mercoledì 11 dicembre 2019

11 dicembre 1997 Viene concordato il protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas a effetto serra



Il protocollo di Kyoto è un protocollo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC o FCCC), volta a combattere il riscaldamento globale.


L'UNFCCC è un trattato ambientale internazionale con l'obiettivo di raggiungere "la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico".

Il protocollo è stato inizialmente adottato l'11 dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. A novembre 2009, 187 stati hanno firmato e ratificato il protocollo. Il più importante non aderente al Protocollo sono gli Stati Uniti, che è firmatario dell'UNFCCC ed era responsabile del 36,1% dei livelli di emissione del 1990.



Ai sensi del protocollo, 37 paesi industrializzati (chiamati "Paesi dell'allegato I") si impegnano a ridurre quattro gas serra (GHG) (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, esafluoruro di zolfo) e due gruppi di gas (idrofluorocarburi e perfluorocarburi) prodotti da parte loro e tutti i paesi membri assumono impegni generali. I paesi dell'allegato I hanno convenuto di ridurre le emissioni collettive di gas a effetto serra del 5,2% rispetto al livello del 1990. I limiti di emissione non includono le emissioni del trasporto aereo e marittimo internazionale, ma si aggiungono ai gas industriali, ai clorofluorocarburi o ai CFC, che sono trattati ai sensi del protocollo di Montreal del 1987 sulle sostanze che riducono lo strato di ozono.

I livelli di emissione di riferimento del 1990 sono stati accettati dalla Conferenza delle Parti dell'UNFCCC (decisione 2/CP.3) con i valori di "potenziale di riscaldamento globale" calcolati per la seconda relazione di valutazione dell'IPCC. Queste cifre vengono utilizzate per convertire le varie emissioni di gas a effetto serra in equivalenti equivalenti di CO2 durante il calcolo di fonti e pozzi complessivi.

Il protocollo prevede diversi "meccanismi flessibili", come lo scambio di quote di emissioni, il meccanismo di sviluppo pulito (CDM) e l'attuazione congiunta per consentire ai paesi dell'allegato I di soddisfare i propri limiti di emissione di gas a effetto serra acquistando crediti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra altrove, attraverso scambi finanziari, progetti che riducono le emissioni in paesi non appartenenti all'allegato I, provenienti da altri paesi dell'allegato I o provenienti da paesi dell'allegato I con quote in eccesso.

Ciascun paese dell'allegato I è tenuto a presentare una relazione annuale sugli inventari di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche da fonti e traslochi da pozzi ai sensi dell'UNFCCC e del protocollo di Kyoto. Questi paesi nominano una persona (definita "autorità nazionale designata") per creare e gestire il suo inventario di gas serra. Paesi tra cui Giappone, Canada, Italia, Paesi Bassi, Germania, Francia, Spagna e altri stanno attivamente promuovendo fondi statali per il carbonio, supportando fondi di carbonio multilaterali intesi ad acquistare crediti di carbonio da paesi non appartenenti all'Allegato I e stanno lavorando a stretto contatto con le loro principali utility, conglomerati di energia, petrolio e gas e prodotti chimici per acquisire certificati di gas a effetto serra nel modo più economico possibile. Praticamente tutti i paesi non appartenenti all'Allegato I hanno anche istituito un'autorità nazionale designata per gestire i propri obblighi di Kyoto, in particolare il "processo CDM" che determina quali progetti GHG desiderano proporre per l'accreditamento da parte del Consiglio Direttivo del CDM.

Fonte: Wikipedia 


Si parla molto e spesso a vanvera su gli effetti nefasti dei gas serra individuati dai "tecnici" del Pannello Intergovernativo IPCC, dimenticando di specificare cosa sono i modelli matematici ed a cosa servono.

Quello che segue è un ottimo articolo di Enzo Pennetta sul suo sito Critica Scientifica. Ci si rende subito conto della forma fallace con cui vengono propagandati questi dati. I software che ci restituiscono questi modelli sono programmati da "persone" e, le persone essendo umane e per quanto istruite e specializzate possono commettere errori.

Ci sono fondamentalmente due errori: quelli non voluti dovuti alla fallacia di cui sopra; e quelli voluti: se si vuole che un programma dia delle risposte piuttosto che altre basta programmarlo perchè esegua il lavoro voluto.

I modelli matematici come strumenti di propaganda


Di   




I modelli matematici sono utili per formulare previsioni, ma se queste ultime non possono essere verificate i modelli stessi si prestano a diventare solo strumenti di propaganda.


Per questo è necessario diffidarne.


Un modello matematico è un modello costruito usando il linguaggio e gli strumenti della matematica. Come tutti gli altri modelli usati nella scienza, il suo scopo è quello di rappresentare il più incisivamente possibile un determinato oggetto o fenomeno reale.
Wikipedia
La definizione sopra riportata consente immediatamente di delimitare il corretto ambito di applicazione dei modelli matematici: sono strumenti per fare previsioni. E fare previsioni, dal tempo di Galilei, è ciò che contraddistingue la scienza da altre attività intellettuali umane.

