domenica 13 ottobre 2019

GLI USI MILITARI DELLA GEOINGEGNERIA




GLI USI MILITARI DELLA GEOINGEGNERIA




ESTRATTO DELL’ ARTICOLO DI PAOLO DE SANTIS




Nel suo ultimo rapporto, l’IPCC, anche se in modo ambiguo, sdogana i progetti che utilizzano la geoingegneria e su di essi disquisisce con dovizia e ridondanza di particolari, senza mai arrivare a darne un parere netto: segno evidente che nel gruppo di consulenti c’è più di un obiettore, anche se molto tiepido. È relativamente facile comprendere come nell’IPCC, si sia riusciti, con meccanismi di cooptazione, a creare un gruppo scientifico di 5 lavoro, in qualche misura controllabile. 

Quello che tuttavia è difficile comprendere e accettare è come i registi di tale operazione planetaria siano riusciti a creare tanto consenso: da parte dei governi, delle forze armate coinvolte, della comunità scientifica direttamente coinvolta e in quella che rimane a guardare muta. E per finire, ma qui ormai non ci sorprendiamo più di tanto, da parte dell’intero sistema di comunicazione e informazione. È difficile credere che una macchina di tale perfezione, che è riuscita a coinvolgere milioni di persone, sia quelle che sono direttamente a libro paga, che altre che per qualche motivo pensano di dover procedere sui comodi binari che qualcuno gli offre, e che per questo motivo si ostinano a negare le evidenze, sia stata progettata per il bene dell’umanità. La quale umanità, per il fatto di non essere in grado di comprendere la gravità della situazione, deve esserne tenuta all’oscuro.

È invece molto più convincente che il fine di un tale mostruoso apparato sia quello, non già della salvezza della biosfera, ma del dominio del pianeta da parte di una ristretta élite, che ha in mano il controllo delle tecnologie militari più spinte. Tale orrenda congettura è purtroppo avvalorata da un’esauriente documentazione, sorprendentemente non classificata e totalmente disponibile per chi non ha ancora perduto la sovranità della propria vista e della propria mente. Per illustrare questa affermazione, citiamo, tra i tanti, un articolo particolarmente significativo “Il tempo atmosferico come moltiplicatore di forza: possedere il controllo del tempo atmosferico entro il 2025” [14]. Il lavoro è stato presentato per la pubblicazione in un immenso studio in 5 volumi, intitolato “Air Force 2025” [15], promosso nel 1996 dalla Air University, che fa parte del Comando della Forza Aerea degli Stati Uniti, con sede nella Base Aerea di Maxwell, in Alabama. All’inizio di questo lavoro, così come in ogni articolo pubblicato in “Air Force 2025” è contenuto un paragrafo “Disclaimer” in cui si legge [16]:
2025 è uno studio progettato in conformità con una direttiva dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare con il fine di esaminare i concetti, le capacità e le tecnologie necessari perché gli Stati Uniti rimangano in futuro la forza aerea e spaziale dominante. [….] Questa pubblicazione è stata valutata dalle autorità di sicurezza e di revisione delle politiche, non è classificata, ed è libera di circolare.

Nell’Executive Summary del lavoro si legge quella che è una vera e propria dichiarazione d’intenti:
Nel 2025, le forze aerospaziali degli Stati Uniti potranno “possedere il clima”, capitalizzando le tecnologie emergenti e concentrandosi sullo sviluppo delle tecnologie usate nelle applicazioni belliche. Tale funzionalità offre ai combattenti gli strumenti per modificare il campo di battaglia in modi prima impossibili. [….] Lo scopo di questo lavoro è quello di delineare una strategia per l’utilizzo di un futuro sistema di modificazione del clima al fine raggiungere obiettivi militari più che fornire una dettagliata descrizione tecnica. Sforzo con alto rischio e alto beneficio, la modificazione del clima pone di fronte a un dilemma non dissimile da quello della scissione dell’atomo. Mentre alcuni segmenti della società saranno sempre restii a esaminare questioni controverse come la modificazione del clima, gli enormi benefici militari che potrebbero derivarne, vengono ignorati, con nostro rischio e pericolo. [….] Le attuali tecnologie che matureranno nel corso dei prossimi 30 anni offriranno, a chiunque abbia le risorse necessarie, la capacità di modificare la struttura climatica e gli effetti corrispondenti, almeno su scala locale. Le attuali tendenze demografiche, economiche e ambientali creeranno tensioni globali che forniranno a molti paesi o gruppi la spinta necessaria per trasformare questa capacità di modificazione del clima in una risorsa. Negli Stati Uniti, la modificazione del clima diventerà verosimilmente una parte della politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia nazionali che internazionali. Il nostro governo persegue questa politica, secondo i suoi interessi, a vari livelli. Questi livelli possono includere delle azioni unilaterali, la partecipazione in un quadro di sicurezza come la NATO, l’adesione a un’organizzazione internazionale come l’ONU, o la partecipazione a una coalizione. Se partiamo dal presupposto che nel 2025 la nostra strategia di sicurezza nazionale includerà la modificazione del clima, il suo uso nella nostra strategia militare nazionale sarà la naturale conseguenza. Oltre ai significativi vantaggi che una tale capacità operativa potrebbe fornire, un’altro motivo per perseguire la modificazione del clima è scoraggiare e contrastare potenziali avversari.



