Premessa
Oggi sono note decine di coronavirus, la maggior parte dei quali è
attiva negli animali mentre solo sette infettano l’uomo e di questi
quattro (denominati 229E, l’OC43, NL63 e HKU1) producono patologie lievi
mentre effetti più gravi sono legati ai restati tre e cioè al
Coronavirus agente della Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS), a
quello agente della Middle East Respiratory Syndrome (MERS) e infine al
SARS-CoV-2 che provoca la sindrome nota come COVID-19 (Su et al., 2016;
Gibbens, 2020). Peraltro ai termini SARS-CoV-2 e COVID-19 è necessario
abituarsi in quanto si tratta di standard tassonomico stabilito al
livello internazionale (Gorbalenya et al., 2020).
Circa i coronavirus dobbiamo premettere che si tratta di virus a RNA
appartenenti alla famiglia delle coronaviradae e fra i virus a RNA sono
quelli con il patrimonio genetico più ampio (26-32000 chilobasi).
Nell’uomo l’infezione da coronavirus ha inizio nel tratto
gastro-intestinale o nelle vie aeree superiori e può evolvere in
polmonite, con conseguenze anche gravi derivanti da insufficienza
respiratoria. A partire dagli anni ’70 diverse malattie osservate su
animali sono state attribuite ai coronavirus e l’ecologia di tali virus
prevede la possibilità di ricombinazione fra diversi coronavirus negli
animali, con la generazione di nuovi coronavirus trasmissibili all’uomo e
potenzialmente letali. In particolare la SARS è stata trasmessa
all’uomo da mammiferi (probabilmente pipistrelli o civette della palma)
in mercati della provincia di Guangdong in Cina e la MERS è stata
anch’essa trasmessa all’uomo da mammiferi (dromedari) in Arabia Saudita.
Nel caso di COVID19 l’epidemia è scoppiata nella città cinese di
Wuhan che ha clima Cfa di Koppen – Geger (subtropicale umido), la stessa
categoria che si registra nella pianura padana, ed inoltre il virus
presenterebbe le seguenti mortalità (Sheperd, 2020 che cita dati apparsi
su Jama – https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2762130):
2.3% complessiva14.8% per età >= 808.0% per età da 70 a 79 anni49.0% per i casi critici.
I dati di mortalità sono tuttavia oltremodo incerti in quanto incerto
è il numero totale del contagiati. Quest’ultima incertezza deriva dal
fatto che secondo stime citate da Anderson et al. (2020) nell’80% dei
contagiati si manifesta in forma lieve o asintomatica contro il 14% di
pazienti con sintomi seri e il 6% con sintomi molto gravi. Sempre
secondo Anderson et al. (2020) è incerto il periodo infettivo che si
stima in 10 giorni dal termine della fase di incubazione ed incerta
appare anche la lunghezza della fase infettiva pre-sintomatica, che in
linea di massima dovrebbe comunque essere di 1-2 giorni, come per
l’influenza A. Al contrario SARS non presenta infettività
pre-sintomatica e il picco di infettività si registra parecchi giorni
dopo l’insorgere dei sintomi, il che secondo Lipsitch (2020) è stato di
grande aiuto per contenere la SARS con misure di quarantena. Sempre
secondo Lipsitch (2020) si sa pochissimo circa la rilevanza delle scuole
come ambiente privilegiato di trasmissione di COVID-10 e poco sappiamo
in merito al ruolo dei bambini siano vettori del contagio. In sintesi
per COVID-19 paghiamo lo scotto del fatto che il primo caso documentato
risale all’8 dicembre 2019, il che ci pone di fronte a un deficit di
conoscenze rilevantissimo e che occorrerà colmare in tempi molto rapidi.
