giovedì 23 gennaio 2020

LA TREDICESIMA TRIBÙ (Quinta Parte)





I CAZARI E L'ORIGINE DEGLI EBREI
DELL'EUROPA ORIENTALE
(rielaborazione del saggio di Arthur Koestler del 1976)


A nord del Caucaso nel settimo secolo d.C. si formò un impero la cui popolazione, di origine turca, aderì in massa all'ebraismo. Queste genti, che non avevano niente a che fare con la Palestina, in seguito migrarono verso l'Europa, ed è da esse che deriva la gran parte della comunità ebraica mondiale.









QUINTA PARTE








Veduta aerea degli scavi della fortezza cazara di Sarkel, lungo il Don
condotti negli anni '30 del Novecento
oggi l'area è sommersa da un lago artificiale



“In Cazaria pecore, miele
ed ebrei
si trovano in grande abbondanza”
Al-Muqaddasi, Descriptio Imperii Moslemici, X secolo



 Nota introduttiva
1. L'ORIGINE E L'APOGEO
2. LA CONVERSIONE
3. IL DECLINO
4. LA CADUTA
5. L'ESODO
6. LEGGENDE RENANE
7. L'ORIGINE DELL'YIDDISH



5
L'ESODO




Le testimonianze citate nelle pagine precedenti stanno a indicare che – contrariamente all'opinione tradizionale sostenuta dagli storici dell'Ottocento – i cazari, dopo la sconfitta inflitta loro dai russi nel 965, persero l'impero ma conservarono sia l'indipendenza all'interno di confini più limitati, sia la fede giudaica, ben addentro nel tredicesimo secolo. Scrive Baron:
In generale, il regno cazaro protrasse la propria esistenza ristretto in limiti più angusti. Si difese più o meno bene contro tutti i nemici fino alla metà del tredicesimo secolo, allorché cadde vittima della grande invasione mongola messa in moto da Gengis Khan. Anche allora resistette ostinatamente, fino alla resa di tutti i suoi vicini. La sua popolazione venne in gran parte assorbita dall'Orda d'Oro118, che aveva fissato il centro del proprio impero in territorio cazaro. Ma sia prima sia dopo lo sconvolgimento mongolo, i cazari estesero parecchie loro ramificazioni all'interno delle regioni slave non assoggettate, contribuendo in definitiva all'edificazione dei grandi centri ebraici dell'Europa orientale.119
Le ramificazioni di cui parla Baron si erano in realtà estese ben prima della distruzione dello stato cazaro per mano dei mongoli.

Una prima vicenda significativa è quella che si potrebbe chiamare la diaspora cazara in Ungheria.

Ricordiamo che molto tempo prima della distruzione del loro stato parecchie tribù cazare, note con il nome di kabari, si unirono ai magiari e insieme a loro migrarono in Ungheria. Nel decimo secolo, poi, il duca ungherese Taksony invitò una seconda ondata di emigranti cazari a stabilirsi nei suoi possedimenti. Due secoli più tardi Giovanni Cinnamo, cronista bizantino, fa menzione di truppe osservanti la legge ebraica che combattono con l'esercito ungherese in Dalmazia nel 1154120. Non solo il paese fu all'inizio bilingue, come ci riferisce Costantino, ma esso aveva anche una forma di doppia sovranità, una variante del sistema cazaro: il re divideva il potere con il generale che aveva il comando dell'esercito, il quale assumeva il titolo di Jula o Gyula (nome ancor oggi assai diffuso in Ungheria). Il sistema durò fino alla fine del decimo secolo.

Con la “Bolla d'Oro” - l'equivalente ungherese della Magna Charta – promulgata nel 1222 dal re Andrea II, si vietò agli ebrei di battere moneta, di fare gli esattori di tasse e i controllori del monopolio reale del sale: dal che si deduce che prima dell'editto numerosi ebrei dovevano avere occupato tali posizioni. Ma essi avevano posti ancora più importanti.

