Sono passati già quattro giorni dei tredici previsti e da Madrid non trapela nulla di rilevante. Alla Conferenza delle Parti sono accreditati oltre quattromila giornalisti, ma non si riesce ad avere alcuna notizia. Uno dei principali organi di stampa del Paese ospitante, l’autorevole El Pais, pubblica qualcosa, ma ciò che pubblica sa più di cronaca che di notizie sullo stato d’avanzamento dei lavori.
Per capire dove andremo a parare voglio offrirvi il parere di uno scienziato presente a Madrid. Egli ha rilasciato un’intervista
a El Pais il giorno dell’apertura dei lavori della COP 25. Cercherò di
riassumerla in quanto mi sembra emblematica dello stato d’animo degli
scienziati. Il ricercatore intervistato, è Bjorn Stevens, direttore
dell’Istituto di Meteorologia del Max Planck Institute di Amburgo. Egli
pone diverse questioni interessanti ed anche condivisibili in quanto
sono logiche a priori, indipendentemente dal cambiamento climatico.
Secondo lo studioso non è utile chiedere ai cittadini di dare il proprio
contributo individuale per ridurre le emissioni. Essi possono anche
farlo, ma non cambiano di molto la situazione. Si è soliti criticare i
viaggi in aereo perché sarebbero più inquinanti di quelli in treno, per
cui molte persone hanno cominciato a spostarsi in treno. Il risultato è
che per andare da Madrid ad Amburgo, per esempio, si impiegano due
giorni. Utilizzando altre tecnologie (TAV?), lo stesso viaggio potrebbe
essere fatto in sette ore. Detto in altri termini il cambio di stile di
vita può essere chiesto ed ottenuto, con ricadute rilevanti a livello
ambientale e climatico, se si riuscisse ad offrire, a parità di costi
economici e sociali, lo stesso servizio in modo più sostenibile. Come
dargli torto?
Altro aspetto che Stevens mette in rilievo è la necessità di una
grande collaborazione internazionale di ricercatori sulle tematiche
relative allo sviluppo di tecnologie per la mitigazione delle cause del
cambiamento climatico e per l’aumento della resilienza delle strutture e
della società agli effetti del cambiamento climatico. A titolo di
esempio addita la grande collaborazione internazionale che ha portato
alla nascita del CERN e che ha generato tutte le scoperte effettuate nel
campo della fisica delle particelle e non solo. Solo una grande
comunità di scienziati che lavorano tutti su una stessa problematica,
potrà consentire di risolvere le problematiche ambientali e climatiche.
Questo aspetto del suo discorso è meno condivisibile del primo, ma
rientra in una logica corretta e, posto che il cambiamento climatico in
atto sia dovuto a cause antropiche, quella di B. Stevens mi sembra una
proposta interessante.
Altro punto rilevante della sua intervista che condivido pienamente
riguarda le sue aspettative circa la COP 25. La sua risposta è di una
chiarezza disarmante. Lui non si aspetta nulla da questa COP perché essa
avrà la stessa sorte di tutte le 24 che l’hanno preceduta: si
concluderà con un nulla di fatto. Concordo e sottoscrivo. Secondo il
ricercatore la soluzione al problema climatico potrà trovarsi in un
accordo tra Nazioni nell’ambito del G7.
Nell’intervista c’è anche la solita genuflessione di rito alla
narrativa corrente circa il cambiamento climatico: ghiacci che si
sciolgono, artico in fiamme, disastri a rotta di collo e via
discorrendo, ma era scontata.
C’è anche una caduta di stile riguardo agli scettici del cambiamento
climatico: egli li liquida con un secco “non ti curar di loro, ma guarda
e passa”. Non sono proprio le sue parole, ma il senso è quello.
Questo atteggiamento dimostra una volta di più, se ce ne fosse bisogno, che il global warming aka cambiamenti climatici è una agenda politica; hanno già deciso a priori e le varie COP valgono esclusivamente da megafono all'asfissiante propaganda. Non c'è un vero dialogo, tutto si svolge come una rappresentazione teatrale con ognuno al proprio posto e la propria parte; ma di relazionarsi con gli "scettici" nemmeno se ne parla: renderebbe chiara la pochezza scientifica delle loro asserzioni. [ndr]
Altrettanto interessante mi è parso un articolo
pubblicato su The Guardian da Anne Bell, nota attivista, che fa parte
del gruppo dirigente di Possible, un’associazione caritatevole che ha
come scopo quello di battersi contro il cambiamento climatico. Ella
traccia una breve storia delle COP che si sono succedute nel corso dei
decenni dal punto di vista di un’attivista. Secondo Bell la lotta al
cambiamento climatico ha conosciuto tre momenti estremamente importanti:
Kyoto, Copenaghen e Parigi. Mentre Kyoto e Parigi hanno rappresentato
due punti di svolta nella lotta contro il cambiamento climatico nella
direzione voluta dagli attivisti, Copenaghen ha rappresentato una
disfatta inimmaginabile per il movimento ambientalista. Il resto delle COP può essere considerato solo un fatto di folklore e nulla più.
Nessuno se ne è accorto. Concordo e sottoscrivo. Quella di Madrid
potrebbe andare diversamente, grazie al movimento di opinione innescato
nel mondo da G. Thunberg. Dal contesto sembra, però, che Bell abbia poca
fiducia circa l’esito della COP in corso e, difatti, si augura che il
movimento di opinione sia ad ampio raggio e, quindi, possa protrarsi
fino alla prossima Conferenza delle Parti: la COP 26 di Glasgow. Questa,
a giudizio di A. Bell, sarà la Conferenza della svolta ed a Glasgow
potremo assistere ad una nuova Kyoto o ad una nuova Copenaghen. Molto
dipenderà, secondo l’autrice, dalla capacità del movimento ambientalista
innescato da G. Thunberg di resistere fino al prossimo dicembre. Dalla
lettura del suo articolo, sembrerebbe che la Bell sia una persona che
crede nella ciclicità degli eventi: una sorta di corsi e ricorsi storici
in salsa ambientalista. E vabbè, tutto rinviato al prossimo anno,
dunque.
