. Il
lavoro è stato presentato per la pubblicazione in un immenso studio in 5
volumi, intitolato “Air Force 2025” [15], promosso nel 1996 dalla Air
University, che fa parte del Comando della Forza Aerea degli Stati
Uniti, con sede nella Base Aerea di Maxwell, in Alabama. All’inizio di
questo lavoro, così come in ogni articolo pubblicato in “Air Force 2025”
è contenuto un paragrafo “Disclaimer” in cui si legge [16]:
2025 è uno studio progettato in conformità con una direttiva dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare con il fine di esaminare i concetti, le capacità e le tecnologie necessari perché gli Stati Uniti rimangano in futuro la forza aerea e spaziale dominante. [….] Questa pubblicazione è stata valutata dalle autorità di sicurezza e di revisione delle politiche, non è classificata, ed è libera di circolare.
Nell’Executive Summary del lavoro si legge quella che è una vera e propria dichiarazione d’intenti:
Nel
2025, le forze aerospaziali degli Stati Uniti potranno “possedere il
clima”, capitalizzando le tecnologie emergenti e concentrandosi sullo
sviluppo delle tecnologie usate nelle applicazioni belliche. Tale
funzionalità offre ai combattenti gli strumenti per modificare il campo
di battaglia in modi prima impossibili. [….] Lo scopo di questo lavoro è
quello di delineare una strategia per l’utilizzo di un futuro sistema
di modificazione del clima al fine raggiungere obiettivi militari più
che fornire una dettagliata descrizione tecnica. Sforzo con alto rischio
e alto beneficio, la modificazione del clima pone di fronte a un
dilemma non dissimile da quello della scissione dell’atomo. Mentre
alcuni segmenti della società saranno sempre restii a esaminare
questioni controverse come la modificazione del clima, gli enormi
benefici militari che potrebbero derivarne, vengono ignorati, con nostro
rischio e pericolo. [….] Le attuali tecnologie che matureranno nel
corso dei prossimi 30 anni offriranno, a chiunque abbia le risorse
necessarie, la capacità di modificare la struttura climatica e gli
effetti corrispondenti, almeno su scala locale. Le attuali tendenze
demografiche, economiche e ambientali creeranno tensioni globali che
forniranno a molti paesi o gruppi la spinta necessaria per trasformare
questa capacità di modificazione del clima in una risorsa. Negli Stati
Uniti, la modificazione del clima diventerà verosimilmente una parte
della politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia nazionali che
internazionali. Il nostro governo persegue questa politica, secondo i
suoi interessi, a vari livelli. Questi livelli possono includere delle
azioni unilaterali, la partecipazione in un quadro di sicurezza come la
NATO, l’adesione a un’organizzazione internazionale come l’ONU, o la
partecipazione a una coalizione. Se partiamo dal presupposto che nel
2025 la nostra strategia di sicurezza nazionale includerà la
modificazione del clima, il suo uso nella nostra strategia militare
nazionale sarà la naturale conseguenza. Oltre ai significativi vantaggi
che una tale capacità operativa potrebbe fornire, un’altro motivo per
perseguire la modificazione del clima è scoraggiare e contrastare
potenziali avversari.
