lunedì 17 febbraio 2020

FERROVIERI ARABI ED EBREI IN PALESTINA (1919 - 25)



FERROVIERI ARABI ED EBREI
IN PALESTINA
(1919 - 25)



La contesa tra internazionalismo e sionismo


-Introduzione

-Nascita e sviluppo del sistema ferroviario in Palestina

-Primi contatti tra i ferrovieri arabi ed ebrei

-L'intervento del Partito Comunista di Palestina

e la reazione sionista

-1925: apice dell'unità arabo – ebraica

-La scissione e la nascita del sindacato arabo





In copertina:
Un convoglio sulla linea Jaffa – Gerusalemme, la prima tratta ferrata in Palestina, all'inizio del Novecento



   1. Introduzione


   A cavallo tra il XIX e il XX secolo, contemporaneamente alle prime ondate di immigrazione sionista dall'Europa, la Palestina controllata dall'Impero ottomano e poi dall'Inghilterra attraversò una fase di sviluppo capitalistico, rappresentato in maniera emblematica dal progressivo estendersi della rete ferroviaria.
   Tra tutte le categorie di lavoratori, all'epoca fu proprio quella dei ferrovieri che vide le maggiori e più complesse dinamiche di interazione tra proletari ebrei e arabi. Per una serie di condizioni oggettive favorevoli, in questo settore il sogno dell'unità proletaria arabo-ebraica fu sempre presente, e alcune forze politiche internazionaliste, in particolare il Partito Comunista di Palestina (PCP), cercarono di realizzarlo assiduamente, soprattutto nei primi anni di attività.
   Proprio per questo altrettanto decisa fu l'azione divisiva condotta tra i ferrovieri dal sionismo, che utilizzò tutti i mezzi a sua disposizione, da quelli coercitivi ai più subdoli, per mantenere la separazione etnica tra i lavoratori e relegare gli arabi in una posizione subalterna.
   Quanto accaduto nel periodo di formazione del proletariato arabo - ebraico nelle ferrovie (1919 - 25) si può considerare un paradigma della storica contesa tra internazionalisti e sionisti che ebbe luogo in Palestina nella prima metà del Novecento, e che purtroppo si risolse a favore dei secondi, spalleggiati dall'imperialismo.
Per ulteriori approfondimenti vedi anche il documento Dai kibbutz alla Nakba: sionismo laburista, movimento operaio e pulizia etnica della Palestina 1906 – 48, reperibile sul blog antisionismo.altervista.org.


   2. Nascita e sviluppo del sistema ferroviario in Palestina


   Il sistema ferroviario palestinese vide la luce tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, in epoca ottomana. La prima tratta ferrata fu quella tra la città portuale di Jaffa e Gerusalemme, e fu fatta costruire nel 1892 su concessione del Sultano da un ricco dignitario ebreo della città santa, Yosef Navon (1858 – 1934). Nel 1900 l'Impero ottomano con il sostegno finanziario e tecnico tedesco iniziò la costruzione della Ferrovia dell'Hijaz, che dalla Turchia scendeva a Damasco e poi fino alla penisola araba. Di questa linea nel 1905 fu completata una diramazione verso ovest, che da Daraa arrivava fino al porto palestinese di Haifa, passando per Samakh e Afula. Nel 1913 fu aperto un prolungamento da Haifa verso nord, fino ad Acri.
   La Prima guerra mondiale vide una rapida espansione del sistema ferroviario palestinese, per lo più per scopi militari. Con l'assistenza tecnica tedesca e la manodopera locale, araba ma anche ebraica e di altre nazionalità, gli ottomani costruirono linee a scartamento ridotto attraverso le colline della Palestina centrale, collegando Afula a Jenin, Nablus, Tulkarem fino a Lydda, sulla tratta Jaffa – Gerusalemme. Da Jaffa, la linea fu prolungata fino a Gaza e attraverso il Sinai, in previsione di un'eventuale attacco agli inglesi di stanza in Egitto. Furono però proprio gli inglesi, che a loro volta strapparono la Palestina agli ottomani, a completare la ferrovia mediterranea da Al-Qantara, nel Sinai, fino ad Haifa. La città di Lydda divenne il principale incrocio ferroviario del paese.
   Dopo la fine della guerra il controllo delle ferrovie – comprese quella del Sinai e dell'Hijaz – passò in mano alla società Palestine Railways, Telegraph and Telephone, di proprietà del nuovo governo mandatario inglese in Palestina. Nell'arco di due decenni la nuova amministrazione chiuse alcune linee e ne sviluppò altre già esistenti, in particolare quella costiera, prolungandola da Haifa – Acri fino a Beirut e Tripoli in Libano.
   Nel periodo mandatario le Palestine Railways furono una delle più grandi imprese di lavoro salariato del paese. Il numero degli addetti fu sempre nell'ordine delle migliaia, con una punta di 7.800 nel 1943. La maggior parte erano contadini arabi non qualificati, assunti a tempo determinato per la costruzione e manutenzione dei binari e dei vagoni, ma una consistente minoranza fu composta da lavoratori qualificati e stabili, con una particolare concentrazione nelle officine ferroviarie di Haifa.



