martedì 13 agosto 2019

Fasi Climatiche Calde ed Eventi Alluvionali Estremi – Evidenze Storiche



Riassunto

Diodato et al. (2019) hanno ricostruito gli eventi idrologici dannosi (DHE – Damaging Hydrological Events) in Italia per il periodo ottobre-aprile degli ultimi 1400 anni (800-2017) evidenziando che durante il periodo caldo medievale i DHE erano meno frequenti. Viceversa eventi più frequenti e intensi hanno prevalso durante la piccola era glaciale (PEG) e infine a partire dalla metà del XIX secolo, con l’uscita dalla PEG, si è assistito al declino dei DHE, accentuatosi nel corso degli ultimi decenni. Tali conclusioni sono in accordo con una robusta bibliografia in parte citata in questo commento.

Note introduttive

Il 10 luglio scorso sulla rivista scientifica Nature Scientific Reports è uscito l’articolo da titolo “A millennium-long reconstruction of damaging hydrological events across Italy” a firma di Nazzareno Diodato, Fredrik Charpentier Ljungqvist e Gianni Bellocchi, articolo disponibile al sito https://www.nature.com/articles/s41598-019-46207-7.

L’articolo analizza una serie storica di eventi idrologici dannosi (DHE – Damaging Hydrological Events) per l’Italia riferita al periodo 800-2017 e che comprende un totale di 674 eventi. Per ogni annata è stata presa in esame la stagione compresa fra ottobre e aprile applicando ad essa come criterio classificatorio le seguenti 5 classi di gravità (SSI – Storm Severity Index) e cioè 0 (normale), 1 (perturbato), 2 (perturbato con alcune alluvioni), 3 (perturbato con grandi alluvioni) e 4 (straordinariamente perturbato con alluvioni eccezionali), in modo tale da trasformare i dati in una serie temporale continua. Si è altresì analizzata la correlazione con l’Atlantic Multidecadal Oscillation alias Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO), indice rappresentativo delle temperature di superficie dell’Oceano Atlantico settentrionale. L’analisi condotta conclude che durante il periodo caldo medievale, dominato da una fase positiva dell’AMO, gli eventi idrologici estremi  erano meno frequenti mentre eventi più frequenti e intensi hanno prevalso durante la fredda piccola era glaciale (PEG), dominata da una fase negativa dell’AMO. Infine a partire dalla metà del 19 ° secolo con l’uscita dalla PEG si è assistito ad un declino degli eventi idrologici estremi che si è accentuato nel corso degli ultimi decenni.
Si noti che gli eventi idrologici estremi sono stati rintracciati sia consultando fonti documentali e diaristiche sia effettuando una ricerca in google books (https://books.google.com) con le parole chiave “rainfall, storm, flood  and alluvial” che ha consentito di individuare così circa 1000 occorrenze. Ciò a mio avviso conferma la straordinaria valenza culturale e storiografica delle svariate iniziative volte a mettere in rete libri antichi.


Risultati

La classificazione dei 674 eventi idrologici dannosi in classi di gravità ha prodotto 232 eventi per la classe 1, 292 per la 2, 112 per la 3 e 38 per la 4. Tali eventi risultano distribuiti in sette regioni d’Italia (Tabella 1) e ricadono in regioni amministrative (Marche, Calabria e Sicilia insieme) o bacini fluviali (Adige nel nord Italia, Arno e Tevere nel centro Italia e Calore nel sud Italia). Vi sono infine eventi accaduti in siti non identificabili o in siti noti ma che non rientrano nelle 7 regioni sopra elencate e che sono genericamente attribuiti alla regione “Hotspot Italy”. In figura si riportano gli andamenti dell’indice SSIS raffrontato con gli andamenti dell’indice AMO (Wang et al., 2017) e del numero decadale di grandi piene del Po (Taricco et al., 2015). Si coglie una correlazione diretta dell’indice con le piene del Po e una inversa con l’indice AMO.



