Spiegare in modo adeguato significa essere un “negazionista climatico”?
In questi giorni tutti i media italiani (televisivi e della carta
stampata) sono scatenati sulla notizia del record stabilito dall’appena
trascorso mese di luglio: sarebbe, a livello globale, il mese più caldo
degli ultimi 140 anni, secondo i dati dell’agenzia americana NOAA.
Ebbene, si tratta di una notizia nominalmente corretta, ma che non ha affatto il significato climatologico per il quale è stata diffusa.
Il link sopra riportato è relativo alla serie NOAA delle temperature
mensili globali (terre emerse + oceani), a partire dal gennaio 1880. Da
essa si evince che il luglio 2019 non è il mese record, ma occupa
soltanto il XV posto della classifica dei più caldi di sempre, alla pari
con altri casi; ma allora come stanno le cose?
Per orientarsi, è anzitutto necessario precisare che la temperatura
globale non è sostanzialmente costante nel corso dell’anno, ma presenta
un chiaro regime con minimo in gennaio e massimo in luglio (l’escursione
annua è di circa 3,8°); ciò dipende dalle forti differenze nella
distribuzione delle terre emerse fra i due emisferi.
Quindi, se si vuole osservare l’andamento della temperatura globale
con i dati mensili, ogni valore deve essere espresso in termini di
differenza dalla propria media di riferimento. Il +0,95° assegnato dalla
NOAA al luglio 2019 sta a significare che esso ha superato di tale
entità la media 1901-2000 dei soli mesi di luglio. Il record generale
spetta al marzo 2016 (con +1,31°), in ragione del Niño molto intenso in
quel periodo. È ovvio che, in assoluto, il luglio 2019 sia risultato
molto più caldo del marzo 2016 (circa 2,7° di differenza), ma ciò non ha
rilevanza ai fini del discorso sull’evoluzione delle temperature
globali.
In sintesi: il luglio 2019 ha il dato termico più elevato in
assoluto, ma – ed è ciò che conta realmente – risulta al XV posto nella
classifica delle anomalie.
Al solito, la sinergia data da incompetenza grassa, brama di
sensazionalismo e ossequio al politicamente corretto ha prodotto
un’informazione inappropriata. Come però ripeto ormai sistematicamente,
nessun ente scientifico si è scomodato a fare una segnalazione, in modo
che la questione venisse spiegata all’opinione pubblica in modo
adeguato. È forse vietato farlo? Altrimenti si viene classificati come
“negazionisti”?
Una volta chiarita la questione, è poi importante dire che i dati di
rianalisi – cioè quelli che alle fonti “ufficiali” associano le misure
derivanti da boe, navi, palloni meteorologici, aeromobili commerciali e
soprattutto da un’ampia varietà di rilevazioni satellitari – forniscono
un quadro assai diverso sul luglio 2019. Roy W. Spencer, nel proprio
sito web, puntualizza in proposito che, secondo il CFSv2 (Climate
Forecast System Version 2, della NOAA) reanalysis dataset, il mese in
oggetto è superato nella classifica dei luglio più caldi in assoluto da
quelli del 2016, 2002 e 2017.
Come ovvio, la notizia del (“falso”) record è stata utilizzata per sostenere l’idea di un’ennesima conferma della catastrofe climatica incombente. In realtà quello che ripetutamente viene comunicato come cosa eccezionale è invece normale; per capirlo, non c’è bisogno di possedere 3 o 4 lauree, ma è sufficiente essere normo-dotati e provare a ragionare, piuttosto che ingoiare tutto quanto ci viene propinato.
Dopo l’anno 2000, se è vero che le temperature non hanno più avuto il
ritmo di crescita del ventennio precedente, di certo non hanno
presentato un trend negativo. Nella figura sottostante (anomalie mensili
secondo la NOAA), si osserva che dal 2001 all’inizio del 2015 vi è
stata una chiara stabilità su valori attorno a 0,64 cui è seguito il
picco prodotto dalla già citata fase intensa di Niño; dopo tale picco le
temperature sono ridiscese ad un livello prossimo a 0,89. In queste
condizioni, e considerata la variabilità naturale del fenomeno, ogni
mese a venire ha inevitabilmente elevate probabilità di rientrare fra i
10-20 più caldi della serie (o, come piace molto ai media, degli ultimi
140 anni). Quindi, perché sorprendersi, per una cosa che non può essere
diversa?
NB: il post è uscito in origine sul blog dell’autore.
Fonte: Climate Monitor
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