   3. Primi contatti tra i ferrovieri arabi ed ebrei


   Alla fine della Prima guerra mondiale, gli eserciti vennero smobilitati e il genio ferrovieri venne sostituito da personale di nuova assunzione. In Palestina il grosso della forza lavoro era costituita da arabi, soprattutto locali ma anche siriani o egiziani. Molti lavoratori non qualificati erano assunti dagli inglesi in Egitto e trasportati in Palestina per svolgere le loro mansioni. Alcuni lavoratori europei, ad esempio greci della numerosa comunità greca in Egitto, furono messi nei ruoli di capisquadra, mentre i funzionari di alto rango erano sempre inglesi. Tra i ferrovieri arabi esistevano rudimentali forme di mutuo soccorso ma non un sindacato vero e proprio.
   Dal 1919 in avanti iniziò a formarsi un contingente di ferrovieri ebrei, soldati smobilitati dall'esercito inglese ma soprattutto nuovi immigrati, giunti in Palestina con la Terza Aliyah (1918 – 23). I sionisti consideravano le ferrovie un settore strategico per la loro politica di "conquista del lavoro" ebraico, e i loro uffici di collocamento spingevano i nuovi arrivati a tentare l'assunzione alle Palestine Railways, nonostante il governo mandatario imponesse paghe molto basse e condizioni di lavoro durissime, commisurate alla grande maggioranza di lavoratori arabi poveri e non politicizzati.
   Nel novembre – dicembre 1919 si tenne a Jaffa il congresso fondativo del primo sindacato ebraico dei ferrovieri in Palestina, la Railway Workers Association (RWA). Un anno dopo, il 30 dicembre 1920, il movimento sionista creò l'Histadrut, l'Associazione dei lavoratori ebrei in terra d'Israele, e nel 1921 al terzo congresso della RWA 30 delegati in rappresentanza di circa 600 ferrovieri ebrei decisero di entrare nell'Histadrut in blocco.
   Le cose iniziarono ad evolvere nell'estate del 1921, quando i ferrovieri arabi iniziarono ad avvicinare i loro colleghi ebrei. Ciò non poté che avvenire nelle officine ferroviarie di Haifa, che gli inglesi avevano trasformato nella più grande concentrazione di lavoro salariato di tutto il paese, con centinaia di ebrei, arabi e altri lavoratori uno a fianco all'altro.
   Bulus Farah, futuro dirigente del movimento operaio arabo, che nel 1925 all'età di 15 anni andò lì a lavorare come apprendista, ha descritto in maniera vivida il suo primo ambiente di lavoro:
   Le officine ferroviarie erano un misto di ogni nazionalità, ma i lavoratori arabi ed ebrei erano la grande maggioranza. Tra loro vi era per lo più una sorta di mutua comprensione, nonostante le differenze di lingua, costumi, tradizioni e livello culturale. La maggior parte degli ebrei veniva dall'Europa orientale, soprattutto dalla Polonia, e volevano imparare l'arabo dai loro colleghi. La lingua comune era l'arabo...(tra i lavoratori ebrei) c'erano violente discussioni tra i sostenitori della sinistra e quelli dell'Histadrut... non erano discussioni astratte, ma relative all'atteggiamento verso il movimento sionista, l'imperialismo inglese, il movimento nazionale arabo, la rivoluzione comunista in Russia... i lavoratori ebrei guardavano ai loro colleghi arabi con il dovuto rispetto, poiché riconoscevano in questi ultimi un alto livello di qualifica, anche se gli ebrei erano più acculturati.1
