mercoledì 22 gennaio 2020

LA TREDICESIMA TRIBÙ (Quarta Parte)



I CAZARI E L'ORIGINE DEGLI EBREI
DELL'EUROPA ORIENTALE
(rielaborazione del saggio di Arthur Koestler del 1976)


A nord del Caucaso nel settimo secolo d.C. si formò un impero la cui popolazione, di origine turca, aderì in massa all'ebraismo. Queste genti, che non avevano niente a che fare con la Palestina, in seguito migrarono verso l'Europa, ed è da esse che deriva la gran parte della comunità ebraica mondiale.









QUARTA PARTE








Veduta aerea degli scavi della fortezza cazara di Sarkel, lungo il Don
condotti negli anni '30 del Novecento
oggi l'area è sommersa da un lago artificiale



“In Cazaria pecore, miele
ed ebrei
si trovano in grande abbondanza”
Al-Muqaddasi, Descriptio Imperii Moslemici, X secolo



 Nota introduttiva

1. L'ORIGINE E L'APOGEO
2. LA CONVERSIONE
3. IL DECLINO
4. LA CADUTA
5. L'ESODO
6. LEGGENDE RENANE
7. L'ORIGINE DELL'YIDDISH




LA CADUTA


 Nel trattare i rapporti russo-bizantini durante il nono e decimo secolo abbiamo potuto attingere abbondantemente a due fonti documentarie particolareggiate: il De administrando imperio di Costantino e la prima Cronaca russa. Ma per quanto concerne il confronto russo-cazaro dello stesso periodo (del quale andiamo ora a occuparci) non disponiamo di testimonianze altrettanto valide. Gli archivi di Itil, se mai sono esistiti, sono andati perduti, e per la storia degli ultimi cento anni dell'impero cazaro dobbiamo ricorrere agli accenni casuali e sparsi che si trovano nelle varie cronache e nelle trattazioni geografiche arabe.

Il periodo in questione va dall'862 circa (data dell'occupazione russa di Kiev) al 965 circa (data della distruzione di Itil da parte di Svjatoslav).

Dopo la perdita di Kiev e la ritirata dei magiari in Ungheria, gli antichi possedimenti occidentali dell'impero cazaro – fatta eccezione per la Crimea – non rimasero più sotto il controllo del kagan. Il principe di Kiev poteva con disinvoltura rivolgersi alle tribù slave del bacino del Dnepr al grido di: “Non pagate nulla ai cazari!”104 I cazari erano forse disposti ad accettare la perdita di egemonia a occidente, ma nello stesso tempo cresceva anche la pressione dei rus a oriente, lungo il corso del Volga e nelle regioni attorno al Caspio. Queste terre, situate sulle coste della metà meridionale del “mare dei cazari” -  Azerbaigian, Gilan, Shirwan, Tabaristan, Giorgian – erano mete assai allettanti per le flotte vichinghe, sia come oggetto di saccheggi, sia come stazioni commerciali per i traffici con il califfato musulmano. Ma le strade di accesso al mar Caspio erano controllate dai cazari, non diversamente da quelle che portavano al mar Nero allorquando i cazari erano ancora padroni di Kiev. E “controllo” voleva dire che i rus erano tenuti a chiedere il permesso per ogni flottiglia di passaggio, nonché a pagare il dieci per cento di ciò che trasportavano come imposta doganale.

Per qualche tempo vi fu un precario modus vivendi. Le flottiglie rus pagavano il loro tributo, navigavano nel mar dei cazari e commerciavano con le popolazioni rivierasche. Ma, come abbiamo visto, spesso il commercio diventava sinonimo di saccheggio. Tra l'864 e l'884 una spedizione rus attaccò il porto di Abaskun, nel Tabaristan.105 Venne sconfitta, ma nel 910 i rus ritornarono, saccheggiarono la città e fecero un buon numero di prigionieri musulmani da vendere come schiavi. Questo fatto dovette essere causa di un grave imbarazzo per i cazari, date le loro amichevoli relazioni con il califfato, e data anche la presenza nel loro esercito permanente di un reggimento scelto di mercenari musulmani.