 Sempre nell’Executive Summary di questa pubblicazione, segue una tabella, della quale riportiamo alcune delle voci più significative:

Fiaccare le Forze Nemiche
Potenziare le Forze Amiche

Aumentare Precipitazioni
– Sommergere le Linee di Comunicazione
– Diminuire il Livello di Conforto e la Morale
Aumentare Precipitazioni
– Sommergere le Linee di Comunicazione
– Diminuire il Livello di Conforto e la Morale
Aumento dei Temporali
– Rendere impossibili le Operazioni
Modificazione dei Temporali
– Scegliere l’Ambiente per il Campo di Battaglia
Impedire le Precipitazioni
– Negare l’Acqua Potabile, Indurre la Siccità

Rimozione di Nebbia e Nuvole
– Impedire l’occultamento
Generazione di Nebbia e Nuvole
– Aumentare l’occultamento


Naturalmente nella tabella non è palesemente citato uno degli aspetti più inquietanti e militarmente più significativi, ovvero l’uso del controllo delle nuvole e delle piogge al fine di diffondere armi di distruzione di massa di tipo nucleare, chimico, batteriologico e radiologico (NBCR) che, è bene notare, malgrado la demonizzazione mediatica che si è fatta delle stesse, attribuendone l’uso a “paesi canaglia”, sono sempre state presenti negli arsenali di molti stati, a cominciare da quelli NATO. Si veda a questo proposito la definizione che Wikipedia dà di “arma di distruzione di massa” [17]:
Il termine Arma di distruzione di massa (in inglese Weapon of mass destruction) viene usato per descrivere un’arma capace di uccidere indiscriminatamente una grande quantità di esseri viventi. In ambito militare viene usato anche il termine ABC (Atomic Biological Chemical), sostituito dal termine NBC (Nuclear Biological Chemical) dopo l’invenzione della bomba all’idrogeno e infine da CBRN (Chemical Biological Radiological Nuclear) in seguito alla crescente consapevolezza della minaccia rappresentata dalle armi radioattive, anche se non esplosive (come le cosiddette bombe sporche).

Tra le armi di distruzione di massa, quella radiologica è probabilmente la più terribile e i suoi effetti apparivano già chiaramente agli scienziati del Progetto Manhattan nell’ottobre 1943, meno di due anni prima dei massacri di Hiroshima e Nagasaki. Allora, i tre componenti della sottocommissione per “L’uso dei materiali radioattivi come armi militari”, Conant, Compton e Urey, scrissero al Generale Leslie Groves, comandante militare del Progetto Manhattan, una lettera, desecretata nel 1974 e nota come “Memorandum Groves” [18]. Nella lettera si esprimeva la preoccupazione che i tedeschi potessero usare i materiali radioattivi come armi di distruzione di massa, e si sollecitava anche il comando a promuovere studi per la difesa da tali eventuali attacchi e per lo sviluppo di armi che prevedessero l’impiego di materiali radioattivi, che potessero essere usate dagli Stati Uniti in caso di necessità. Si parla dell’uso di questi materiali in forma di polveri sottili, che potrebbero essere depositate sul territorio da aerei oppure sparate mediante bombe, e dei loro effetti letali sulla popolazione – un milionesimo di grammo inalato da un adulto sarebbe letale – nonché del suo tempo di latenza sul territorio. Da questo scritto notiamo che le proprietà strategiche dei materiali radioattivi erano già chiare settanta anni fa, quando ancora non si sapevano produrre le polveri nanometriche e non si sapevano controllare le nuvole e la pioggia con la precisione con cui si riesce a fare oggi. Quando cioè non si avevano a disposizione quelle tecnologie che rendono possibile la dispersione su vasta scala di materiali radioattivi opportuni, come il terribile Polonio, oggi la più temibile arma di distruzione di massa.


Il lavoro “Weather as a Force Multiplier” precede di un anno l’articolo “Global Warming and Ice Ages” che Teller ha presentato ad Erice nel ’97, dando una chiara e significativa risposta al call for contributions lanciato dalla Air University alla comunità scientifica in occasione dell’Air Force 2025. Il lavoro “Weather as a Force Multiplier” è citato dal Generale Fabio Mini nel suo articolo “Owning the weather: la guerra ambientale globale è già cominciata”, pubblicato sulla rivista Limes [19], che fa un quadro estremamente ampio e lucido delle nuove strategie di guerra. Basta rivolgere lo sguardo in giro, e di pistole fumanti se ne incontrano tante: perché continuano a passare così inosservate da parte di chi potrebbe fare qualcosa.


IL RISCALDAMENTO GLOBALE, IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE E L’AMBIGUITÀ DELL’IPCC



IL METEO COME MOLTIPLICATORE DI FORZA: POSSEDERE IL TEMPO NEL 2025

 

1998: AVVIARE LA GEOINGEGNERIA SEGRETAMENTE. UN NUOVO PROGETTO MANHATTAN


Fonte:  NoGeoingegneria

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