   Nell'estate e autunno del 1921 si tennero alcuni incontri nelle abitazioni dei ferrovieri arabi, e questi ultimi manifestarono l'intenzione di creare un'organizzazione sindacale congiunta, e anche di entrare nell'Histadrut.
   I sindacalisti ebrei della RWA si rivolsero all'Histadrut per sapere come comportarsi, e nel gennaio del 1922 il consiglio direttivo di quest'ultima approvò una proposta del leader sionista laburista David Ben-Gurion: istituire nella RWA sezioni separate per gli arabi, mentre solo le sezioni ebraiche sarebbero rimaste affiliate all'Histadrut.
   Un mese dopo, nel febbraio 1922, si tenne il quarto congresso della RWA. Tutti i delegati concordarono sulla necessità di un'organizzazione congiunta coi lavoratori arabi, e una consistente minoranza si espresse contro le direttive dell'Histadrut sul tipo di forma che questa organizzazione dovesse assumere. Alla fine fu raggiunto un parziale compromesso: sarebbero state create sezioni nazionali, ma solo quando gli arabi fossero stati sufficientemente numerosi. Per il momento si lavorava a ranghi misti, senza distinzioni.
   Nel corso dell'anno il sindacato cambiò il nome, diventando la Union of Railway, Postal and Telegraph Workers (URPTW), e nell'autunno ci fu un primo segno evidente dell'attrito con il sionismo. I ferrovieri sia arabi che ebrei volevano fare uno sciopero contro gli abusi dei capisquadra, in particolare un caposquadra ebreo di nome Moshlin accusato di fare discriminazioni tra i lavoratori, privilegiando gli ebrei nelle assunzioni. L'esecutivo dell'Histadrut fu subito preoccupato del possibile esito dello sciopero, e vietò ai dirigenti sindacali ebrei di indire lo sciopero. Uno dei leader sionisti laburisti, Yitzhak Ben-Zvi, affermò:
   Supponiamo...che tutti gli arabi scendano in sciopero. Diciamo che le cose andranno bene, e allora cosa chiederemo? Che Moshlin venga licenziato! E al suo posto arriverà un arabo, o un inglese. Pochi giorni fa i ferrovieri ebrei hanno chiesto l'assunzione di un funzionario ebreo, e ora sciopereranno per chiedere il licenziamento di un funzionario ebreo?
   Decidere per lo sciopero è un errore, la cosa non è fattibile, da nessun punto di vista.2

   Tuttavia l'ondata di licenziamenti del 1922 e le durissime condizioni  di lavoro spinsero i lavoratori alla cooperazione. Nel 1923 alla sede di Haifa dell'URPTW iniziarono a svolgersi discussioni e conferenze in arabo ed ebraico, lezioni di lingua ed eventi culturali. Ibrahim al-Asmar, caposquadra del settore merci, e Ali al-Batar, addetto alle caldaie, furono tra i primi arabi a frequentare la sede.




