sabato 21 marzo 2020

CLIMATE CHANGE PROPAGANDA: Cowspiracy, il documentario sul terribile impatto degli allevamenti

Gli allevamenti intensivi stanno condannando il pianeta Terra, ma le associazioni ambientaliste non affrontano la questione. Questa la teoria su cui si basa Cowspiracy, gioco di parole tra cow (mucca) e conspiracy (cospirazione), documentario dedicato al reale impatto ambientale degli allevamenti.


Mucche rinchiuse in allevamenti intensivi




Un progetto nato dal basso


Il film, realizzato nel 2014, è diretto dagli statunitensi Kip Andersen e Keegan Kuhn e prodotto da Leonardo DiCaprio. L’attore hollywoodiano, vegetariano e impegnato in prima persona nella tutela dell’ambiente, ha deciso di finanziare il film per favorirne la diffusione, inizialmente però i due filmmaker californiani erano riusciti ad avviare il progetto grazie ad una raccolta fondi dal grande successo. 



Inquinano più le mucche delle auto


Un allevamento di mucche sembrerebbe più innocuo e meno impattante di una fabbrica, in realtà il bestiame allevato produce una grande quantità di metano e ossido nitroso, ovvero gas serra. Kip Andersen, co-regista e protagonista della pellicola, racconta di aver scoperto, tramite un rapporto della Fao, che l’allevamento del bestiame genera più gas serra dell’intero settore dei trasporti e che il metano prodotto dagli animali è cento volte più distruttivo rispetto all’anidride carbonica delle automobili. 


La copertina di Cowspiracy



I numeri catastrofici degli allevamenti


I dati presentati dal documentario, mutuati dalle recenti ricerche condotte da grandi organizzazioni internazionali come Fao, Science Mag, Nasa, World Watch, sono impressionanti. Gli allevamenti genererebbero 32 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il 51 per cento delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30 per cento di tutta l’acqua dolce del mondo. 


L'omertà delle organizzazioni ambientaliste


Il film accusa le organizzazioni ambientaliste di coprire questa realtà, i due registi si rivolgono alle principali organizzazioni del settore per chiedere perché gli allevamenti intensivi, considerato l’enorme impatto ambientale, non vengano combattuti e perché le informazioni in tal senso siano carenti. 





“Penso sia una battaglia persa a livello politico – risponde nel film Michael Pollan, autore di libri-inchiesta sull’alimentazione. – Molte di queste organizzazioni sono associative. Vogliono massimizzare il numero di persone coinvolte nei loro progetti e se venissero identificati come “anti-carne”, sfidando qualcosa di così caro alle persone, che la gente non vuole cambiare, avrebbero problemi con la raccolta fondi”. 


Kip Andersen e Keegan Kuhn, i registi del documentario Cowspiracy




Come vedere Cowspiracy


Il documentario è stato proiettato in diverse città d'Italia grazie all’organizzazione animalista Essere animali. È possibile scaricare il film, o acquistare il dvd, direttamente dal sito dedicato, oppure si può trovare qui sottotitolato. Cowspiracy è un film emozionante che vi porterà in luoghi scomodi lontani dalle zone di comfort.
Vi insegnerà che anche le associazioni ambientaliste si piegano agli interessi economici, politici e sociali, e che il vero cambiamento inizia da noi stessi.


Il documentario COWSPIRACY di Kip Andersen scopre una delle industrie più distruttive del pianeta – e scopre perché le principali organizzazioni ambientaliste hanno così paura di parlarne e la gente non vuole saperne:
Sono bastati 7 giorni a due giovani e coraggiosi film maker californiani, Keegan Kuhn e Kip Andersen, per raggiungere grazie al crowdfunding, la cifra necessaria per poter finalmente dare alla luce il loro progetto: “Cowspiracy” un documentario dedicato alla realtà degli allevamenti intensivi e del loro reale impatto sull’ambiente Terra. Non solo il progetto ha raggiunto la cifra richiesta (54mila dollari) ma l’ha superata con più di un mese di anticipo.

