Gli Incendi del 2019 del Bacino del Rio delle Amazzoni – Cosa Emerge dai Dati GFED
Secondo i dati GFED (Global Fire Emissions Database) aggiornati al 24 agosto e disponibili qui,
il numero totale di incendi registrati nell’area del Rio delle Amazzoni
da inizio 2019 (108.799) è superato da quelli del 2016 (116.067) e da
quelli degli anni 2003, 2004 2005, 2006, 2007 e 2010, anni che sono
tutti oltre i 150.000 incendi. E sempre dai dati GFED emerge che in
termini di emissioni totali da incendi, il 2019 si colloca ben al di
sotto dei livelli toccati per l’area del Rio della Amazzoni nel 2004,
2005, 2007 e 2010 (figura 1). Giova altresì precisare che GFED basa le
proprie analisi su dati MODIS ed è finanziato dalla NASA, dalla Gordon
and Betty Moore Foundation e dalla Netherlands Organisation for
Scientific Research (NWO).
Figura 1 – Emissioni totali per l’area del Rio della Amazzoni nel periodo 2003-2019 (https://www.globalfiredata.org/forecast.html#totals) |
Credo che i dati citati mostrino in modo evidente che qualcosa non
funziona nella critica del presidente francese Macron al suo omologo
brasiliano Bolsonaro.
Occorre peraltro segnalare che i dati GFED mostrano che un numero
molto elevato di incendi sta quest’anno interessando la Bolivia, ove il
numero di incendi registrati da inizio anno è superato solo da quelli
del 2010. Ciò induce a chiederci come mai la Bolivia non sia stata
tirata in ballo da Macron e dai movimenti ambientalistici (WWF in
primis) che hanno da subito cavalcato l’ondata di indignazione popolare
planetaria nei confronti del Brasile. Forse perché Bolsonaro è “di
destra” e dunque assai meno presentabile nell’arena del politically correct rispetto al presidente di sinistra Evo Morales (https://en.wikipedia.org/wiki/Movement_for_Socialism_(Bolivia))?
Al riguardo occorre peraltro osservare che il Brasile sta negoziando
un trattato di libero scambio con la UE
(https://ec.europa.eu/trade/policy/countries-and-regions/countries/brazil/)
e sempre al riguardo ricordo che ad esempio la soia, per lo più
transgenica, di cui abbiamo assoluta necessità qui in Europa per
alimentare i nostri animali d’allevamento, viene per il 50% dagli Usa e
per il 36% dal Brasile. Questo potrebbe forse lasciar intendere che il
trattamento riservato da Macron al Brasile sia da leggere come un modo
per porre tale paese in condizioni di inferiorità nella trattativa, come
emerge da uno dei commenti a questo post uscito sul blog WWUT.
In sintesi gli interessi di bottega e quelli del “politically
correct” paiono qui saldarsi in un’alleanza che è senza dubbio segno dei
tempi in cui viviamo.
In tal senso mi preme rilevare che alla luce dei
dati GFED sugli incendi nell’area del Rio delle Amazzoni mi sarei atteso
una maggiore prudenza da parte del presidente Macron nel lanciare
accuse al Brasile senza che le stesse siano fondate su dati, sia in
quanto organizzatore del meeting globale G7 attualmente in corso in
Francia sia perché Macron va da tempo proponendo la propria leadership
all’intera Unione Europea.
Al riguardo, come mi fa giustamente osservare Guido Guidi, i numeri
non cambiano aspetto se tu li guardi da destra o da sinistra, il che ci
porta a concludere con l’auspicio che ogni discussione riguardante cose
misurabili, tangibili e verificabili, sia in futuro fondata solo sui
dati e non su pregiudizi ideologici o di convenienza.
Fonte: Climate Monitor
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