   4. L'intervento del PCP e la reazione sionista


   Il crescente coinvolgimento degli arabi rafforzò le posizioni a favore dell'unità internazionalista, e i ferrovieri ebrei vicini alle posizioni del nascente Partito Comunista di Palestina (PCP) iniziarono a parlare dell'eventualità che il sindacato dei ferrovieri uscisse dall'Histadrut. Il confronto politico sul tema si espresse al quinto congresso dell'URPTW, che si tenne ad Haifa nel settembre 1923. Ad esso presero parte 21 delegati (tutti ebrei) in rappresentanza di circa 250 lavoratori iscritti al sindacato, dei quali 130 lavoravano ad Haifa e il resto in altri centri del paese. Per la prima volta due arabi, Ibrahim al-Asmar e Alì al-Batar, parteciparono all'assise, come osservatori. Alcuni alti dirigenti dell'Histadrut, tra cui Ben-Zvi, intervennero al dibattito.
   Il PCP chiese l'uscita del sindacato dall'Histadrut, e i ferrovieri aderenti a Poale Zion Smol, piccola fazione sionista di sinistra, chiesero l'abolizione delle sezioni nazionali.   
   La risoluzione finale decise per restare nell'Histadrut ma chiese che l'attività di quest'ultima fosse riorganizzata su base interetnica. In caso contrario, tra i ferrovieri sarebbe stato indetto un referendum per decidere il distacco.
   La tappa successiva del conflitto tra internazionalismo e sionismo all'interno del sindacato dei ferrovieri fu il consiglio dell'URPTW, tenutosi nel marzo 1924. Sia Ben-Gurion che Ben-Zvi parteciparono alla riunione, a riprova dell'importanza attribuita alla questione. Furono presenti attivamente anche sei ferrovieri arabi, tra i quali uno, Ilyas Ayad, chiese espressamente che l'Histadrut rimuovesse la parola "ebrei" dal proprio nome e dalle proprie tessere, per aprire agli arabi e lavorare insieme. Gli altri delegati arabi ripresero le sue parole, e molti delegati ebrei si dichiararono d'accordo. Un allarmato e adirato Ben-Gurion prese la parola per difendere la posizione della maggioranza sionista di Ahdut Havoda, ma l'URPTW sembrava voler andare avanti di testa sua.
   Nella primavera del 1924 40 arabi si iscrissero alla sezione di Jaffa – Lydda della URPTW, e venne attivata una sezione ad al-Qantara, composta per lo più da egiziani.    
   Il Primo Maggio molti ferrovieri arabi scesero in sciopero. Paradossalmente, i più titubanti in questa fase furono proprio i ferrovieri ebrei di Haifa, i veterani che si sentivano più legati all'Histadrut e sui quali quest'ultima contava per sferrare il proprio attacco verso gli internazionalisti.
   Nell'aprile del 1924 l'Histadrut lanciò una campagna contro il PCP, dichiarando i comunisti "nemici del popolo ebraico" e della classe operaia ebraica in Palestina. Il PCP reagì tentando di provocare un'accelerazione nell'unità arabo-ebraica tra i ferrovieri: nel maggio Moshe Ungerfeld, membro del PCP e della direzione dell'URPTW, partecipò a un incontro tra i sindacalisti comunisti e i ferrovieri arabi, dicendosi favorevole alle proposte arabe di sindacato unitario. La maggioranza della direzione dell'URPTW si "offese" per questa apparente insubordinazione, e una commissione disciplinare decretò l'espulsione per un anno di sette sindacalisti del PCP che avevano organizzato l'incontro. Quando il PCP organizzò un'assemblea di ferrovieri in solidarietà ai sette espulsi, la direzione dell'URPTW votò la sospensione di Ungerfeld.