E’ incredibile – raccontano i due registi e produttori del film in un video di ringraziamento al pubblico – quanto sia stato veloce e quanto supporto ci avete dato: abbiamo lavorato per un intero anno a questo documentario, mettendoci i nostri soldi, più di 10mila dollari, il nostro tempo, inchieste, investigazioni, e alla fine, siamo pronti, il documentario è finito ed è grazie a voi che ora i media ne parleranno”. Il sottotitolo del documentario parla chiaro: “The environmental film that environmental organizations don’t want you to see” ossia “il documentario ambientalista che le organizzazioni ambientaliste non vogliono che voi vediate“. E sono loro, infatti, al centro della polemica in questo film: è a loro che i due fim maker si sono rivolti per chiedere perchè, nonostante sia la prima e più grave causa di distruzione ambientale, gli allevamenti intensivi non vengono combattuti, perchè non se ne parli nel modo corretto, e perchè questo, infine, non sia ancora diventato uno scandalo planetario quale dovrebbe essere. La risposta appare chiara anche attraverso i pochi minuti del trailer: paura, interessi, politica, soldi. Ingranaggi troppo potenti che “schiacciano” chiunque tenti di alzare la testa, a meno che, come hanno fatto i due registi, non lo si faccia in modo autonomo, senza grandi nomi alle spalle. Chi li ha sostenuti è stato il pubblico che vuole sapere, conoscere e questa, se ce ne fosse stato bisogno, è la dimostrazione che il web è potente e spesso sinonimo indiscusso di libertà di espressione.


Secondo Cassandra Brooks, dello Standford Woods Institute For the Environment
«nel 2020 la produzione di carne sarà raddoppiata a causa sia dell’aumento di consumo di carne pro capite sia della crescita demografica. Gran parte di questa crescita passerà attraverso i sistemi industrializzati di produzione animale e ciò eserciterà un impatto ancora più forte sull’ambiente globale. Le nazioni coinvolte in questo processo dovranno far fronte ad imponenti trasferimenti di energia “virtuale”, acqua e nutrienti, con effetti sia sui territori locali sia su quelli più distanti. Tutti questi eventi e previsioni ci offrono la possibilità di proporre politiche che vadano ad alleviare gli aspetti negativi di questi processi, mettendoci in condizione di affrontare le molteplici conseguenze prodotte dai sistemi industrializzati di produzione animale».


IL CO2, UN PROBLEMA GRAVE?



Dice Paolo de Santis:
La CO2 , l’anidride carbonica è uno dei mattoni della vita, non è un gas nocivo, spesso viene additato come se fosse un composto chimico artificiale; in realtà è un gas naturale, indispensabile per la vita stessa.

Le voci dominanti accusano questo gas, il CO2, di essere la causa principale del surriscaldamento del pianeta (*).

Ma la CO2 non è certo l’unico gas serra, osserva De Santis senza entrare nel merito del dibattito sulle conseguenze del global warming; ma se le conseguenze fossero davvero catastrofiche come si afferma, perché non si parla del metano? 

Il metano, prodotto in quantità enormi da miliardi di animali allevati per il consumo alimentare, è un gas serra 28 volte più potente dell’anidride carbonica. Inoltre il Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP) del metano, calcolato sulla sua vita media di 12 anni, risulta ben 84 volte quello della CO2!

Il consumo di carne è responsabile dell’immissione in atmosfera di una quantità di gas serra – anidride carbonica (CO2), metano, ossido di azoto e simili – ben maggiore di quella immessa dai mezzi di trasporto o dalle industrie. Inoltre, i prodotti agricoli potrebbero essere sufficienti a sfamare miliardi di persone, se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali degli allevamenti. L’umanità ha creato un devastante effetto a catena: enorme consumo di energia, acqua e alimenti base per consumi alimentari errati. Miliardi di animali da macello per il consumo eccessivo di carne, stanno distruggendo il pianeta? Non sembra una affermazione priva di fondamento. Perché non se ne parla nei dati della FAO (Additional facts from FAO’s report)  o del World Watch Institute?

Se i gas serra fossero veramente un così grave problema, un semplice cambiamento di abitudini alimentari avrebbe effetti molto più rapidi di qualsiasi altra iniziativa sull’effetto serra…..



DISCORSO INTEGRALE


BIOSFERA E GEOINGEGNERIA: LE IMPROBABILI RAGIONI DI UNA CONVIVENZA IMPOSSIBILE



Governance 2025



Paolo De Santis a Firenze

Articolo di NoGeoingegneria
Pubblicato il: 29 Mar, 2014 


Dovremmo davvero spaventarci per gli eventuali effetti dell’aumento di CO2? Si morirà di caldo o di freddo? Una nuova valutazione della biosfera ed una particolare analisi dell’indispensabile involucro del nostro pianeta è stata la base per una nuova riflessione sulla GEOINGEGNERIA.