Figura 1 – andamento degli eventi idrologici dannosi espressi come indice SSIS. L’indice viene confrontato con gli andamenti dell’indice AMO (Wang et al., 2017) e del numero decadale di grandi piene del Po (Taricco et al., 2015).


Commenti

Il lavoro di Diodato et. al (2019) conferma i risultati emersi in vari studi paleoclimatici in cui si evidenzia che la frequenza degli eventi alluvionali in Europa è stata sensibilmente più bassa nelle fasi calde (es: optimum romano, optimum medioevale) rispetto a quelle fredde (es: piccola era glaciale). Ciò viene posto ad esempio in evidenza da Wirth et al., 2013 che operando su dati relativi alle Alpi Centrali evidenziano la presenza di più eventi alluvionali durante la Piccola era glaciale e viene confermato da Wilhelm et al. (2012) che esaminando le inondazioni nel Mediterraneo (Alpi francesi) nel corso degli ultimi 1400 anni scoprono che le precipitazioni estreme e le inondazioni sono meno comuni e meno estreme durante i periodi caldi rispetto ai periodi freddi. A conclusioni simili sono pervenuti anche Yiou et al. (2006), che analizzando i trend delle piene fluviali in Boemia per i fiumi Elba e Moldava evidenziano (a) che il trend di frequenza e intensità è in generale decrescita nel XX secolo, (b) che il XIX secolo è stato di gran lunga più esposto a tali fenomeni rispetto al XX e c) che gli eventi registrati nel XIX secolo non hanno paragone nel secondo millennio, confermando così i risultati otetnuti da Mudelsee  et  al. (2003 e 2004) per Elba e Oder in Germania.
Sempre per l’Italia Taricco et al. (2015) hanno ricostruito le portate del fiume Po negli ultimi 2200 anni, evidenziando portate molto ridotte fino a 1100, portate molto elevate durante la PEG con un massimo intorno al XVI secolo e un successivo calo delle portate successivo al 1850.
Interessante anche sul piano operativo è citare le conclusioni cui è pervenuto un gruppo di climatologi storici di cui fanno parte gli italiani Bertolin e Camuffo (Glaser et al., 2010):
I recenti cambiamenti nella variabilità delle frequenze delle inondazioni non sono eccezionali rispetto alla frequenza delle inondazioni degli ultimi 500 anni e non mostrano alcuna tendenza paragonabile a quella dell’ampiamente citato “hockey-stick” delle temperature. A una conclusione simile è pervenuto il progetto SPHERE che per il Nord-est della Spagna ha dimostrato che gli eventi degli ultimi 400 anni hanno prodotto deflussi significativamente maggiori rispetto a quelli osservati nei più grandi eventi di piena registrati in tempi moderni (Thorndycraft et al. 2005). Pertanto lo studio delle inondazioni storiche è ancor oggi utile per una più completa analisi dei rischi volta a pianificare le opere di protezione dalle inondazioni.
Istruttiva è infine l’analisi del numero delle grandi alluvioni del Po che indica 20 eventi nel XIX secolo, 18 nel XX e 2 finora nel XXI (Cati, 1981; Casale_informa, 2019; Progetto Water2adapt, 2011). Una lista delle grandi alluvioni del Po in epoca storica senza dubbio meno completa ma più ampia in termini di arco temporale indagato è reperibile nel libro di Wilson Piagnaioli “Diciamo male del Po, inondazioni e rovine nel suo bimillenario cammino” (1952).


Conclusioni

In sostanza per l’area italiana ed europea esiste una vasta bibliografia favorevole alla tesi secondo cui i periodi caldi siano anche i meno esposti a eventi alluvionali estremi.