Il tesoriere di re Andrea era il conte Teka, un ebreo di origine cazara, ricco proprietario terriero, finanziere e diplomatico. La sua firma compare a margine di numerosi trattati di pace e accordi finanziari, uno dei quali garantì il pagamento di duemila marchi che Leopoldo II d'Austria doveva versare al re d'Ungheria. Re Andrea, quando fu costretto dalla ribellione dei suoi nobili a emanare, suo malgrado, la Bolla d'Oro, mantenne Teka al suo posto, in violazione di quanto era espressamente previsto dalla Bolla. Il tesoriere reale conservò felicemente la sua carica per altri undici anni, fin quando le pressioni papali sul re non consigliarono a Teka di dimettersi e di ritirarsi in Austria, dove fu accolto a braccia aperte. Ma il figlio di re Andrea, Bela IV, ottenne dal papa il permesso di richiamarlo. Teka ritornò in carica, e morì durante l'invasione mongola.

Potrebbe sembrare che l'Ungheria costituisca un caso particolare, dati gli antichi rapporti tra i magiari e i cazari; ma in realtà la penetrazione cazara in Ungheria fu soltanto parte di una più generale migrazione di massa dalle steppe euroasiatiche verso occidente, cioè verso l'Europa centrale e orientale.

In epoche relativamente tranquille questo movimento non fu nulla più che uno spostamento; in altre epoche divenne una fuga precipitosa; ma le conseguenze dell'invasione mongola dovettero avere un'intensità paragonabile a quella di un terremoto. I guerrieri del capo Temujin, detto Gengis Khan, Signore della Terra, massacrarono la popolazione di intere città per ammonire le altre a non opporre resistenza; si servirono dei prigionieri come scudi umani da porre in testa alle proprie schiere in avanzata; distrussero tutto il sistema di irrigazione del delta del Volga, che costituiva per le terre cazare un'importante fonte di approvvigionamento di riso e altre derrate alimentari; trasformarono le fertili steppe in un “campo selvaggio, uno spazio illimitato senza contadini né pastori, attraverso il quale passano solo cavalieri mercenari, al servizio di questo o di quel signore, rivali tra loro, oppure gente che intende sottrarsi a una simile oppressione.”121

La peste nera del 1347-48 accelerò il progressivo spopolamento dell'antico cuore del paese cazaro, compreso tra il Caucaso, il Don e il Volga, dove la cultura delle steppe aveva raggiunto il suo livello più alto e la ricaduta nella barbarie fu, per contrasto, più radicale che nelle regioni circostanti. Baron scrive: “ L'eliminazione o la partenza dei laboriosi contadini, artigiani e mercanti ebrei si lasciò dietro un vuoto che in quelle regioni ha incominciato a colmarsi solo recentemente.”122

Non fu distrutta solo la Cazaria, ma anche il paese dei bulgari del Volga e i principati russi meridionali, compreso quello di Kiev. A partire dal quattordicesimo secolo si disintegrò anche il Khanato dell'Orda d'Oro, e l'anarchia divenne se possibile ancor peggiore. “In gran parte delle steppe europee l'emigrazione fu la sola strada rimasta aperta alle popolazioni che volevano salvare le loro vite e i loro mezzi di sostentamento.”

L'esodo dei cazari fu un aspetto di questo movimento più generale.
Le regioni dell'Europa centro-orientale nelle quali gli emigranti ebrei cazari trovarono una nuova patria avevano iniziato ad assumere importanza politica soltanto verso la fine del primo millennio.

Attorno all'anno 962 un certo numero di tribù slave costituirono un'alleanza guidata dalla più forte tra esse, quella dei polani, che divenne il nucleo dello stato polacco. Un primo embrione di Polonia si formò quasi contemporaneamente all'inizio del declino dei cazari (Sarkel venne distrutta nel 965). E' significativo che gli ebrei abbiano una parte importante in una delle prime leggende polacche relative alla fondazione del regno di Polonia. In questa leggenda si racconta che, quando le tribù alleate decisero di eleggere un re che le governasse, la scelta cadde su un ebreo, che si chiamava Abraham Prochownik.

Questi, con inusitata modestia, rinunciò alla corona in favore di un contadino del luogo di nome Piast, che divenne così il fondatore della storica dinastia Piast che governò la Polonia dal 962 al 1370 circa.123

A prescindere dal fatto che Abraham Prochownik sia esistito o no, vi sono sufficienti indicazioni che gli immigrati ebrei provenienti dalla Cazaria fossero graditi, per il loro prezioso contributo all'economia del paese e all'amministrazione del governo. I polacchi guidati dalla dinastia Piast e i loro vicini del Baltico, i lituani, avevano allargato rapidamente le loro frontiere e avevano un enorme bisogno di immigrati che colonizzassero i loro territori, dando vita a una civiltà urbana. In un primo tempo incoraggiarono l'immigrazione di contadini, cittadini e artigiani tedeschi, e più tardi di genti provenienti dai territori occupati dall'Orda d'Oro, ivi compresi armeni, slavi del sud e cazari.