Tre anni dopo, nel 913 d.C., la tensione sfociò in un conflitto armato terminato in un bagno di sangue.
Questo cruento episodio è stato descritto particolareggiatamente da Masudi, mentre la Cronaca russa non ne fa cenno. Masudi racconta che 
le navi dei rus... si avvicinarono ai cazari appostati all'imboccatura dello stretto... essi inviarono una lettera al re dei cazari, con la quale chiedevano il permesso di passare attraverso il suo paese, discendendo lungo il fiume per poter così entrare nel mare dei cazari... alla condizione di consegnargli la metà del bottino che avessero catturato... Il permesso venne loro accordato ed essi... scesero lungo il fiume fino alla città di Itil, passarono oltre raggiungendo la foce del fiume, dove esso sfocia nel mare cazaro... Le navi dei rus quindi si sparpagliarono per il mare. Le squadre di attacco si diressero contro Gilan, Giorgian, Tabaristan, Abaskun sulle coste del Giorgian, il paese della nafta106 e la regione di Azerbaigian... I rus si diedero a versare sangue, massacrando donne e bambini, catturarono bottini, predarono e incendiarono per ogni dove...107
Saccheggiarono persino la città di Ardabil, distante tre giornate di marcia dalla costa.
I rus rimasero in questo mare per molti mesi... Quando ebbero raccolto abbastanza bottino e furono stanchi di questa impresa, si avviarono verso l'imboccatura del fiume cazaro, informando i re dei cazari e recandogli un ricco bottino... Gli arsiyah e altri musulmani che vivevano nella Cazaria, venuti a conoscenza della situazione, dissero al re dei cazari: lascia che ci occupiamo noi di quella gente. Essi hanno fatto scempio nei paesi dei musulmani nostri fratelli, hanno versato il loro sangue e asservito donne e bambini. E il re non poté contraddirli: mandò ad avvisare i rus che i musulmani avevano deciso di combatterli.
I musulmani si radunarono e avanzarono alla ricerca dei rus lungo il corso del fiume. Quando i due eserciti furono in vista uno dell'altro, i rus sbarcarono e si schierarono... La battaglia continuò per tre giorni. Dio era dalla parte dei musulmani. I rus vennero passati a fil di spada. Alcuni furono uccisi e altri vennero annegati. 30.000 furono gli uccisi dai musulmani sulle rive dei fiume cazaro...108
Il racconto di Masudi relativo all'incursione rus del 912 – 13 termina con queste parole: “Da quell'anno in poi i rus non hanno più ripetuto un'impresa simile a quella descritta”. Non poteva sapere che proprio mentre scriveva, nel 943, i rus ritentarono l'attacco, con una flotta ancor più cospicua. Anche questa volta però l'esito fu negativo, tra l'altro a causa di una epidemia di peste che si diffuse tra i guerrieri.

La campagna del 965, invece, portò allo sfaldamento dell'impero cazaro. Condottiero di questa campagna fu il principe Svjatoslav di Kiev, figlio di Igor e Olga. La Cronaca russa ci racconta che Svjatoslav “nel corso delle sue spedizioni non portava mai con sé carriaggi né utensili da cucina, non bolliva la carne, ma tagliava piccole strisce di carne di cavallo, di bue o di varia cacciagione che mangiava dopo averle arrostite sulla brace. Non faceva uso della tenda, ma stendeva sotto di sé una coperta da cavallo e si sistemava la sella sotto la tesa; e tutto il suo seguito faceva come lui.”109

Il cronista dedica solo poche righe alla campagna contro i cazari:
Svjatoslav si diresse verso l'Oka e il Volga ed entrando in contatto con i vitichiani,110 domandò loro a chi pagassero il tributo. Costoro risposero che pagavano ai cazari un pezzo d'argento per ogni vomero. Quando (i cazari) seppero del loro approssimarsi, andarono loro incontro guidati dal principe, il kagan, e i due eserciti si scontrarono.
Avviata in questo modo la battaglia, Svjatoslav sconfisse i cazari e conquistò la loro città di Biela Viezha.111
Biela Viezha (Castello Bianco) era il nome slavo di Sarkel, la famosa fortezza cazara sul Don.
La Cronaca continua raccontando che Svjatoslav “conquistò anche gli yasiani e i karugiani”, sgominò i bulgari del Danubio, fu sconfitto dai bizantini e sulla via del ritorno a Kiev fu ucciso da un'orda di peceneghi: “Essi gli tagliarono la testa e con il suo cranio fecero una coppa, la ricoprirono d'oro e la usarono per bere”.