Concludo con alcune considerazioni a latere:
  1. come indica la lista degli aventi alluvionali del Po riportata da Piagniaioli (1952), singoli eventi idrologici estremi di entità rilevantissima si sono manifestati anche durante periodi caratterizzati da portate medie molto ridotte, per cui le conclusioni degli autori non devono indurre in alcun modo ad abbassare la guardia rispetto alla necessità di realizzare, mantenere e razionalizzare le opere di difesa idraulica e regimazione dei corsi d’acqua
  2. L’attenzione alle opere di difesa idraulica e regimazione dei corsi d’acqua è particolarmente cruciale in un Paese come l’Italia, caratterizzato da una sorgente inesauribile di umidità per le perturbazioni (il mar Mediterraneo), dalla vicinanza di importanti regioni sorgenti di masse d’aria fredda (area polare e area artica), dalla presenza di un’orografia imponente e di una morfologia peculiare, tutti fattori favorevoli al realizzarsi di eventi pluviometrici estremi
  3. le considerazioni sopra esposte potrebbero rivelarsi utili anche per una riflessione più generale rispetto alla fase di “magra” che i ghiacciai alpini stanno vivendo dopo la fine della PEG e che si è accentata a partire dagli anni ’80 del XX secolo. In tal senso ricordo che il volume glaciale è funzione non solo dei fattori che incidono sul bilancio energetico di superficie (temperature e radiazione solare globale in primis) ma anche dell’entità delle precipitazioni nevose, la cui importanza è attestata ad esempio dal fatto che gli unici ghiacciai europei oggi in avanzata sono quelli della Scandinavia come mostra il diagramma presente qui: https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/glaciers-2/assessment.

Bibliografia
  • Casale informa, 2019. altezze idrometriche dei colmi delle massime piene del Po, http://www.casaleinforma.it/pcivile/rischio_idro/scarica/colmi_piene_storiche_del_po.pdf
  • Cati L., 1981. Idrografia e idrologia del Po, Poligrafico dello Stato
  • Glaser R. et al., 2010. The variability of European floods since AD 1500, Climatic Change (2010) 101:235–256, DOI 10.1007/s10584-010-9816-7
  • Mudelsee, M., Börngen, M., Tetzlaff, G. & Grünewald, U. (2003) No upward trends in the occurrence of extreme floods in Central Europe. Nature 425, 166–169.
  • Mudelsee, M., Börngen, M., Tetzlaff, G. & Grünewald, U. (2004) Extreme floods in central Europe over the past 500 years: role of cyclone pathway “Zugstrasse Vb”. J. Geophys. Res. 109, D23101, doi:10.1029/2004JD005034.
  • Piagnaioli W., 1952. Diciamo male del Po, inondazioni e rovine nel suo bimillenario cammino, EDITRICE A.B.E.S. – BOLOGNA (https://bibliotecapersicetana.it/node/236)
  • Progetto Water2adapt, 2011. Analisi degli eventi di piena straordinaria del fiume Po, http://www.feem-project.net/water2adapt/files/W2A_Flood-events_ita.pdf
  • Wilhelm, B., Arnaud, F., Sabatier, P., Crouzet, C., Brisset, E., Chaumillon, E., Disnar, J.-R., Guiter, F., Malet, E., Reyss, J.-L., Tachikawa, K., Bard, E. and Delannoy, J.-J. 2012. 1400 years of extreme precipitation patterns over the Mediterranean French Alps and possible forcing mechanisms. Quaternary Research 78: 1-12.
  • Taricco, C. et al. Marine sediment remotely unveil long-term climatic variability over Northern Italy. Sci. Rep. 5, 12111 (2015).
  • Wang, J. et al. Internal and external forcing of multidecadal Atlantic climate variability over the past 1,200 years. Nat. Geosci. 10, 512–517 (2017).
  • Wirth S.B., Glur L., Gilli A., Anselmetti F.S., 2013. Holocene flood frequency across the Central Alps – solar forcing and evidence for variations in North Atlantic atmospheric circulation, Quaternary science reviews, 80(2013), 112-128.
  • Yiou P., Ribereau P., Naveau P., Nogaj M., Brázdil R., 2006. Statistical analysis of floods in Bohemia (Czech Republic) since 1825, Hydrological Sciences Journal, 51:5, 930-945, DOI: 10.1623/hysj.51.5.930.




Fonte:  ClimateMonitor

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