Non tutte queste migrazioni furono volontarie. Tra le popolazioni trasferite con la forza vi fu un ingente numero di caraiti, la setta ebraica tradizionalista che respingeva l'insegnamento rabbinico. L'ipotesi più accreditata è che gli antenati dei caraiti moderni furono portati in Polonia dal grande principe guerriero lituano Vytautas alla fine del quattordicesimo secolo, il quale li prelevò dalla Crimea. Vytautas nel 1388 concesse agli ebrei di Troki una carta dei diritti, e un viaggiatore francese che in quel periodo visitò le terre polacche vi trovò “un gran numero di ebrei”, parlanti una lingua che non era né quella tedesca né quella degli indigeni.124

Tale lingua era – ed è tuttora – un dialetto turco assai simile alla lingua cumanica che si parlava negli antichi territori cazari ai tempi dell'Orda d'Oro. Secondo l'insigne turcologo Zajaczkowski questo idioma è ancora usato nei discorsi e nelle preghiere delle comunità caraitiche sopravvissute a Troki, Vilna, Ponyevez, Lutzk e Halitch. Dal punto di vista linguistico, Zajaczkowski considera i caraiti i rappresentanti più puri oggi esistenti degli antichi cazari.

Il regno polacco sotto la dinastia Piast adottò fin dall'inizio, assieme al cattolicesimo romano, un orientamento decisamente occidentale. Ma in confronto con i suoi vicini d'Occidente era un paese culturalmente ed economicamente sottosviluppato. Di qui la sua politica volta ad attrarre immigrati - tedeschi dall'ovest, armeni ed ebrei cazari dall'est - e a concedere agevolazioni alle loro iniziative.

Nel decreto concesso da Boleslav il Pio nel 1264, e riconfermato da Casimiro il Grande nel 1334, fu riconosciuto agli ebrei il diritto di conservare le loro sinagoghe, le loro scuole e i loro tribunali, di possedere beni immobili e di intraprendere qualsiasi commercio e occupazione avessero scelto. Sotto il re Stefano Bathory (1575-86) agli ebrei fu concesso di avere un loro parlamento, che si riuniva due volte all'anno e aveva il potere di prelevare le tasse tra i correligionari.

Da varie indicazioni e documenti si deduce che già al tempo della conquista mongola il numero dei cazari presenti in Polonia doveva essere considerevole. Si tratta di quantificare approssimativamente tale numero, e di definire la composizione dell'immigrazione cazara in Polonia.

Per quanto concerne la consistenza numerica, non abbiamo informazioni attendibili cui rifarci. Gli storici moderni stimano il numero di ebrei presenti nel regno polacco-lituano nel diciassettesimo secolo attorno alle 500.000 unità (il 5% della popolazione totale). Questa cifra è analoga alle stime sulla consistenza della popolazione cazara all'epoca del suo apogeo, nell'ottavo secolo. Considerato che il trasferimento della popolazione cazara verso ovest si compi nell'arco di cinque o sei secoli, e che nel sedicesimo secolo le steppe erano pressoché disabitate, è lecito pensare che l'ordine di grandezza della migrazione fu di diverse centinaia di migliaia di persone. Nel sedicesimo secolo la popolazione ebraica mondiale ammontava a circa un milione. Ciò sembra indicare, come hanno osservato Poliak, Kutschera e altri, che durante il Medioevo la maggioranza di coloro che professavano la fede ebraica erano cazari. Gran parte di questa maggioranza emigrò in Polonia, Lituania, Ungheria e nei Balcani, dove fondò quella comunità ebraica orientale che a sua volta divenne la maggioranza dell'ebraismo mondiale. Lo storico polacco Adam Vetulani scrive:
Gli storici polacchi sono concordi nell'affermare che questi insediamenti più antichi vennero fondati da ebrei emigrati dallo stato cazaro e dalla Russia, mentre ebrei provenienti dal sud e dall'Europa occidentale cominciarono ad arrivare e ad insediarsi solo più tardi... e che almeno una certa porzione della popolazione ebraica (in epoca più antica, il nucleo principale) provenne da oriente, dal paese cazaro e in seguito anche dalla Russia di Kiev.125
Per quanto riguarda la composizione sociale della comunità degli immigrati cazari, una quota andò a occupare posizioni di un certo privilegio: sia i documenti ungheresi sia quelli polacchi parlano di ebrei impiegati come maestri di zecca, amministratori di finanze reali, controllori del monopolio del sale, esattori di tasse e prestatori di denaro, cioè banchieri. La cosa non sorprendente, poiché il commercio con l'estero e la riscossione dei diritti doganali erano stati in passato le principali fonti di reddito dei cazari. Costoro avevano l'esperienza che mancava ai loro nuovi ospiti, ed era quindi del tutto logico che venissero chiamati a dare consigli e a partecipare alla direzione delle finanze della corte della nobiltà.