    5. 1925: apice dell'unità arabo - ebraica


   Nonostante l'estromissione dei comunisti da alcuni ruoli chiave nell'URPTW, la spinta verso l'unità arabo-ebraica andò avanti, e nel giugno 1924 il Comitato Centrale del sindacato decise di occuparsi direttamente del reclutamento di lavoratori arabi, stampando opuscoli e volantini, organizzando assemblee e comitati appositi.
   Alla fine del 1924 alcune centinaia di arabi si erano iscritti all'URPTW. Se le cifre non sono errate, all'epoca il sindacato contava un totale di 529 iscritti su circa 2.400 dipendenti delle Palestine Railways.
   Quasi tutti i pochi dipendenti ebrei erano sindacalizzati, mentre lo eranosolo il 10 – 15 % dei dipendenti arabi, ma il numero era destinato a salire. Nelle sezioni di Gerusalemme e Jaffa-Lydda la composizione degli iscritti era 50% arabi e 50% ebrei; ad al-Qantara quasi tutti gli iscritti erano egiziani; ad Haifa un terzo erano arabi e due terzi ebrei.
    Senza dubbio alla fine del 1924 il sindacato era a composizione arabo – ebraica.
   Nell'ottobre del 1924 la direzione del sindacato, ancora esclusivamente ebraica, d'accordo con gli iscritti arabi lanciò una campagna per la ristrutturazione dell'Histadrut. In una circolare inviata a tutte le sezioni il CC annunciò che iniziava una lotta nell'Histadrut per separare le attività relative all'insediamento sionista dalle attività prettamente sindacali, strutturando queste ultime su base territoriale e interetnica.
   Nel novembre 1924 fu formalmente deciso che la direzione fosse al 50% araba e al 50% ebraica, e i delegati arabi furono cooptati nel CC.
   Alla prima riunione del nuovo comitato unitario uno dei membri arabi, l'impiegato egiziano Hasanayn Fahmi, sollevò coi colleghi la questione del sionismo e dell'attività sionista dell'Histadrut. Pochi giorni dopo Fahmi pubblicò una lettera sul giornale arabo al-Nafir, nella quale chiese ai ferrovieri arabi di lasciare il sindacato, perchè in realtà esso era un'organizzazione sionista. La questione era drammaticamente aperta, e fu all'ordine del giorno del consiglio dell'URPTW del gennaio 1925.
   Al consiglio del gennaio 1925 parteciparono 25 delegati: i 9 membri del CC più 9 ebrei e 7 arabi in rappresentanza proporzionale delle varie sezioni distribuite sul territorio. Con una maggioranza di 18 voti a 7 il consiglio proclamò che l'URPTW era un sindacato territoriale e interetnico, senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Una seconda risoluzione chiese all'imminente congresso dell'Histadrut di
rendere interetniche tutte le sue strutture. I 18 voti di maggioranza furono l'intero CC (che era misto), tutti i delegati arabi e 2 delegati ebrei su 9. I 7 voti contrari furono dei ferrovieri ebrei delle sezioni lontane da Haifa e dei rappresentanti dei pochi lavoratori ebrei alle poste e ai telegrafi. Il consiglio deliberò l'ampliamento del CC, con la nomina ufficiale di 7 membri arabi. Tutte queste deliberazioni si svolsero in presenza di tre dirigenti di alto rango del movimento sionista, Ben-Gurion, Ben-Zvi e Chaim Arlosoroff, i quali a proposito della risoluzione sull'Histadrut gridarono all'oltraggio e rifiutarono di riconoscere la validità del voto in quanto scaturito dall'appoggio decisivo dei delegati arabi.
   Unica nota dolente, e non da poco, fu la conferma all'unanimità, anche da parte dei delegati arabi, della sospensione del membro comunista del CC Moshe Ungerfed. Un'avvisaglia dei problemi latenti che sarebbero emersi di lì a poco.