Ma come affermato nella definizione, bisogna ricordare che un modello è una rappresentazione della realtà, non la realtà stessa, se quindi un determinato modello non può essere sottoposto a verifica, esso pur restando una possibile interpretazione del mondo, si pone al di fuori della scienza.

Il primo e più importante caso di applicazione di un modello matematico a fini di propaganda è quello denominato World3 che fu  utilizzato all’inizio degli anni ’70 per redigere il famoso studio commissionato dal Club di Roma al MIT e da cui fu ricavato il libro The Limits to Growth. Con quella pubblicazione prese l’avvio la campagna per la propaganda sulla necessità di limitare la popolazione, campagna rilanciata proprio recentemente CS
Il principale difetto dei modelli matematici è nel fatto che essi, oltre ad essere necessariamente delle semplificazioni, possono dare una vasta gamma di differenti risultati a seconda dei parametri che vengono inseriti. Una semplice verifica si può fare proprio con Wolrd3 simulation.

Qui di seguito due esempi di differenti output conseguenti a differenti valori scelti casualmente:






 
Il secondo rilevante caso di impiego di modelli matematici è quello relativo al fenomeno del Global Warming, dove sia le ricostruzioni del passato che le previsioni vengono ottenute mediante modelli matematici. Al riguardo in un interessante articolo apparso su Climate Monitor troviamo un passo chiarificatore:
La PROVA scientifica dell’effetto dell’uomo sarebbe che se aggiungiamo la variabile concentrazione CO2 al modello allora si segue meglio l’andamento della temperatura globale. Ma se aggiungessi il numero di televisioni vendute o di frigoriferi non accadrebbe lo stesso visto che sono tutti trend in crescita? Il grande matematico John von Neumann usava dire: “Datemi 4 parametri e vi simulo al calcolatore un elefante; datemene 5 e gli faccio muovere la proboscide”.
A conferma dell’uso scorretto che viene fatto di questi strumenti proprio oggi sul Corriere della Sera era possibile trovare contemporaneamente due esempi.

1) New York sott’acqua entro il 2300. Una previsione del tutto inverificabile che non meriterebbe neanche di venir presa in considerazione se non fosse per il fatto di essere stata pubblicata sul Corriere. La notizia è stata pubblicata in seguito agli studi dell‘Istituto di Potsdam per la ricerca sugli impatti climatici e da una seconda ricerca pubblicata invece sulla rivista Nature Climate Change.

Il tipico andamento dei modelli matematici è verificabile nei grafici messi a disposizione da Nature Climate Change:



In realtà i parametri assunti arbitrariamente sono sempre più d’uno, oltre quelli qui indicati, e quindi i differenti scenari non dicono molto su ciò che effettivamente accadrà.

L’unico risultato certo di questo tipo di studi è quello di generare stati d’animo, di diffondere incertezza e insicurezza nell’opinione pubblica.

2) «Influenza A, i morti sono 15 volte di più». Come dicevamo, sullo stesso quotidiano troviamo anche questa notizia, ma leggiamo anche il sottotitolo:
Il nuovo calcolo fatto dal Cdc di Atlanta e basato su un modello matematico: i decessi sarebbero tra 151.700 e 575.400
Qui abbiamo dunque due notizie in una, la prima è che il numero dei decessi dovuti all’influenza A non è stato certificato veramente dai medici, ma è proprio il risultato di uno di questi elasticissimi modelli matematici. Da notare inoltre come dal titolo originale apparso su Lancet, si sia passati da una forma ipotetica ad una affermativa, infatti su Lancet si legge Estimated global mortality associated with the first 12 months of 2009 pandemic influenza A H1N1 virus circulation: a modelling study. Un titolo dove si trovano parole come “mortalità stimata” e “modello”, parole che scompaiono nella traduzione italiana, la colpa però non sembra essere del Corriere ma di Le Scienze che ha titolato Influenza A, le vittime sono quindici volte di più. Non è stata quindi, almeno in questo caso, la stampa generalista a diffondere notizie forzate ma quella specializzata.

Ma oltre a ciò non sfugge il fatto che ad aver fatto questa elaborazione altri non è che il CDC, l’ormai famigerato ente degli USA che dopo la figuraccia rimediata con l’esagerato allarme per l’influenza A, sta evidentemente cercando di rifarsi un’immagine andando addirittura a modificare il passato!

Certo che rifarsi un’immagine di serietà per il CDC sarà ancora più difficile dopo il surreale caso dell’epidemia di zombie (vedi USA: i veri zombie).

Ma previsioni azzardate basate su modelli matematici sono state anche utilizzate per propagandare l’idea della presenza di vita extraterrestre CSScienza al limite della cialtroneria: Kepler 16-b ha una luna (forse abitabile). Ma è ancora da scoprire.

Sembra dunque che quello che dovrebbe essere un utile strumento a disposizione della ricerca venga invece distorto a fini propagandistici, tanto da indurre a raccomandare una forte diffidenza su ogni argomento che sia sostenuto da un modello matematico.

Quello che si può raccomandare è di ricordare sempre che un modello è solo una possibile rappresentazione della realtà, non è la realtà.



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