Ma taluni ricchi emigranti in Polonia divennero proprietari terrieri, non diversamente dal conte Teka in Ungheria. Ad esempio è documentata l'esistenza di poderi ebraici comprendenti un intero villaggio di coltivatori ebrei, nelle vicinanze di Breslavia, prima del 1203. E in generale dovette esserci stato un considerevole numero di contadini cazari.

Tuttavia l'agricoltura non sembra essere stata l'attività preponderante degli immigrati cazari, ancor prima del provvedimento del parlamento polacco che nel 1496 vietò agli ebrei l'acquisto di terreni coltivati. In generale, le popolazioni migranti tendono a inserirsi nel tessuto urbano della società che le ospita. Quello che soprattutto i cazari andarono a riprodurre in Polonia fu quella rete di piccoli centri semirurali che nelle steppe servivano a mediare tra i bisogni delle città e quelli della campagna. Si tratta della piccola città ebraica, detta in yiddish shtetl, e in polacco miastecko.

Sarebbe errato confondere lo shtetl con il ghetto. Quest'ultimo era costituito da una strada o da un quartiere nel quale gli ebrei erano costretti a vivere all'interno dei confini di una città di gentili. Il ghetto era circondato da mura, con porte che venivano chiuse di notte. Lo shtetl, per contro, era cosa del tutto diversa: un tipo di insediamento che, come abbiamo detto, esistette solo in Polonia e Lituania. Era una cittadina rurale a se stante, con una popolazione esclusivamente o prevalentemente ebraica. La sua origine risale probabilmente al tredicesimo secolo.

La funzione economica e sociale in questi centri semi rurali sembra che fosse assai simile nei due paesi. Nella Cazaria, come più tardi in Polonia, essi costituivano una rete di stazioni commerciali o città-mercato che servivano a mediare tra i bisogni delle grosse città e quelli della campagna. Vi si tenevano regolarmente delle fiere, nel corso delle quali venivano venduti o barattati pecore o bovini assieme a manufatti provenienti dalle città e a prodotti delle industrie rurali; nello stesso tempo essi erano i centri dove gli artigiani esercitavano i loro mestieri, dal carraio al fabbro, all'argentiere, al sarto, al macellaio kosher, al mugnaio, al fornaio e al fabbricante di candelieri. Nello shtetl c'erano scrivani per gli analfabeti, sinagoghe per i fedeli, locande per i viaggiatori e un heder – termine ebraico che significa “stanza” - utilizzato come scuola. Vi si incontravano anche cantastorie girovaghi e bardi popolari, che si spostavano in Polonia da un shtetl all'altro, come senza dubbio avevano fatto in precedenza in Cazaria.

Alcune particolari occupazioni in Polonia divennero virtualmente monopolio ebraico, dal commercio del legname (il legno era il principale materiale da costruzione e  un'importante voce delle esportazioni cazare) ai trasporti:
La fitta rete di shtetl rese possibile distribuire manufatti in tutto il paese per mezzo del tipico carro a cavalli ebraico, costruito con grande maestria. La diffusione di questo tipo di trasporto, particolarmente nella parte orientale del paese, era così accentuata – si trattava virtualmente di un monopolio – che il termine ebraico per indicare il carro, ba'al agalah, venne accolto nella lingua russa come balagula. Solo con lo sviluppo della ferrovia nella seconda metà del diciannovesimo secolo si verificò il declino di tale attività.126
Questa specializzazione nella costruzione di carrozze e carri di certo non si sarebbe potuta sviluppare nei ghetti degli ebrei d'Occidente; essa rivela chiaramente un'origine cazara. La popolazione del ghetto era sedentaria, mentre i cazari, come altri popoli seminomadi, facevano uso di carri tirati da cavalli o buoi per trasportare le loro tende, le merci e tutti i loro beni, ivi comprese le tende reali, che raggiungevano le dimensioni di quelle da circo, adatte per accogliere parecchie centinaia di persone.