   6. La scissione e la nascita della PAWS


   Retrospettivamente, il consiglio dell'URPTW del gennaio 1925 fu il più alto grado di unità sindacale arabo-ebraica raggiunta dai ferrovieri nella Palestina mandataria.        
   Nei mesi successivi infatti, molti degli arabi che avevano aderito se ne andarono, per passare a un nuovo sindacato solamente arabo nato su iniziativa di un altro gruppo di lavoratori arabi delle officine ferroviarie.
   Ci sono diverse versioni di ciò che accadde nella prima metà del 1925, che riflettono il punto di vista di chi le fornisce. La maggior parte dei dirigenti sindacali ebrei accusò il PCP di avere sabotato l'unità arabo – ebraica denunciando il carattere sionista dell'URPTW. Ma quel tipo di critica da parte del PCP andava avanti da tempo, e il PCP non aveva mai detto di lasciare il sindacato, bensì di lottare dentro di esso.
   Anzi, nel dicembre 1924 alcuni articoli del bisettimanale in arabo del PCP, Haifa, facevano notare come non solo i sionisti ma anche i nazionalisti arabi fossero contrariati per il fatto che i ferrovieri arabi si iscrivessero all'URPTW. E nel gennaio del 1925 un articolo firmato da "un ferroviere" respinse esplicitamente l'invito di Hasanayn Fahmi ai lavoratori arabi a lasciare l'URPTW:
   Abbandonando il sindacato noi rafforziamo la posizione dei sionisti al suo interno; essi sono contenti dell'abbandono perchè così non hanno più un'opposizione interna per le loro attività politiche... Dobbiamo tentare di assumere la leadership del sindacato per renderlo un'organizzazione che faccia gli interessi di tutti i lavoratori, sia arabi che ebrei. Ci sono molti compagni ebrei pronti ad aiutarci con lealtà e sincerità.3
   La questione che più di ogni altra sembra avere spinto gli arabi fuori dall'URPTW fu quella del lavoro ebraico. I sindacalisti ebrei dell'URPTW agli occhi degli arabi non cessavano mai di fare in modo che i nuovi posti di lavoro fossero assegnati agli ebrei, e alcuni lavoratori facevano vere e proprie discriminazioni nei confronti dei non ebrei, come il caposquadra Moshlin. Bulus Farah scrisse in seguito che i ferrovieri arabi percepivano "l'utilizzo degli arabi per legittimare l'ebraicità dell'Histadrut nel movimento operaio internazionale...i lavoratori arabi sentirono la necessità di un altro sindacato poiché l'internazionalismo professato dall'Histadrut in realtà era utilizzato dal sionismo"4.
   Alla fine del febbraio 1925 si tenne ad Haifa un'assemblea di ferrovieri arabi promossa da alcuni lavoratori qualificati delle officine ferroviarie di origine siriana, e non iscritti all'URPTW. In particolare i fratelli Abdelhamid e Salim Haymur e Said Qawwas erano i capi di questo gruppo. L'assemblea, di circa 200 lavoratori, nominò un comitato che rappresentasse i propri interessi al di fuori dell'URPTW. Nelle settimane successive il nuovo gruppo funse da magnete per attrarre gli arabi iscritti all'URPTW, e nell'estate 1925 si strutturò in un'organizzazione vera e propria, la Palestine Arab Workers Society (PAWS). Tra gli ex iscritti all'URPTW, Ilyas Asad, Ali al-Batal e Farid Kamil si unirono ai fratelli Haymur e a Said Qawwas per formare il gruppo dirigente del nuovo sindacato, che pur essendo basato tra i ferrovieri di Haifa evidentemente ambiva a diventare rappresentante di tutti i lavoratori arabi del paese.
   Così, dal 1925 fino alla fine del Mandato inglese in Palestina nel settore ferroviario furono attivi due sindacati: uno esclusivamente arabo e uno largamente ebraico, e di orientamento politico sionista.
   Ciononostante, anche negli anni successivi le condizioni oggettive e la volontà soggettiva spinsero i due sindacati uno verso l'altro, producendo per converso anche alienazione e conflitto, prima che la partizione del 1947 e la pulizia etnica dell'anno successivo infliggessero un colpo mortale al sogno internazionalista.




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Note

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1. Bulus Farah, Min al-Uthmaniyya ila al-Dawla al-Ibriyya, 1984
2. Verbali dell'Esecutivo dell'Histadrut, 1922
3. Haifa, 1 gennaio 1925 
4. Bulus Farah, Min al-Uthmaniyya ila al-Dawla al-Ibriyya, 1984

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