mercoledì 5 febbraio 2020

Stati Uniti 1936 - 1941 GLI EBREI PROGRESSISTI SI MOBILITANO



Stati Uniti 1936 - 1941

GLI EBREI PROGRESSISTI

SI MOBILITANO

5 ANNI DEL JEWISH PEOPLE’S COMMITTEE



Opuscolo del 1941 pubblicato dall’organismo ebraico del Partito Comunista Americano, sulle mobilitazioni contro fascismo e antisemitismo negli Stati Uniti a ridosso della Seconda guerra mondiale.


Riproduzione dell’originale inglese e traduzione italiana


l’adunata promossa dal Jewish People’s Committee al Madison Square Garden il 21 novembre 1938

Protesta davanti al consolato tedesco a New York 24 giugno 1938




PRESENTAZIONE


  L’opuscolo Jews in Action fu stampato e diffuso nel luglio 1941 negli Stati Uniti dal Jewish People’s Committee (Comitato del Popolo Ebraico), organismo di massa del Partito Comunista Americano. Scopo dell’opuscolo era sostenere la mobilitazione degli ebrei contro l’antisemitismo proveniente dai settori reazionari della società americana, e promuovere la mobilitazione in difesa degli ebrei in Europa, sempre più perseguitati dopo l’inizio della seconda guerra mondiale.
  Ripercorrendo le vicende politiche del popolo ebraico in America tra il 1936 e il 1941, l’opuscolo denuncia ripetutamente il ruolo delle organizzazioni ebraiche maggioritarie, i cosiddetti “Big Four”:
l’American Jewish Congress, l’American Jewish Committee, il B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza, associazione caritatevole nata nel 1843) e il Jewish Labor Committee.       
  Queste organizzazioni, affermano i redattori, per mantenere i propri privilegi e per una sorta di abitudine al “quieto vivere” si prodigarono nel sabotare le manifestazioni di protesta per le persecuzioni degli ebrei in Europa, e furono contrarie all’apertura delle porte verso i rifugiati in America, addirittura pronunciandosi contro progetti di modifica delle restrizioni sull’immigrazione portati avanti da deputati democratici (vedi l’emblematica lettera del rabbino Wise riportata nel testo).
  Oggi da vari storici e studiosi è stato evidenziato che all’epoca queste posizioni reazionarie furono portate avanti in modo particolare dai sionisti: dal loro punto di vista, accogliere i rifugiati in un altro paese che non fosse la Palestina avrebbe messo in secondo piano gli scopi del sionismo. Per molti sionisti la colonizzazione della Palestina arrivò a essere più importante della vita di milioni di ebrei europei (sulla carenza del sostegno agli ebrei europei durante l’Olocausto si consiglia ad esempio la lettura del capitolo 24 de Il sionismo nell’età dei dittatori di Lenni Brenner).
  Le associazioni ebraiche maggioritarie in America, succubi dei governi alleati, rifiutarono sempre di coordinarsi con i partiti di sinistra come il trotzkista Socialist Workers Party (SWP), o appunto lo stalinista Communist Party U.S.A., che alla fine degli anni ’30 era considerevolmente cresciuto fino a contare 90.000 iscritti, dato che registrò poi un calo dopo il patto Ribbentrop - Molotov.

  La riproduzione dell’originale inglese è tratta dal sito www.bjpa.org, del Berman Jewish Policy Archive, Università di Stanford, California.




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