Altre occupazioni specificamente ebraiche erano la gestione di locande, la conduzione di mulini e il commercio di pellicce – attività che non ebbero a fiorire nei ghetti dell'Europa occidentale.

Di provenienza orientale è anche lo “stile a pagoda” delle più vecchie sinagoghe in legno degli shtetl conservate sino ad oggi, che risalgono al quindicesimo e sedicesimo secolo. Le pareti interne delle più antiche sinagoghe degli shtetl erano coperte di decorazioni moresche e di figure di animali, caratteristiche dell'influenza persiana, che si ritrovano nei manufatti magiaro – cazari e nello stile decorativo portato in Polonia dagli immigranti armeni.127

Anche il costume tradizionale degli ebrei polacchi, il lungo caffetano di seta, è indiscutibilmente di origine orientale.

Alcuni tra i primi shtetl vennero probabilmente fondati da prigionieri di guerra - come i caraiti di Troki – che i nobili polacchi e lituani erano impazienti di sistemare nelle loro terre disabitate. Ma la maggior parte di questi insediamenti fu il frutto della migrazione generale dai “campi selvaggi” che stavano trasformandosi in deserti.
“Dopo la conquista mongola – scrive Poliak – quando i villaggi slavi si spostarono verso occidente anche gli shetl cazari li seguirono... Le migrazioni magiara e kavara in Ungheria aprirono la strada all'incremento degli insediamenti cazari in Polonia: trasformarono la Polonia in un'area di transito tra due paesi nei quali erano presenti comunità ebraiche”.128 
Questi coloni finirono per costituire un insieme assortito di contadini, artigiani e operai specializzati, tale da formare una comunità più o meno autosufficiente. Così lo shtetl cazaro andò trapiantandosi e divenne uno shtetl polacco, nel quale l'agricoltura, già praticata dai contadini locali, perse a poco a poco la sua importanza.






6
LEGGENDE RENANE


In generale oggi tutti gli storici concordano nell'affermare che l'immigrazione dalla Cazaria abbia contribuito in modo fondamentale alla crescita della comunità ebraica polacca. Quello che non è del tutto condiviso è la valutazione sulla consistenza dell'immigrazione cazara in rapporto all'afflusso in Polonia e Lituania di ebrei provenienti da occidente. Al fine di trovare una risposta a questo interrogativo, dobbiamo farci un'idea delle dimensioni di quest'ultimo fenomeno.

A parte il caso particolare della Spagna, verso la fine del primo millennio i più importanti insediamenti di ebrei nell'Europa occidentale si trovavano in Francia e in Renania. Alcune di queste comunità erano state probabilmente fondate sin dai tempi dei romani. Nel 1066 un gruppo di ebrei attraversò la Manica, sulla scia dell'invasione normanna, a quanto pare su invito di Guglielmo il Conquistatore, che aveva bisogno dei loro capitali e della loro intraprendenza.

Baron ne ha descritto la storia:
...vennero trasformati nella categoria degli “usurai del re”, la cui funzione principale era quella di procacciare crediti per imprese sia politiche sia economiche... Il prolungato benessere di molte famiglie ebraiche, lo splendore delle loro residenze e del loro abbigliamento e la loro influenza sugli affari pubblici impedirono persino a oculati osservatori di rendersi conto dei gravi pericoli che si nascondevano dietro il crescente risentimento dei debitori di ogni classe sociale, e l'esclusiva dipendenza degli ebrei dalla protezione dei loro regali padroni... Brontolii di scontento, culminati in violente sommosse nel 1189-90, fecero presagire la tragedia finale: l'espulsione del 1290.
L'ascesa rapidissima e il declino ancora più rapido della comunità ebraica inglese nel breve arco di due secoli e un quarto (1066 – 1290) misero nettamente in evidenza i fattori fondamentali che caratterizzarono i destini di tutte le comunità ebraiche occidentali nella cruciale prima metà del secondo millennio.129

A quanto risulta, in Inghilterra non vi furono mai più di 2.500 ebrei prima della loro espulsione nel 1290.