Oltre alle azioni dell’uomo che producono inquinamenti ed avvelenamenti “involontari” di aria acqua e suolo, è in atto una deliberata distruzione dell’equilibrio atmosferico e geofisico.

Paolo De Santis nel suo intervento durante la conferenza PADRONI DI NULLA Terra, acqua, cieli: il controllo democratico nell’era delle tecnologie globali” dichiara di non aver più dubbi sulle manipolazioni atmosferiche in corso e suppone che si tratti di operazioni di carattere militare.

Incuriosito dalle sue osservazioni dirette, ha cercato spiegazioni e trovato risposte che indicano direzioni ben definite. Ha scoperto che la convenzione delle Nazioni Unite che proibiva le modifiche ambientali a fini militari poteva essere aggirata, bastava motivare le stesse manipolazioni con scopi scientifici o civili, a fini umanitari o difensivi. Ed è facile rilevare in svariati documenti ufficiali finalità militari per molteplici operazioni geoingegneristiche in cielo, affiancati a futuri progetti  civili; tra di essi spicca il Solar Radiation Managment (SRM).

Scienziati, militari e politici si muovono su ottiche parallele, parlano di necessità di sicurezza, difesa o controllo di fronte a quella che viene indicata come la più grave minaccia per le nostre esistenze: il climate change o global warming, il nemico dichiarato che unisce obiettivi e strumenti.



Un intreccio di operazioni civili e militari sta trasformando la nostra atmosfera?


Cos’è la nostra biosfera? Com’è composta? E a cosa serve? De Santis intende fare un po’ di chiarezza sulla sottile pellicola  che avvolge il pianeta ma anche su cosa può significare il modificarla artificialmente su larga scala.

Due termini caratterizzano oggi la discussione intorno al clima impazzito: effetto serra e  CO2.

Nell’opinione pubblica l’effetto serra è diventato il male dei mali di questo pianeta, generato da un terribile gas serra, che bisogna azzerare, e con urgenza, il CO2, “l’Osama Bin Laden molecolare”.

De Santis analizza questi due aspetti di una realtà mistificata, distorta e falsificata:
1. senza effetto serra la vita come la conosciamo adesso non sarebbe possibile.
2. il CO2, l’anidride carbonica è uno dei mattoni della vita, non è un gas nocivo, spesso viene  additato come se fosse un composto chimico artificiale; in realtà è un gas naturale, indispensabile per la vita stessa.
Le voci dominanti accusano questo gas, il CO2, di essere la causa principale del surriscaldamento del pianeta (*).

Ma la CO2 non è certo l’unico gas serra, osserva De Santis senza entrare nel merito del dibattito sulle conseguenze del global warming; ma se le conseguenze fossero davvero catastrofiche come si afferma, perché non si parla per del metano?  Il metano, prodotto in quantità enormi da miliardi di animali allevati per il consumo alimentare, è un gas serra 28 volte più potente dell’anidride carbonica. Inoltre il Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP) del metano, calcolato sulla sua vita media di 12 anni, risulta ben 84 volte quello della CO2!

Il consumo di carne è responsabile dell’immissione in atmosfera di una quantità di gas serra – anidride carbonica (CO2), metano, ossido di azoto e simili – ben maggiore di quella immessa dai mezzi di trasporto o dalle industrie. Inoltre, i prodotti agricoli potrebbero essere sufficienti a sfamare miliardi di persone, se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali degli allevamenti. L’umanità ha creato un devastante effetto a catena: enorme consumo di energia, acqua e alimenti base per consumi alimentari errati. Miliardi di animali da macello per il consumo eccessivo di carne, stanno distruggendo il pianeta? Non sembra una affermazione priva di fondamento. Perché non se ne parla nei dati della FAO (Additional facts from FAO’s report o del World Watch Institute?

Se i gas serra fossero veramente un così grave problema, un semplice cambiamento di abitudini alimentari avrebbe effetti molto più rapidi di qualsiasi altra iniziativa sull’effetto serra.

