mercoledì 12 febbraio 2020

Breve storia del PARTITO COMUNISTA DI PALESTINA (1919 – 43)

Contro il sionismo
per l'unità internazionalista arabo - ebraica


Breve storia del

PARTITO COMUNISTA

DI PALESTINA

(1919 – 43)


Sezione palestinese della Terza Internazionale




Appendice


Il movimento comunista nazionale arabo

dal 1943 al 1948









Nota introduttiva


   La storia del Partito Comunista di Palestina (1919 – 43) e delle formazioni comuniste nate dopo la sua scissione (1943 – 48) è la storia del tentativo di creare in quel paese una forza politica antisionista e internazionalista, composta da proletari (e non solo) arabi ed ebrei. Il fallimento di questo tentativo fu dovuto in larga parte a fattori oggettivi ed esterni che vi si opposero attivamente: il sionismo, l'imperialismo inglese che occupava la Palestina in quegli anni, le altre potenze mondiali con i loro giochi di potere durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Tuttavia si trattò di un'esperienza importante e avanzata, dalla quale trarre insegnamento per il futuro.

   Il periodo preso in esame può essere suddiviso in tre grandi fasi.
   Nella prima (1919 – 29) il neonato PCP, formato in larghissima parte da militanti ebrei, operò prevalentemente in base a una linea "yishuvista" (dall'ebraico yishuv, insediamento), ovvero si rivolse in primo luogo alla comunità ebraica in Palestina, ritenuta avanguardia della rivoluzione mondiale guidata dall'Unione Sovietica e dal Comintern.

   Nella seconda fase (1929 – 1939), inaugurata dalla cesura della rivolta anti-ebraica dell'agosto 1929, il PCP su diretta indicazione del Comintern si orientò verso il mondo arabo, individuando nella lotta anticoloniale, antimperialista e antisionista condotta dai popoli indigeni il principale, se non l'unico, soggetto rivoluzionario per la liberazione della Palestina.

   Il numero dei militanti arabi crebbe notevolmente e il Comintern impose al partito un Comitato Centrale a maggioranza araba. La massima espressione di questo orientamento fu l'appoggio del PCP alla Grande Rivolta Araba del 1936 – 39. I militanti ebrei, comunque più numerosi, faticarono ad adattarsi alla nuova fase. Negli anni della Rivolta si formò una "sezione ebraica" del PCP che portò avanti una propria politica, spesso in contrasto con il Comitato Centrale.

   Nella terza fase, segnata dallo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, inizialmente il PCP adottò una linea internazionalista di opposizione alla guerra di entrambi i campi belligeranti. Ma in seguito all'invasione nazista dell'URSS (giugno 1941), con la conseguente formazione di un fronte anglo-sovietico cui poi si aggiunsero gli Stati Uniti, il gruppo dirigente filoarabo del PCP fu arrestato e i nuovi leader appoggiarono il nuovo fronte, operando un parziale ritorno all'yishuvismo. Questi sviluppi portarono a un'esasperazione delle differenze interne al PCP fino ad allora faticosamente composte, e allo scoglimento del Comintern (maggio 1943) seguì la scissione del Partito in componenti ebraiche e arabe distinte. I militanti ebrei, di fatto già rientrati nell'alveo del sionismo, mantennero il nome PCP, mentre i militanti arabi si riorganizzarono nella NLL (Lega di Liberazione Nazionale), la quale si trovò in contrasto con le forze nazionaliste arabe più tradizionali, alcune delle quali erano apertamente orientate a favore delle potenze dell'Asse.

   Il fronte USA – Gran Bretagna - URSS portò come onda lunga al parziale distacco sovietico dalla causa anticoloniale araba e all'ipotesi, poi rivelatasi fallimentare, di uno stato ebraico "socialista" come alleato nel Vicino Oriente. Da ciò nacque l'appoggio decisivo dell'URSS alla creazione di Israele all'ONU (1947 – 48). La posizione pro-partizione dell'URSS, avallata dalla NLL, fu insieme effetto e causa del protrarsi dell'antagonismo tra quest'ultima e il movimento nazionale arabo più tradizionalista.

   L'avvento della Guerra Fredda e il ritorno dell'URSS su posizioni antisioniste fu di poco successivo, ma Israele aveva già avuto il tempo di approfittare delle condizioni favorevoli venutesi a creare subito dopo la fine della guerra, e nel giro di pochi anni, con la pulizia etnica dei palestinesi del 1948 e l'immigrazione ebraica (in buon parte forzata) del 1949 – 51, aveva ottenuto i rapporti demografici necessari alla sopravvivenza e al rafforzamento del proprio stato.


   La fonte principale della ricerca è il testo The Palestine Communist Party 1919-1948:
Arab and Jew in the Struggle for Internationalism (1979), di Musa Budeiri.




Haifa negli anni '20 – veduta dal monte Carmelo

Moti di Jaffa, ottobre 1933
Giornali inglesi sull'impiccagione della banda di Abu Jildeh, 1934
(si noti il titolo del trafiletto a destra: i briganti arabi trasformati in martiri dai "Rossi")


La Grande Rivolta Araba del 1936 – 39



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