In Germania e in Francia lo schema fu pressappoco il medesimo: comunità ebraiche numericamente ristrette e molto abbienti giunsero ad altissimi livelli di ricchezza prestando denaro ai sovrani feudali, fino a quando, con lo sviluppo delle forze produttive, non si formò una classe mercantile indigena che spinse gli ebrei ai margini.

Gli storici della vecchia scuola sostengono in particolare che al tempo della prima crociata (1096) gli ebrei tedeschi furono sospinti verso oriente, andando a ingrossare le comunità ebraiche di Polonia e Lituania. A tal proposito occorre innanzitutto precisare che si trattava di comunità numericamente molto ridotte, e concentrate in Renania. A est del Reno, nella Germania centrale e settentrionale, non c'era alcuna comunità ebraica, e non ve ne sarebbe stata traccia ancora per molto tempo. La concezione tradizionale degli storici ebrei, secondo cui la crociata del 1096 avrebbe spazzato come una scopa una massa di emigranti ebrei dalla Germania alla Polonia, risulta essere nulla più che una leggenda, o piuttosto un'ipotesi ad hoc, giacché tali studiosi non conoscevano la storia dei cazari e non vedevano altro modo per spiegare la comparsa da non si sa dove di questa concentrazione senza precedenti di ebrei nell'Europa orientale.

Purtroppo durante la prima e le successive crociate molti ebrei di Renania che non accettarono la conversione furono uccisi o vessati brutalmente. Alcuni si diedero la morte da sé; altri tentarono di opporre resistenza e furono linciati; altri ancora cercarono protezione per la durata dell'emergenza nel castello fortificato del vescovo o del burgravio,130 il quale almeno in teoria era legalmente responsabile della loro protezione.

Spesso questo provvedimento non era sufficiente a evitare un massacro, ma i sopravvissuti, una volta passate le orde dei crociati, tornavano invariabilmente alle loro case saccheggiate e alle loro sinagoghe:
Quando iniziava il fermento per una nuova crociata, molti ebrei di Magonza, Worms, Spira, Strasburgo, Wurzburg e altre città fuggivano nei castelli dei sobborghi, lasciando i loro libri e i loro beni più preziosi in custodia ad amici borghesi.131
Uno dei documenti più importanti a tal proposito è il Libro del ricordo di Ephraim bar Jacob, che era stato egli stesso, all'età di tredici anni, tra i profughi da Colonia al castello di Wolkenburg. Solomon bar Simon narra che durante la seconda crociata i sopravvissuti tra gli ebrei di Magonza trovarono protezione a Spira, poi tornarono nella loro città natale e costruirono una nuova sinagoga. E così via. Nelle cronache del tempo non si trova una sola parola circa comunità ebraiche migranti verso la Germania orientale, e men che meno verso la Polonia.

In Francia gli ebrei furono espulsi dal paese nel 1306, sotto il regno di Filippo il Bello, il quale firmò un ordine segreto di arresto e confisca di tutte le proprietà. Gli arresti vennero eseguiti il 22 giugno, e l'espulsione fece seguito poche settimane dopo. I profughi emigrarono nelle regioni francesi che non si trovavano sotto il dominio del re: Provenza, Borgogna, Aquitania e pochi altri feudi. Forse nell'arco del quattordicesimo secolo le comunità ebraiche tedesche, che nel frattempo si erano distribuite in alcuni centri oltre la Renania (Palatinato, Friburgo, Ulm, Heidelberg), registrarono incrementi a seguito delle persecuzioni subite dall'ebraismo in Francia. Ma nessuno storico ha mai pensato che gli ebrei francesi migrassero in Polonia attraversando l'intera Germania, né in quell'occasione né in un'altra.

La più grande catastrofe del quattordicesimo secolo fu la peste nera, che tra il 1348 e il 1350 eliminò un terzo della popolazione europea e in alcune regioni ne uccise anche due terzi. Gli ebrei, dopo essere stati accusati in precedenti occasioni dell'omicidio rituale di bambini cristiani, furono accusati di avere avvelenato i pozzi allo scopo di diffondere la peste. La favola dilagò più veloce degli stessi topi, e di conseguenza molti ebrei vennero massacrati in varie parti d'Europa.