Sempre
nell’Executive Summary di questa pubblicazione, segue una tabella,
della quale riportiamo alcune delle voci più significative:
Fiaccare le Forze Nemiche
|
Potenziare le Forze Amiche
|
Aumentare Precipitazioni
– Sommergere le Linee di Comunicazione – Diminuire il Livello di Conforto e la Morale |
Aumentare Precipitazioni
– Sommergere le Linee di Comunicazione – Diminuire il Livello di Conforto e la Morale |
Aumento dei Temporali
– Rendere impossibili le Operazioni |
Modificazione dei Temporali
– Scegliere l’Ambiente per il Campo di Battaglia |
Impedire le Precipitazioni
– Negare l’Acqua Potabile, Indurre la Siccità | |
Rimozione di Nebbia e Nuvole
– Impedire l’occultamento |
Generazione di Nebbia e Nuvole
– Aumentare l’occultamento |
Naturalmente
nella tabella non è palesemente citato uno degli aspetti più
inquietanti e militarmente più significativi, ovvero l’uso del controllo
delle nuvole e delle piogge al fine di diffondere armi di distruzione
di massa di tipo nucleare, chimico, batteriologico e radiologico (NBCR)
che, è bene notare, malgrado la demonizzazione mediatica che si è fatta
delle stesse, attribuendone l’uso a “paesi canaglia”, sono sempre state
presenti negli arsenali di molti stati, a cominciare da quelli NATO. Si
veda a questo proposito la definizione che Wikipedia dà di “arma di
distruzione di massa” [17]:
Il termine Arma di distruzione di massa (in inglese Weapon of mass destruction) viene usato per descrivere un’arma capace di uccidere indiscriminatamente una grande quantità di esseri viventi. In ambito militare viene usato anche il termine ABC (Atomic Biological Chemical), sostituito dal termine NBC (Nuclear Biological Chemical) dopo l’invenzione della bomba all’idrogeno e infine da CBRN (Chemical Biological Radiological Nuclear) in seguito alla crescente consapevolezza della minaccia rappresentata dalle armi radioattive, anche se non esplosive (come le cosiddette bombe sporche).
Tra
le armi di distruzione di massa, quella radiologica è probabilmente la
più terribile e i suoi effetti apparivano già chiaramente agli
scienziati del Progetto Manhattan nell’ottobre 1943, meno di due anni
prima dei massacri di Hiroshima e Nagasaki. Allora, i tre componenti
della sottocommissione per “L’uso dei materiali radioattivi come armi
militari”, Conant, Compton e Urey, scrissero al Generale Leslie Groves,
comandante militare del Progetto Manhattan, una lettera, desecretata nel
1974 e nota come “Memorandum Groves” [18]. Nella lettera si esprimeva
la preoccupazione che i tedeschi potessero usare i materiali radioattivi
come armi di distruzione di massa, e si sollecitava anche il comando a
promuovere studi per la difesa da tali eventuali attacchi e per lo
sviluppo di armi che prevedessero l’impiego di materiali radioattivi,
che potessero essere usate dagli Stati Uniti in caso di necessità. Si
parla dell’uso di questi materiali in forma di polveri sottili, che
potrebbero essere depositate sul territorio da aerei oppure sparate
mediante bombe, e dei loro effetti letali sulla popolazione – un
milionesimo di grammo inalato da un adulto sarebbe letale – nonché del
suo tempo di latenza sul territorio. Da questo scritto notiamo che le
proprietà strategiche dei materiali radioattivi erano già chiare
settanta anni fa, quando ancora non si sapevano produrre le polveri
nanometriche e non si sapevano controllare le nuvole e la pioggia con la
precisione con cui si riesce a fare oggi. Quando cioè non si avevano a
disposizione quelle tecnologie che rendono possibile la dispersione su
vasta scala di materiali radioattivi opportuni, come il terribile
Polonio, oggi la più temibile arma di distruzione di massa.
Il lavoro “Weather as a Force Multiplier” precede di un anno l’articolo “Global Warming and Ice Ages”
che Teller ha presentato ad Erice nel ’97, dando una chiara e
significativa risposta al call for contributions lanciato dalla Air
University alla comunità scientifica in occasione dell’Air Force 2025.
Il lavoro “Weather as a Force Multiplier” è citato dal Generale Fabio Mini nel
suo articolo “Owning the weather: la guerra ambientale globale è già
cominciata”, pubblicato sulla rivista Limes [19], che fa un quadro
estremamente ampio e lucido delle nuove strategie di guerra. Basta
rivolgere lo sguardo in giro, e di pistole fumanti se ne incontrano
tante: perché continuano a passare così inosservate da parte di chi
potrebbe fare qualcosa.
IL RISCALDAMENTO GLOBALE, IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE E L’AMBIGUITÀ DELL’IPCC
IL METEO COME MOLTIPLICATORE DI FORZA: POSSEDERE IL TEMPO NEL 2025
1998: AVVIARE LA GEOINGEGNERIA SEGRETAMENTE. UN NUOVO PROGETTO MANHATTAN
Fonte: NoGeoingegneria
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.