La distruzione di Sarkel nel 965 segnò la fine dell'impero cazaro, ma non dello stato cazaro. Era finito una volta per tutte il controllo cazaro sulle lontane tribù slave, stanziate fin nelle vicinanze di Mosca; ma il nucleo del paese, posto tra il Caucaso, il Don e il Volga, restò intatto. Gli accessi al mar Caspio rimasero chiusi ai rus. Come nota Toynbee, “I rus riuscirono a distruggere l'impero cazaro delle steppe, ma il solo territorio cazaro che conquistarono fu quello di Tmutokaran sulla penisola di Taman, e fu una conquista effimera... Solamente verso la metà del sedicesimo secolo i moscoviti conquistarono definitivamente alla Russia il fiume Volga... fino al suo sbocco nel mar Caspio.”112

Dopo la morte di Svjatoslav si scatenò tra i suoi figli una guerra civile dalla quale uscì vittorioso il più giovane, Vladimiro. Anch'egli fu dapprima pagano, come il padre e la nonna Olga, e infine accettò il battesimo e fu persino canonizzato.

Il battesimo di Vladimiro, nel 989, fu un avvenimento politico decisivo, che ebbe conseguenze durature sulla storia del mondo. Esso fu preceduto da una serie di manovre diplomatiche e discussioni teologiche con rappresentanti delle quattro religioni più importanti: circostanze che offrono una sorta di immagine speculare dei dibattiti avvenuti prima della conversione dei cazari al giudaismo. Il resoconto di queste dispute teologiche, che si trova nell'antica Cronaca russa, ricorda il precedente “brains trust” di re Bulan: solo la conclusione è diversa.

Questa volta c'erano quattro contendenti, e non tre; infatti nel decimo secolo lo scisma tra le chiese latina e greca era già un fatto compiuto (anche se divenne ufficiale solo nel secolo undicesimo).

La narrazione della conversione di Vladimiro fatta dalla Cronaca russa riferisce innanzitutto di una vittoria che egli ottenne contro i bulgari del Volga, seguita da un trattato di amicizia: “I bulgari dichiararono: 'Che la pace regni tra noi fino al tempo in cui i sassi galleggeranno e la paglia affonderà'”. Vladimiro tornò a Kiev e i bulgari inviarono una missione religiosa musulmana per convertirlo. I componenti della missione gli descrissero i piaceri del Paradiso, dove a ciascun uomo vengono assegnate settanta belle donne.

Vladimiro li ascoltò “con approvazione” ma, quando si parlò di astinenza dalla carne di maiale e dal vino, cambiò atteggiamento e disse: “Il bere è la gioia dei russi. Non possiamo vivere senza tale piacere”.

Venne poi una delegazione germanica aderente alla chiesa cattolica romana.
Neppure costoro ebbero successo quando giunsero a proporre, come una delle richieste più importanti della loro fede, di digiunare secondo le proprie forze: “Allora Vladimiro rispose: 'Andatevene: i nostri padri non hanno mai accettato un simile principio'”.

La terza missione era composta da ebrei cazari, e ottenne il risultato peggiore di tutte. Vladimiro chiese loro come mai non regnassero più su Gerusalemme. “Essi risposero: 'Dio si irritò con i nostri avi e ci disperse tra i gentili a causa dei nostri peccati'.

Il principe allora domandò: "'Come sperate di insegnare agli altri, quando voi stessi siete stati cacciati e dispersi per il mondo dalla mano di Dio? Pensate che noi accetteremmo la stessa sorte?'”.