Lo storico ungherese Kutschera scrive:
Secondo gli storici contemporanei, quando l'epidemia si fermò la Germania era praticamente rimasta senza ebrei. Dobbiamo perciò concludere che nella stessa Germania gli ebrei non ebbero la possibilità di prosperare, e che non furono mai in grado di costituire comunità grandi e popolose... E' difficile comprendere come abbia potuto trovare credito l'idea che gli ebrei orientali siano immigrati dall'Occidente, e in particolare dalla Germania.132
Eppure, oltre alla prima crociata, la peste nera è il fattore citato più spesso dagli storici come il deus ex machina che avrebbe creato le comunità ebraiche orientali. E, proprio come nel caso delle crociate, non c'è traccia di testimonianze su questo esodo immaginario. Al contrario, tutto fa supporre che l'unica speranza di sopravvivenza degli ebrei in questa circostanza, come nelle precedenti, fosse di restare uniti e di cercare rifugio in qualche luogo fortificato o in una località nelle vicinanze che risultasse meno ostile. C'è solo un caso documentato di migrazione nel periodo della peste nera: si tratta di ebrei che da Spira trovarono rifugio contro le persecuzioni ad Heidelberg, cioè a circa dieci miglia di distanza.

Dopo lo sterminio virtuale delle vecchie comunità ebraiche in Francia e in Germania in seguito alla peste nera, l'Europa occidentale rimase judenrein per un paio di secoli, ad eccezione di poche enclaves e, naturalmente, della Spagna. E furono proprio gli ebrei spagnoli (sefarditi) che, costretti ad abbandonare la penisola iberica dopo più di un millennio,133 fondarono le moderne comunità d'Inghilterra, Francia e Olanda nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. La loro storia – e la storia delle comunità ebraiche da essi create – è estranea alla prospettiva di questo testo.

Possiamo concludere con sicurezza che l'idea tradizionale di un massiccio esodo di comunità ebraiche occidentali dalla Renania alla Polonia attraverso la Germania è storicamente insostenibile. Essa è incompatibile con la modesta entità delle comunità
renane, con la loro riluttanza a diffondersi fuori dalla valle del Reno verso est, con la mancanza di riferimenti a qualsiasi movimento migratorio nelle cronache del tempo.
Ulteriori prove a suffragio di questa affermazione vengono fornite dalla linguistica, della quale ci occuperemo nel prossimo capitolo.








7

DELL'YIDDISH


Un'altra prova contro la pretesa origine franco-renana degli ebrei orientali viene offerta dalla struttura dell'yiddish, la lingua popolare delle masse ebraiche parlata da milioni di persone prima dell'Olocausto.

L'yiddish è un curioso miscuglio di ebraico, tedesco medievale, slavo e altri elementi, scritto in caratteri ebraici. Nel corso del Novecento è stato considerato dai linguisti occidentali nulla più che un gergo di tipo singolare, non degno di essere studiato seriamente. Il primo vero studio scientifico della lingua yiddish fu la grammatica storica di Matthias Mieses, pubblicata nel 1924.134

A prima vista la prevalenza di influssi lessicali tedeschi nell'yiddish sembra contraddire la tesi sulle origini dell'ebraismo orientale. Vedremo che è vero il contrario, procedendo per gradi. In primo luogo si tratta di stabilire quale particolare tipo di dialetto regionale germanico sia entrato nel lessico yiddish. Nessuno prima di Mieses sembra aver prestato seria attenzione a questo problema: rimarrà per sempre suo merito averlo fatto, pervenendo a una risposta definitiva. Sulla base dello studio comparato del lessico, della fonetica e della sintassi yiddish in parallelo con i principali dialetti tedeschi medievali, lo studioso conclude:
Nella lingua yiddish non si trovano componenti linguistiche che derivino dalle zone della Germania confinanti con la Francia. Non un vocabolo fra tutti quelli originari della regione della Mosella-Franconia... ha trovato collocazione nel lessico yiddish. Neppure le regioni più centrali della Germania occidentale, attorno a Francoforte, hanno dato contributi alla lingua yiddish... Per quanto concerne le origini dell'yiddish, la Germania occidentale può essere scartata... La storia degli ebrei tedeschi, dell'ebraismo ashkenazita, va riveduta. Gli errori degli storici vengono spesso corretti dalla ricerca linguistica.135
Più avanti Mieses cita, fra altri esempi di errori storici, il caso degli zingari che erano considerati originari dell'Egitto, “fino a quando lo studio della lingua dimostrò che provenivano dall'India.”136

Dopo avere confutato la presunta origine occidentale della componente tedesca dell'yiddish, Mieses prosegue mostrando che l'influenza dominante era quella dei dialetti cosiddetti Ostmitteldeutsch, che erano parlati nelle regioni alpine dell'Austria e della Baviera pressappoco fino al quindicesimo secolo. In altre parole, la componente tedesca che entrò nell'yiddish ebbe origine nelle regioni orientali della Germania, adiacenti alla fascia slava dell'Europa orientale.