Ciclicità stagionali nelle malattie virali
Le considerazioni che riporto qui di seguito sono in larga misura
mutuate dall’analisi condotta da Marc Lipsitch dello statunitense Center
for Communicable Disease Dynamics, analisi che è liberamente
disponibile in rete al sito https://ccdd.hsph.harvard.edu/will-covid-19-go-away-on-its-own-in-warmer-weather/
Un’idea molto diffusa è quella secondo cui la stagione invernale sia
più favorevole alle malattie virali e che dunque l’epidemia di
Cornavirus non potrà che regredire con l’aumento delle temperature che
avrà luogo con l’avanzare della stagione primaverile. Tale idea si lega
al fatto che il semestre d’elezione dell’influenza è quello invernale,
da ottobre a marzo-aprile, come si evince dalla figura 1 e come non
mancano tutti gli anni di ricordarci gli stessi virologi quando
consigliano la vaccinazione anti-influenzale, consiglio che
personalmente seguo ormai da diversi anni.
Occorre tuttavia domandarsi se tale idea di stagionalità sia o meno
applicabile al coronavirus SARS-CoV-2. Vediamo anzitutto di ragionare
sul perché l’influenza alle medie latitudini si diffonde maggiore nella
stagione invernale che non in quella estiva. Ciò accade per un insieme
di fattori legati all’ospite umano e all’ambiente enunciati da Lipsitch
(2020) e che elenchiamo qui di seguito.
- Fattori ambientali:
a1. nell’aria fredda ed asciutta tipica dei mesi invernali i virus influenzali si diffondono con maggiore facilità come dimostrano prove in laboratorio condotte negli Usa e in Vietnam
a2. in inverno la radiazione ultravioletta solare che agisce sterilizzando le superfici su cui viene irraggiata inattivando anche i virus, è assai meno presente che in estate
- Fattori legati all’ospite umano:
b1. in inverno le persone permangono più a lungo in ambienti chiusi e scarsamente arieggiati in cui la trasmissione dei virus è favorita. In proposito si veda ad esempio il caso delle scuole, che in estate sono chiuse.b2. la risposta immunitaria è assai meno vivace in inverno che in estate, il che viene attribuito sia alla melatonina che è modulata dal fotoperiodo sia alla minor quantità di vitamina D che deriva alla minore esposizione al soleb3 buona parte della popolazione risulta immune nei confronti di “vecchi virus” come quelli della comune influenza e dunque i virus stessi possono manifestarsi solo nella stagione invernale, quando le condizioni ambientali sono maggiormente predisponenti (Lipsitch, 2020).
Se i fattori a1,a2,b1,b2 possono orientativamente agire anche per
COVID19, il fattore b3 non vale ovviamente nei confronti della nuova
epidemia poiché non vi sono individui immuni e dunque la corsa del virus
non dovrebbe trovare ostacoli dovuti all’immunità, in qualunque
stagione esso compaia. Un fenomeno analogo si è osservato nel 2009 nel
caso della pandemia di influenza A, che negli USA iniziò a manifestarsi
in aprile-maggio, regredì durante la chiusura estiva del scuole data
lì’importanza che in quel caso aveva la diffusione tramite i bambini per
poi riprendere forza a settembre-ottobre (Lipsitch, 2020).
Si osservi inoltre che alle medie latitudini i quattro coronavirus
meno attivi (229E, l’OC43, NL63 e HKU1) sono trasmessi in prevalenza
durante la stagione invernale (Su et al., 2016) mentre MERS non presenta
picchi stagionali regolari (Al Tawfic and Memish 2019). Sempre per
MERS, Altamini e Ahmed (2019) hanno evidenziato che il picco in Arabia
Saudita si registra nei mesi estivi che sono poi quelli che in
quell’area determinano un maggiore stress per gli esseri umani (stress
da caldo). In particolare una relazione positiva si è rilevata fra
l’incidenza del virus e i valori di alcune variabili meteorologiche,
individuando fra i fattori predisponenti all’infezione le alte
temperature, la bassa velocità del vento e l’alta umidità relativa,
tutti fattori che aumentano la sensazione di afa.