Il quarto e ultimo missionario era uno studioso inviato dai greci di Bisanzio. Egli convinse in parte Vladimiro, ma quest'ultimo esitava ancora. A questo punto la Cronaca dice che “passato un anno, nel 988, Vladimiro si diresse con un esercito contro Cherson, una città greca...”113 Dopo averla espugnata, “inviò agli imperatori Basilio e Costantino dei messaggi nei quali diceva: 'Come avete potuto vedere, ho catturato la vostra gloriosa città. Ho anche sentito che avete una sorella non maritata. Se non me la darete in moglie, mi comporterò nei confronti della vostra città come ho fatto con Cherson'”.

Gli imperatori risposero: “Se ti fai battezzare puoi averla in moglie, ereditare il regno di Dio ed essere nostro compagno di fede”.

E così accadde. Alla fine Vladimiro accettò il battesimo e sposò la principessa bizantina Anna. Pochi anni dopo, il cristianesimo divenne religione ufficiale non solo della corte di Kiev, ma di tutto il popolo russo, e dal 1037 in poi il patriarca di Costantinopoli ne divenne l'autorità spirituale.

Fu un trionfo determinante della diplomazia bizantina. Vernadsky ne parla come di “uno di quei bruschi rivolgimenti che rendono tanto affascinante lo studio della storia... L'adozione dell'islamismo avrebbe condotto la Russia nell'ambito della cultura araba, cioè della cultura asiatico egiziana. L'adozione del cristianesimo romano, attraverso i germani, avrebbe fatto della Russia un paese di cultura latina o europea. L'adozione, invece, del giudaismo o del cristianesimo ortodosso, assicurava alla Russia l'indipendenza culturale sia dall'Europa che dall'Asia.”114

Ma i russi, più che di indipendenza, avevano bisogno di alleati, e l'impero romano d'Oriente, anche se corrotto, in termini di potere, cultura e commercio era ancora un alleato più desiderabile rispetto al traballante impero cazaro. Con la conversione di Vladimiro ebbe fine l'alleanza bizantino-cazara contro i rus, che fu sostituita dall'alleanza bizantino-russa contro i cazari. Pochi anni dopo, nel 1016, un esercito misto russo-bizantino invase la Cazaria, sconfisse il kagan e “assoggettò il paese”.

Alla lunga, però, lo sfaldamento di uno stato stabile come quello cazaro si rivelò controproducente per i bizantini. I cazari erano una tribù turca delle steppe, che era riuscita per lungo tempo a tenere testa alle varie ondate di invasori turchi e arabi; avevano resistito e avevano sottomesso i bulgari, i burta, i peceneghi, i ghuz e così via. I russi e i loro vassalli slavi non erano all'altezza dei guerrieri nomadi delle steppe, della loro strategia mobile e delle loro tattiche di guerriglia.115 Quale risultato della costante pressione dei nomadi, si verificò il graduale trasferimento dei centri del potere russo dalle steppe meridionali alle foreste settentrionali, ai principati di Galizia, Novgorod e Mosca. I bizantini avevano calcolato che Kiev avrebbe soppiantato Itil come custode dell'Europa orientale e centro commerciale; invece Kiev declinò rapidamente. Era la fine del primo capitolo della storia russa, cui seguì un periodo di caos, durante il quale una dozzina di principati indipendenti continuarono a muoversi guerra l'uno contro l'altro.

Questa situazione creò un vuoto di potere, che favorì l'avanzata di una nuova ondata di conquistatori nomadi, o piuttosto di un ramo nuovo dei nostri vecchi amici, i ghuz. Costoro erano descritti dalla Cronaca come “nemici pagani e senza dio”, e venivano chiamati polovzi dai russi, kumani dai bizantini, kun dagli ungheresi, kipciaki dagli altri turchi. Dominarono le steppe fino all'Ungheria dal tardo undicesimo secolo fino al tredicesimo (quando a loro volta furono sommersi dall'invasione mongola).116 Anch'essi si scontrarono parecchie volte con i bizantini. Un altro ramo dei ghuz, i selgiuchi, distrussero un grande esercito bizantino nella storica battaglia di Manzikert (1071) e catturarono l'imperatore Romano IV Diogene. Da quel momento in poi i bizantini non furono più in grado di impedire che i turchi acquisissero il controllo di gran parte delle province dell'Asia minore – l'attuale Turchia – che fino allora erano state il cuore dell'impero romano d'Oriente.