Sono certo che la stragrande maggioranza degli ambientalisti non ha la minima idea di quanto marcio esiste alle fondamenta, quali interessi economici e da chi arrivano le sovvenzioni dei gruppi di attivisti e nelle Organizzazioni Non Governative come Greenpeace e molte altre, anche e sopratutto quelle che operano in mare a racattare i migranti economici che non scappano da nessuna guerra, se non quella che gli impiantano le ONG stesse nei loro paesi con una autentica opera di proscrizione che le accomuna molto con gli antichi negrieri. È una tratta indiscriminata di esseri umani che non troveranno quello che gli è stato promesso ma esclusione sociale, nessun inserimento e pochissima accoglienza, se non quella fatta ad uso e consumo delle telecamere.
Ci sono decine di migliaia di persone che non sanno di lottare per la causa sbagliata![ndr]
Ho voluto riportare questi due punti di vista circa le aspettative
sui risultati della COP 25. Si tratta del punto di vista di un esponente
dell’ala “scientifica” del movimento ambientalista e del punto di vista
di un’esponente dell’ala “politica” dello stesso. Si, perché di questo,
ormai, si tratta. La scienza utilizzata dai politici per portare avanti
la loro agenda.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo giudizio è frutto del mio
atteggiamento scettico (negazionista, secondo la vulgata imperante a
Madrid e dintorni). Non è così. E’ quanto sostengono i principali leader
politici impegnati in prima linea nella lotta al cambiamento climatico:
N. Pelosi, P. Sanchez, A. Guterres. in questo articolo
pubblicato su El Pais che, in fatto di attivismo climatico, è forse
peggio di The Guardian o qualche testata nostrana. La scienza utilizzata
come clava contro gli scettici e per convincere, si convincere, i
riluttanti politici presenti alla COP.
Da cui la chiosa: È più facile ingannare una persona che fargli capire di essere stata ingannata. [ndr]
Nel frattempo anche il Papa ha fatto sentire la sua voce
alla COP 25. In un messaggio inviato ai partecipanti egli invita a non
perdere un’opportunità unica, per bloccare il cambiamento climatico
attraverso “un cambiamento di prospettiva che metta la dignità al
centro della nostra azione, chiaramente espressa nel ‘volto umano’ delle
emergenze climatiche”. E’ un chiaro invito a modificare il nostro
sistema di sviluppo in un senso comunitario. In tal modo si salverà il
genere umano come promette la scienza. Tutti applaudono il Pontefice
ambientalista, salvo attaccarlo appena tocca altri argomenti cui l’area
politica che gravita attorno al movimento salvapianeta è molto sensibile
ed ha posizioni opposte a quelle di Papa Francesco.
"Tutti uniti sempre fino alla vittoria, le medaglie, le medaglie alla memoria."
(Edoardo Bennato)
Qualche giorno fa un lettore di CM si chiedeva a quanto ammontassero le emissioni delle COP. Oggi è stata pubblicata una velina
di fonte ONU in cui si spiega che l’impatto della Conferenza, in
termini di emissioni di diossido di carbonio, è neutro. Più avanti ci
comunica che entro la prossima primavera il Paese organizzatore
certificherà le emissioni della COP e che le stesse saranno caricate
alla Spagna che ridurrà le proprie di una quantità uguale. L’ONU
predisporrà, infine, una serie di certificati che potranno essere
acquistati dalle imprese ed organizzazioni partecipanti alla COP per
“ridurre” le proprie emissioni non legate alla COP. Il solito giochetto
delle tre carte, insomma. Apprendiamo, infine, che la COP ha bandito la
carta: tutti i documenti sono stati digitalizzati ed è possibile
partecipare virtualmente agli eventi collaterali alla COP. Sarebbe stato
più interessante partecipare virtualmente ai lavori, ma resterà un
semplice auspicio.
Tornando alle trattative tra i delegati, posso ribadire che poco o
nulla si muove. Chi abbia voglia di farsi un’idea del tipo di
discussioni in corso, può dare un’occhiata a questo documento. In perfetto stile burocratese dice che la macchina dei negoziati funziona a pieno regime, ma produce solo chiacchiere.
Molto più importante, invece, una prima bordata della Cina che diffida gli europei dal fare i furbi.
In una dichiarazione
riportata dalla Reuters, uno dei delegati cinesi ha chiarito che
l’Accordo di Parigi potrà considerasi finito se l’EU metterà in pratica
un’idea del Commissario all’ambiente Timmermans e che costituisce una
delle colonne portanti del Green New Deal, proposto dalla nuova
Commissione Europea. Si tratta di un dazio da applicare alle merci
entranti in Europa e provenienti dai Paesi in cui le legislazioni in
materia di emissioni sono molto più blande (leggi Cina). I cinesi hanno
mangiato la foglia al volo ed hanno realizzato che una simile tassa
avrebbe reso vincolanti gli impegni di Parigi, indipendentemente dalla
volontà del Paese produttore. Da qui la reazione piccata dei negoziatori
cinesi già scottati pesantemente dai dazi imposti da Trump. Eh, si. Il
mercato del carbonio e l’art. 6 dell’Accordo di Parigi saranno gli
scogli su cui potrebbe naufragare questa COP. Tutto come previsto.
Nel frattempo si attende l’arrivo di G. Thunberg previsto per domani. Forse la COP 25 avrà un sussulto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.