Come fu possibile che un dialetto tedesco centrorientale, commisto di ebraico e di elementi slavi, sia divenuto il linguaggio comune di quelle comunità ebraiche orientali che in gran parte erano di origine cazara?

Per rispondere a questo quesito occorre tenere presente che l'evoluzione dell'yiddish fu un processo lungo e complesso, che cominciò presumibilmente nel quindicesimo secolo o anche prima, e per lungo tempo si svolse solamente per tradizione orale, senza una codificazione scritta. Così attraverso i secoli l'yiddish crebbe assorbendo dai diversi ambienti sociali quelle parole, frasi ed espressioni idiomatiche che meglio gli permettevano di esplicare la sua funzione di lingua franca, cioè di lingua che metteva in comunicazione genti straniere che si ritrovavano ad abitare lo stesso territorio. E dal punto di vista culturale e sociale, l'elemento dominante nella società polacca medievale fu rappresentato dai tedeschi. Kutschera calcola che non meno di quattro milioni di tedeschi immigrarono in Polonia in epoca medievale, costituendovi il ceto urbano che prima non c'era. Paragonando l'immigrazione tedesca e quella cazara, Poliak sostiene che “i governanti del paese importarono queste masse di intraprendenti stranieri di cui avevano molto bisogno, e ne facilitarono l'insediamento secondo le abitudini di vita praticate nei paesi d'origine: la città tedesca e lo shtletl ebraico”.

Non solo la borghesia colta, ma anche il clero era prevalentemente tedesco: una naturale conseguenza della scelta della Polonia a favore del cattolicesimo romano, e del volgersi del paese verso la civiltà occidentale. E la cultura secolare arrivò attraverso gli stessi canali: la prima università polacca fu fondata nel 1364 a Cracovia, che era allora una città prevalentemente tedesca.

E' facile quindi capire perché gli immigrati cazari, calati nella Polonia medievale, dovessero imparare il tedesco per entrare in contatto con le città, e il polacco per avere rapporti con la popolazione indigena. Possiamo immaginare un artigiano dello shtetl, forse un ciabattino o un mercante di legname, alle prese con discorsi in un tedesco smozzicato con i suoi clienti, in un polacco smozzicato con i servi della tenuta vicina e che a casa mescola i due idiomi con l'ebraico, in una sorta di linguaggio personale privato.

Un ulteriore fattore di stimolo all'evoluzione dell'yiddish fu l'arrivo in Polonia di un certo numero di rabbini di lingua tedesca, provenienti dall'Austria, dalla Boemia e dalla Germania orientale, quali furono determinanti nella germanizzazione dei cazari, il cui giudaismo era fervente ma primitivo.





Note

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118. “Orda d'Oro” è il nome dello stato (khanato) mongolo creato da Batu Khan nelle terre dei cazari. Dal 1242 la sua capitale fu Saraj, ovvero la vecchia Itil.
119. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
120. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
121. Abraham Poliak, Cazaria. Storia di un regno ebraico in Europa (in ebraico), 1951
122. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
123. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
124. Abraham Poliak, Cazaria. Storia di un regno ebraico in Europa (in ebraico), 1951
125. Adam Vetulani, The Jews in Medieval Poland, 1962
126. Abraham Poliak, Cazaria. Storia di un regno ebraico in Europa (in ebraico), 1951
127. Abraham Poliak, Cazaria. Storia di un regno ebraico in Europa (in ebraico), 1951
128. ibidem
129. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
130. Nelle città tedesche e fiamminghe il burgravio era il comandante militare della città per conto del vescovo o del re.
131. Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, 1952
132. Hugo von Kutschera, Die Chasaren, 1910
133. In Spagna la formazione di un mercato e di una borghesia nazionali procedette più a rilento rispetto a Inghilterra e Francia, perciò l'espulsione degli ebrei venne formalizzata solo nel 1492, con il Decreto dell'Alhambra firmato da Isabella di Castiglia.
134. Matthias Mieses, Di Jiddishe Sprache, 1924
135. ibidem
136. ibidem



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