E’ da evidenziare anche che l’epidemia di SARS è partita in Cina a
novembre 2002 esaurendosi nel luglio 2003 e uno studio del 2006 ha
evidenziato che a Hong Kong l’epidemia ha progredito più rapidamente nei
giorni freddi che non in quelli caldi (Kun Lin etal 2006). Occorre
tuttavia dire che nel caso di SARS a risultare vincente non fu l’arrivo
del “generale caldo” quanto le misure di contenimento estremamente
severe adottate dai governi. A dimostrarlo è il fatto che a Toronto
l’epidemia di SARS ebbe una ripartenza quando le misure precauzionali
furono alleggerite (Lipsitch, 2020).
Conclusioni
Nel caso del SARS-CoV-2 agente della sindrome COVID-19, al nostro
attuale livello di ignoranza abbiamo alcune ragioni per attenderci che
come per altri beta-coronavirus la diffusione sia più efficiente in
inverno che in estate. Tuttavia dobbiamo anche ricordare che si tratta
di un virus totalmente nuovo e che pertanto non si hanno elementi per
esprimere ipotesi pienamente fondate. A tali conclusioni giungono in
sostanza anche le analisi condotte da Sheperd (2020), Gibbens (2020) e
Lipsitch (2020). Quest’ultima è quella cui mi sono maggiormente ispirato
per redigere queste note.
Diagramma che evidenzia la stagionalità delle malattie influenzali. Si riportano i decessi su quelli totali che sono stati causati da polmonite e influenza; dati relativi a 122 città statunitensi (Kaslov, 2014). |
Bibliografia
- Al Tawfic J.A. and Memish Z.A., 2019. Lack of seasonal variation of Middle East Respiratory Syndrome Coronavirus (MERS-CoV), Travel medicine and infectious disease, 27 (2019), 125-126.
- Altamini A. and Ahmed A.E., 2019 Climate factors and incidence of Middle East respiratory syndrome coronavirus, Journal of Infection and Public Health.
- Anderson R.M. etal 2020 How will country-based mitigation measures influence the course of the COVID-19 epidemic, The Lancet, www.thelancet.com Published online March 6, 2020 https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30567-5
- Gibbens S., 2020. Will warming spring temperatures slow the coronavirus outbreak? National geographics https://www.nationalgeographic.com/science/2020/02/what-happens-to-coronavirus-covid-19-in-warmer-spring-temperatures/ (articolo divulgativo uscito il 26 febbraio e la cui versione oggi in rete è aggiornata al 6 marzo).
- Gorbalenya A.E. etal 2020. The species Severe acute respiratory syndrome related coronavirus – classifying 2019-nCoV and naming it SARS-CoV-2 – Coronaviridae Study Group of the International Committee on Taxonomy of Viruses, Nature microbiology, https://doi.org/10.1038/s41564-020-0695-z
- Kaslov A.R., 2014. Viral infections and humans, in Viral Infections of Humans: Epidemiology and Control, Richard A. Kaslow et al. (a cura di), Springer.
- Kun Lin et.al, 2006. Environmental factors on the SARS epidemic: air temperature, passage of time and multiplicative effect of hospital infection, Epidemiol Infect. 2006 Apr; 134(2): 223–230.
- Lipsitch M., 2020. How will country-based mitigation measures influence the course of the COVID-19 epidemic, Center for Communicable Disease Dynamics, https://ccdd.hsph.harvard.edu/will-covid-19-go-away-on-its-own-in-warmer-weather/
- Sheperd M., 2020, Will Spring Temperatures Stop Coronavirus?, Forbes – https://www.forbes.com/sites/marshallshepherd/2020/02/27/will-spring-temperatures-stop-coronavirus/#7c983c33770e
- Su etal 2016 Epidemiology – Genetic Recombination and Pathogenesis of Coronaviruses, Trend in microbiology, june 2016, vol 24 n.6, 491-502.
Fonte ClimateMonitor
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