Nel corso dei due secoli di dominazione kumana, cui fece seguito l'invasione mongola, le steppe orientali furono risospinte verso l'età delle tenebre, e la fine della storia dei cazari risulta così avvolta da un'oscurità ancor più fitta che non le stesse origini.

Appare evidente che la circostanza decisiva che fece precipitare il potere cazaro già declinante fu non tanto la vittoria di Svjatoslav nel 965, quanto la conversione di Vladimiro nel 989. A proposito del 965, la Cronaca russa cita solo la distruzione della fortezza di Sarkel, ma non parla della distruzione di Itil, la capitale. Il fatto che Itil fosse saccheggiata e devastata ci è noto attraverso parecchie fonti arabe, che sono troppo insistenti per essere ignorate; quando avvenne il saccheggio e per mano di chi, non è chiaro in alcun modo. Ibn Hawkal, la fonte più importante, afferma che furono i rus a “distruggere completamente Cazaran, Samandar e Itil”, mostrando di credere erroneamente che Cazaran e Itil fossero due città diverse, mentre sappiamo che si trattava di una sola città divisa in due parti; la data da lui fornita differisce da quella che la Cronaca russa attribuisce alla caduta di Sarkel – caduta che Ibn Hawkal non menziona affatto, così come la Cronaca non parla della distruzione di Itil. Perciò Marquart avanzò l'ipotesi che Itil non fosse saccheggiata dai rus di Svjatoslav, che sarebbero arrivati solo fino a Sarkel, ma da un'altra nuova ondata di vichinghi.

E in quale misura Itil venne distrutta? Anche qui la distruzione totale di cui parla Ibn Hawkal potrebbe essere un termine non corretto. Scrive Dunlop:
La fonte prima di tutte le affermazioni secondo le quali i russi distrussero la Cazaria nel decimo secolo è senza dubbio Ibn Hawkal... Tuttavia Ibn Hawkal sostiene con la stessa sicurezza la distruzione di Bulghar, posta sul medio corso del Volga. Risulta con certezza che all'epoca degli attacchi mongoli del tredicesimo secolo Bulghar era una comunità fiorente. Non potrebbe anche la rovina della Cazaria essere stata un fatto transitorio?117
Evidentemente fu così. Cazaran-Itil, come tutte le città cazare, era costituita in gran parte di tende, capanne di legno e “case rotonde” di fango, facili da distruggere, ma altrettanto facili da ricostruire; solo gli edifici reali e quelli pubblici erano costruiti in mattoni.

Peraltro i danni provocati dovettero essere gravi, perché numerosi cronisti arabi parlano di un esodo temporaneo della popolazione verso le coste o le isole del Caspio. Ibn Hawkal scrive che i cazari di Itil fuggirono dai rus verso una delle isole della “costa della nafta”, ma tornarono successivamente a Itil e Cazaran con l'aiuto dello scià musulmano di Shirwan. La cosa è abbastanza verosimile, dato che le popolazioni di Shirwan non amavano certo i rus che pochi anni prima avevano saccheggiato le loro zone costiere.
Per riassumere ciò che la Cronaca russa e le varie fonti arabe ci riportano su quanto accaduto intorno al 965, si può dire che Itil venne devastata in una misura indeterminata dai rus e da altri invasori, ma fu poi ricostruita più di una volta; e che lo stato cazaro uscì dalla prova assai indebolito. Sussistono tuttavia pochissimi dubbi circa il fatto che, sia pure all'interno di confini più ristretti, lo stato sopravvisse per altri duecento anni, cioè fino alla metà del dodicesimo secolo e, forse, fino alla metà del tredicesimo.

Varcata la soglia dell'undicesimo secolo, il primo evento di cui si ha notizia è la già ricordata campagna condotta dalle forze congiunte russo-bizantine nel 1016 contro la Cazaria. L'avvenimento è narrato da una fonte abbastanza attendibile, cioè dal cronista bizantino del dodicesimo secolo Cedreno, il quale rivela il nome del capo cazaro sconfitto: Georgius Tzul. Georgius è un nome cristiano; sappiamo già attraverso una precedente testimonianza che nell'esercito del kagan militavano sia cristiani che musulmani.

