Lanciato
in picchiata verso la giungla, un aereo della marina ha lasciato cadere
un insieme di dispositivi sulla fitta rete di alberi in basso. Alcuni
erano microfoni, usati per cogliere i passi dei guerriglieri o
l’accensione di camion. Altri erano rilevatori d’attività sismica,
adattati per cogliere vibrazioni minime sul terreno. I più strani di
tutti erano sensori olfattivi, alla ricerca dell’ammoniaca presente
nell’urina umana.
Decine
di migliaia di questi dispositivi elettronici hanno trasmesso i loro
dati ad alcuni droni e poi ai computer. Nel giro di pochi minuti, degli
aerei da guerra stavano arrivando per bombardare a tappeto una porzione
di terreno determinata da un algoritmo. L’operazione Igloo white (iglù bianco) era il futuro della guerra. Nel 1970. Vedi qui
I sensori originali, remoti antenati delle tecnologie odierne, iniziarono con quelli “aerei” nell’ Operazione Igloo White.
La
guerra del Vietnam, fu un completo fallimento tattico, tuttavia si era
dimostrata un trionfo tecnologico per il complesso
industriale-militare. VEDI Operazioni militari alleate della guerra del Vietnam (1967)
UNA DELLE OPERAZIONI FU APPUNTO IL
PROGETTO ‘IGLOO WHITE’
L’operazione
Igloo White fu un’operazione di guerra elettronica militare congiunta
segreta condotta dagli Stati Uniti dalla fine di gennaio 1968 a febbraio
1973, durante la guerra del Vietnam.
Igloo White: il campo di battaglia automatizzato
Al
culmine della guerra del Vietnam, gli Stati Uniti hanno sviluppato un
sistema ad alta tecnologia. Il sistema era tecnologicamente in anticipo
sui tempi e ha dimostrato diverse tecnologie militari rivoluzionarie:
questa è la storia dietro questo sistema.
‘IGLOO WHITE’ risultò essere un terreno di prova cruciale per una rivoluzione nell’arsenale robotico.
Per
fermare i convogli di camion che i nord vietnamiti mandavano attraverso
il Laos meridionale nel Vietnam del Sud, i tecno-maghi del Pentagono
combinarono una rete di sensori, computer e aviazione in una campagna di
bombardamenti elettronicamente coordinati che, dal 1968 al 1973,
sganciarono più di un milione di tonnellate di esplosivi – pari al
tonnellaggio totale dell’intera Guerra di Corea – in quell’area
limitata. Al costo di 800 milioni di dollari l’anno, l’operazione Igloo
White riempì quello stretto corridoio montano di 20.000 sensori
acustici, sismici e termici che inviavano segnali a quattro velivoli di
comunicazioni EC-121 costantemente in volo sopra l’area.
In
una base aerea statunitense appena oltre il fiume Mekong, in Tailandia,
la Task Force Alpha impiegò due potenti elaboratori centrali IBM 360/65
dotati dei primi monitor visuali della storia per tradurre tutti quei segnali dei
sensori in “una linea chiara di luce” e lanciare così i caccia da
combattimento sul Sentiero di Ho Chi Minh dove i computer scaricavano
automaticamente bombe a guida laser. Pieno di antenne e dei computer più
recenti, il suo massiccio bunker in cemento sembrò, all’epoca, un
prodigio futuristico a un dirigente del Pentagono in visita che parlò entusiasticamente di “essere rimasto travolto dalla bellezza e maestà del tempio della Task Force Alpha”.
Tuttavia
dopo che più di 100.000 soldati nord vietnamiti con carri armati, camion
e artiglieria in qualche modo passarono non rilevati attraverso quella
rete di sensori per una massiccia offensiva nel 1972, l’Aviazione
dovette ammettere che
i suoi 6 miliardi di “campo elettronico di battaglia” erano stati un
assoluto fallimento. Tuttavia quella stessa campagna di bombardamenti si
sarebbe dimostrata il primo passo grezzo verso un campo di battaglia
elettronico futuro per una guerra robotica senza piloti.
Nella pentola a pressione della più vasta guerra aerea della storia, l’Aviazione trasformò anche una vecchia arma, il drone bersaglio “Firebee”,
in una nuova tecnologia che avrebbe assunto grande significato tre
decenni dopo. Nel 1972 l’Aviazione era in grado di inviare un drone
“SC/TV”, equipaggiato con una telecamera sul muso, sino a 2.400 miglia
attraverso la Cina o il Vietnam del Nord comunisti controllandolo
attraverso immagini televisive a bassa risoluzione. La Forza Aerea fece
anche la storia dell’aviazione lanciando sperimentalmente il primo
missile da uno di tali droni.
La
guerra aerea in Vietnam costituì anche un impulso allo sviluppo del
sistema globale di telecomunicazioni satellitari del Pentagono, un’altra
importante innovazione. Dopo sette satelliti orbitali del Sistema
Iniziale di Comunicazioni Satellitari della Difesa del 1966, terminali a
terra in Vietnam cominciarono a trasmettere foto di sorveglianza aerea
ad alta definizione a Washington, qualcosa che la NASA definì uno “sviluppo rivoluzionario”. Quelle immagini si dimostrarono così utili che il Pentagono lanciò rapidamente
altri 21 satelliti e presto ebbe il primo sistema che poteva comunicare
da dovunque sul globo. Oggi, secondo un sito web dell’Aviazione, la
terza fase di quel sistema garantisce un
comando, controllo e comunicazioni sicuri per “le forze mobili di terra
dell’esercito, i terminali aviotrasportati delle forze aeree, le navi
della marina in mare, l’Agenzia delle Comunicazioni della Casa Bianca,
il Dipartimento di Stato e altri utenti speciali” come la CIA e la NSA.
A
caro prezzo la guerra del Vietnam segnò uno spartiacque
nell’architettura informatica globale di Washington. Trasformando la
sconfitta in innovazione l’Aviazione aveva sviluppato le componenti
chiave – comunicazioni satellitari, sensori a distanza, bombardamenti
attivati da computer e velivoli senza equipaggio – che si sarebbero fuse
quarant’anni dopo in un nuovo sistema di guerra robotica.
50 anni dopo
“Presto
condiremo (we will salt) gli oceani, la terra e il cielo con un numero
incalcolabile di sensori invisibili agli occhi, ma visibili l’uno
all’altro e ad una varietà di dispositivi di raccolta dati. I vasti
flussi di dati sempre più accurati si combinano e interagiscono per
produrre cache sempre più significativi di conoscenza” (1).
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