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In questo post voglio fare chiarezza su quali siano le “basi” che comportino raffreddamenti climatici duraturi in ambito europeo.
Le chiavi di volta del clima europeo sono il Nord Atlantico e la Scandinavia. Diversamente a quel che può essere il pensiero comune,
la Siberia durante tali fasi sperimenta un clima più mite e temperato, e
il vortice polare si divide in due lobi semipermanenti, uno sul Canada e
l’altro sulla Scandinavia. Secondo punto, requisito immancabile nei periodi glaciali, è l’espansione dei ghiacci, specie quelli continentali.
Avere una maggiore superficie ghiacciata, comporta un aumento
dell’effetto albedo, ossia il raffreddamento della colonna d’aria
sovrastante il ghiaccio ed un aumento di immissione di acqua fredda
dolce in oceano, raffreddandolo e rallentandone le correnti termoaline. La
Siberia, per fare il punto, non si presta per nulla allo sviluppo di
ghiacciai. Essa è una vasta zona estremamente secca, non avendo
particolari contributi umidi (a ovest c’è un continente, a nord il mare ghiacciato e a sud il deserto del Gobi). Di conseguenza nevica in genere poco, e non a sufficienza per creare ghiacciai. Punto 2:
la presenza del mare, oltre a rappresentare una fonte di vapore acqueo
costante, serve a immagazzinare il freddo dell’inverno e delle gelide
acque che affluiscono durante il disgelo. Ne consegue che la Siberia ha
un clima continentale, e in estate la temperatura può anche superare i
30 gradi. Verhojansk passa dai -60 in inverno fino in taluni
casi a 35 gradi in estate. Ciò è sfavorevole al mantenimento del
ghiaccio invernale.
Per far si che si sviluppino i ghiacciai, c’è bisogno di una bassa escursione termica tra estate e inverno, in modo tale che il ghiaccio si conservi durante la bella stagione (con la possibilità di nuove nevicate) e venga così accumulato di anno in anno. In Scandinavia, ciò è possibile: tale penisola è quasi interamente circondata da mare: a sud il mar Baltico e il Mediterraneo, a ovest l’immenso oceano atlantico e a nord il Mare di Barents. Insomma, una enorme quantità di vapore acqueo a disposizione. Inoltre, essa è attraversata da una vasta catena montuosa, Alpi Scandinave, che non di rado raggiunge i 2.000 metri, prestandosi ottimamente ad accumulare ghiaccio.
Un raffreddamento climatico inizia quando Canada, zone montuose, Usa
nord orientali, Groenlandia, Scandinavia e Islanda iniziano a non vedere
sciogliersi completamente il ghiaccio accumulato in inverno e inizio
primavera, con persistenza di situazioni climatiche fredde e perturbate
pure in estate (con possibilità di nuovi accumuli).
Nel giro di pochi anni, i singoli nevai isolati che resistono al periodo estivo, cominciano ad unirsi a creare ghiacciai via via più grandi. L’effetto Albedo inizia a diventare potente, così come il raffreddamento dei mari circostanti.
Sopra la ricostruzione geografica del Nord Europa intorno al 9.000
a.C. Da notare come mentre il resto d’Europa sia scongelato, la penisola
scandinava sia ancora coperta di ghiaccio.
Ed è allora, che anche le regioni più a sud iniziano a
sperimentare situazioni climatiche via via più fredde e perturbate per
gran parte dell’anno. I ghiacciai alpini, sui Carpazi e i Pirenei
iniziano rapidamente a espandersi, così come sugli altipiani
Usa (monti appalachi in primis). A seconda del raffreddamento e
dell’estensione dei ghiacci, gran parte delle città poste oltre il 50
esimo parallelo nord (fin verso il 40 esimo in Usa) possono diventare
inabitabili e devono essere evacuate (troppa neve in inverno e primavera, estati corte e fredde
che non permettono di effettuare i raccolti, consumi troppo alti e
costanti per il riscaldamento, boom di malattie respiratorie, trasporti
spesso paralizzati).
Cosa può scatenare ciò?
In genere un vortice polare stratosferico molto potente, che riesce a sopravvivere in estate, è la base di tutto. Ovviamente, questo non significa avere inverni freddi in Europa centro-meridionale nelle fasi iniziali. Anzi, specie in area mediterranea, Asia centro orientale e zone occidentali del Nord America si assiste a un incremento di rimonte anticicloniche miti. Viceversa, il nord Europa vede un susseguirsi di tempeste fredde, le quali, specie sui monti scandinavi, scaricano continui ed ingenti quantitativi di neve. Negli Usa nord-orientali ed in Canada a un vortice polare più potente, si associano devastanti ed intermittenti colate artiche. Nevicate sempre più forti e persistenti si abbattono su città come Ottawa, Toronto, Chicago e New York. Il susseguirsi di tempeste in Atlantico comporta inoltre una maggiore nevosità in Groenlandia.
L’oceano in questione inizia a raffreddarsi profondamente. Nel frattempo la velocità e la forza del vento diventano via via più forti nel nord Emisfero (a causa di un vortice polare stratosferico sempre più potente e dell’aumentato gradiente termico tra alte e basse latitudini). La corrente a getto polare inizia a divenire impetuosa ed instabile, con forti turbolenze in quota.
Sopra, situazione tipica delle fasi iniziali di raffreddamento climatico. Vortice polare molto forte che si traduce in tempeste con geopotenziali bassissimi (aria gelida presente in alta quota si trasferisce con facilità al suolo), le quali abbattendosi sul centro-nord Europa, scaricano forti e persistenti bufere di neve. Clima via via più freddo. |
Le tempeste in Europa si fanno più forti, e alcune zone paludose tornano a essere allagate. Complice un Atlantico sempre più sotto media termica, iniziano a trascinare con loro aria più fredda. Le Alpi, i Pirenei ed i Carpazi, ricevono nevicate più persistenti ed abbondanti. Nel giro di 4-5 anni (anche meno dovesse intervenire una forte eruzione vulcanica ) dall’inizio del processo, l’oceano Atlantico ormai troppo freddo e i vasti ghiacciai formatisi in Scandinavia e Canada iniziano a comprimere l’aria verso il basso, determinando la formazione di anticicloni termici freddi su tali aree. Nord Europa, Canada e nord-est Usa cominciano a vedere un clima decisamente più secco, gelido e ventoso, simile a quello che si aveva in Siberia.
Scenario che si potrebbe manifestare in Nord Europa e Canada tra qualche decennio. Copertura nevosa perdurante per tutto l’anno; clima molto freddo, secco e ventoso. |
Le depressioni atlantiche non hanno più a disposizione l’energia per formarsi, e anche il resto del Vecchio Continente comincia a sperimentare lunghi inverni gelidi e nevosi. Alcune vallate alpine devono essere evacuate per la troppa neve, che non arriva a sciogliersi nemmeno in estate. Lo stesso accade per alcuni paesi e città della Scandinavia e del Canada. Le estati iniziano a farsi brevi, fresche e piovose anche in Europa meridionale. Il raffreddamento climatico può dirsi iniziato a pieno regime; negli anni seguenti bisognerà poi capire se si tratterà solo di Peg o dell’inizio di una vera e propria glaciazione. Molto dipenderà se i ghiacciai continueranno a espandersi o meno, e dall’andamento dell’attività solare.
Fonte: AttivitàSolare
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