domenica 2 febbraio 2020

Israele e lo sfruttamento dell’Olocausto



Israele
e lo sfruttamento
dell’Olocausto



Documenti e analisi sulle responsabilità dei sionisti

nello sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale

e sul suo utilizzo postumo a fini politici











La banalità del male da Ben Gurion a Minniti


Il presente lavoro costituisce la sintesi di alcuni testi e ricerche che descrivono il modo in cui la tragedia dell’Olocausto (lo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale) sia stata utilizzata dal movimento sionista in relazione al suo scopo, ovvero la creazione di uno stato ebraico in Palestina.

Nella prima parte (dal 1941 al 1951) si esamina come l’Olocausto sia stato utilizzato dai sionisti per la creazione di Israele, in due fasi successive:
  • nella fase della guerra (1941 – 45) con operazioni di salvataggio fortemente selezionate e dirette soltanto in Palestina, mentre la grande maggioranza dei profughi veniva abbandonata al suo destino nei campi di concentramento e la prospettiva dello stato sionista veniva presentata come compensazione per i milioni di vittime.
  • subito dopo la guerra (dal 1945 al 1951) con il trasferimento (spesso forzato) dei sopravvissuti in Palestina, nei territori dai quali nel frattempo venivano cacciati gli arabi palestinesi (pulizia etnica del 1948 – 49).
Nella seconda parte (dopo il 1951) si analizza lo sfruttamento dell’Olocausto per la conservazione di Israele, messo in atto dagli apparati politici e mediatici dello stato sionista e della gigantesca lobby internazionale che lo sostiene. Nella propaganda sionista la memoria dell’Olocausto, rappresentato come un evento astorico, eccezionale e inevitabile, segno dell’eterna ostilità del genere umano verso gli ebrei, è sempre stata utilizzata per legittimare l’esistenza e l’espansione di quello che si autodefinisce erede delle vittime (Israele appunto), autorizzando quest’ultimo a un uso “morale” della forza militare e al non rispetto delle regole della comunità internazionale, disprezzata in quanto a suo tempo resasi responsabile dello sterminio.

Numerosi ebrei critici di Israele si sono opposti a questa narrazione; molti di loro sono cittadini israeliani, e molti sono sopravvissuti all’Olocausto. Confutando, con il loro aiuto, l’opera di sciacallaggio compiuta dallo stato sionista, contemporaneamente si può mettere in luce il vero insegnamento morale scaturisce dalla memoria dell’Olocausto: che simili tragedie non si ripetano “mai più per nessuno!”, come gridato dai sopravvissuti dell’International Jewish Anti-Zionist Network nel 2014, durante i sanguinosi bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

Il punto è che l’insistita riproposizione dell’Olocausto come evento “eccezionale” pone tutti gli altri genocidi e massacri (compresi quelli attualmente in corso) un gradino al di sotto nella scala di valori, e così più o meno direttamente distrae le coscienze rispetto alle vittime del giorno d’oggi.

Invece occorre storicizzare l’evento, far emergere come nella tragedia del 1939 - 45 si siano espresse al massimo grado condotte e regole di funzionamento che sono una costante della società capitalistica in cui viviamo: una società nella quale quando i gruppi imperialistici scendono in guerra l’uno contro l’altro lo scontro bellico viene prima di tutto e il salvataggio dei civili diventa anti-economico. Anzi, si cerca di accollare i profughi e i civili al nemico, per impegnarne le forze e quindi indebolirlo. Solo se ci sono vaste mobilitazioni a difesa di quei profughi essi possono essere salvati, perché per i belligeranti la destabilizzazione del fronte interno diventa a sua volta anti-economica.

Analizzando la storia dell’Olocausto si vede bene che nelle poche occasioni in ci fu un
intervento determinato in difesa dei profughi ebrei, questi poterono essere salvati. Quando invece, come nella maggior parte dei casi, predominarono il collaborazionismo e l’indifferenza, si arrivò allo sterminio.

A uno sguardo complessivo, accanto alle responsabilità dei nazisti emergono quelle dei governi alleati (in particolare dell’antisemita Churchill), e quelle dei dirigenti delle comunità ebraiche, in primo luogo di orientamento sionista, che abbandonarono le vittime ai loro carnefici.

E’ inoltre possibile vedere con chiarezza come gli stessi meccanismi barbari vengano messi in atto al giorno d’oggi, provocando ogni anno la morte di milioni di uomini, donne e bambini per guerre, fame o malattie, o di migliaia di migranti che attraversano i mari del mondo in cerca di fortuna.

In questi ultimi mesi abbiamo assistito alla miserabile montatura ordita dal governo italiano per criminalizzare le ONG dedite alle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, mentre il ministro degli Interni si accordava con assassini e trafficanti per respingere i migranti nei campi di concentramento della Libia, dove stupri e torture sono all’ordine del giorno.

C’è poi tanta differenza tra il comportamento di Minniti nel contesto odierno e quello di Eichmann o Ben Gurion negli anni ’40 del Novecento?

Ottobre 2017





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