martedì 27 agosto 2019

Gli Incendi del 2019 del Bacino del Rio delle Amazzoni – Cosa Emerge dai Dati GFED






Secondo i dati GFED (Global Fire Emissions Database) aggiornati al 24 agosto e disponibili qui,  il numero totale di incendi registrati nell’area del Rio delle Amazzoni  da inizio 2019 (108.799) è superato da quelli del 2016 (116.067) e da quelli degli anni  2003, 2004 2005, 2006, 2007 e 2010, anni che sono tutti oltre i 150.000 incendi. E sempre dai dati GFED emerge che in termini di emissioni totali da incendi, il 2019 si colloca ben al di sotto  dei livelli toccati per l’area del Rio della Amazzoni nel 2004, 2005, 2007 e 2010 (figura 1). Giova altresì precisare che GFED basa le proprie analisi su dati MODIS ed è finanziato dalla NASA, dalla Gordon and Betty Moore Foundation e dalla Netherlands Organisation for Scientific Research (NWO).



Figura 1 – Emissioni totali per l’area del Rio della Amazzoni nel periodo 2003-2019 (https://www.globalfiredata.org/forecast.html#totals)



Credo che i dati citati mostrino in modo evidente che qualcosa non funziona nella critica del presidente francese Macron al suo omologo brasiliano Bolsonaro.

Occorre peraltro segnalare che i dati GFED mostrano che un numero molto elevato di incendi sta quest’anno interessando la Bolivia, ove il numero di incendi registrati da inizio anno è superato solo da quelli del 2010. Ciò induce a chiederci come mai la Bolivia non sia stata tirata in ballo da Macron e dai movimenti ambientalistici (WWF in primis) che hanno da subito cavalcato l’ondata di indignazione popolare planetaria nei confronti del Brasile. Forse perché Bolsonaro è “di destra” e dunque assai meno presentabile nell’arena del politically correct rispetto al presidente di sinistra Evo Morales (https://en.wikipedia.org/wiki/Movement_for_Socialism_(Bolivia))?

Al riguardo occorre peraltro osservare che il Brasile sta negoziando un trattato di libero scambio con la UE (https://ec.europa.eu/trade/policy/countries-and-regions/countries/brazil/) e sempre al riguardo ricordo che ad esempio la soia, per lo più transgenica, di cui abbiamo assoluta necessità qui in Europa per alimentare i nostri animali d’allevamento, viene per il 50% dagli Usa e per il 36% dal Brasile. Questo potrebbe forse lasciar intendere che il trattamento riservato da Macron al Brasile sia da leggere come un modo per porre tale paese in condizioni di inferiorità nella trattativa, come emerge da uno dei commenti a questo post uscito sul blog WWUT.

In sintesi gli interessi di bottega e quelli del “politically correct” paiono qui saldarsi in un’alleanza che è senza dubbio segno dei tempi in cui viviamo. 

In tal senso mi preme rilevare che alla luce dei dati GFED sugli incendi nell’area del Rio delle Amazzoni mi sarei atteso una maggiore prudenza da parte del presidente Macron nel lanciare accuse al Brasile senza che le stesse siano fondate su dati, sia in quanto organizzatore del meeting globale G7 attualmente in corso in Francia sia perché Macron  va da tempo proponendo la propria leadership all’intera Unione Europea.

Al riguardo, come mi fa giustamente osservare Guido Guidi, i numeri non cambiano aspetto se tu li  guardi da destra o da sinistra, il che ci porta a concludere con l’auspicio che ogni discussione riguardante cose misurabili, tangibili e verificabili, sia in futuro fondata solo sui dati e non su pregiudizi  ideologici o di convenienza.


Fonte: Climate Monitor


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