Nella Cronaca russa relativa all'anno 1079 troviamo poi la seguente affermazione:
“I cazari fecero prigioniero Oleg e lo inviarono per mare a Tsargrad”. Tsargrad è Costantinopoli: probabilmente si tratta di un complotto dei bizantini contro un principe russo. Quattro anni dopo Oleg, venuto a patti con i bizantini, “massacrò i cazari che erano stati favorevoli alla morte di suo fratello e avevano complottato contro di lui”.

Nella seconda metà del dodicesimo secolo due poeti persiani, Ibrahim Khaqani e Nizami Ganjavi, accennano nelle loro opere a un'invasione congiunta cazaro-rus di Shirwan, avvenuta proprio ai loro tempi. Khaqani parla di “cazari di Dervent”; il richiamo è alla gola di Darband, il passo tra il Caucaso e il mar Nero che i cazari solevano attraversare per andare a depredare la Georgia già nel settimo secolo, agli inizi della loro storia.

Più o meno contemporanee a queste testimonianze persiane sono le già citate brevi osservazioni del rabbino Petachia di Ratisbona.

Entrando nel tredicesimo secolo, le tenebre si fanno ancora più fitte, e le già magre fonti si esauriscono quasi completamente. Ma esiste per lo meno un resoconto che proviene da un eccellente testimone. Si tratta dell'ultima menzione dei cazari come nazione, ed è situabile nel tempo tra il 1245 e il 1247. A quell'epoca i mongoli avevano già cacciato i kumani dall'Eurasia e avevano dato vita al più grande impero nomade che il mondo avesse mai visto, che si estendeva dall'Ungheria alla Cina.

Nel 1245 papa Innocenzo IV inviò una missione presso Batu Khan, nipote di Gengis Khan, con il compito di vagliare quali fossero le possibilità di intesa con questa nuova potenza mondiale, e senza dubbio anche di raccogliere informazioni sulla sua forza militare. Capo della missione era il sessantenne frate francescano Giovanni dal Pian del Carpine, contemporaneo e discepolo di san Francesco d'Assisi. La missione partì da Colonia il giorno di Pasqua del 1245, attraversò la Germania, varcò il Dnepr e il Don e un anno dopo giunse alla capitale di Batu Khan e della sua Orda d'Oro, alla foce del Volga: si trattava della città di Sarai Batu, alias Itil.

Dopo il ritorno in Occidente, Giovanni dal Pian del Carpine scrisse la sua famosa Historia Mongolorum, in cui troviamo, insieme con una messe di dati storici, etnografici e militari, anche un elenco delle popolazioni viventi nelle regioni da lui visitate. In questa lista egli cita, con gli alani e i circassi, i “cazari che praticano la religione giudaica”. Si tratta dell'ultima menzione dei cazari di cui si abbia notizia, prima che su di loro cali il sipario.





Note
_________________________
104. Cronaca degli anni passati, 1116 ca.
105. D.M. Dunlop, The History of the Jewish Khazars, 1954
106. La zona di Baku
107. Abu al-Masudi, Le praterie d'oro, X secolo
108. ibidem
109. Cronaca degli anni passati, 1116 ca.
110. Tribù slava stanziata nella regione a sud dell'attuale Mosca.
111. Cronaca degli anni passati, 1116 ca.
112. Arnold Toynbee, A Study of History, 1934 - 61
113. Cronaca degli anni passati, 1116 ca. L'importante porto di Cherson, in Crimea, fu a lungo conteso tra i bizantini e i cazari.
114. Michael Karpovich, George Vernadsky, A History of Russia, 1943 - 48
115. Il Canto della schiera di Igor, un importante poema epico russo dell'epoca, descrive una delle disastrose campagne condotte dai russi contro i kumani.
116. Una quota consistente di kumani, in fuga dai mongoli, si raccolse in Ungheria nel 1241 e si mescolò con la
popolazione indigena. “Kun” è un cognome frequente in Ungheria.
117. D.M. Dunlop, The History of the Jewish Khazars, 1954


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