Se la situazione è tanto preoccupante (e non c’è dubbio che l’uomo stia spingendo verso il collasso in molti settori) perché i responsabili, che sanno promuovere con successo i loro interessi, non ritengono prioritaria una semplice e sana via di uscita?
La relazione di De Santis segnala alcuni sviluppi interessanti degli anni ‘90, tra i tanti:
  •  La creazione del comitato scientifico internazionale Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), insediato dall’ONU (di cui è filiale il WMO), che individua nelle attività antropiche la probabile causa di un grave aumento della temperatura globale (sulla base di modelli approssimativi e parziali).
  •  Un documento rilevante che parla di come “Possedere il tempo nel 2025” (1).
  •  La contemporanea proposta di Edward Teller, che prevede di inseminare lo spazio atmosferico, creando uno “scudo antisole”(2).


Ma altre minacce sembrano provenire da sfere molto alte.


De Santis scopre quanto per qualcuno siano ingombranti le stesse fasce di van Allen. Le fasce di van Allen sono due cinture che circondano la Terra, zone ricche di particelle di alta energia (plasma). Queste cinture possono rappresentare un rischio significativo per satelliti e veicoli spaziali, come pure per gli astronauti, al momento del loro attraversamento. Cosa fare?

I fisici hanno intenzione di spazzare via fasce di Van Allen della Terra con onde radio: leggiamo in un articolo uscito in questi giorni (articolo in inglese VEDI QUI). De Santis a tale proposito racconta le avventurose idee degli ingegneri della Tethers Unlimited Inc.

Le Cinture di Van Allen sono responsabili delle aurore polari. Chi le vuole eliminare le ha mai viste? E’ difficile credere che coloro che si propongono di distruggerle abbiano un vago concetto della sacralità dell’esistenza, un parametro che deve essere considerato prima di intraprendere un percorso di distruzione.

De Santis paragona l’approccio della geo-ingegneria sul pianeta a quello della medicina contemporanea, caratterizzata da una prassi di ‘manutenzione’ biofisica dell’uomo. La contemporanea scienza egemone percepisce l’universo, la terra la natura, gli esseri viventi, come macchine smontabili e ricomponibili: quello che viene definito riduzionismo scientifico. Si agisce, anche brutalmente, sui sintomi in organismi complessi di cui non si è i ‘progettisti’ e di cui si ignorano dunque le logiche intrinseche e così le conseguenze o le interazioni provocate dalle tecniche ‘manutentive’.

Il riduzionismo non si pone due questioni: l’origine e il fine. La maggior parte delle attività degli scienziati riguarda questioni pratiche, che possano essere risolte attraverso il consueto approccio riduzionista, un riduzionismo che per scoprire di cosa è fatto un sasso, lo rompe. Solo una piccolissima parte della comunità scientifica si trova oggi a voler o dover affrontare una visione estesa.

Prof. De Santis è uno di questi. Le sue riflessioni sul tema della geoingegneria e la compatibilità con la biosfera sono riassunte in questa sua affermazione:
“Se anche la Geoingegneria avesse delle buone intenzioni, cosa in cui io non credo, non sarebbe in grado di risolvere nessun problema perché ha, semplicemente, un approccio sbagliato. L’approccio su un sistema di alta complessità com’è il pianeta Terra, non è materialmente gestibile con un approccio riduzionistico di questo tipo”.
Le riflessioni di Paolo De Santis sono riportate integralmente nel video.

(*) stupisce che nel pacchetto delle preoccupazione che riguardarono il CO2 siano escluse le emissioni del traffico aereo, che non si riesca a trovare un accordo a livello globale VEDI QUI.





PAOLO DE SANTIS

è attualmente professore senior presso l’Università Roma Tre, dove ha tenuto corsi di Fisica e di Acustica presso la Facoltà d’Ingegneria. Precedentemente ha insegnato Fisica all’Università La Sapienza di Roma e all’Università de L’Aquila. Nell’ambito di programmi di cooperazione internazionale, ha tenuto corsi di Elettronica e Teoria dei Segnali presso le Università di Caracas e di Kampala. La sua attività di ricerca, sia teorica che sperimentale, ha riguardato diversi settori dell’acustica e dell’ottica, con particolare riguardo alla teoria della coerenza, all’olografia e alla propagazione dei campi.


NOTE

(1) 
(2) Edward Teller 

 

VEDI ANCHE

Giulietto Chiesa – relatore a Firenze




Cospirazione delle Mucche

Nogeoingegneria

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